La nuova teologia padovana del genere – di Patrizia Fermani

La Professoressa M. Vighesso presenta una Giornata di Studio organizzata dal Centro di Scienze Religiose della Facoltà Teologica del Triveneto. Il tema è “La differenza di genere”. Tema che, come è noto, viene ora imposto dalla micidiale propaganda omosessista di cui è diventato la carta truccata da giocare su tutti i tavoli. (clicca qui per la presentazione della prof.ssa Vighesso e clicca qui per le iniziative proposte dalla Facoltà Teologica del Triveneto)

di Patrizia Fermani

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gayDunque verrebbe da pensare che esso venga approfondito in questa sede prestigiosa allo scopo di smascherare come la lobby omosessualista se ne serva già da tempo nel proprio disegno distruttivo della società.

Ebbene no.

Al contrario, la teoria della differenza di genere viene predicata e benedetta dallo stesso Direttore dell’Istituto don Gaudenzio Zambon, che sente il bisogno evangelico di elargirla anche ad ignari e sprovveduti. Era necessario.

Infatti, avverte la Vighesso, nel contesto europeo si è sviluppato ad un certo punto l’asfittico concetto di differenza sessuale “troppo legata alle differenze biologiche e corporee”. Osserviamo peraltro che la professoressa non ci dice né come né quando l’idea balzana per cui l’uomo è fatto in modo un po’ diverso dalla donna, con tutte la conseguenze del caso, possa avere offuscato le menti degli europei. E non ci dice neppure se per caso in continenti più fortunati del nostro tale idea non abbia attecchito minimamente. Adamo ed Eva si sono illusi subito, a quanto se ne sa, di essere stati fatti biologicamente diversi, se non altro perché questa era stata la strana idea del loro Creatore. Eppure non erano propriamente europei (almeno, sulla collocazione del Giardino primigenio non siamo ancora bene informati). Ma è anche vero che, secondo le direttive che guidano da queste parti l’insegnamento della religione nelle scuole, i racconti della Genesi appartengono alla mitologia cristiana. Tutta roba che per gli Istituti di scienze religiose diocesani è da mettere in cantina.

Dunque – dice la Vighesso – se in Europa eravamo ancora così indietro da credere che “maschio e femmina Dio li creò”, ecco che finalmente tra gli anni settanta e ottanta il mondo anglofono, che rimane sempre il nostro Liberatore di fiducia, ha sentito il bisogno filosofico di superare “le ristrettezze di una concezione che si limiti al dato biologico unicamente inteso nelle sue implicanze funzionali”. Sicchè è in questa nuova prospettiva che bisogna interpretare il Concilio laddove ha raccomandato di “educare le nuove generazioni a concepire la diversità innanzi tutto come amore per l’alterità, evitando dannosi riduzionismi”.

Ma a questo punto i nostri i studiosi delle scienze religiose non si avvedono che il discorso risulta piuttosto contraddittorio. Se da una parte bisogna impegnarsi a superare il concetto angusto di diversità suggerito dalla natura, in primo luogo con la differenziazione dei sessi, perchè poi ci si preoccupa tanto di valorizzare la diversità? Forse la smania prepotente per l’aggiornamento ha ancora una volta giocato brutti scherzi. E una certa confusione si è diffusa anche nelle stanze della Facoltà Teologica. In altre parole, poichè da che mondo è mondo tutta la realtà offre una gamma illimitata di oggetti diversi tra loro, una educazione alla diversità o non ha senso o ha a che fare con tutt’altra cosa.. Infatti, oltre i discorsi contraddittori e il fumo delle parole senza senso comune, pare proprio che si voglia andare a parare su quella normalizzazione della omosessualità in vista della quale è stata confezionata proprio la “teoria” del gender. Ed è qui, absit iniuria verbis, che casca l’asino. Perchè la teoria del gender non solo è una enorme sciocchezza logica e una falsità antropologica. Essa è la trovata pseudo “filosofica” con cui si tenta proprio dagli settanta e ottanta di normalizzare la omosessualità.

Quello che gli organizzatori del dotto incontro ignorano, o più verosimilmente fanno finta di ignorare, è che la nozione di “genere” è stata elaborata da medici che studiavano i disturbi della personalità di transessuali e travestiti e che il termine è stato letteralmente coniato dal famoso John Money, lo psicologo che lavorando nel dipartimento di endocrinologia pediatrica di Baltimora, convinse i genitori di un bambino che aveva avuto la resezione del pene per un incidente chirurgico a crescerlo come una femmina. Il risultato dell’esperimento fu, come è noto, che il “paziente”, divenuto adulto, si suicidò. Il dottor Money è morto nel 2006, e di certo non è da annoverare fra i pilastri irrinunciabili del pensiero filosofico, come pare pensare la Vighesso; come non lo è la schiera di clinici, sociologi e ideologi che, sulla scia dei precursori, hanno preteso di cancellare la realtà umana attraverso categorie artificiali, con tanta aggressiva virulenza da intimidire le menti più fragili e sprovvedute. Né più né meno di quanto cercavano di fare gli illusionisti che giravano le piazze dei villaggi in tempi meno colti dei nostri.

