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2 dicembre 2015
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Omar e il Sacro Vino = = = = = = = = =
di Fabio Trevisan
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“Nessuno può essere veramente ilare, se non l’uomo serio. Il vino allieta il cuore dell’uomo, ma solo dell’uomo che ha un cuore”.
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Chesterton è stato spesso accusato di essere uno scrittore “divertente”. A questi detrattori infelici egli aveva risposto nel saggio“Eretici” del 1905: “Il contrario di “divertente” non è serio, ma “non divertente”! Egli cercava di mostrare come alla presunta “serietà” potesse accompagnarsi la gioia dell’essere cristiani: ilarità e serietà non si contrapponevano ma, un po’ paradossalmente, cooperavano al fine di annientare la superbia umana. L’uomo, in quanto peccatore, non poteva prendersi eccessivamente sul serio; non poteva, come nell’epoca moderna, credere troppo in se stesso.
Nel settimo capitolo di Eretici, “Omar e il sacro vino”, egli prendeva le distanze dalla filosofia del matematico e poeta persiano del XII secolo, Omar Khayam, che nelle Rubayat (le quartine poetiche) aveva apparentemente esaltato la potenza del vino: “Le libagioni di vino di Omar sono riprovevoli, non in quanto libagioni di vino ma in quanto libagioni terapeutiche”. Chesterton aggiungeva: “Sono le libagioni di un uomo che beve perché non è felice”. Qual era il rimprovero del grande scrittore londinese ? Perché era ritenuto così importante da dedicarci un intero capitolo, tralasciando ora il riferimento palese al romanzo L’osteria volante ?
Anche ai giorni nostri si sente sovente dire: “Si beve per dimenticare”. Ecco, per Chesterton era l’esatto contrario: il cristiano beveva per ricordare e per affermare la dignità dell’uomo. Ciò che Omar non poteva concepire era la sacralità del vino. Il mondo musulmano, che annienta l’uomo, distrugge anche il vino: “Il vino di Omar esclude l’universo, non lo rivela…Il più alto cristianesimo dissente con questo scetticismo, non certo perché nega l’esistenza di Dio, ma perché nega l’esistenza dell’uomo”. Il vino, sin dalla Sacra Scrittura, era stato considerato un alleato dell’uomo, però dell’uomo che aveva un cuore e che non disprezzava la regalità divina e l’umanità. C’era un’eterna gaiezza nella natura delle cose (create da Dio) che non doveva essere disprezzata: “Un uomo non può rallegrarsi di nulla, se non della natura delle cose; un uomo non può godere di nulla, se non della religione”.
Agli improvvidi fautori del tavolo del dialogo con chicchessia andrebbe ricordato che se fosse servito a quel tavolo il sacro vino (In vino veritas dicevano i Romani), tutte le questioni sollevate da Chesterton si sarebbero potuto rivelare ancora tutt’altro che superficiali. Chesterton rammentava a Omar ed agli scettici del carpe diem l’altezza del cattolicesimo: “Sull’eccelso altare del cristianesimo si leva un’altra figura, nella cui mano è un’altra coppa di vino: “Bevete”dice “perché l’intero mondo è rosso come questo vino, per il vermiglio dell’amore e della collera divina. Bevete, perché le trombe chiamano alla battaglia e questo è il bicchiere della staffa”.
La filosofia del vino di Omar era l’esatto opposto di quella cristiana, come affermava Chesterton: “Omar si dà al piacere perché la vita non è gioiosa; gozzoviglia perché non è lieto…beve perché non c’è nulla degno di fiducia, nulla degno di lotta”. Il calice di vino alzato da Omar contraddiceva palesemente il calice di vino alzato dal sacerdote cattolico.
Non era più lo stesso vino: stordente e inebriante come una trottola nella religione di Omar, divenuto invece sangue sacro di Cristo versato per tutti noi sulla Croce della redenzione: “Bevete, per questo mio sangue del nuovo testamento che è sparso per voi. Bevete, perché io so donde venite e perché. Bevete, perché io so quando ve ne andrete e dove”.
