dopo aver letto, il mattino dopo la sua pubblicazione, l’articolo del Prof. Viglione “La luce che manca”, sento veramente il bisogno di piangere sulla sua e sulla tua spalla, perché sono una cattolica “bambina”, apostolica, romana fino al midollo, attaccata visceralmente alla sua “Mater et Magistra”, che vede questa sua Madre perdere lucidità e forze al pari di una madre terrena che si avvicina alla fine della vita.
E come una figlia devota e affezionata non può non provare un grande dolore nell’assistere all’inevitabile decadenza fisica della propria madre terrena – che ricordava così come ella era stata durante la propria infanzia, e cioè bella, forte, sana e sicuro punto di riferimento – così io non posso non provare un pari dolore nell’assistere impotente alla confusione che oggi regna nella Chiesa di Cristo. Ma questo dolore è aggravato, per di più, dalla certezza che questa decadenza storica, epocale, morale, dottrinale, pastorale, non è affatto fisiologica e ineluttabile al pari della vecchiaia umana, ma è prodotta da una forza misteriosa (devo pensare al demonio … ?) che sta facendo di tutto per distruggerla e un sintomo preciso di tutto ciò il Prof. Viglione lo ha individuato in quella finestra del grande palazzo apostolico di Roma che ora è sempre buia, mentre una volta era costantemente illuminata e ci ricordava che il Vicario di Cristo era sempre lì, a lavorare e a pregare per il gregge che gli era stato affidato.
E’ vero: quella luce – alla quale anche io attribuisco un potente significato simbolico che non contrasta affatto, secondo me, con la scelta di uno stile di vita “povero” da parte del Papa – sembra si sia spenta perché colui che, tenendola accesa, ispirava al Prof. Viglione e a me, umilissima cattolica “bambina”, un immenso conforto spirituale in mezzo alle tristezze alle brutture del mondo, preferisce ora esortare il suo gregge ad andare al lavoro servendosi del car sharing e a spegnere in casa l’aria condizionata per non consumare troppa energia, invece di esortarlo a “non avere paura”, come disse S. Giovanni Paolo II e a rimanere saldo nella fede, come disse Cristo a Simon Pietro.
Ma forse è proprio la paura il sentimento che confonde tante anime oggigiorno, soprattutto in occidente. La paura di perdere, seguendo Cristo, i propri piccoli e meschini vantaggi quotidiani, unitamente alla superbia alimentata dalla convinzione che tutto ciò che ci piace e ci fa comodo è “cosa buona e giusta”. Questi miei sentimenti non trovano alcun conforto nel mio entourage, composto sì, per la maggior parte, da cattolici, ma da cattolici che si credono “adulti”, perché non fanno che obiettare che “i tempi sono cambiati e la Chiesa si deve adeguare, se non vuole perdere terreno”. Ma che significa quella stupida frase che viene ripetuta come un mantra ad ogni livello? Forse che Gesù ha consentito che, duemila anni dopo la Sua venuta, la Chiesa – per la cui salvezza Egli aveva affrontato la passione e la morte terribile in croce – avrebbe potuto modificare il Suo messaggio a proprio piacimento e secondo le mode di quel “mondo” che Egli chiaramente vedeva opporsi al progetto di Dio? Eppure proprio questo sta avvenendo e i cattolici cosiddetti “adulti” non se ne accorgono, o non vogliono accorgersene.
Evidentemente essi dimenticano che la Parola di Dio non è adattabile ai tempi e alle vicende storiche, perché “i cieli e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” ha detto Gesù Cristo ponendo, con la Sua Resurrezione, un sigillo inamovibile su quelle Sue parole. Come è possibile dimenticare questo Suo chiarissimo e definitivo messaggio o, peggio, travisarlo o adulterarlo cedendo alle lusinghe della presunzione e della superbia umana, chiaramente ispirate da Lucifero? Eppure quella frase – che io non esito a definire stupida, impropria e (senza voler giudicare nessuno) anche peccaminosa – è lo slogan predominante sia negli ambienti colti che in quelli meno evoluti e purtroppo anche nel clero.
