10 febbraio: giorno della memoria delle vittime delle foibe; ma non sempre la memoria ricorda tutto
la commemorazione tenuta da Napolitano: clicca qui
di Michele Tosca
Giorgio Napoletano nasce a Napoli, il 29 giugno 1925. Nel 1942 , appena entrato all’Università Napolitano si iscrive al GUF, il gruppo universitario fascista della facoltà di Giurisprudenza dell’Università Federico II di Napoli. Non è un semplice iscritto ma un attivo e fedele collaboratore . Scrive sul settimanale IX maggio dove tiene una rubrica di critica teatrale. In questo periodo si forma tuttavia il gruppo di “amici storici” di Napolitano, infatti sono tutti fascisti, ma diverranno tutti insieme “antifascisti”. Napolitano dirà più avanti: “il GUF era in effetti un vero e proprio vivaio di energie intellettuali antifasciste, mascherato e fino a un certo punto tollerato“. La biografia ufficiale dice che “Durante l’occupazione tedesca, con il gruppo formatosi all’interno del GUF prende parte alle azioni della Resistenza in Campania. In particolare, tra queste, l’azione con cui si impadroniscono della redazione del IX maggio, pubblicando brani di Karl Marx mascherati come pezzi firmati di volta in volta dai diversi componenti del gruppo “ Cosa non molto coraggiosa per chi conosce la realtà dei GUF , anche secondo il parere del nostro Giorgio. Ma , nel 1945, finita la guerra , quando non vi è dubbio su chi l’abbia vinta Napolitano aderisce al Partito Comunista Italiano, di cui diviene segretario federale a Napoli e Caserta. Eletto deputato nel 1953 (e sempre rieletto fino al 1996), diventa responsabile della commissione meridionale del Comitato Centrale del P.C.I., di cui era diventato membro a partire dall’VIII congresso (1956) grazie alla spinta di Palmiro Togliatti. In quell’anno, tra l’ottobre e il novembre vi è da parte dell’URSS la repressione dei moti ungheresi, che la dirigenza del P.C.I. condanna come controrivoluzionari (L’Unità arriva persino a definire gli operai insorti “teppisti” e “spregevoli provocatori”). Napolitano, elogia l’intervento sovietico dichiarando: «L’intervento sovietico ha non solo contribuito a impedire che l’Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione ma alla pace nel mondo».
Il nostro Giorgio oggi ricorda il genocidio , (perché di questo ritrattò) che costò la vita a circa 15mila italiani e ne costrinse all’esodo altri 350mila. Ma scorda , (amnesia ) che se il numero delle vittime è ancora oggetto di dispute tra gli storici, la responsabilità del massacro no: a gettare i nostri connazionali nelle cavità carsiche furono i partigiani comunisti dell’Esercito popolare di liberazione jugoslavo, guidati dal compagno Josip Broz, nome d’arte Tito, aiutati da molti comunisti italiani e con l’avallo politico dello stesso Pci, di cui lui era dirigente.
Oggi ci dice che però “l’essenziale è non restare ostaggi né in italia né in Slovenia né in Croazia degli eventi laceranti del passato”. Ci si permetta di pensare che le amnesie napoletane sono abbastanza opportune , in quanto nell’agosto del 2008, quando morì lo scrittore russo Aleksandr Solzhenitsyn, il presidente della repubblica scelse il silenzio. Eppure lo stesso Napolitano era stato uno dei grandi accusatori di Solzhenitsyn. Nel 1974, quando il grande dissidente era stato costretto all’esilio dal regime sovietico, Napolitano, allora responsabile culturale del Pci, aveva scritto sull’Unità che quella scelta dal Cremlino era stata la «soluzione migliore». Anche perché le opere di Solzhenitsyn erano «rappresentazioni unilaterali e tendenziose della realtà dell’Urss, accuse arbitrarie, tentativi di negare l’immensa portata liberatrice della Rivoluzione d’Ottobre».
Presidente , la parola che “scorda” in tutti i suoi discorsi è : COMUNISTI . Ricorda ? o non le conviene ? Ecco, la parolina che manca, nei discorsi fatti da Napolitano, è proprio la più importante di tutte: comunismo. Nelle parole usate in tutti i discorsi ,dal capo dello Stato, non ve ne è traccia. Si parla della colpa con toni indignati, ma ci si scorda di fare il nome e il cognome dei colpevoli. I comunisti.