L’Angelo protettore d’Italia – di Don Marcello Stanzione

di Don Marcello Stanzione

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Il cappuccino svizzero di lingua  tedesca padre Hopan in un suo libro sugli angeli tradotto in italiano dall’editrice San Paolo negli anni 50 del secolo scorso, così scriveva: “Anche i popoli odierni hanno il loro spirito tutelare sulla terra, il loro intercessore in cielo. I popoli non sono lasciati a se stessi: e neppure semplicemente nelle mani dei loro governi. Accanto al popolo ed al suo governo è sempre presente “un principe” invisibile, che suggerisce i progetti di Dio, dirige ed agisce. “Agite bene, Dio è sopra di voi!”, grida l’angelo d’ogni popolo nel teatro del mondo. Gli italiani hanno il loro angelo tutelare, che deve essere angelo focoso quanto amabile, in conformità al carattere del suo popolo. Gli spagnoli hanno il loro angelo tutelare, un angelo cavalleresco e impaziente. Gli inglesi hanno il loro angelo tutelare, che sorveglia la loro isola, angelo dalla stessa natura tenace e calma come il popolo che ha coniato. I tedeschi pretendono addirittura di avere a patrono il “principe delle schiere celesti”, Michele. Nessun popolo ha sviluppato il culto dell’arcangelo Michele quanto il tedesco. E Michele, “il celeste principe delle guerre terrene”, già fin dal secolo VII patrono delle imprese militari, incaricato della protezione dell’intera cristianità, può ben assumersi anche la tutela di un popolo singolo. Anche la Francia ha il suo spirito tutelare, che nel corso dei secoli ha dovuto lottare talvolta con lo spirito della Germania, un po’ come ha fatto il principe dei greci con il principe degli israeliti (Dan. 10,20). Sempre pronto al canto deve essere l’angelo dell’Austria. Anche la Svizzera ha il suo angelo tutelare: benevolo e riservato , con un sorriso ironico: ma sufficientemente potente da condurre a salvezza quel popolo di pastori in mezzo agli incendi di due guerre mondiali, un po’ come l’angelo che condusse a salvezza i giovani nella fornace. Chi conosce i popoli o ne conosce i nomi? Tutti hanno il loro angelo: l’America ricca; l’immensa Cina; l’antichissima India; i negri dell’Africa, i popoli che languiscono in servitù dietro la cortina di ferro. Anche la  Russia, concludeva padre Hophan, ha il suo principe buono e potente. La Scrittura – secondo la versione dei Settanta – ammonisce : “Non devi aborrire gli edomiti e neppure gli egiziani. Poiché l’Altissimo quando ha diviso i popoli, quando ha separato i figli d’Adamo, ha stabilito i confini dei popoli secondo il numero degli angeli” (Deut. 23, 8)”.

In effetti tutti i grandi eruditi dei primi tempi del cristianesimo sono del parere che, nell’economia divina, ogni popolo ha il proprio angelo custode. Quindi l’individuo non è l’unico ad avere un angelo personale protettore, ne ha uno anche il popolo di cui fa parte. Ecco, in questo senso, un passaggio significativo dell’opera di Basilio il grande (IV secolo): “Sappiamo dal tempo di Mosé e dei profeti che esistono degli angeli protettori per tutte le nazioni… questi capi e governatori posti per difendere sorvegliare i popoli di cui hanno la responsabilità sono innumerevoli”. Origene ha ragione a dire, a sua volta, che quest’opinione si basa sulla testimonianza diretta dei testi sacri. Il profeta Daniele (10,13-21) parla dell’angelo della Grecia e della Persia, che si affrontano ogni volta che i loro popoli entrano in conflitto. Si trovano dei testi simili negli Atti degli Apostoli, in diverse fonti giudaiche o nel Deuteronomio: nella traduzione dei Settanta (Dt 32,8-9), si apprende che Dio ha affidato a ogni popolo un angelo protettore, conservando per lui stesso la responsabilità del popolo di Israele. I commentatori ebrei della leggenda della torre di Babele (Testamentum Nephtali) precisano che la dispersione sulla terra dei discendenti di Noè si è compiuta con l’aiuto delle armate dei settanta angeli che hanno insegnato agli uomini settanta lingue differenti. Anche Origene pensa che gli angeli sono all’origine delle lingue nazionali. Siamo così autorizzati ad immaginare che alla base di ogni comunità etnica si trova un principe spirituale, un angelo territoriale, che si esprime alla maniera d’essere della suddetta comunità, nella sua storia, nella sua lingua e la sua cultura. Ogni sorta di speculazioni sono state elaborate durante i secoli sugli eventuali protettori di ogni paese. Si è visto che Israele si sente sotto la protezione diretta di Yahvè. Risulta da altri testi che il ruolo di Yahvè è tenuto, a volte, dall’arcangelo Michele, definito come “angelo del Signore” (mal’ak Jahveh). È interessante, e non privo di ironia storica, apprendere che tra le nazioni moderne, quella che rivendica, come Israele, lo spirito tutelare di san Michele arcangelo è la Germania. In una delle sue opere dedicata agli spiriti celesti, pubblicata a Lucerna,  il già citato teologo cappuccino padre Otto Hophan parla anche di un angelo della Svizzera: “Anche il territorio del mio paese, la Svizzera, ha il suo angelo custode; un così piccolo paese non ha bisogno di un arcangelo. Ma il nostro angelo è quanto vi è di necessario, e si direbbe che egli sorrida dolcemente, con umorismo, ai suoi “compagni” sovradimensionati…”. Gli angeli delle nazioni si identificano con i popoli che essi ispirano, a tal punto che saranno chiamati allo stesso tempo, dice la tradizione, per rispondere dei loro atti nel giudizio finale.