Tuttavia non sarebbe bastata una teoria messa in piedi da alcuni clinici che cercavano di dare spiegazioni paralogiche alle realtà psicoanalitiche con cui avevano a che fare per trasferire i disturbi sessuali sul piano della normalità sociale dei comportamenti. Per una normalizzazione e poi per una promozione sociale dell’omosessualità e dei suoi derivati occorreva farne anche una realtà giuridicamente rilevante. Bisognava passare dalla normalità e della libertà della pulsione, predicata con la teoria del gender, al diritto alla pulsione. Per fare questo il momento era quanto mai propizio. Infatti nel frattempo, nel grande calderone dei c.d. diritti umani, il concetto di “diritto” da giuridico è diventato politico, e ha perso ogni contorno preciso. Diritto è diventato, in una società edonista e ideologizzata allo stesso tempo, ogni aspirazione individuale che possa essere sostenuta politicamente. Come è stato osservato, anche il desiderio ha ora la possibilità di essere elevato a diritto, se spendibile in campagna elettorale e propagandato mediaticamente come valore.

Forte di questa torsione del “diritto” e della sua manipolazione, anche la teoria del gender ha trovato un terreno di espansione: il tutto è diventato la formidabile macchina da guerra del movimento che patrocina l’omosessualità in campo internazionale. Anche perché è riuscito a penetrare negli uffici governativi – in particolare in quelli che hanno a che fare con la Pubblica Istruzione, o che agiscono in sua vece (Pari Opportunità, UNAR) – a e a condizionare i programmi scolastici dalla scuola materna all’Università. (per i manuali UNAR per la scuola primaria, CLICCA QUI, per la scuola media CLICCA QUI , per il liceo CLICCA QUI  . Per un articolo su questo tema, clicca qui)

Ma ora anche una parte purtroppo cospicua della Chiesa, che è sempre ansiosa di essere al passo coi tempi e spasmodicamente tesa all’aggiornamento, vuole prendere parte alla kermesse. Essa promuove la diffusione di quella che ritiene avere la dignità di una imprescindibile dottrina filosofica. Dopo il pensionamento e l’oscuramento di S. Tommaso, soltanto John Money sembra all’altezza del cattolicesimo del terzo millennio. Per dargli ospitalità basta estrapolare a caso qualche passo evangelico da interpretare ad usum delphini, parlare di rispetto della diversità (quella che è però uno stereotipo inaccettabile se riguarda la differenza biologica tra maschi e femmine, come dice la Vighesso), condire tutto con l’amore che tutto copre, e il gioco è fatto. E’ pronto il piatto caldo da servire a quei cattolici che avrebbero ancora qualche remora a far sottoporre i propri figli alla propaganda omosessualista, o a votare in Parlamento la legge che farà di omosessuali e affini una specie protetta (e di tutti gli altri degli efferati persecutori).

Ecco dunque che, a dare sostegno morale e teologico all’illusionismo messo in campo dalla lobbistica omosessualista internazionale, viene proprio l’illuminato centro padovano di studi religiosi.

Infatti la professoressa Vighesso ci informa che “il tema sollecita a pensare cristianamente la nostra identità, per maturare una coscienza credente capace di dialogo trasparente e libero con il mondo contemporaneo”. Perchè il problema attuale più impellente è quello della liberazione dal “totalitarismo del sé”, che si esprime nelle varie forme di omofobia, razzismo e violenza sulle donne. Insomma, con la teoria del gender che ha dato tanti generosi frutti, potremo finalmente entrare in sintonia col pensiero antropologico contemporaneo, che trova nella promozione ecumenica della omosessualità il suo punto di forza e che è felicemente assunto dalla teologia cattolica di avanguardia come valore.

La presentazione si conclude con la citazione illuminante dell’immancabile (per i teologi padovani) Bonhoeffer: “la libertà e la condizione di creatura sono ancorate nella creazione dell’altro essere umano: nell’amore”). La cui chiarezza e pertinenza diventano palesi soprattutto se la si legge in vista delle finalità che il Centro Sudi Teologici sembra proporsi.

