di Faramir
Sta avvenendo qualcosa di cui è necessario prendere coscienza comune. È lo scontro fra cattolici. Non quello classico e ormai pluridecennale (se non bisecolare) fra cattolici conservatori e tradizionalisti da un lato e cattolici liberali, progressisti, modernisti, adulti, dall’altro, di cui abbiamo tutti cognizione. Ciò che sta accadendo oggi, a partire dagli ultimi sei mesi, è lo scontro prima larvato poi sempre più aperto, aspro e perfino drammatico fra cattolici “cattolici”, cioè fra coloro che sinceramente amano e servono la Chiesa tradizionale, il Vicario di Cristo in terra, si sforzano di rispettare, difendere e propagare il Depositum Fidei.
Lo scontro ora è fra i “buoni”, insomma, tanto per parlar chiaro e semplice.
Non che anche in passato non vi fossero ragioni di scontro anche fra i buoni: molti di noi hanno più o meno coscienza delle “nuances” (che molto spesso sono molto più che “nuances”) fra cattolici più o meno conservatori, tradizionali, tradizionalisti, controrivoluzionari, ecc. Ma alla fine prevaleva – eccetto alcuni specifici casi di scontro dovuto a posizioni intransigenti apertamente perseguite – la volontà, o il senso dell’esigenza, della “pacificazione” a fin di bene, del silenzio per non dare scandalo ai non credenti o ai dubbiosi. Prevaleva la logica insomma del “parliamone tra di noi che capiamo ma evitiamo di polemizzare apertamente con le gerarchie”.
Si è andati avanti così per decenni. Chi non è più giovane ricorderà bene quante innumerevoli volte ha dovuto tacere in questi ultimi decenni di storia della Chiesa. Ricorderà bene gli scontri con chi, pur sapendo in fondo come stavano le cose, faceva finta di non sapere, di non vedere, di non capire, pur di passare per strenuo difensore del Papa contro tutto e contro tutti, specie quando questo papa era Giovanni Paolo II. E anche coloro di carattere più “veemente”, anche coloro la cui bile diveniva incontenibile dinanzi allo scempio liturgico, al tradimento di vescovi abortisti, di cardinali criptocomunisti, di teologi dialoganti, di preti eretici e marci, di suore femministe o magari dinanzi al bacio di un Corano, alla fine dovevano inevitabilmente tacersi, non potendo arrivare pubblicamente alle estreme conseguenze di quanto con la morte nel cuore capivano stesse accadendo.
Insomma, fino a Benedetto XVI incluso, anche fra i cattolici “buoni”, ha sempre prevalso, in grandissima parte, alla fin fine, il senso dell’obbedienza pubblica, senza che questo però significasse l’accecamento volontario, almeno per molti.
Ma ora qualcosa è cambiato. Ed è cambiato in questi sei mesi, ed è inutile continuare a fingere che non sia così.
La vicenda Palmaro-Gnocchi è solo la punta di un iceberg. Basta andare su Facebook, avendo come amicizie cattolici “buoni” e meno “buoni”, per accorgersi della guerra in corso. Una guerra più che sottile, spesso dirompente. I post che accusano apertamente Papa Francesco, a volte anche in maniera pesantemente irriverente, sono centinaia: qualcosa di assolutamente inimmaginabile nel passato (al di là del fatto che non esisteva Facebook). Ancor più numerosi e infastiditi sono le risposte di quei cattolici che in buona fede invece lo difendono a spada tratta, perfino quando ci dice che la coscienza è il criterio ultimo di salvezza dell’uomo o che il male supremo del mondo di oggi sono gli anziani abbandonati e la disoccupazione giovanile…
È una vera e propria guerra, non fatta da ragazzi turbolenti (come potrebbe pensare chi non conosce il fenomeno Facebook), ma da intellettuali spesso anche molto noti, da cattolici sinceri e seri, di ambo le parti. E non è solo Facebook il campo di battaglia: lo abbiamo visto in queste settimane su quotidiani nazionali, su agenzie di stampa, su riviste e settimanali, in tv private, ecc.
Lo si respira, lo scontro, nell’aria, nelle conversazioni, nelle battute, nella rabbia, nei discorsi teologici. Ma, soprattutto, lo sente chi ha la possibilità di parlare in privato con sacerdoti seri, con monsignori di curia e dintorni, con vescovi e cardinali che in pubblico si farebbero scannare per difendere il papa ma che a quattr’occhi ammettono con sincero dolore la loro costernazione. Magari solo con un’occhiata.