Uno degli esempi a mio giudizio più significativi è che oggi i sacerdoti, pastori di anime, docenti ai corsi di preparazione al Matrimonio, non fanno una piega ad ammettere al Sacramento i fidanzati conviventi “more uxorio”, perpetuando il colossale equivoco che induce gli sposi a contravvenire ai dettami del Catechismo della Chiesa Cattolica e a commettere un sacrilegio. La precisa domanda “Perché la Chiesa non parla più della castità pre ed extra matrimoniale?”, che io ho avuto occasione di rivolgere a vari conferenzieri cattolici e allo stesso giornale “Avvenire”, con riferimento al problema dei divorziati risposatisi solo civilmente, ha ricevuto solo risposte evasive dai primi e nessuna risposta dal secondo. I parroci, soprattutto quelli che conoscono meglio le loro pecorelle, non fanno una piega ad ammettere all’Eucaristia persone che dovrebbero essere paternamente consigliate ad accostarsi prima al Sacramento della Riconciliazione. Forse anche essi, che dovrebbero tuonare dai pulpiti contro il peccato, ormai hanno paura della Parola di Dio, perché sanno che essa è tagliente come una lama e temono di rimanerne feriti essi stessi, dovendo poi mutare radicalmente le proprie vite.
Ho citato solo i casi più eclatanti che mi sono venuti in mente, ma se ne potrebbero citare a dozzine. L’ignoranza nelle “cose di Dio” regna sovrana e non si fa nulla per chiarire le idee al popolo. Mi torna sempre in mente Padre Pio da Pietrelcina, grandissimo santo e profondo conoscitore di anime, che non esitava a cacciare, e a male parole, dal confessionale il penitente che egli capiva non pentito. Oggi chi si pente più dei propri peccati? I politici pseudocattolici non esitano a sostenere progetti di legge palesemente contrastanti con la dottrina della Chiesa, sostenendo che una cosa è la fede, un’altra la politica, come se l’essere umano potesse essere diviso in due. Tutti dicono di agire sentendosi in pace con la propria coscienza (ecco la superbia di Lucifero … !) in un’autoreferenzialità che non ha nulla a che fare con la Parola di Dio, perché non sanno, o fingono di ignorare, che la coscienza del cristiano deve avere solo il Vangelo come ago della propria bussola. Perfino la “correzione fraterna” è rifiutata con il cortese (ma non sempre) invito a occuparsi dei fatti propri.
Nello squallore spirituale che ci circonda, non ci rimane che implorare lo Spirito Santo perché “visiti le menti dei suoi” e susciti, come ha fatto in passato, altri grandi Santi capaci di rischiarare la mente obnubilata di tutto il popolo di Dio, facendo “riaccendere la luce in quella stanza” e riconducendo il Cattolicesimo sul giusto sentiero. Quanto a me, prego ogni giorno il Signore perché mi consenta di concludere la mia vita dicendo come S. Paolo: “Ho combattuto la buona battaglia, ho custodito il deposito, ho conservato la fede”.
Come sempre, grazie per avermi letto.
Carla D’Agostino Ungaretti
25 commenti su ““La luce che manca” – una lettera di Carla D’Agostino Ungaretti”
È la frase di San Paolo la nostra guida, il nostro faro. Lei ha toccato una questione fondamentale: ci pentiamo, davvero, fino in fondo, dei nostri peccati? È una questione decisiva. La nostra guerra si combatte in questa ottica: prendere coscienza dei nostri peccati. Una guerra pesantissima, richiedente pazienza, forza, coraggio e perseveranza. Le tentazioni sono sempre le stesse a quelle subite da Cristo Gesù nel deserto. Noi siamo limitati, nasciamo già impediti, marchiati dal peccato. Ogni sogno romantico di costruire attraverso una presunta perfezione, non conduce che ad una becera utopia devastante. Saremo derisi, canzonati, disprezzati, oltraggiati, lodati, osannati, venerati, ma noi dobbiamo piacere solo a Dio e basta. Il resto è contorno. se siamo nati, se Dio ha voluto che venissimo al mondo è perché servono guerrieri. Questo è il nostro compito: lottare e guerreggiare. Ma la nostra lotta è anche con Dio: una lotta d’amore, come Giacobbe che ha lottato pretendendo la benedizione.