8 commenti su “La nuova teologia padovana del genere – di Patrizia Fermani”

  1. Grazie per la denuncia: il peggio è che la professoressa è anche una suora. Siamo veramente a posto. Bè, meno male che i Vescovi del Triveneto sono stati chiari, riguardo ai rischi della teoria del gender: chissà se fossero stati vaghi!
    Mi informerò su cosa succede a Milano: spero di non avere sorprese del “genere”…

  2. Normanno Malaguti

    Si può commentare la follia? l’opaca follia che non vuol più saper più distinguere il bene dal male?
    Son queste le novissime porte aperte sulla Grande Apostasia di paolina memoria?

  3. Sempre di una chiarezza esemplare la dott.sa Fermani. Grazie del contributo.
    Ecco che succede quando il pensiero diventa un puro esercizio avulso dalla realtà, quindi ideologia. E alla fine genera mostri. Ma qualcuno non ne ha avuto ancora abbastanza….

    Comunque tira un’aria strana dalle parti di Padova (e all’est, in genere…), ormai da troppo tempo. Che Sant’Antonio si sia trasferito altrove ?

  4. Riccardino Paniz

    Dall’opera GETSEMANI, ahimè misconosciuta, del mai abbastanza compianto Card. Siri:

    Questi tre orientamenti caratteristici, ariano, pelagiano e modernista, si trovano combinati più o meno coscientemente, con più o meno sottigliezza ed anche a volte astuzia, in un amalgama speculativo senza contorno preciso e senza riferimenti fondamentali, che serve di base per una precipitazione verso l’umanizzazione integrale di tutta la religione. Questo amalgama costituisce una specie «d’iniziazione» nuova di origine protestante, che si fa sentire in tutti i campi e in tutti gli ambienti. Molto significativa, per esempio, è la reazione del teologo protestante Oscar Cullmann , osservatore luterano al Concilio Vaticano II:
    «Se mi è permesso, come protestante, di fare questa costatazione, direi che da allora (il Concilio Vaticano II) certi ambienti cattolici, ben lungi dal lasciarsi ispirare dalla necessità di osservare i limiti dell’adattamento che non vanno superati, non si accontentano di cambiare le forme esteriori, ma prendono le stesse norme del pensiero e dell’azione cristiana, non dal Vangelo, ma dal mondo moderno. Più o meno inconsciamente, seguono così i protestanti, non in ciò che hanno di migliore, la fede dei Riformatori, ma nel cattivo esempio che loro offre un certo protestantesimo, detto moderno. Il grande colpevole non è il mondo secolarizzato, ma il falso comportamento dei cristiani riguardo a questo mondo, l’eliminazione dello «scandalo» della fede. Si ha «vergogna del Vangelo». (Rom. I, 16)».

  5. Finchè la Chiesa (quella del Vangelo autentico) non prende provvedimenti contro chi, nonostante, porti un abito sacro rema contro, hai voglia che i comuni fedeli aprano gli occhi!!

  6. Giorgio Rapanelli

    Che dice il Papa? Forse, mi è sfuggito… E’ chiaro in proposito? Gesù ricorda che Dio li creò maschio e femmina e che sarebbero stati – uniti – un unico essere. Ovviamente si può comprendere l’amore tra persone dello stesso sesso. Sono però anormali, in quanto sono incapaci con la loro unione di procreare. Con l’amore si giustifica tutto? Allora, con l’amore per un cane, o un cavallo, o un somaro, si giustifica pure il rapporto sessuale tra un essere umano e un essere animale?
    Si tenta ormai di abbattere tutte le barriere. Ma pure il gioco della vita ha bisogno di barriere entro cui esercitarlo, come il gioco del pallone. Ad esempio, un campo di calcio con le sue regole. Senza più barriere non c’è gioco, ma confusione. Se un campo di calcio non fosse limitato dal suo perimetro e dalle sue regole, non avremmo il gioco del calcio, ma una confusione in cui si tirano calci e si manda il pallone da tutte le parti, senza raggiungere lo scopo.
    Quindi, il Papa apra la bocca e dia disposizioni chiare e senza zone d’ombra, se non ha deciso di distruggere la Chiesa Cattolica.

  7. Non bisogna restare con le mani in mano (cioè con l’articolo in mano), bisogna agire! Ci sono ancora 10 giorni di tempo per fermare questo orrore o, quantomeno, per correggere la rotta della discussione. Chi abita nelle vicinanze, parli con la professoressa Vighesso, la aiuti a confrontarsi con la Volontà di Dio. E se la professoressa non demorde, chiedete l’aiuto del Vescovo del luogo, ci pensi lui a bloccare tutto!

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