Si sente dire da molti che il cambiamento, nelle cose umane, è un fattore inevitabile; che tutto cambia continuamente, che è una legge inscritta nelle cose di questo mondo. Cambiano le leggi, gli stili, le opinioni, gli ideali, i valori: tutto cambia incessantemente, ora a ritmo più lento, ora sotto la sferza di una drammatica accelerazione. È anche una legge della natura: nulla rimane fermo e uguale a se stesso; una foresta, ad esempio, è formata da milioni di piante che incessantemente si avvicendano, quelle vecchie cadono al suolo e concimano il terreno, ne spuntano altre, di nuove: nel corso di anni, decenni o secoli, tutte le piante sono state sostituite da nuovi esemplari, anche se l’aspetto complessivo del bosco può sembrare sostanzialmente uguale a com’era un tempo.
E così per le cose umane: perfino le istituzioni, gli stati, le forme dell’economia. A volte si può assistere al cambiamento nell’arco di pochi anni: c’è un tempo in cui le persone vanno o tornano dalla banca e temono di poter esser rapinate per la strada, coi soldi da versare o con quelli appena ritirati nel portafoglio; e un tempo in cui le persone percepiscono il pericolo di essere rapinate, ma in maniera assai più sofisticata, dentro la banca, non dai banditi mascherati ma dagli stessi funzionari dei quali si sono sempre fidati.
C’era un tempo in cui entravano in banca con fiducia, a depositarvi i propri risparmi, e vi accompagnavano anche i propri figli ancora adolescenti, facendo aprire loro un libretto di conto corrente; e c’è un tempo in cui le persone entrano in banca con diffidenza, con inquietudine, vengono bombardate di offerte per l’acquisto di prodotti finanziari dei quali non sanno nulla, non capiscono nulla, e son costrette a fidarsi, sperano che tutto vada bene, ma non ne hanno l’assoluta certezza, come i loro genitori, di ritrovare intatti i loro risparmi nel prossimo futuro, quando avranno bisogno di prelevarli.
Allo stesso modo, c’è un tempo in cui i ragazzi devono osservare delle chiare regole di comportamento, a casa e fuori; devono fare il proprio dovere a scuola, devono rientrare a una certa ora la sera, e c’è un tempo in cui son lasciati liberi di fare o di non fare pressoché qualsiasi cosa, di scaldare i banchi collezionando bocciature, di star fuori gran parte della notte, bere e divertirsi senza regola e senza misura.
Sulla base di queste osservazioni, la maggior parte delle persone, e qui stiamo parlando dei credenti, vede nella “svolta” che ha interessato la Chiesa cattolica dopo la morte di Pio XII, e specialmente dopo il Concilio Vaticano II qualcosa d’inevitabile, di naturale e assolutamente improcrastinabile, una vera e propria legge del destino. Se tutto cambia, perché non avrebbe dovuto cambiare anche la Chiesa? E se, a partire dagli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, una potente accelerazione ha caratterizzato il cambiamento sociale, con la scomparsa della società contadina e con la nascita del consumismo, perché la Chiesa non avrebbe dovuto tenerne conto, non avrebbe dovuto riconsiderare la sua strategia; perché non avrebbe dovuto cercare di rimettersi al passo coi tempi e riguadagnare, così, il terreno perduto nei confronti del mondo moderno?
Perché, questo è ciò che pensano quasi tutti, è innegabile che si era creato un forte “ritardo”: la Chiesa di Pio XII era rimasta sostanzialmente la stessa di Pio XI, Benedetto XV, Pio X, Leone XIII e perfino di Pio IX: quel Pio IX che, con l’enciclica Quanta curae con il Sillabo, aveva solennemente condannato le principali forme del mondo moderno, dal pensiero alla politica. Quel Pio IX che, mentre lo Stato della Chiesa andava in sfacelo, e la società italiana ed europea si andava secolarizzando, proclamava il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria, poi il dogma dell’infallibilità papale.