9 commenti su “L’angolo di Gilbert K. Chesterton – Grandezza e attualità di uno scrittore cattolico – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan”
A chi insiste in un inutile buonismo affermando che musulmani e cristiani sono fratelli, bisognerebbe presentare queste splendide righe a dimostrazione della debolezza della sua teoria. Come mettere sullo stesso piano il significato del vino di Omar e quello del vino che diventa sangue di salvezza? Il primo porta con sé il senso della dissolutezza, il secondo il sacro vigore della redenzione. Miseria e splendore, insomma, due mondi opposti così lontani e così profondamente diversi nella loro essenza che è impossibile qualsiasi tentativo di affratellamento. Ed è vero che “Il vino di Omar esclude l’universo”, infatti non rimanda a un Altro e ciò che è peggio, passato il suo effetto inebriante,lascia nella tristezza di prima; il vino del cristiano,invece, anche quello assaporato nelle liete mense, dona la gioia che fa pensare alle meraviglie del creato e alla bontà del suo Creatore che quello stesso vino, nel sacrificio della S.Messa dona all’uomo per la vita eterna: una differenza non da poco.
Il vino di Omar che esclude l’universo rimanda a un totalmente Altro che giustifica la dissolutezza. il vino (sangue) di Cristo dona libertà, verità all’uomo poiché versato da un vero Uomo e un vero Dio. Chesterton, in un’altra opera, invita l’uomo ad apprezzare il Borgogna (vino) senza ubriacarsi. Il cristiano può così gioire dell’universo perché Dio vide che era cosa buona e perché Cristo si fece carne invitando tutti gli uomini a elevarsi nella Sua sequela. Grazie del commento a Tonietta. Fabio
Caro Fabio, avrò occasione di conoscerti perché con un collega abbiamo scritto un volume sulla economia cristiana …………. Sul tuo argomentare sono assolutamente d’accordo, tutti i doni di Dio sono fatti per l’uomo. Resta all’uomo la scelta dell’uso o dell’abuso. Per esempio qui dalle mie parti l’imbecillità di un vescovo ha provocato un terremoto quando ha affermato che il presepio non deve essere fatto per rispetto dell’alterità ideologica dell’altro, riferendosi ai musulmani (come Omar). L’ineffabile vescovo e i docenti non acculturati, non conoscendo il Corano, non sanno che Gesù e sua Madre sono venerati anche dai musulmani, anzi le donne musulmane vanno in pellegrinaggio nei santuari della Madonna come i cristiani …………… Quanto c’è da divulgare per fare chiarezza su tali vuoti culturali!!
Ringrazio Riscossa Cristiana e in particolare Fabio Trevisan per avermi fatto conoscere uno scrittore così importante. Mi piacerebbe approfondirlo e vorrei sapere che cosa leggere di suo. Ma mi piacerebbe anche sapere se ci sono degli studi consigliati e in particolare se ha scritto qualcosa Trevisan.
Angelo Sala
Gentile Angelo, alcune opere di Fabio Trevisan edite da “Fede e Cultura” sono le seguenti:
Quella cara vecchia pipa
Uomo vivo con due gambe
Il pazzo e il re
Bentornato don Camillo
Uomini d’allevamento prodotti di qualità.
Buona lettura!
Specifico che “Buona lettura” non è un titolo, ma il mio augurio!…
Grazie ancora a Fabio Trevisan, che ci mostra attraverso Chesterton la bellezza della fede cattolica. Con queste riflessioni si capisce che la nostra religione si può forse copiare e imitare, ma le imitazioni e le copie saranno sempre qualcosa di falso e di terribile. C’è un solo vero Dio, quello cattolico, e c’è una sola vera religione, quella cattolica.
Maria
Il nostro Chesterton continua a essere attuale perché non ha mai voluto essere originale ma fedele alla Verità. Il nostro compito è quello di riscoprirlo senza stancarci mai di proporlo. L’importante è non farlo attraverso i paraocchi e le strumentalizzazioni che troppo spesso vengono usati da certi ambienti e certi movimenti anche cattolici. In questo Trevisan è bravo e affidabile per la sua onestà e per la sua competenza.
Luigi Molino
Rispondo ad Angelo Sala, che ha gentilmente commentato. Su Chesterton, per comprenderne inizialmente il suo pensiero, consiglierei di iniziare con il saggio “Ortodossia” e il romanzo “Le avventure di un uomo vivo”, tradotto anche “Uomovivo”. Da parte mia segnalo “Quella cara vecchia pipa” (Fede&Cultura, nella collana ideata da Alessandro Gnocchi&Mario Palmaro). A Gianfranco Trabuio, che ringrazio, consiglio di leggere “Ciò che non va nel mondo” e soprattutto “Il profilo della ragionevolezza”, quest’ultimo considerato il manifesto della visione economica e sociale di Chesterton. Consiglio pure di leggere “L’Europa e la Fede” di Hilaire Belloc, che era l’amico storico di Chesterton. Grazie anche a tutti per i commenti. Fabio Trevisan