Grazie per averci scritto.
Signora Carla, sottoscrivo in tutto la sua accorata lettera. Ormai anch’io, a parte qualche eccezione, mi sento spiritualmente estranea tra
amici e conoscenti praticanti ma molto “adulti” e, come lei, chiedo al Signore la Grazia di morire da cattolica.
Grazie e…. coraggio (lo dico anche a me stessa).
Fulvia
Grazie per il Suo articolo che rappresenta, credo, lo stato d’animo di molti di noi. A me ha molto emozionato quanto scritto dal Prof Viglione.
La dottrina e’ scomparsa anche nei corsi di preparazione alla prima Comunione e quindi anche l’insegnamento del senso del peccato e del profondo pentimento. A chiudere il cerchio ci pensano i pastori nei confessionali (quando ce li trovi) a trovare loro stessi attenuanti a quanto gli si va a confessare.
Pace nel cuore a tutti.
Concordo con la Signora Carla e o la ringrazio per la presentazione della problematica. Mi piacerebbe un chiarimento. Lei dice: “Tutti dicono di agire sentendosi in pace con la propria coscienza (ecco la superbia di Lucifero … !) in un’autoreferenzialità che non ha nulla a che fare con la Parola di Dio”. Mi trova pienamente d’accordo ma nel contempo rimango perplesso ricordando San Paolo che dice (se ricordo le parole esatte!): “Abbiate fiducia, se il vostro cuore non vi condanna, neppure Dio vi condanna, perché Dio è più grande del vostro cuore!”. Che fare?
Grazie
Giorgio
Gentile Giorgio, io credo che il cuore di cui parla San Paolo è la profonda consapevolezza del bene che Dio ha infuso in ogni uomo, insomma quella famosa voce che non si può far tacere e che rivela sempre la nostra eventuale condizione di peccato. Ben diversa dalla “coscienza” di cui tanto si parla al giorno d’oggi che in realtà non è altro che la convinzione della bontà di ogni desiderio e di ogni genere di aspirazione: qualcosa di molto più epidermico e superficiale che non scava nel profondo e non si preoccupa di misurarsi con l’Infinito. Un tempo ci esortavano a fare attentamente l’esame di coscienza e questo richiedeva una riflessione intensa, un giudizio severo e attento di noi stessi che non doveva ammettere sconti o giustificazioni. Ma tutto avveniva sulla base dell’insegnamento rigoroso che costituiva la nostra formazione cattolica. Oggi, mancando il catechismo (perché di fatto con i catechisti fai-da-te questo avviene) e soprattutto il rigore, le coscienze si sono offuscate e la confusione regna sovrana.
Il Vangelo di Giovanni di oggi è molto noto, è stato usato anche per il titolo di un catechismo, anni fa “Signore, da chi andremo?”. Io lo uso spesso, meditandolo; così, stamattina a messa, quando l’ho letto sul foglietto “La Domenica” sono quasi sobbalzato sulla panca: è stato manomesso! Ecco le parole di S. Pietro, dopo quelle appena citate “Tu hai parole di vita eterna…” Hanno tolto la parola SOLO, capite? errore di stampa? sbadatezza? non credo, trattandosi di preti; propendo piuttosto per mil metodo Andreotti (a pensar male si fa peccato, però ci si azzecca quasi sempre). Sarà mica stato tolto per omaggiare l’ecumenismo? nel senso che ora la Chiesa, cioè i modernisti e Bergoglio, dicono che tutte le religioni si equivalgono, tutte conducono alla salvezza, l’inter-religiosità è un grazia, Dio non è cattolico. Quindi penso che usino la tecnica (“subliminale”come i pubblicitari) per farci accettare l’idea che anche Maometto, Budda, Zoroastro (Caifa?) avevano parole di vita eterna, o no?