Insomma, quasi tutti i cattolici, se si trovano a riflettere su ciò che è accaduto fra l’elezione di Giovanni XXIII e il Concilio, sono pronti e disposti ad ammettere che un cambiamento era inevitabile, era salutare, era necessario, anzi era assolutamente indispensabile. Rievocano con una scrollata di spalle l’epoca anteriore, quando la Chiesa era “rigida”, il clero era “formalista”, il senso del peccato incombeva ovunque (?) e la morale cattolica era assurdamente repressiva; e traggono la conclusione che se, non fosse cambiata, se non si fosse rinnovata, la Chiesa sarebbe morta.
Che cosa rivela questo diffuso modo di ragionare, se non che la mentalità moderna è penetrata talmente a fondo nei cattolici, da impedir loro di vedere le cose come un cattolico le dovrebbe vedere, e come i loro genitori, i loro nonni e i loro avi le avevano sempre viste? I cattolici delle ultime due generazioni si sono bellamente scordati che, se nella dimensione umana tutto è soggetto al cambiamento, ed è perfettamente naturale che sia così, la Chiesa fondata da Gesù Cristo non è affatto una realtà naturale, ma soprannaturale.
È soprannaturale nella sua origine, nel suo scopo, nella sua ispirazione: è una creazione di Dio ed è costantemente vivificata dallo Spirito Santo. Il fatto che, per la sua parte visibile, si regga sulle gambe degli uomini, non contraddice questa realtà, la rende più articolata e complessa, senza però stravolgerla. Gli uomini, in quanto uomini, sono soggetti alle tentazioni, agli errori e al peccato; ma la Chiesa, in quanto istituzione fondata e voluta da Gesù Cristo, è perenne, immutabile, infallibile. Dio non cambia idea; Dio non ha bisogno di riverniciature e aggiustamenti; la sua azione non necessita di revisioni periodiche.
Ma, si dice, se la Volontà divina è immutabile, bisogna tuttavia adattare il mododi annunciarla agli uomini, tenendo conto delle trasformazioni economiche, sociali, culturali. Questa osservazione è in se stessa giusta e ragionevole, tuttavia va presa con molta cautela, perché nasconde una pericolosa insidia: quella di servirsi del mutamento nel modo di annunciare il Vangelo per introdurre dei mutamenti nella sostanza del Vangelo stesso.
Teoricamente, si tratta di due ambiti così diversi, che sembrerebbe impossibile possa verificarsi una confusione o una sovrapposizione di funzioni e di obiettivi; in pratica, però, la cosa è possibile, possibilissima. Se si assume la legge del cambiamento come una legge inflessibile e inderogabile, si introietta un modo di pensare che non è più cristiano, ma storicista. Lo storicismo non è una maniera di declinare il cristianesimo, ne è la perfetta negazione.
Lo storicismo assolutizza la storia, ne rimarca la centralità, ne fa l’arbitra di tutte le cose umane; il cristianesimo sa e non scorda mai che la storia umana non è chiusa in se stessa, non si produce da se stessa, ma ha un solo ed unico Signore, che è anche il Re dell’intero universo: Gesù Cristo. I secoli e i millenni piegano il ginocchio per adorare il Signore Crocifisso: questo è il punto di vista cristiano; e non ve ne sono altri. Perciò, quando si parla di un necessario aggiornamento del modo di annunciare il Vangelo, bisogna procedere coi piedi di piombo: la Chiesa non si aggiorna, perché la Chiesa riflette la Verità divina, e la Verità divina è perfetta e definitiva, nulla vi si può aggiungere, nulla vi si può togliere. Ripetiamo: chi ha compreso questo è un vero cristiano e un vero cattolico; chi non lo ha capito è uno storicista, o un luterano, o un modernista, o un relativista, o tutte queste cose insieme.
Il fatto è che quasi tutti i cattolici dei nostri giorni, senza rendersene conto, sono scivolati nell’errore storicista: non vedono più la storia come sottomessa al disegno di Dio, ma come una realtà autonoma, che procede da sola e che va dove gli uomini decidono di farla andare. Di qui l’errore dei novatori conciliari: l’idea che la Chiesa fosse ormai invecchiata e che avesse bisogno di un rilancio, trasformandosi profondamente nelle strutture, nelle finalità, nelle prospettive teologiche.