Il fatto che ogni nazione si trovi sotto la protezione di un angelo dovrebbe ispirarci un sentimento di tranquillità fiduciosa. Le realtà dovrebbero confermarci questa impressione, in modo che la storia del mondo rassomigli a una festa campestre ininterrotta. Ciò nonostante, come noi oggi, i Padri della Chiesa si domandavano come spiegare le guerre, gli odi tra le etnie, la decadenza temporanea di una o l’altra nazione verso la disumanità.

Si possono citare tre grandi risposte possibili. Una di queste è quella di san Paolo: ci sono anche degli angeli caduti che, in un certo momento, si sostituiscono come spiriti territoriali maligni ai protettori buoni iniziali dei popoli. Diventano i “maestri di questo mondo” come appunto spiriti territoriali maligni e si impegnano ad allontanare gli uomini da Dio. Una seconda risposta si riferisce alla strategia generale degli angeli (che siano associati ad un individuo o a una collettività): questi hanno dei grandi poteri, ma non quello di manipolare la volontà dell’uomo. Il dono supremo, offerto dal Creatore alla sua creatura preferita, è la libertà. E perché l’uomo sia libero, deve avere la possibilità di scegliere tra il bene e il male, con il rischio implicito di scegliere il male. La stessa cosa vale per i popoli. Il loro angelo non ha in alcun modo il diritto di restringere il loro libero arbitrio. Questo significa che ogni popolo può disdegnare, se lo vuole, la sua tutela angelica buona, e lasciarsi tentare dalle pulsioni infernali e farsi ingannare dagli spiriti territoriali malvagi. Ma la più interessante delle risposte, è senza dubbio  la terza. Si può sbagliare non solamente volgendo le spalle all’angelo, ma anche al contrario, con l’idolatria, accordandogli una sottomissione e un culto che normalmente non sono accordati che a Dio. Questo errore ripete in un certo senso quello degli angeli caduti. La causa della loro caduta fu un eccesso d’orgoglio che li condusse ad usurpare il trono del Padre, a sentirsi suoi eguali. Anche l’errore dei nazionalismi aggressivi riguarda l’importanza esagerata data all’istanza nazionale, il porre i suoi valori al di sopra di tutti gli altri. La nazione prende allora il posto dell’amore verso il prossimo, della saggezza, e alla fine di Dio stesso. Quando la nazione diventa un assoluto, l’assoluto con la A grande diventa relativo. Dimentichiamo che “la nostra patria è nei cieli” come dice l’apostolo Paolo, e facciamo della nostra residenza terrena un tempio da adorare, un limite opaco, la sola ragione d’essere della nostra vanità. Per quanto riguarda l’Italia non esiste alcun culto o immagine dell’angelo protettore dell’Italia, come invece esiste per l’angelo protettore del Portogallo, la cui festa è il 10 giugno o del Messico o della Spagna.  Padre Hopan scrive che gli italiani hanno il loro angelo tutelare , che deve essere angelo focoso quanto amabile, in conformità al carattere del suo popolo. Riguardo a tale angelo “italico”, il compianto mons. Giuseppe Del Ton con toni lirici così lo descriveva nel suo libro “ Verità su angeli e arcangeli”: “L’angelo della gaiezza, anche della nostalgia di un passato glorioso, dello slancio verso il vero, il bene, il bello, si trova di fronte Asmodeo, il demone della discordia, dell’odio fra i classi, e l’esito della lotta non sempre è favorevole: ora è rattristante. Mi sono talvolta chiesto quale forma visibile vorrei preferibilmente per l’Arcangelo nostro, o Etnarca. Passeggiando una sera nei Giardini Vaticani, contemplavo il tramonto del sole. Il cielo era di un azzurro-cobalto sempre più languido e sfumato. Il sole, velato da un leggero strato di nubi, appariva come una fornace ardente, un blocco d’oro, un ammasso di mille topazi; ora si allargava, ora si restringeva e per lo più prendeva forma ovale, ma sempre maestoso, sovrano. Intorno all’ astro lentamente si spostava qua e là una nubecola di colore violaceo-carminio. Rapportai questo spettacolo di celeste bellezza alla angelofania del profeta Daniele, così da lui descritta: “ Alzati gli occhi, vidi un uomo vestito di lino; portava alle reni una cintura d’oro. Il suo corpo era come di topazio, il suo volto pareva fulgoreo, i suoi occhi come fiaccole accese è il suono delle sue parole come il fragore di una moltitudine” ( Dn. 10,5). Con riferimento a questo spettacolo di tramonto romano, così oso raffigurare l’Arcangelo nostro. Statura elevata, fronte spaziosa, nero l’occhio penetrante, fiero il capo giovanile aureolato di luce fulva; ali robuste, raccolte e quiete, ma pronte al volo immediato dall’uno all’altro mare italico. La sua veste: una tunica succinta rosa- azzurrognola; i calzari, d’oro; nella mano destra, un libro in cui si legga una sentenza a caratteri marcatamente impressi su sfondo di zaffiro: Italorum spes innoccidua Maria x u y . Così ritratto da esperto pennello, egli s’imponga non tanto per il valore estetico, quanto per la sua espressione simbolica, come è propria alle icone sacre. Onorato, invocato dai suoi fedeli sia in privato, sia in assemblea, riesca egli fattore quasi sacramentale di religiosità viva e operosa, diretta sempre al bene pubblico, e col suo beneficio influsso di mediatore prepari all’Italia nuova età, in cui i fortunati posteri, meno infelici, possano con grato animo salutarlo.