Lo sente chi conosce cosa sta accadendo nella Chiesa, dove ormai domina la paura, in vari settori e per differenti cause.
Insomma, diciamolo: Papa Francesco, mentre sembra raccogliere un successo mediatico sempre crescente e una popolarità proporzionale alla semplicità e bonarietà dei messaggi che manda, ci sta spaccando, sta spaccando proprio i “cattolici cattolici”, i “buoni”, i conservatori, i devoti della tradizione, tutti quelli che invece sui temi di bioetica, di apologetica, di politica, di economia, ecc., la pensano alla medesima maniera o quasi e si battono uniti per i valori cattolici di sempre. Alcuni hanno le idee chiarissime e vanno fino in fondo nelle conseguenze dei loro ragionamenti, e arrivano anche alla denuncia pubblica: sono mossi – questo è fuori discussione – dall’amore per la Chiesa di sempre, dall’amore per la Verità immutabile, dall’amore per il Papato, che è superiore a qualsiasi papa. Altri, alla logica ineccepibile, preferiscono, volutamente o inconsapevolmente, le ragioni del cuore, e quindi manifestano il loro amore al Romano Pontefice con l’assoluta e cieca fedeltà a Papa Francesco, dica quello che dica, faccia quello che faccia (telefonate e interviste comprese).
Sia gli uni (li vogliamo chiamare i “razionali”?), per i quali il papa è un servitore della Chiesa e del Papato e come tale può essere giudicato, sia gli altri (vogliamo chiamarli “sentimentali”?), per i quali il Papa non è mai giudicabile ed è al di sopra di tutto e tutti (insomma, “si ama e non si discute”), amano Cristo e la Chiesa. Il problema però diventa di impostazione teologica, logica e comportamentale.
Se mi è concesso di poter fare questo paragone, potremmo immaginare, per descrivere i due schieramenti, la seguente ipotetica situazione. Immaginiamo di essere tutti presenti nel pretorio di Gerusalemme la notte fra giovedì 6 aprile dell’anno 30 d.C. e venerdì 7 aprile. Cristo è in catene, già ormai pieno di lividi, sputi e sangue, sebbene non sia ancora cominciato lo strazio più cruento della Passione. Fuori, al fuoco, tra la gente, c’è Pietro. Noi siamo lì, spettatori esterni “col senno di poi”, siamo noi, proprio noi come siamo oggi, che conosciamo tutta la storia di questi duemila anni, come se vedessimo in diretta quanto accade. A un certo punto Pietro è riconosciuto dalle serve: Pietro tradisce, per ben tre volte.
Che facciamo noi? I razionali si indignerebbero a morte con Pietro, per il suo tradimento. I sentimentali invece si indignerebbero con i razionali, perché stanno offendendo il Vicario di Cristo, il papa.
È banale questo esempio? Non sembra intelligente, adatto? Io credo invece che sia una delle chiavi per la comprensione del problema attuale della divisione fra i buoni. La chiave consiste proprio in questo spostamento di visione dell’escathòs: cosa vuole Dio da noi? Che ci indigniamo quando Pietro sbaglia (specie in materia di fede e morale) e lo riprendiamo o che gli obbediamo ciecamente, anche quando sbaglia, perché è il suo Vicario? Cosa è più importante? La scelta di Cristo del suo vicario (comunque condizionata dalla libertà umana dei cardinali) o l’onore di Cristo, che non ha nessuna condizione o limite? L’amore all’uomo che Cristo (e i cardinali) ha messo a capo alla sua Chiesa, o l’amore alla Verità immutabile, al Depositum Fidei, alla Chiesa stessa come Corpo mistico di Cristo, che è il Logos?
Chi è più cattolico? Chi antepone il Logos alle ragioni del cuore, la Verità all’obbedienza, o chi invece agisce e sente al contrario, anteponendo la filiale obbedienza alla Verità?
Occorre invitare nuovamente a una seria riflessione su quanto sta accadendo nei nostri giorni tra i buoni e veri cattolici. Si tratta di una sorta di “guerra civile cattolica”. Negare questo significa negare l’evidenza, e il motivo profondo di questa guerra intestina risiede nel fatto che un certo numero di fedeli (più ampio di quanto si pensi, geograficamente più esteso) non è più disposto ad accettare in silenzio quanto sta avvenendo nella Chiesa negli ultimi cinquant’anni, e, in particolare, negli ultimi sei mesi.