Nulla di più falso, nulla di più sbagliato: eppure è stato creduto ed è stato accolto con entusiasmo, addirittura con sollievo. Via, aria fresca, far volare gli stracci! Un vento di follia ha attraversato la Chiesa all’epoca del Concilio: pochi uomini decisi e senza scrupoli, affiliati alla massoneria e perciò ferocemente nemici di Cristo, sono stati così abili da sfruttare questo confuso stato d’animo, questa introiezione di modi di pensare e di sentire tipicamente moderni, da parte della maggioranza dei padri conciliari; inoltre, hanno saputo giovarsi del sostegno, non certo disinteressato, dei mezzi d’informazione laici, i quali non aspettavano occasione migliore per prendere d’assalto quella cittadella che, da duemila anni, nessuna potenza terrena era riuscita a conquistare o a snaturare.
La mentalità moderna è stata la grande complice e la forza che ha reso possibile il colpo di mano della massoneria ecclesiastica: il suo capolavoro è stato quello di arruolare nelle sue file, inconsapevoli, un gran numero di vescovi, sacerdoti e fedeli in buona fede, ma ingenui, superficiali, sprovvisti di una salda visione teologica, e con una fede ormai gravemente indebolita.
Perché quest’ultimo è stato il fattore decisivo: se la fede di quegli uomini fosse stata ancora salda; se la loro spiritualità fosse stata ancora integra; se avessero conservato la tensione verso la santità, verso la vita perfetta, verso la piena e incondizionata adesione alla Volontà del Padre celeste, esattamente come Gesù Cristo ha insegnato con le parole e con l’esempio della sua vita e del suo stesso Sacrificio, la “svolta” non ci sarebbe stata, perché non ve ne sarebbe stato alcun bisogno. Le anime si sarebbero rese conto che quanti cianciavano di svolte e di rinnovamento erano soltanto dei cattolici con poca fede, i quali si erano stancati della “severità” del Vangelo di Gesù (se il tuo occhio ti dà scandalo, strappatelo; se la tua mano o il tuo piede ti sono di scandalo, tagliateli!) e cercavano un pretesto per venire a patti con la mentalità del mondo.
Si erano stancati: perché gli “altri” potevamo godersi la vita a modo loro, fare quel che volevano dentro e fuori le lenzuola, giudicare ogni cosa a proprio talento e non sentendosi vincolati alla Volontà di Dio? Essi volevano fare quel che faceva il mondo, perché l’esempio del nascente consumismo e quello dell’edonismo esasperato esercitava su di loro un fascino irresistibile; però volevano farlo con la benedizione della Chiesa: avevano pertanto necessità di una “chiesa” fatta sulla loro misura di cattolici tiepidi o, meglio, di ex cattolici che si vergognavano di confessare la loro apostasia.
Se la fede della maggioranza dei cattolici non si fosse irreparabilmente indebolita, il Concilio non ci sarebbe stato, perché nessuno ne avrebbe visto, non che l’urgenza, neppure la necessità; o, se anche ci fosse stato, non si sarebbe trasformato in una macchina da guerra dei modernisti mascherati e della massoneria ecclesiastica, per sovvertire gradualmente, silenziosamente, abilmente, le basi stesse della religione cattolica.
Libertà religiosa? Ma quando mai! Chi crede nel principio della libertà religiosa è un modernista, non è un cattolico, per il semplice fatto che adorare Dio nel dovuto modo non è una questione di gusti personali, ma di verità e pertanto un dovere ineludibile! Dialogo con le altre religioni e con le sette scismatiche protestanti: ma quando mai? Chi crede nel dialogo con le altre religioni e con le sette (non, si badi, con le singole persone che seguono le altre religioni e le altre sette) è uno storicista e un relativista, non più un cattolico.
