di Marisa Orecchia
Rientra da sempre nel trito armamentario radicalfemminista l’accusa ai pro life di criminalizzare le donne che abortiscono. Che a farlo sia adesso Carlo Casini in un’intervista rilasciata a Stampa.it, commentando la marcia per la vita che il 13 maggio a Roma ha visto la partecipazione di 15.000 tra famiglie con bimbi, volontari, preti, suore, aderenti a più di 150 associazioni pro life italiane e straniere e un Cardinale di Santa Romana Chiesa, lascia un po’ straniti. Sì, proprio non si capisce come mai l’eterno leader del Movimento per la Vita si sia lasciato andare a un tal commento.
Le marce per la vita sono da tempo una consuetudine in altri paesi, da quella di Washington, la madre di tutte le marce, data la moltitudine a cinque cifre che aggrega, a quella di Parigi, a quella del Belgio, della Croazia, tanto per citarne qualcuna. Saranno tutte frequentate da biechi colpevolizzatori e aggressori di donne? O questa caratteristica si attaglia solo a quella di domenica 13, che, a chi c’era, è parsa così bella, così gioiosa, così commovente?
Mancava, è vero, l’imprimatur di Carlo Casini, il quale invece, per far memoria dell’approvazione della legge 194, ha escogitato per la domenica successiva, il 20 maggio, una manifestazione che ha ben due meriti. Essendo infatti programmata al chiuso dell’Aula Paolo VI, non rischierà di turbare l’opinione pubblica né di suscitare nei passanti, come farebbe invece una marcia, qualche dubbio o un ripensamento su una legge che in poco più di trent’anni ha ucciso 5 milioni e mezzo di bambini.
Non si sa mai che i cartelli contro l’aborto e contro la legge 194, che lo legalizza, provochino qualche soprassalto di coscienza a qualcuno.
Inoltre, l’iniziativa che prenderà il via nel corso della manifestazione nell’Aula Paolo VI è una raccolta di firme in almeno sette degli stati membri dell’Unione Europea per ottenere dalla Commissione la possibilità di chiedere alle altre Istituzioni europee la cessazione delle sperimentazioni sugli embrioni umani. Ottima ed encomiabile iniziativa – alla quale parteciperemo senz’altro firmando e raccogliendo firme – che tra l’altro ha anche il merito di non turbare gli equilibri della politica italiana e del nostro parlamento al quale non possiamo certamente chiedere in questo momento (ma quando mai è venuto il momento?) di occuparsi dell’aborto volontario e della 194.