Il “nuovo vocabolario” serve a creare schiavi: schiavi anzitutto dal punto di vista mentale e spirituale, quindi psicologico, infine fisico.
di Massimo Viglione
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Omofobia, xenofobia, islamofobia, femminicidio (maschicidio però no), ministra, assessora, presidenta, giudicia, identità sessuale, gay, identità di genere, sesso biologico, disturbo di genere, disforia di genere, “io sono etero”, migranti, “pregiudizi” di ogni tipo, “tavolo interreligioso”, multiculturalità, “ruolo della donna”, ecc. ecc.
Il nominalismo era una dottrina di radici gnostiche condannata dalla Chiesa nel Medioevo. Detto al massimo del semplicismo concettuale, era il tentativo ereticale di sostituire la realtà con il “flatus vocis”, con un concetto cui non rispondeva realtà effettiva.
La menzogna ideologica, insomma.
Perché chi adopera tali strumenti di coercizione di massa sa bene che “le parole sono macigni”, che influiscono pesantemente sulla mente umana, a volte perfino più delle realtà stesse. Cambiando le parole o il significato delle parole, si cambia non la realtà, ovviamente, ma la percezione ideologica e psicologica della realtà da parte dell’individuo e della società intera.
Per fare l’esempio più noto ed eclatante, basti pensare al cambio di significato che fu dato ai tempi dell’illuminismo e della Rivoluzione Francese ai termini “libertà”, “uguaglianza”, “democrazia”, “popolo”, ecc.
Da lì si è partiti, e non si è più finito. Quando sono in corso epocali rivoluzioni – politiche, religiose, sociali oppure anche solo intellettive e morali che siano – ecco che compare sempre un nuovo vocabolario.
Oggi il nuovo vocabolario del nulla istituzionalizzato è molto ricco e cresce ogni giorno e ogni giorno determina cambiamenti sulla mente delle persone, specie delle più deboli, distratte, ingenue o semplicemente opportuniste.
E così cambia la società. E così cambia la nostra vita. E così cambiano i bambini anzitutto e con loro il futuro di tutti, della storia stessa dell’umanità.
E siccome il cambiamento in corso è epocale e di una sovversività senza fine, occorrono molte parole sovversive e vuote, un perfetto nominalismo rivoluzionario finalizzato a distruggere l’ordine spirituale, morale, politico, socio-economico e anche etnico-antropologico del mondo intero.
Quei termini di cui sopra, più tanti altri che si potrebbero ricordare, servono a creare schiavi: schiavi anzitutto dal punto di vista mentale e spirituale, quindi psicologico, infine fisico. Il fatto che tali nominalismi siano supportati dalla legislazione totalitaria (ovvero che chi vi si oppone è un mostro sociale e rischia la galera pure: provate a dire che siete omofobi o xenofobi) è riprova incontrovertibile di quanto stiamo affermando, ovvero del loro compito di creare schiavi.
Chi pensiamo che siano gli schiavi?
Se non ci turba, per svariate ragioni, il fatto di divenire schiavi, almeno turbiamoci per i nostri figli e nipoti, che lo stanno diventando fin dalla nascita e pertanto non capiranno mai di esserlo.
Questo pensiero almeno dovrebbe turbare e non poco. A me turba. E rimanere turbati non è sufficiente. Occorre reagire. E subito. E tutti.
24 commenti su “La nuova lingua degli schiavi – di Massimo Viglione”
Come ebbe a dire Agostino Sanfratello, citando San Tommaso, la Verità è come una fortezza inespugnabile. Aggiungeva che la menzogna imita una caratteristica della Verità: la stabilità. Una bugia ripetuta innumerevoli volte, rischia di diventare stabile, accettata. Ora, noi sappiamo da chi proviene la menzogna e, sovente, essa è la caratteristica portante di quell’azione profondamente satanica che si chiama propaganda. Bisogna avere una formazione forte per essere immuni dalla propaganda imperante, violentemente più diabolica di quella di ieri, magari dei regimi totalitari. Questa propaganda sforna nuovi lemmi, contenenti le sfumature che inducono a un disorientamento di fondo. A causa di questo ‘grigiore’, le cui sfumature, magari, sono più di cinquanta, le difficoltà riscontranti sono molte, inducendo all’accettazione dei stessi lemmi.
Lei ha colto nel segno, caro Prof. Quando irrompono gli artigli delle nuove rivoluzioni, essi sono sempre preceduti dal nuovo vocabolario (magari ideato oltre oceano).