Riconoscimento della piena legittimità del giudaismo, anzi, pieno riconoscimento della “verità” degli ebrei, in quanto pur sempre eredi dell’Alleanza divina? Ma quando mai! Tanto varrebbe dire che il cristianesimo è nato per sbaglio e che Cristo poteva risparmiarsi tanto l’Incarnazione che la Passione e la Morte sulla Croce: se il popolo eletto c’era già, e se la Rivelazione era destinata ad esso soltanto, perché mai Gesù si sarebbe preso la briga di fondare una sua Chiesa? Perché mai avrebbe raccomandato a san Pietro, ripetendoglielo per tre volte: Pasci le mie pecorelle?E perché avrebbe detto che ci sono altre pecorelle che devono essere raggruppate, affinché vi siano un solo gregge ed un solo pastore? Forse parlava per scherzo? Possibile che avesse voglia di scherzare su delle cose tanto serie?
E poi ancora, secondo i padri conciliari: basta con gli anatemi, basta con le difese contro l’eresia, avanti con la dolcezza e la misericordia? Ma quando mai! I nemici di Cristo esistevano, allora come oggi, come sempre: abolire le difese, inibire lo spirito di residenza, mortificare il senso della militanza cattolica e la fierezza di essere seguaci di Cristo, equivale a una autodistruzione deliberata: non si possono abbassare le difese quando si è sotto attacco.
Come dite, che la Chiesa non è sotto attacco? E i trecento morti, in gran parte cristiani, che la Pasqua del 2019 ha fatto registrare nello Sri Lanka, per opera di terroristi islamici, sono acqua fresca? Anche se i mass-media hanno fatto di tutto per far credere che si sia trattato di un “terrorismo” di matrice generica, e che abbia colpito a caso, non si sa chi, magari dei semplici turisti occidentali: nossignori, sono stati attacchi contro i cristiani, mirati e pianificati in base al criterio dell’odio religioso. Come sarebbe, che la Chiesa non è sotto attacco?
E tuttavia l’attacco più insidioso non è quello che viene dall’esterno, ma quello che sale dall’interno. Una Chiesa che non parla più dell’aborto; che non condanna la sodomia, anzi la liberalizza; che non si pronuncia sull’eutanasia; che autorizza la Comunione ai divorziati risposati: che razza di chiesa è? Non possiamo più nemmeno scriverla con la lettera maiuscola, perché non è più la Sposa di Cristo, ma una sua immonda contraffazione, creata allo scopo di confondere e perdere le anime: è la Sinagoga di Satana. Per la restaurazione della vera Sposa di Cristo, che è immortale, perché non si regge solo (per fortuna!) sulle gambe degli uomini, sulle loro umane qualità, sulle loro capacità, diciamolo forte e chiaro: fuori i profanatori dalla Chiesa! Fuori, a pedate nel sedere! Hanno insozzato, hanno insudiciato abbastanza; hanno sparso veleno a piene mani, ingannando i fedeli, traviando le anime. Il giudizio di Dio sta loro sospeso sul capo. E anche sul nostro, se saremo così deboli, così vili, così tiepidi, meschini e opportunisti, da tollerare oltre questa inaudita profanazione.
Su gentile concessione dell’Autore: accademianuovaitalia.it
23 commenti su “La “svolta” post-conciliare era inevitabile? – di Francesco Lamendola”
Troppo facile, semplicistico, vanitoso e lezioso, caro signor Lamendola. Il Concilio Vaticano II, checché ne dicano lei e altri collaboratori di questo sito, non è responsabile di nessuno dei mali da voi denunciati, e la brutta crisi in cui ci ritroviamo non la risolviamo ‘cacciando con calci nel sedere i profanatori della Chiesa’. Dobbiamo tutti convertirci, come ci esorta a fare la Madonna di Fatima, della quale oggi facciamo memoria, essere fedeli a Suo Figlio e alla Chiesa, a ‘quanto lo Spirito Santo ha detto a noi oggi’ con il Concilio Vaticano II, con tutti i meravigliosi Documenti di quella Assise e quelli dei Quattro Grandi Santi Papi Conciliari che hanno esplicitato e confermato la Dottrina di sempre: GIOVANNI XXIII, PAOLO VI, GIOVANNI PAOLO I, GIOVANNI PAOLO II.
Caro don Felice, non sono d’accordo con lei, mi dispiace. È molto più convincente l’analisi del dott. Lamendola.
Dice Gesù: Perché giudichi il tuo fratello se ha una pagliuzza nell’occhio mentre tu hai una trave?