Caro Catholicus, lei ha perfettamente ragione! Anche io sono sobbalzata sulla panca nel leggere il Vangelo di quest’oggi! Avrà un significato recondito quella strana omissione o sarà stato solo un refuso di stampa? Inizialmente io ho cercato di propendere per la seconda alternativa, ma continuando a rifletterci, devo ammettere che una svista in un passo così noto mi sembra improbabile. Speriamo allora di esserci sbagliati entrambi! Grazie anche a lei per avermi letto.
NON si tratta di un refuso, trattasi bensì della traduzione CEI attualmente in vigore! E che caso… è la stessa traduzione in uso presso i protestanti, ossia eretici apostati!
Riporto il post di un sito amico, parole di verità di un sacerdote.
Non c’è stata nessuna manomissione del testo del versetto 68 del vangelo di oggi. il testo greco recita:
«ἀπεκρίθη αὐτῷ Σίμων Πέτρος Κύριε, πρὸς τίνα ἀπελευσόμεθα; ῥήματα ζωῆς αἰωνίου ἔχεις» e la Vulgata conferma:
«respondit ergo ei Simon Petrus Domine ad quem ibimus verba vitae aeternae habes». Tuttavia il versetto successivo permette di interpretare come unico il ruolo di Gesù perché Pietro riconosce in Lui il Figlio di Dio. Anche se la traduzione CEI dice il Santo di Dio, la Vulgata riporta l’espressione: «Tu es Christus Filius Dei» e la Bibbia bizantina: «σὺ εἴ ὁ χριστὸς ὁ υἱὸς τοῦ θεοῦ τοῦ ζῶντος.» Tu sei il Cristo il Figlio del Dio vivente. Evidentemente la CEI ha fatto riferimento ad altri codici greci che riportano il termine Ἅγιος τοῦ Θεοῦ.”
Sono tutte scuse che trovano il tempo che trovano. Quando la Chiesa era Cattolica non ci si vergognava di enfatizzare il ruolo esclusivo di Cristo nel Piano redentivo del Padre. E’ verissimo, infatti io non ho parlato di manomissione, la scrittura è interpretata dalla Chiesa, non bisogna assolutamente accoglierla da un punto di vista esclusivamente letterale. Proprio per il fatto che è la sola Chiesa a doverla interpretare, essa ha il dovere di operare traduzioni che confermino con vigorosa insistenza la Dottrina Cattolica. Se la CEI ha scelto, tra le varie traduzioni, proprio questa, avrà avuto i suoi motivi e solo chi continua comodamente a tenersi le fette di prosciutto sugli occhi non riconosce quanto nefasti e vergognosi siano questi motivi! Se i preti anziché giustificare le ambiguità si fossero limitati e si limitassero a trasmettere la Dottrina Cattolica come sempre è stata trasmessa allora questo e altri questioni di traduzione non si porrebbero nemmeno!
Per conoscenza, vorrei informare che sulla Bibbia preconciliare “dell’abate Ricciotti” la parola “solo” è presente. Tanto per indicare una Bibbia che non a paura di essere cattolica! Tutto il resto sono insulsaggini che un autentico cristiano cattolico lascia volentieri ai mestieranti del compromesso e del giustificazionismo illogico e selvaggio!