Questo suo articolo, caro Prof, mi induce a considerare un altro aspetto. Sono passati cinquant’anni dalle teorizzazioni dei guru di ieri, improvvisati maestri di una moltitudine di abbagliati, i quali si illusero del l’imminente fine ciclo di uno stato di cose decadente. Tutto falso. Al peggio non c’è mai fine. Si considerò l’invito a cavalcare la tigre. Dopo cinquant’anni di tigri ce ne sono volute tante e comunque sono tutte morte! Lei si è chiesto dove sia John Weyne. Quello non è mai esistito, magari figura della propaganda anch’egli. Ma, peggio ancora, non c’è più neanche Clint Eastwood dei film leoniani, archetipo dell’individuo assoluto, l’indifferenziato per antonomasia, il vero archetipo del cavalcatore di tigre. All’epoca c’erano solo i Rojo e i Baxter, oggi ci sono i Francesco, le Boldrini, le Cirinnà, i Renzi, i priori più o meno farlocchi, i Cacciari, i Scalfari (un uomo che viene da molto lontano) ecc… Stare nel mezzo è una cosa impossibile.
Certo, questi serpenti lavorano per idiotizzare il cervello del popolo-bue inebetito davanti alla tv spazzatura o al proprio smartphone, ma soprattutto puntano a traviare i bambini in modo che le nuove generazioni ereditino la loro immondizia etica e morale. Per loro noi non siamo un grosso problema: ci stiamo estinguendo…!
Io sono stata a Roma due giorni:in treno, dove un tempo si chiaccherava tranquillamente con i compagni di posto, tutti imbesuiti davanti allo smart:idem poi per strada e in albergo!Ormai è una droga, come il porno in internet, fatta per creare schiavi.
Non faranno a tempo
Sono d’accordo! “Ma Dio aveva altri progetti”…
il ragionamento non fa una grinza,resta un però:mi sembra che da un periodo a questa parte ,in tutti i campi ,in tutti i settori e soprattutto in ambito morale e religioso,ma non solo,si stia perdendo il concetto di responsabilità individuale;sembra quasi che l’essere umano narcotizzato da realtà preternaturali,sia giustificato nell’ accettare qualsiasi cosa venga proposto-imposto da un pensiero globale-massonico per una incapacità di intendere e volere.In realtà il singolo individuo, che ha abdicato alla capacità razionale di scegliere attraverso criteri che per duemila anni avevano caratterizzato la nostra società,ha demandato allo stato di determinare ciò che è bene e ciò che è male:leggi inique sono state tranquillamente accettate da presunti cristiani(aborto,divorzio ecc) così come con entusiasmo si applaude alle innovazioni morali teologiche della nuova chiesa perchè più consone alla nuova (im)morale vita del cristiano maturo.In definitiva oggi è schiavo di questa società solo chi vuole esserlo e non accetta più la vera libertà offerta dal sacrificio di Cristo in croce!!
il nuovo ordine mondiale orwelliano marcia incessantemente e tentando di schiacciare sistematicamente ogni resistenza…
bisogna reagire è vero..
ma potremo riuscire a resistere solo grazie al Suo aiuto! Da soli, altrimenti, rischiamo di rimanere voci che gridano nel deserto la cui consapevolezza morirà col suo portatore.
M. Viglione: “Cambiando le parole o il significato delle parole, si cambia non la realtà, ovviamente, ma la
…………….. percezione ideologica e psicologica della realtà da parte dell’individuo e della società intera”.
Esattamente, dr. Viglione. Esempio eloquente ne è il recente gioco che si è fatto con i termini ‘sesso’ e ‘genere’: da sinonimi quali sono sempre stati e sono, sono diventati antinomi con ‘genere’ avente una novella, inesistente, ideologica facoltà ‘volitiva’ contrapposta al ‘sesso’.
E l’imbroglio è bello e fatto e riuscito!
Ma perchè un imbroglio possa essere di cosí facile realizzazione, occorre che la Ragione sia MENOMATA della sua cruciale facoltà CRITICA. E questa è stata, purtroppo, la condizione Umana attraverso la Storia, l’Umanità essendo sempre andata avanti, di generazione in generazione, attraverso l’utilizzo della ‘memorizzazione’, MAI attraverso la piena utilizzazione della Ragione in possesso pieno della sua funzione CRITICA.
Ragione ( e Fede ): due facoltà divine dell’Uomo inspiegabilmente DANNEGGIATE!
