L’AGENZIA ZENIT E «KILL THE CHILDREN» – di Roberto Dal Bosco

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di Roberto Dal Bosco

 

 

 

Il 10 settembre compare sul sito di notizie cattoliche Zenit un articolo intitolato«Come si possono salvare milioni di bambini con soluzioni semplici e poco costose?».

Si tratta con molta probabilità di un comunicato stampa rilanciato dalla redazione, che parla «della campagna “Every One” per fermare la mortalità infantile;  il Villaggio “Every One” accoglierà per 4 giorni famiglie, scolaresche e persone di ogni età in alcune delle principali città italiane: Roma, Napoli, Milano e Firenze». L’ente organizzante è la famosa ONG globale Save the Children. «Vogliamo condividere con tutti i bambini e le persone che speriamo di incontrare numerosi in un posto così speciale come il Villaggio “Every One” un messaggio semplice e chiaro, cioè che ognuno di quegli oltre 6 milioni di bambini  che muoiono ingiustamente ogni anno entro il quinto anno di età (…) E’ semplice dargli un compleanno in più». Zenit ci informa altresì che «presso il Villaggio sarà offerto Mr Smile, il nuovo gelato in edizione limitata realizzato appositamente per la partnership con “Save the Children” da Algida, che nell’ambito dell’iniziativa supporta un importante progetto in Mozambico, volto a garantire visite mediche, vitamine, antibiotici e zanzariere a 10.000 bambini». Al di là della pubblicità più o meno occulta a ditte di cibarie, c’è qualcosa di pazzamente sbagliato in questo lancio del sito cattolico: Save The stcChildren è una organizzazione abortista, che propaga idee estremamente antinataliste, che opera in connessione con la multinazionale del feticidio Planned Parenthood. L’ente pro-life americano Life Decision International  (LDI) pone Save the Children in una boycott list, con tanto di «menzione disonorevole». LDI  non è l’unica realtà che mette in guardia contro la mielosa propaganda neomalthusiana di Save the Children: il gruppo britannico Catholic Action UK esorta i cattolici a non darle nessun supporto, perché «anti life».

Non bisogna faticare molto per ottenere le prove dell’assoluta appartenenza di Save the Children alla Cultura della morte. Mentre la parola «aborto» pare furbamente mai apparire nei siti del capitolo italiano e americano del sito – due paesi con forti resistenze alla tematica – preferendovi varie declinazioni della solita espressione eufemistica Family Planning («pianificazione familiare»), il sito del capitolo australiano si concede una lingua più sciolta: «noi crediamo che la pianificazione familiare debba provvedere una informazione ed educazione accurate ed appropriate riguardo opzioni incluso l’uso, i benefici sanitari ed i rischi di particolari metodi contraccettivi, una informazione sul sesso protetto, e opzioni di gravidanza compreso l’aborto».

A leggere queste parole, possiamo ben capire che non sarebbe esagerato cambiare il nome di Save the Children («salva i bambini») in Kill the Children(«uccidi i bambini»); un nome che renderebbe  conto dello sciagurato paradosso della proposta di uccidere bambini per salvarli.

Il sito di Save the Children Italia infatti spiega perfettamente l’ideale antinatalista che anima il gruppo: «Che ci fosse un problema oggettivo lo sapevamo già da tempo. La sovrappopolazione è una questione aperta ormai da anni. Facciamo troppi figli nel mondo. O meglio, il mondo più ricco non ne fa più, ma nei paesi poveri se ne sfornano moltissimi. E le risorse mondiali non bastano (…) Un corretto accesso alla pianificazione famigliare invece salverebbe milioni di persone». Si tratta dell’ennesima ripetizione dell’ideologia sterminatrice del Club di Roma, del mito della «bomba demografica», dei «limiti della crescita» etc., però ben confezionata da un marketing che prevede  foto di bambini con occhioni tristi atti a stimolare a dovere il pietismo terzomondista della popolazione, in ispecie quella cattolica.

Ucciderne miliardi, e direttamente nel ventre materno, per salvarne milioni: in Cina, la pianificazione familiare di Stato (detta «politica del figlio unico») funziona così, Save the Children è tra quelli che vorrebbe semplicemente estenderla al resto del mondo. Per trovare riscontro basta leggere la pubblicazione di Save the Children Il diritto di ogni donna, un PDF di 300 pagine scaricabile dal sito italiano. Il vero nemico della popolazione femminile mondiale è la gravidanza: «la gravidanza è la principale causa di morte al mondo per le teenager: un milione di loro ogni anno muore, subisce danni permanenti, si ammala o ha gravi infezioni a causa della gravidanza e del parto». Cioè, la gravidanza come cancello del femminicidio. L’argomento del testo è unicamente la pianificazione familiare, con tabelle che citano gli studi di Planned Parenthood. Un pratico schema chiamato «Il circolo virtuoso» mostra come la propaganda di Save the Children aiuti a cambiare la mente di una ragazzina, che conseguentemente «farà le sue decisioni sulla contraccezione», «posporrà il matrimonio», «vorrà meno figli».

acIndirizzare il lettore cattolico a partecipare ad eventi di Save the Children è quindi sbagliato e pericoloso. Alcuni fatti darebbero a pensare, peraltro, che Save the Children Italia stia cercando una manovra di seduzione nei confronti della popolazione cattolica e perfino di quella più attivamente pro-life, al punto che un Centro Aiuto per la Vita del Padovano – l’ultimo luogo in cui si pensa possa arrivare la propaganda abortista –  ricorda di aver ricevuto materiale postale spedito impudentemente da questa ONG antinatalista. L’incidente di Zenit è una riprova che qualcuno, in questa trappola mortifera, può ingenuamente cadere per intero. In data 11 settembre, a Zenit lo scrivente ha chiesto una presa di distanze dal comunicato pubblicato. La risposta è giunta dal direttore Antonio Gaspari, che peraltro ricordavamo per un recente articolo pubblicato da Riscossa Cristiana in cui spiegava come la contraccezione aumenti l’aborto: «ZENIT è un agenzia di notizie e come tale abbiamo riportato una buona iniziativa condotta da Save The Children. Il fatto che l’associazione in questione sia coinvolta o cooperi con associazioni abortiste, ci spiace assai (…)  vorrei precisarle che noi siamo un organo di informazione che ricerca, approfondisce e riporta le notizie, le storie le testimonianze. Noi siamo giornalisti. Non siamo giudici. Il giudizio spetta a Dio».

Ci permettiamo dunque di segnalare altre benevole realtà su cui attendiamo il giudizio divino ma che meritano spazio su Zenit: la Lista Bonino-Pannella, la SIC (Società Italiana per la Contraccezione), l’associazione olandese Women on Waves, che promuove il libero aborto su base chimica. Per i banner di zenit.org, le cui vendite pubblicitarie paiono un po’ latitare a dire il vero, ci permettiamo parimente di suggerire alcune aziende: Durex, Hatu, Akuel, Control. Per il settore degli sponsor farmaceutici suggeriamo Roussel Uclaf e HRApharma, le aziende che producono rispettivamente le pillole figlicide Ru-486 ed EllaOne. In fondo, non sono realtà così distanti da Save the Children. Cioè, scusate, Kill the Children.

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