Estate 1962, Giovannino Guareschi è un giornalista cinquataquattrenne famoso in tutto il mondo. Uno scrittore geniale, ma troppo ingombrante per finire come opinionista in qualche giornale di regime. Aveva acquistato una casa in perenne costruzione, un po’ di terra e svariate macchine agricole che però doveva mantenere. Per farlo conosceva il metodo di sempre, il lavoro.
Accetta così di prendere parte a una pellicola prodotta dall’Opus Film, nella quale Pier Paolo Pasolini e Giovannino Guareschi avrebbero dovuto rispondere a questa domanda: «Perché la nostra vita è dominata dalla scontentezza, dall’angoscia, dalla paura della guerra, dalla guerra?».
L’idea del produttore è di accostare, mettendole a confronto, due idee opposte del mondo, della vita e della storia. Visioni diverse, certo, ma in qualche modo equiparabili, pensa.
Pasolini e Guareschi lavorano da soli, ognuno per conto proprio e ognuno pescando nel proprio mondo. Il risultato è molto diverso da quel che ci si aspettava: il primo tempo, scritto Pasolini, non riesce in alcun modo a reggere il confronto con il secondo, riservato a Guareschi. Là dove il poeta condanna il suo tempo rifugiandosi in un mondo arcaico, inneggia alle grandi rivoluzioni del pianeta aspirando a una redenzione su questa terra per opera dell’uomo e asseconda una retorica già vecchia negli anni Sessanta, il padre di Mondo piccolo delinea con lucidità impressionante cause e effetti della crisi dell’uomo moderno regala ai posteri una visione ancora fresca, ancora attuale del mondo e della storia. Guareschi non affida all’uomo il compito di redimere se stesso, ma a Dio e alla fede in Lui. Gesù Cristo è l’unica salvezza possibile contro il male di vivere, contro l’angoscia, contro la guerra e la paura della guerra. Un Gesù Cristo che si è fatto uomo per noi e che va rimesso al centro di ogni cosa, perché tutto possa tornare al suo posto: cinquant’anni fa, oggi, sempre. Basta guardare gli spezzoni del film che vi riproponiamo a partire da oggi per capire che può solo essere così.
3 commenti su ““La rabbia” – prima parte”
Ho sempre sentito parlare di questo film, ma non l’ho mai visto. Questa è una buona occasione per colmare la lacuna. Attendo le altre puntate perché mi pare molto interessante.
Meno conosciuto rispetto al resto della produzione guareschiana, ma fondamentale. Comte tutto quello che ha scritto Guareschi sul nostro tempo non invecchia anzi è sempre di attualità. Grazie per avercelo riproposto
Da non perdere. L’ho fatto vedere anche ai miei figli.