La facoltà critica, come tutte le facoltà, ha bisogno di essere esercitata per poter ben funzionare. E si esercita al meglio, se si ha una chiara nozione di bene e di male, di bello e brutto, di buono e cattivo, di vero e falso. La sana dottrina lo insegnava a tutti semplicemente, come la scuola insegnava a scrivere bene, a leggere bene, e a far di conto bene. Poi si pensò che, per far meglio, bisognasse stimolare tutti dalla culla in poi, alacremente. Mentre si stimolava, si lasciava cadere l’esercizio quotidiano prosaico e non stimolante. I cattolici lasciarono cadere l’esame di coscienza serale quotidiano, ad esempio. Se solo lo riprendessero, sul serio, all’impronta sarebbero in grado di un giudizio retto e spedito. Parimenti, se i giovani fossero meno stimolati potrebbero essere più concentrati e dediti allo studio- lavoro che è dovere e diritto per poter domani giudicare e scegliere senza essere manipolati via droga, sesso, musica e pallone.
L’iperstimolazione in effetti è un problema sottovalutato, manca sempre il tempo di PESNARE, di stare a u per tu con i propri pensieri
Quello che possiamo fare è non usare queste parole, pane al pane e vino al vino. Se uno è ladro, è ladro, se uno mente, mente, se uno vuole intimidire, tizio sta cercando di intimidirmi, le banche non sono in sofferenza, le banche sono in perdita, i migranti sono persone che spesso sono messe sui barconi a bastonate o stanno fuggendo, a volte, da guerre e le guerre si possono ridurre, volendo, con gli embarghi e con il solo commercio legale delle armi, per esempio. Siccome il buon governo si fonda su vera pace e vera giustizia se non si è capaci di governare onestamente senza mentire, senza rubare, senza intimidire, si cambia mestiere, per esempio. La battaglia comincia nel quotidiano di chi, davanti a Dio Uno e Trino, cerca di non usare più questo linguaggio, di spegnere radio e televisione quando viene usato, di non comprare i giornali e libri spazzatura.Ognuno di noi è responsabile delle parole che usa da solo, con i suoi e con estranei. Questa è la battaglia da non perdere; tutti quelli che stanno leggendo sono in grado di combatterla ed invitare a questo combattimento altri.
Per i “migranti” basterebbe poco:dire chiaro in sede internazionale che non possiamo prenderne più perché non c’è lavoro e denaro e abbiamo i nostri poveri.Chiudere Frontex, dove 20 navi tutti i giorni li vanno a prendere quasi a casa.Mettere navi da guerra che li accolgano ma chi non ha documenti sia riportato da dove è venuto.Guardare come fanno Australia o la Spagna.Quasi tutti questi negri sono clandestini dei quali non sappiamo niente in cerca di fortuna, giovani e robusti e con soldi.Il viaggio costa!Scappano dalla guerra e chi la combatte allora?Ma tutto è contro, gli affaristi, le coop, le Caritas, il papa e le anime belle.E l’invasione continua abbiamo già speso 12 miliardi che potevano servire per opere, dare lavoro, aiutare i nostri poveri e i pensionati poveri.Vi rendete conto?
Infatti si possono chiamare “migranti”, commento, ma non si possono più chiamare “clandestini”. Ecco un altro esempio di neolingua.
Piano Kalergi (1894-1972) – nobile austro-giapponese (!), massone della loggia “Humanitas” di Vienna, eutore della proposta di usare l’ “Inno alla gioia” come inno degli Stati Uniti d’Europa.
https://it.wikipedia.org/wiki/Richard_Nikolaus_di_Coudenhove-Kalergi
I Musulmani -neri o non neri- sono i più preziosi per l’attuazione del piano, perché animati da originario furore anricristiano
“Migranti” è uno sputo alla grammatica italiana! Quando l’azione è stata compiuta ed è finita si usa il PARTICIPIO PASSATO! Non il participio presente! altrimenti pure io potrei esser definita migrante ogni volta che muovo le gambe!!!
Son arrivati qua? si chiamano immigrATI! che poi sarebbe da aggiungerci l’aggettivo CLANDESTINI, solo che vengono così sfacciatamente alla luce del sole con noi che pure li andiamo a prendere, che di clandestino rimarrebbe pure poco…
Ovvio che questo “migranti” lo si usa con la precisa volontà di far credere a noi poveri cretini che “sì…sbarcano qua, ma in realtà vogliono arrivar nel resto d’europa, per cui sono “ancora in viaggio” e quindi migraNTI”, per cui “non serve lamentarsi, è solo una cosa temporanea finché non se ne andranno al di là delle Alpi”. Come se non lo sapessimo che tanto alla fine è qui che rimangono ed è qui, con i soldi nostri, che li dobbiamo mantenere
E più particolarmente, cara Giulia, si usa “migranti” per inculcare l’idea che si tratti di “Ondate umane mosse dalla Storia, come gli uccelli migratori sono mossi dalla Natura”. Materialsmo massonico: gli esseri umani come pedine, o ingranaggi, o formichine.