In che realtà parallela vive? Non si vedono chiaramente i frutti marci un concilio fatto da massoni ed eretici modernisti?
Come detto nell’articolo che a quanto pare non ha letto bene o superficialmente, c’è scritto chiaramente che le cause del cattivo concilio sono i cattivi cristiani venduti alla logiaca mondana, e chi voleva distruggere la Chiesa ha portato questa logica mondana per infettarla, lo stesso Paolo VI si accorse del fumo satanico che aveva oscurato la Chiesa, e il risultato che i cattivi cristiani si sono moltiplicati, insieme a quelli che hanno perso la Fede e abbandonato la Chiesa…riguardo all’insegnamento della Santa Vergine a Fatima le converrebbe non citarlo visto he evidentemente non lo conosce bene, visto che ha chiesto penitenza, e una consacrazione che i suoi superiori disobbedienti non hanno fatto e la rivelazione del terzo segreto che parla dell’apostasia ormai palese e che anche lì per disobbedienza non si è rivelato.
Beato lei, don Felice, così felice per gli esiti della meravigliosa assise! E beato lei che è riuscito a capire che lo Spirito che in quella ha soffiato è davvero lo Spirito Santo. E ha soffiato così forte che persino le balaustre delle chiese sono cadute, tutte sparite, vedi mai che a qualcuno rimanesse l’abitudine di mettersi in ginocchio per fare la Comunione. Sì, proprio l’eliminazione delle balaustre mi addolora, uno scempio architettonico, ma soprattutto spirituale, mai visto prima del meraviglioso concilio, un piccolo dettaglio, una quisquilia, dirà lei sottintendendo la pochezza di chi le sta dicendo questo. Ma ci rifletta appena un po’ sopra: non le farà male.
Don Felice le conisglio di prendere lezioni dal prof. Lamendola. Per ora le basti riflettere su: “Dai loro frutti li riconoscerete…. … ” nonché informarsi più in dettaglio su Roncalli, MontiniI, Wojtyla, Ratzinger e Bergoglio. Persino io potrei fornirle dei testi ….. Per quanto i meravigliosi documenti lo saranno per i protestanti, ebrei e la nuova religione che ancora osa chiamasi “cattolica”.
Carissimo don Felice, detto con rispetto: lei su quale pianeta vive?
non prendetevela con il don,non è tutta colpa loro, non possono accettare che tutta la loro vita sia stata buttata dietro a una falsa immagine di chiesa che ha perso la fede. Tanti sacerdoti credono veramente, ma sono stati educati in dogmi che non sono dogmi, nella pastorale delle chiacchiere, nel management delle parrocchie. I loro risultati sono ateismo al 90% fra i giovani, droga, suicidi, divorzi, omosessualismo. Confusione morale e teologica al limite del ridicolo, basterebbe leggerlo il Vangelo. Seminari vuoti, preti eretici, boiate nelle omelie, perfino un antipapa. Un fallimento quasi totale.
Troppo facile condannarli, dobbiamo aiutarli, pregare perché vedano lo scempio del Corpo di Cristo che hanno fatto per 60 anni, e riparino.
Forse siamo ancora in tempo.
Il concilio ha inventato la vostra nuova religione ed antichiesa (questa vecchia come la gnosi massonica), noi che siamo rimasti cattolici invece non apprezziamo molto la demolizione attuata grazie a questo sinodo fumoso, e Paolo VI se ne intendeva di fumo. Quindi mai potè essere Papa, ma solo anti come la vostra chiesa, che ad Assisi ha sostituito Cristo sugli altari con Budda e un pollo sgozzato. Giovanni XXIII era dello stesso tipo.
Con tutto il rispetto, don Felice, penso che le sue parole siano una provocazione, considerato lo stato comatoso in cui versa oggi la Chiesa a guida bergogliana. Sui “Grandi Santi Papi Conciliari” meglio stendere un velo pietoso… Specie riguardo i primi due, la cui canonizzazione ricorda i Nobel per la pace a Arafat e Barak Hussein Obama e quello per la letteratura a Dario Fo! Il prof Lamendola, che non ha bisogno di essere difeso, ha il merito di ricordarci i nostri doveri di cristiani che con il battesimo abbiamo ottenuto di diventare Figli di Dio, lo fa meritoriamente da laico supplente, dato che i pastori sono in tutt’altre faccende affacendati. Così la vedo in tutta sincerità, e lo noto con grande dolore.