Concordo con Ale 90. Le spiegazioni” del sacerdote di cui sopra, a mio modesto avviso, non sono soddisfacenti, perché sembrano ignorare o meglio non considerare il fatto che la Chiesa ha sempre operato delle traduzioni dei testi antichi della Sacra Scrittura non prive di connotazioni catechetiche. La stessa cosa era per la Santa Messa V.O., nella quale vi era tutta un’impostazione e comunque orazioni, gesti e parole che andavano nella direzione di conferma della fede di sempre nei fedeli. L'”archeologismo” applicato alle Sacre Scritture ed al Messale Romano, che, in modo eccessivo ed unidirezionale, privilegia traduzioni o interpretazioni “asettiche”, non è un buon acquisto per la Chiesa Cattolica e fu anche trafitto come errore se non erro anche da Pio XII. Detta volgarmente: una conferenza episcopale che, per un asettico e supposto “rispetto” o “recupero” della “letteralità” del testo sacro, spoglia la traduzione (variandola, dopo secoli di consolidata lettura offerta al sensum fidei dei battezzati, finisce per ingenerare dubbi, confusione negli stessi, quanto alle VERITA’ DI FEDE veicolate da sempre da quei testi, e da quelle traduzioni. L’utilità,il fine di tutto questo qual è? E qual è la coerenza e l’armonia,in una Gerarchia attuale che, di fatto, in tal modo addita i propri predecessori come (delle due, l’una) ignoranti e superficiali, oppure, addirittura, come manipolatori dei testi Sacri e delle coscienze; quando essi, invece, avrebbero infine offerto le corrette traduzioni (sic) della parola di Dio? Non appaiono essere affatto mere “sfumature”,quelle sulle quali si è operato modifiche,nella nuova traduzione CEI 2008 della Bibbia (rispetto alla precedente del 1974).Vi segnalo solo un significativo esempio, riguardante addirittura la NATURA di Gesù
(Filippesi 2, 5)-Testo CEI 74:”5Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù,6il quale,pur essendo di NATURA DIVINA,non considerò un tesoro geloso la sua UGUAGLIANZA con Dio;7ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso IN FORMA umana..”;
Testo CEI 2008:”5Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:6egli, pur essendo nella CONDIZIONE di Dio,non ritenne un privilegio l’essere COME Dio,7ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo,diventando simile agli uomini.Dall’ASPETTO RICONOSCIUTO come uomo..” Queste non sono “sfumature” lessicali:qui si è toccato i concetti dogmatici retrostanti alle Parole. Passare da una traduzione che inculca e radica il Dogma di fede (“Natura divina”),ad una che lo “allontana” e “relativizza”, mi pare una cosa grossa! E ci sono anche altri esempi eclatanti, ad esempio nell’Annunciazione in Luca 1: CEI74: “avvenga DI ME quello che hai detto”; CEI 2008:”avvenga PER me secondo…
Cara Signora Carla, concordo pienamente con Ale90 e con Ilfocohadaardere: nessun refuso ma una volontaria traduzione fuorviante e sminuente…come in moltissime altre parti!
“I politici pseudocattolici non esitano a sostenere progetti di legge palesemente contrastanti con la dottrina della Chiesa, sostenendo che una cosa è la fede, un’altra la politica, come se l’essere umano potesse essere diviso in due.”
Ecco, carissima signora, Lei ha centrato il bersaglio; diavolo ė parola che deriva dal greco antico “diaballo” , che significa appunto “dividere”.
Dietro tutto quello che Lei giustamente notava c’è appunto lui, satana, il male assoluto.
L’omissione della parola “SOLO” nel Vangelo di San Giovanni di oggi non è una svista, dato che manca anche nella nuova edizione dei Vangeli pubblicata uno o due anni fa (non ricordo esattamente). Se leggete questa nuova edizione dei Vangeli troverete molte “sviste” e nuove parole meno efficaci rispetto a quelle originarie che sminuiscono i contenuti dei messaggi e in alcuni punti ci presentano un Gesù burbero diverso da quello che abbiamo sempre conosciuto. Comunque io mi tengo cara la Bibbia precedente il Concilio Vaticano II e quella seguo.