Questo è il vulnus: esiste ormai un mondo cattolico che apertamente e duramente ricorda che Gesù Cristo è Verità e la Verità è immutabile. E il ruolo del papa è proprio quello di conservare immutata e trasmettere la Verità lasciataci dalla Rivelazione, dalla Tradizione e contenuta nel magistero universale della Chiesa. Esiste un mondo cattolico che non esita più a giudicare Pietro in base al suo comportamento in relazione ai suoi doveri, che sono il senso stesso della sua esistenza come Vicario di Cristo.
Questo mondo esisteva anche prima di Papa Francesco, come già spiegato. Ma era molto minoritario in confronto a oggi, e meno disposto a uscire allo scoperto. Ora le cose sono cambiate, e dinanzi a questo cambiamento la grande maggioranza dei cattolici fedeli al papa sentimentalmente entra in crisi e reagisce. Ovviamente v’è chi lo fa solo per interesse personale, di carriera (magari lavora in posti dove è necessario appoggiare il “nuovo corso” per poter portare a casa lo stipendio o per sperare in promozioni, ecc.), e v’è pure chi lo fa per tradimento. Ma non ci stiamo riferendo a costoro, che pur son legione. Ci riferiamo come detto fin dall’inizio, ai cattolici che sinceramente e devotamente amano Papa Francesco perché è il Vicario di Cristo.
Concludo con un’amara riflessione, frutto dell’età ormai non più giovane: non bisogna credere che molto di quanto detto e fatto dall’attuale pontefice non sia stato – mutatis mutandis – già detto e fatto dai suoi recenti predecessori. Non è così, si disilludano i contestatori intransigenti più giovani (d’età o di interesse per tali questioni): chi se ne interessa di tali questioni da decenni, si ricorda bene tante cose dette e fatte dei decenni scorsi non migliori della coscienza arbitra, del proselitismo sciocchezza o magari dei disoccupati come supremo male del mondo di oggi…
Però, è innegabile che qualcosa di diverso oggi sta accadendo, forse anche solo nella maniera in cui accade, più che nella sostanza. E questo qualcosa, che si percepisce fra coloro che amano la Chiesa, è assolutamente divisivo proprio per coloro che amano la Chiesa ed è divisivo, si badi, perfino all’interno dei due schieramenti suddetti. Divisivo al punto tale che molti, che con i precedenti pontefici tacevano – eccetto rari casi – oggi non riescono più a tacere, a sopportare in silenzio, a sentirsi complici senza porre i necessari distinguo.
Il problema, in fondo, non è nemmeno la situazione attuale. Il problema è quello che accadrà nei prossimi sei mesi, forse sei anni. Cosa faranno tutti i sentimentali che nel pretorio a Gerusalemme, pronti a difendere la notte Pietro per amore al Vicario di Cristo dagli attacchi dei razionali, dovessero passare al mattino e trovarsi Cristo flagellato, con la Corona di Spine, inchiodato a una Croce, sputacchiato, dissanguato e rinnegato da tutti i suoi (eccetto Giovanni, apostolo del Logos), con Pietro che non si sa dove si sia nascosto?
Cosa faranno i sentimentali se la Passione della Chiesa dovesse proseguire fino al Consummatum est? Fino a quando taceranno, fino a quando faranno finta di non vedere, di non sentire, e urleranno “Viva il Papa”, “Viva Francesco”, contro i razionali, mentre questi urlano “Viva il Papato”, “Viva la Verità”, “Viva la Chiesa”, “Viva Cristo”?
E come decideranno di comportarsi i razionali, dinanzi ai futuri eventi?
È tempo di prendere coscienza di quanto sta avvenendo fra noi, di parlarne apertamente e con serenità e di riporre la nostra speranza in Colei che ha portato il Logos per nove mesi nel grembo ed è Madre di tutti: di Cristo-Dio, della Chiesa, dei cattolici buoni (e anche di tutti gli altri), dei razionali come dei sentimentali. Che possa, la Sede della Sapienza e Madre del Buon Consiglio, illuminarci tutti, in attesa degli inevitabili sviluppi verso cui tutti siamo indirizzati.