Grazie prof. Lamendola per questo intervento, quanto mai opportuno ora che ogni residuo argine è rotto e il male invade tutto: loha scritto in un recentissimo articolo anche Sandro Magister.
Meno male che qualcuno esprime con magistrale chiarezza quello che turba le nostre anime: altro che baciare i piedi ai musulmani per tentare di placare il loro odio! La risposta non si è fatta attendere….
Sono un ignorante,cioè, non posso giudicare i bellissimi testi di cui Lei parla, ma, dai frutti posso e, anzi devo, valutare: questi proprio non mancano, come giustamente rileva il chiarissimo professore
Penso che il male sia esploso con il concilio vaticano secondo , ma le radici si sono formate prima evidentemente, e qui ci sono responsabilità di chi non ha vigilato o peggio .
Cito alla rinfusa: scristianizzazione della società, fine della condanna del comunismo e della massoneria, tradimento della Dottrina e della Tradizione, abbandono del tomismo sostituito dalle malvagie filosofie moderne: illuminismo, idealismo, storicismo, esistenzialismo, crollo verticale delle vocazioni, banalizzazione della Sacra Liturgia e della S. Messa ridotta a mensa protestante, oblio della musica sacra e sua sostituzione con canzonette idiote, rifiuto della lingua sacra, il latino, sacerdoti ridotti ad assistenti sociali, oblio del senso del peccato e dei Novissimi, ecumenismo eretico e gli orrori di Assisi, pacifismo, pauperismo che rifiuta il decoro dovuto a Dio, distruzione degli ordini monastici, lassismo morale tra il clero, venir meno della condanna della sodomia, attacco al principio della fedeltà coniugale e quindi ai Sacramenti del Matrimonio, della Confessione e della Comunione, adesione all’ immigrazionismo nemico della nostro civiltà, tradimento della dottrina sociale e schieramento a sinistra. Questi, e molti altri ancora, i frutti del concilio.
Il peccato certo è diffuso perché la nostra personale esistenza è finalizzata al successo, al denaro, al potere…Quanti cristiani guardano al Cielo, quanti praticano la Carità? Tutti noi siamo colpevoli non attribuiamo responsabilità al magistero della Chiesa o alla Storia…
Si legge chiaramente in questa analisi pubblicata dal Prof. Lamendola della responsabilità dei cattivi cristiani nella “svolta” verso la perdizione che ha preso la chiesa post conciliare, questo però non sostituisce la grave responsabilità dei ministri deviati dalle ideologie eretiche derivanti dalla storia passata e dalla loro infedeltà al Signore, se Nostro Signore Gesù Cristo disse loro che era luce e sale della terra non dovevano piegarsi alle esigenze dei cattivi cristiani abbandonando e scandalizzando i pochi rimasti autenticamente fedeli, perchè così hanno compiuto duplice peccato verso Dio e verso il gregge che Egli gli aveva affidato per condurlo sulla Via del Cielo non verso la perdizione eterna.
Renzo Glori: il Magistero della Chiesa è infallibile, quando è fallibile, come nel caso del concilio e del doppio pietro ed altro, vuol dire che non è Magistero, se non è Magistero allora è magistero di una chiesa non Chiesa. Quanto al giudizio Gesù ha detto di togliere la trave dall’occhio e poi giudicare, quindi veda di togliere la trave del concilio e sua applicazione e poi potrà togliere anche le pagliuzze.
No, non sono d’accordo con lei caro don Prosperi. Per avere un’idea chiara di quanto avvenuto al Concilio bisognerebbe leggere “Iota Unum” del compianto teologo ticinese Romano Amerio o del molto piu’ recente libro del prof. Roberto De Mattei. Quello che oggi appare chiaro è che all’inizio del Concilio vi fu un colpo di mano da parte degli intellettuali modernisti, tutti consacrati.