Di questi “ritocchi” è piena la nuova traduzione della Bibbia. Uno che mi colpisce molto riguarda Atti 15,28 in cui, in riferimento alla questione della circoncisione e alle decisioni del primo concilio – il cosiddetto Concilio di Gerusalemme-, al posto della frase “…abbiamo deciso lo Spirito Santo e noi”, si legge ora: “è parso bene allo Spirito Santo e a noi”. Questo davvero fa sobbalzare: dunque allo Spirito Santo “è parso bene”? Non è più deciso? Potrebbe essere contraddetto, contestato, dissuaso dalla decisione? E da chi al di sopra e più avveduto di Lui? Cara Stella, come vede, siamo al delirio e se le studiassimo tutte attentamente le “stravaganze” che ci vogliono imporre, non sobbalzeremmo una volta, ma mille o diecimila. Preghiamo la Madonna, Auxilium christianorum, perché passi presto questo terribile momento.
Cara sig.ra Stella, chapeau!
Sono nata e cresciuta in epoca post-concilio, e solo da poco ho cominciato a rendermi conto degli errori che mi sono stati insegnati (in primis comunione sulle mani).
Meglio tardi che mai, sto cercando tra mille difficoltà di imparare e seguire la retta dottrina, anche se non è facile. E forse anche per questo quella luce manca tanto anche a me. Perché al di là delle mie umane cadute, è difficile trovare punti di riferimento.
Punti di riferimento sicuri: 1) il Catechismo di S. Pio X: tutte le sue encicliche e lettere apostoliche; 2) Papa PIO XII : sue molte, dotte magistrali e luminose encicliche, lettere apostoliche,discorsi,omelie, esortazioni, 3) papa S. G.Paolo II : sue encilcihe e lettere apostoliche, discorsi ed omelie; 4) papa Benedetto XVI : tutto di lui ..encicliche, lettere apostoliche, discorsi, lezioni, interviste . Come dottori della Chiesa : La Teologia di S.Tommaso d’Aquino . Ricordare sempre l’insegnamento di S.Vincenzo Da Lerino : ” REGOLA della FEDE : DOBBIAMO CREDERE “SOLO” “QUOD UBIQUE, QUOD SEMPER, QUOD AB OMNIBUS CREDITUM EST ” (“…a ciò che èstato creduto dovunque, sempre e da tutti”..).Fissare lo sguardo su queste letture, fonti sicure della nostra Tradizione dottrinale Cattolica, ci da una retta cognizione per la scelta della strada da seguire , “chi” seguire , e ragione certa di stare veramente nella Verità della Fede, senza avere dubbi.
Ringrazio tutti coloro che hanno corretto la mia svista dovuta al fatto che nell’educazione catechistica che io ho ricevuto (e che, probabilmente, ha ricevuto anche l’amico CATHOLICUS) si calcava molto l’accento su quell’avverbio, “SOLO” o “SOLTANTO”, finalizzato a sottolineare con forza l’unicità della Parola di Cristo . Questa unicità mi è rimasta impressa in modo indelebile nel cuore e nella mente. Oggi si tende ad annacquarla ed io continuo a sobbalzare ogni volta che incappo in qualche espressione liturgica, dottrinale o pastorale che mi faccia ricordare questo evento che mi sembra ci spinga verso il protestantesimo.
Faccio mie in tutto e per tutto le considerazioni della signora Carla D’ Agostino . Sono amareggiata al sentir ripetere che la chiesa deve adeguarsi all’andazzo dei tempi se vuole sopravvivere e da cosiddetti cattolici adulti e praticanti.Che dire ? Preghiamo ,preghiamo,preghiamo instancabilmente.
Un grazie speciale alla prof.ssa Carla. Come dimenticare quella esortazione : “Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo !”… Quanta forza, e quanta Fede in quelle parole ! Ora sembra un evento eccezionale parlare della “Natura Divina” di Gesù. Un’ottima Persona, senza aggiungere altro. Un grande gelo è calato, tra la folla festante. Tutto sembra essere stato dimenticato, svilito, superato. Ma la Verità non si cancella, è scolpita nei nostri cuori. Ringrazio anche gli affezionati Lettori.
Sia lodato Gesù Cristo.
GRAZIE, COME SEMPRE, ALLA CARISSIMA CARLA, E A TUTTI GLI
OTTIMI COMMENTATORI!!!!
IL SIGNORE VI BENEDICA TUTTI!!!