di Lino Di Stefano
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La letteratura su Caio Giulio Cesare (100-44 a.C.) è, naturalmente, sterminata e il volume di cui stiamo per occuparci – ‘Calpurnia, l’ombra di Cesare’ (Leone Editore, Milano, 2015) – s’inserisce a meraviglia tra i migliori lavori dedicati al dittatore sebbene il menzionato libro si presenti in forma romanzata e sembri privilegiare più la quarta consorte che il grande generale e politico romano.
Affermiamo subito che siamo di fronte ad una vasta ricostruzione delle vicende che videro interprete indiscusso lo scrittore dei ‘Commentari’ e ribadiamo, inoltre, senza ambagi, che l’Autrice, Sonia Morganti, ha operato un affresco talmente ampio degli avvenimenti in oggetto da meritare un plauso, senza esagerazione, sincero, intenso e indiscutibile. Consenso anche letterario, visto che l’Autrice si esprime in un’ottima lingua italiana.
La materia affrontata dalla narratrice non era assolutamente agevole, per i motivi predetti, ma essa è riuscita nell’intento di fornire ai lettori una scala ricchissima – quantunque immaginaria, ma sempre aderente ai fatti – di considerazioni rilevanti e degne di nota. Rimasto vedovo, Lucio Pisone aveva trovato sollievo nella figlia Calpurnia la quale, come scrive la Morganti, “si era trovata a essere la prima donna della casa”.
Pisone – persona normale e con l’unica aspirazione di una vita tranquilla – aveva scelto una bella località, Ercolano, non lontana dal mare, per costruire la propria villa dove la figlia preferiva ascoltare sia il filosofo Filodemo che il poeta Lucrezio, entrambi, secondo la stessa, “non uomini, ma creature di un mondo ideale”.
Il primo, intento nelle ricerche speculative, il secondo, al contrario, impegnato in lunghe passeggiate sia per registrare ogni particolare, sia, ancora, per indagare sui fenomeni – anche, apparentemente, più futili – e fornire le risposte più plausibili agli eterni quesiti della natura.
Nel frattempo, Pisone aveva offerto la figlia in moglie a Cesare per cementare le due famiglie, tant’è vero che Calpurnia era venuta ad abitare per un periodo a Roma, in casa di Aurelia, madre di Cesare e donna dai sanissimi princìpi ispiranti tanta soggezione. Nel frattempo anche Valerio Catullo, pregato da Cornelio Nepote, accettò di incontrare la futura moglie di Cesare mentre anche Catone, Varrone e Cicerone si chiedevano chi fosse veramente il maggior esponente della ‘gens Iulia’.
Dopo il matrimonio, iniziarono le assenze di Cesare, affaccendato sui vari fronti di guerra, tant’è vero che Calpurnia trovava un po’ di sollievo soltanto nella corrispondenza con Lucrezio affermando, per un verso, di trascorrere tutti giorni nella monotonia generale e rilevando, per l’altro, che “noi non siamo che ombre, viviamo in funzione della sua luce: quando lui c’è appariamo”.
Molteplici sono i personaggi del libro in questione e, tra i tanti, non poteva mancare, Pompeo sconfitto da Cesare a Farsalo nel 48 a. C., pur essendogli, quest’ultimo, genero perché padre di Giulia, moglie dell’avversario. Gneo Magno, dopo la disfatta, fuggì in Egitto, ma Cesare l’avrebbe perdonato se il re Tolomeo non gli avesse fatto tagliare la testa.
Cesare informò Roma del misfatto compiuto ai danni di Pompeo e, sottolinea l’Autrice, “la morte indegna di Gneo Pompeo” offese tutti per il semplice motivo che egli “era un generale di Roma e una persona che aveva incrociato le loro esistenze”. Intanto, Cesare non tornava e Calpurnia cominciò a preoccuparsi, ma, finalmente, arrivò a Roma la notizia della nascita di Tolomeo XV, figlio di Cleopatra e Caio Giulio; notizia che sconvolse Calpurnia la quale così pensò: “Non è la donna che mi ferisce. E’ il figlio”.
Alla fine di ottobre del 46 a. C., il comandante rientrò a Roma – comunicando alla moglie che, per effetto della nascita di Tolomeo XV, il regno d’Egitto, sarebbe stato annesso a Roma, “senza guerre e con una transazione” – e celebrò il trionfo decidendo, contemporaneamente, di ripartire per sottomettere i Parti, ma col dissenso di Calpurnia convinta che una guerra è sempre una guerra.
Si avvicinava, in quel mentre, il mese di marzo che, a detta della Morganti, “richiedeva impegno: bisognava avere la pazienza di seguire i cambi di umore per ricevere i suoi doni” con Cesare sempre pronto per una nuova partenza e con Calpurnia ognora preoccupata del futuro del marito; futuro che si concretizzò il 13 marzo allorquando essa supplicò Cesare di non recarsi in Senato visto, parole sue, che c’era “qualcosa di grosso che si muove”.
Bruto, Cassio e i loro complici, infatti, avevano provveduto ad eliminare Cesare dopodiché Calpurnia prese lo stilo e così scrisse, tra l’altro: “La congiura in cui Cesare morì fu progettata male: molti erano stati gli indizi che avevo raccolto, senza nemmeno troppa fatica (…). Cesare fu avvisato più volte” (…) scegliendo di “andare lo stesso in Senato, certo che la fedeltà dei suoi seguaci l’avrebbe protetto (…). Ho adempiuto il mio dovere di moglie con onestà, modestia e tenacia”.
Solo molti anni più tardi, Lucio Calpurnio Pisone, dopo aver rinvenuto tale scritto della sorella decise di farlo leggere ad Ottaviano Augusto, il quale gli consigliò di distruggerlo; partito per Ercolano, il giovane pregò la nipote di Flora, ancella della sorella, di custodirlo bene in Italia o “regalarlo al primo che passa”. Conclude l’Autrice: la bimba “era sicura che crescendo avrebbe capito molti misteri e anche ciò che ora le sembrava immenso avrebbe riacquistato proporzione”.
Questi, in breve – dato che il lavoro supera le 300 pagine – i punti basilari di un libro romanzato che, nell’ossequio dei dati storici, offre al lettore una ricostruzione precisa e documentata non solo della vita di Calpurnia e di Cesare, ma pure di un periodo tra i più salienti della storia di Roma.
3 commenti su “La moglie di Cesare – di Lino Di Stefano”
Grazie per la segnalazione e la recensione del libro visto che sono molto interessato ai romazi storici. In futuro vi prego di segnalare altri buoni libri che possano nutrire la nostra anima. Grazie ancora.
Sì, sono d’accordo con Nicola. Segnalateci dei libri che possono nutrire la nostra cultura personale e che ci elevino.
Mi unisco a Nicola nel chiedervi la stessa cosa. Grazie.