Allo sguardo del turista, che dal centro storico di Genova risale verso la elegante e fastosa Circonvallazione a monte, si fa incontro l’ampio viale alberato, che mette capo a un edificio imponente e sontuoso, l’Albergo dei poveri, progettato e avviato dall’umanista e benefattore cattolico Emanuele Brignole Sale, per ospitare e assistere i genovesi privi di un decente alloggio e di sufficienti mezzi di sostentamento.
di Piero Vassallo
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La solennità del palazzo rivela l’intenzione dei nobili e facoltosi credenti, che ne hanno attuato la splendida costruzione: inscrivere, nella magnifica e solenne struttura dell’edificio, l’affermazione dell’universale diritto alla pietà e al rispetto, diritto che la teologia cattolica riconosce specialmente ai malati e ai poveri, immagini del Cristo paziente.
Anche il grandioso ottocentesco (e tuttora funzionante in Genova Carignano) ospedale Galliera è stato costruito con il denaro di una generosa e ingente donazione, disposta dalla marchesa (papalina) Maria Brignole Sale di Galliera.
L’aristocrazia genovese è stata, insieme con il clero, all’avanguardia del movimento spirituale e civile finalizzato a soccorrere e sollevare i malati (specialmente i contagiosi, per il popolo oggetto di un sacro terrore) ricoverandoli in ospedali nei quali erano accolti e curati con misericordia ed efficienza (ad esempio, ogni giorno erano cambiati i lenzuoli, questo mentre in altre città europee i malati erano consegnati e abbandonati alla miseria dei tuguri o addirittura allo squallore e alla sporcizia delle strade).
Ispirati dalle sapienti e affascinanti conversazioni con il cardinale genovese Giuseppe Siri, i pregevoli saggi del dotto avvocato Emilio Artiglieri hanno dimostrato che le moderne imprese ospedaliere non hanno origine e fondamento nella ideologia laica e progressista e pertanto devono essere correttamente attribuite ai lungimiranti innovatori cattolici, già attivi in Genova alla fine del quindicesimo secolo.
La cultura della comunità, in cui avvenne la nascita della nuova medicina, fu ispirata e influenzata dalle geniali e intrepide intuizioni della genovese Santa Caterina Fischi Adorno (1447-1510) e di seguito, tra il sedicesimo e il diciannovesimo secolo, fu magnificamente rinvigorita dalle opere di misericordia finanziate e attuate con sapiente fede e illuminata generosità dalla aristocrazia cattolica.
La nobiltà cattolica genovese, vera avanguardia della misericordia, spese somme ingenti per costruire ospedali e abitazioni per i poveri e i disagiati.
Purtroppo l’affermazione della disgraziata e rovinosa ideologia o meglio lues liberal-massonica, importata dalla Francia e dall’Inghilterra, ostacolò e avvelenò la sequela della misericordia cattolica e promosse quella sordida borghesia degli affari, che ha fatto passare le conquiste sociali dei cattolici attraverso la calunnia, l’usurpazione e l’inquinamento della teologia, che aveva nobilitato e illuminato la storia della Superba.
Ove intendano uscire dalla degradante e imprigionante chiacchiera liberale e/o progressista, agli amministratori dell’oggetto frastagliato e misterioso, che è eiettato dalla sfasciata e sfasciante cultura della destra ultima e plurima, è offerto un solido e magnifico sostegno nella storia del cattolicesimo genovese.
L’umiliante confronto della Genova del passato cattolico con l’odierno, desolante/struggente agglomerato di progressisti, speculatori, ruffiani e necrofili urbani, offre una lampante indicazione circa il cammino da intraprendere sulla traccia del cristianesimo sociale.
E’ dunque urgente confutare e smentire la storiografia riduttiva, che riduce la vicenda patriottica di Genova alle elucubrazioni e alle codarde e allucinate contemplazioni degli azionisti di varia e triste risma, sovversivi istigati e attizzati dalla storia del febbricitante e delirante Giuseppe Mazzini.
Il contraffatto patriottismo del Mazzini va respinto e rigettato energicamente nella sua ideale patria inglese, e sostituito dalla misericordia dei popolani cattolici, – gli eroici insorgenti antigiacobini, ad esempio – che hanno interpreto i valori profondi dell’anima genovese.
3 commenti su “Le inestirpabili radici cattoliche della solidarietà – di Piero Vassallo”
Magistrale, chiaro, esemplare richiamo ad un comportamento di umana solidarietà e di fraterna comprensione che rigetta ogni rivendicazione basata sul sopruso e sulla violenza. Bravo Piero! Ti stimo e ti ammiro da più di sessant’anni!
Quale monumento -Lanterna a parte- un vero genovese come lei proporrebbe a simbolo e riferimento della città, caro professore ?
Non conoscevo questa storia esaltante e meravigliosa. Ringrazio l’illustre amico Piero Vassallo che col suo illuminante articolo ha squarciato, l’ombra della mia ignoranza.