L’APOLOGIA DELLA FAMIGLIA
“La famiglia è il teatro del dramma spirituale, il luogo dove tutto succede e dove specialmente accadono le sole cose che hanno importanza”
Nel recente volume: “La famiglia, regno della libertà” (Edizioni Guerrino Leardini), la Società Chestertoniana Italiana in collaborazione con il Centro Missionario Francescano ha raccolto moltissimi brani di Gilbert Keith Chesterton, che attestano quanto lo scrittore di Beaconsfield avesse a cuore la custodia e la difesa della famiglia: “Gli uomini e le donne che, per buone e cattive ragioni, si ribellano contro la famiglia, si stanno semplicemente ribellando, per buone e cattive ragioni, contro il genere umano”.
La visione della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna originava da una prospettiva soprannaturale fondata sulla Sacra Famiglia, su quel triangolo sacro (Gesù, Giuseppe e Maria) in cui riluceva la famiglia umana: “Questo triangolo di verità ovvie, di padre, madre e figlio, non può essere distrutto; può solo distruggere le civiltà che lo ignoreranno”. Questa commovente e serrata apologia della famiglia, argomentata e lucida, schierava il paladino Chesterton contro la plutocrazia dei suoi tempi, contro la meschinità affaristica della classe dominante: “C’è un presupposto plutocratico alla base della frase: “Perché una donna dovrebbe essere economicamente dipendente dall’uomo?”. La risposta è che tra la gente comune e povera la donna non lo è, eccetto nel senso in cui l’uomo dipende da lei”.
Questi tradizionali legami affettivi e familiari di reciproca dipendenza tra il marito e la moglie dovevano essere smantellati dalla società plutocratica, così ricordava Chesterton, per far emergere una possibile “liberazione” mediante la separazione di compiti e doveri, per insinuare e suggerire diabolicamente quanto la società d’affari metteva non solo un dito ma una mano intera tra moglie e marito. Ecco come paragonava Chesterton la società tradizionale con quella liberale affaristica dei tempi moderni: “Il cacciatore si strappa i vestiti, ci deve essere qualcuno che li rammenda. Il pescatore deve prendere i pesci, qualcuno deve cucinarli. E’ certamente assodato che questa concezione moderna della donna come “grazioso parassita”, “giocattolo”, ecc. è nata da una contemplazione approfondita di un qualche ricco banchiere, da cui emerge che il banchiere va in città e finge di far qualcosa, mentre la moglie del banchiere va al parco e non fa assolutamente finta di non far nulla”. Chesterton non aveva tuttavia una visione idilliaca, romantica, sentimentale del matrimonio; era consapevole delle difficoltà di diverso ordine (economico, sociale, culturale) che questa istituzione naturale e volontaria comportava e, proprio per questo, riconosceva alla famiglia stessa un carattere cruciale, centrale e fondamentale nella società.
Egli amava ricondurre la sacralità della famiglia all’urgenza del quotidiano, a quelle cose e a quegli oggetti presenti nelle tavole, nelle cucine domestiche: “L’uomo e la donna sono come il coltello e la forchetta. Sono diversi perché hanno un obiettivo comune”. Ammoniva contro i detrattori della famiglia ed auspicava un’organizzazione di famiglie che difendessero la propria libertà: “Il tiranno non deve trovarsi una sola famiglia, ma molte famiglie che sfidano il suo potere; deve trovare che l’umanità non è una massa di atomi, ma stabilita su solidi blocchi di fedeltà”. Chesterton sosteneva che coloro che parlavano e agivano contro la famiglia erano simili all’accozzaglia di persecutori che martirizzavano Nostro Signore sulla Croce: “Quelli che parlano contro la famiglia non sanno quello che fanno perché non sanno quello che disfanno”. Nel 1916, nell’introduzione a: “Divorce versus Democracy”, egli reiterava la denuncia contro la plutocrazia: “Stanno tuttora cercando di estendere il divorzio, il divide et impera; essi vogliono la divisione dei sessi per la divisione del lavoro. Il medesimo calcolo che li spinge ad incoraggiare la tirannia nel negozio li spinge a incoraggiare la licenza della famiglia”.
Chesterton incoraggiava e promuoveva la consapevolezza umana, affinché le persone capissero gli inganni, le illusioni che propinavano i sistemi liberal-capitalistici e social-comunisti. Contro questi sistemi falsamente libertari, contro le chimere mondane, egli richiamava il compito dell’uomo legato al senso comune e alla tradizione, difendendo il matrimonio: “Questo chiaro, netto, luminoso ideale di un matrimonio dignitoso dovrebbe essere la sega che si apre la strada nella pietra del mondo”.
1 commento su “L’angolo di Gilbert K. Chesterton – L’apologia della famiglia – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan”
“Gli uomini e le donne che, per buone e cattive ragioni, si ribellano contro la famiglia, si stanno semplicemente ribellando, per buone e cattive ragioni, contro il genere umano”.
Basta questa frase per descrivere il dramma che oggigiorno stiamo vivendo; e come sempre Chesterton coglie nel segno. La dissoluzione della famiglia, cioè del luogo ove si realizza pienamente l’ordine naturale secondo il volere di Dio, è infatti l’obiettivo primario di chi intende attentare a Dio. E attentare a Dio lo si fa attentando all’uomo, la creatura che Egli ha fatto a Sua immagine e somiglianza. Tutta la propaganda omosessualista tende a questo, tutti i tentativi di normalizzare le unioni innaturali chiamandole addirittura ‘famiglie’ hanno come obiettivo la distruzione del genere umano per ridurlo al rango animalesco, anzi ad un rango indefinibile,inferiore a quello che accoglie le bestie, le quali, nel loro attrarsi, rispettano la naturale distinzione fra maschi e femmine.È indubbio che di questi tempi il demonio sghignazzi, ma lo farà ancora per poco.