La stessa Massoneria, notiamo, che causò l’ammassamento di milioni di spiantati (resi tali dalla M. stessa) in America a fine Ottocento, a Milano, Torino, in Germania e Belgio negli anni ’50 e ’60; a Londra e in Paesi lontani oggi
E’tutto spaventosamente vero.Ma reagire come?Ormai se usi le vecchie parole sei messo al bando come fossi un buzzurro, un cretino, uno contro la società… provate a dire “negro” per esempio, termine usato da secoli anche dai grandi scrittori, che viene dal latino niger… e significa Nero.Ma devi dire Nero, che è la stessa cosa di Negro ma se no sei razzista.Ormai con questo aggettivo ti chiudono la bocca su tutto, se non dici che le culture tribali, che non hanno mai prodotto niente, sono uguali a quella occidentale che ci ha dato Aristotile, Pitagora, Leonardo, Galileo ecc., le maggiori conquiste della scienza e dell’arte, sei razzista! E sei messo al bando. E intanto continua l’invasione di negri islamici, accolti con gioia, che diverranno i nostri padroni.
Tu rispondigli che è più corretto dire “negro” in quanto dire “nero” si riferisce proprio al colore della pelle e quindi è ancora più discriminatorio di “negro” che invece si riferisce all’origine etnica, così come euroasiatico
Infatti lo faccio sempre!Ed vero:nero è offensivo come se a me dicessero Bianca!
Io sono fissato, ma il problema è uno solo e sempre lo stesso, l’accettazione della Verità.
Verità che non può essere un prodotto di natura umana ma solo trascendente. Altrimenti sarebbe confinata nel tempo e nello spazio come l’uomo, variabile come l’uomo e quindi non potrebbe essere tale. Due verità distinte o sono identiche nella sostanza e dunque comunque una, oppure almeno una delle due è farlocca.
Il mondo di oggi rifiuta l’unica Verità che è Cristo, e per contentarci ci dà in pasto un milione di verità diverse, ognuna disegnata sulle singole esigenze personali. La Verità non è diventata altro che una categoria merceologica. Qualsiasi abominio è giustificato da una specifica verità. È il soggettivismo il nemico più pericoloso dell’uomo, si fonda sull’orgoglio, in due parole è il Peccato Originale.
Questo per dire che cosa? Che è perfettamente inutile pretendere giustizia senza Verità. Che senza Verità non ci sarà mai pace perché ciascuno in forza della propria si sente legittimato a prevaricare l’altro.
INOMMA: senza Cristo non…
Bellissimo articolo, grazie professore! Dobbiamo ricordare il giusto significato delle parole, perché si cambiano le parole per cambiare il significato. Mi viene in mente la parola “aborto procurato”. Per banalizzarlo al fine di produrre una legge che lo autorizzasse, si cambiò la parola ‘aborto’ con ‘interruzione della gravidanza’, poi semplificando con una sigla ‘IVG’ (la legge 194). Ma interrompere un’azione vuol dire riprenderla successivamente. Riguardo la gravidanza vuol dire sì che si potrà riprendere, ma quel bambino è morto, è stato ucciso e quel bambino non ritornerà in vita. Ecco che si è voluto cancellare dalla coscienza della donna e di chi collabora all’aborto la presenza del figlio. La gravidanza si potrà riprendere, ma con un altro figlio. Ricordo un episodio che mi è stato raccontato. In un ospedale è ricoverata una mamma che ha perso un bambino (un aborto spontaneo). Sta piangendo. Una persona, per consolarla le dice: “Signora, non pianga così, è ancora giovane, potrà avere un altro bambino!” Lei risponde: “Sì lo so che potrò avere un altro bambino, ma io piango per questo bambino che non ho più”.
Brava signora!
Come il Divorzio -tipico del libertinismo settecentesco- ha voluto “liberare” l’uomo dalla donna, così l’Aborto -tipico del materialismo ottocentesco- ha voluto “liberare” la donna dal bambino.
Ognuno SOLO, stravolto, arrogante, lontanissimo da ciò che può “frenare la sua corsa verso il cielo”. Ma quel tipo di cielo (quello degli Uomini e delle Donne Superiori: i Campi Elisii, Champs Elysées) è in realtà l’Inferno
parole vere e sante.