A noi venìa la creatura bella,

bianco vestito e nella faccia quale

par tremolando mattutina stella.

                                                ( Dante, Purg. XII,88-90)

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Ahimè! Tale archetipo ideale della grazia italica che si rivelò nel sorriso di Beatrice, e si rivelava ancora nelle donne di terra italica, nella gaiezza dei bimbi innocenti, nell’espressione del volto virile, amico, accogliente, va scomparendo. Passando per le vie delle città, raro è lo scambio del saluto, più raro il lampo della frase saggia e gentile; sfiducia e sconforto seminano tristezza e l’ avvenire si prospetta peggiore del presente”.

2 commenti su “L’Angelo protettore d’Italia – di Don Marcello Stanzione”

  1. L’Angelo custode. L’Angelo custode del proprio popolo. Già vedere il proprio angelo custode è Grazia infinita. Qualcuno l’ha visto. Chissà. Sguardo attento, occhi che parlano. ubbidente alla Parola di Dio. Bellissimo. L’Angelo custode di un popolo forse ha forma più complessa, più occhi, più ali, non riesco neanche a pensarlo. Certamente è la sintesi delle virtù di quel popolo. Il nostro come sarà? Esaminati tutti i nostri vizi nazionali, credo che lui sia umile, contadino, pescatore, artigiano. Sì deve essere un tipo così, sempre in lotta con il nostro diavolo custode, furibondo, ammazzasette, intrigante, machiavellico. Ma lui ha Fede grande, Pazienza, Ironia. Vederli dal vivo deve essere un incanto, pieno di pace. Grazie per averne scritto. Conforta.

  2. Non Metuens Verbum

    Io temo che quando si parla così degli Angeli, ci sia anche molto lavoro di fantasia. Tuttavia vorrei chiedere a don Stanzione: io prego spesso il “Nostro” Angelo Custode, intendendo che sia il custode della nostra famiglia (due genitori e due figli). Pensa che io sbagli ?

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