Il ruolino di marcia del concilio, se cosi possiamo chiamarlo, composto dal cardinal Ottaviani fu stravolto da questi ultimi, sotto un’oculata regia di don Dossetti, esperto delle procedure, dati i suoi trascorsi politici.
Riuscirono anche a bloccare una mozione di 400 padri conciliari che volevano mettere all’ordine del giorno la reiterazione della condanna dell’ideologia marxista. Non solo questo non fu permesso, ma addirittura non venne mai nominata la parola “comunismo” nei documenti, prezzo pagato da Paolo VI all’URSS per poter avere sei rappresentanti ortodossi al concilio come osservatori. Oserei pure dire “pagato” anche volentieri dato il suo passato sinistrorso proprio per i
contatti segreti avuti con l’Unione Sovietica che gli costò la cacciata dalla Segreteria di Stato da parte di Pio XII.
I documenti prodotti al concilio hanno il difetto, secondo Romano Amerio, di essere ambigui, soggetti ad interpretazioni diverse per lo stile discorsivo, narrativo, non piu’ lo stile evangelico del “si si, no no” come era sempre valso fino a quel momento nella vita della Chiesa. Il germe maligno che dette linfa al cosiddetto “spirito del concilio”, che ci ha portato allo stato attuale, è partito proprio da qui. Ne fece testo subito l’anno dopo la fine del concilio nel 1966, il “catechismo olandese” che negava dogmi e alcuni aspetti della morale. Paolo VI lo condannò, ma poi, inspiegabilmente, pose il suo imprimatur per la stampa. Cosa veramente deleteria a danno della salvezza di tante anime.
Paolo sesto , doveva fingere di gridare allarme al fumo mentre faceva fumo lui stesso che aveva acceso il fuoco infernale.
ma non ha proprio nulla a che vedere con il Cristianesimo, che e’ il contrario di questo. “Non c’e piu ne greco ne Giudeo…” dice Paolo, il termine stesso cattolico vuole dire universale. Dunque mi spiace, ma il titolo del sito “Riscossa ” associato a “cristiana”, suona come un ossimoro inconciliabile. IL Cristiano e’ un lottatore, che combatte tutta la vita, che quando cade o perde, si rialza e va alla riscossa e’ vero, ma il nemico “non sono le creature di sangue e di carne, ma gli spiriti del male”. L’unico nemico e’ il demonio, e per essere concreti, molto concreti, i nostri peccati. La nostra pigrizia, la nostra superbia, la nostra lussuria, questi sono i nemici da combattere. Chi perde di vista questo ha perso tutto della tradizione millenaria della chiesa.
Ma quale “orgoglio cristiano”? cosi trasformiamo Cristo nella Lazio o nella bocciofila locale. “Chi si vanta si vanti nel Signore”. E’ lui il nostro unico orgoglio, il fatto di essere salvati a caro prezzo, da qualcuno che essendo Dio ha pensato di farsi ammazzare per noi. E anche per quelli che non…
…lo conoscono.
Saluti
SR
Riconoscimento della piena legittimità del giudaismo, anzi, pieno riconoscimento della “verità” degli ebrei, in quanto pur sempre eredi dell’Alleanza divina? Ma quando mai! Tanto varrebbe dire che il cristianesimo è nato per sbaglio e che Cristo poteva risparmiarsi tanto l’Incarnazione che la Passione e la Morte sulla Croce: se il popolo eletto c’era già, e se la Rivelazione era destinata ad esso soltanto, perché mai Gesù si sarebbe preso la briga di fondare una sua Chiesa? Perché mai avrebbe raccomandato a san Pietro, ripetendoglielo per tre volte: Pasci le mie pecorelle?E perché avrebbe detto che ci sono altre pecorelle che devono essere raggruppate, affinché vi siano un solo gregge ed un solo pastore? Forse parlava per scherzo? Possibile che avesse voglia di scherzare su delle cose tanto serie?
Occhio qui perchè c’è la lettera di Pietro che tratta dell’olivo e dell’olivastro.
Inoltre Gesù non abolisce la Legge ma la compie.
Ad ogni modo se un “cattolico” crede che si possa votare a sinistra o movimento 5 stelle non sarà mica colpa del concilio ecumenico vaticano II ? O…