20 commenti su “La guerra civile cattolica – di Faramir”
Mi permetto di aggiungere che la situazione è seria (in modo nuovo, sono d’accordo) perché:
1- è l’atteggiamento del Papa, più che alcune Sue affermazioni, a essere nuovo – in un senso non positivo. C’è una tendenza allo smantellamento dell’esistente in ambito organizzativo e politico, ben rappresentata dall’appartamento papale lasciato vuoto
2- soprattutto, c’è in servizio un Clero maggioritariamente di simpatie eterodosse. Questo Clero prende come il cacio sui maccheroni i richiami “inusitati” del Papa e se ne fa forte.
Ieri (Ognissanti) il celebrante ha parlato SOLO dei “peccatori perdonati dei bassifondi della società”. Non una parola sui Santi del Paradiso e sulla nostra vocazione a essere fra loro
Non dimentichiamoci che Gesù ha perdonato il delinquente che appunto ” veniva dai bassifondi della società”.
Parliamo delle nostre perplessità ma civilmente, senza sbranarci, come mi pare stia accadendo.
“Ognuno ha il diritto di dissentire e di non essere d’accordo e in questo non v’è peccato, ma l ‘importante è rimanere fedeli alla Chiesa”. Questo inaspettatamente mi son sentita dire dal sacerdote confessore al quale avevo espresso le mie perplessità riguardo a certe parole e certi atteggiamenti del Vescovo di Roma. Non vi è stato, insomma, alcun tentativo di difesa e mi è parso di capire che gli stessi sacerdoti comprendano perfettamente lo smarrimento di tanti di noi. Ma la questione si ferma lì e temo sempre di recare danno alla santa Chiesa di Cristo già così malvista e così presa di mira dai suoi nemici. Che fare per parlare fuori dal confessionale di questo dolore che ci opprime il cuore?
Sono in completo disaccordo. Avendo ahimè una certa età ho già visto queste lotte intestine tra cattolici. Infatti anche l’articolo lo ammette. Come ammette che il problema per alcuni non è il regnante Pontefice, anche tutti i precedenti Pontefici sono stati criticati. Non entro in una complessa analisi dei motivi dichiarati e dei motivi sottaciuti. A mio parere c’è un criptolefebvrismo cosciente o inavvertito che alimenta come già in passato le divisioni. Accadde negli anni immediamente successivi al Concilio Vaticano II e provocò la ghettizzazione di molti fedeli fino al Motu Proprio di Benedetto XVI. Accadde all’epoca della crisi lefebvriana. Si ripresenta oggi con la rottura della trattativa dei lefebvriani con Roma (e viene anche il sospetto che non sia casuale). Dico questo con amarezza perchè molti amici di cui ho letto i libri e di cui ho apprezzato lo zelo cattolico finchè non si è trasformato in zelo amaro. Comunque osservando la siuazione dall’osservatorio di Facebook a mio parere si tratta di minoranze limitate, ieri come oggi, sono sempre i soliti nomi che ricorrono e che si autoalimentano citandosi a vicenda.
Franco Maestrelli
Comunque un giudizio è condivisibile: la constatazione di una linea di frattura, una vera e propria “guerra civile”; esplosa all’interno del mondo cattolico “tradizionale”. E allora chiediamoci se queste scissioni, in un momento in cui invece occorrerebbe “chiamare a raccolta” le già residue forze, non siano in realtà fomentate da certi ambigui “compagni di strada”. Sappiamo tuttti che l’esasperazione delle contraddizioni sociali è una tecnica “scissoria” ben nota, teorizzata e praticata dai “rivoluzionari di professione”.
Il sociologo Eric Werner ha dedicato un libro molto interessante alle tecniche capaci di mantenere una società in stato di “anteguerra civile”. Sono tecniche di disorganizzazione sociale, per governare attraverso il caos. Se n’è occupato, sulla scia delle riflessioni di Marcel De Corte sulla “dissocietà” contemporanea, anche il gruppo di Bernard Dumont, i cui sforzi sono confluiti nel volume intitolato “La guerre civile perpétuelle” (recensito di recente da “Studi cattolici”).
Non facciamoci strumentalizzare ingenuamente.
Concordo anche io con Maestrelli (lo avevo scritto già in un commento precedente che però non vedo apparire, pazienza, speriamo che questo abbia più fortuna). È assolutamente fuorviante parlare di una guerra civile tra cattolici “sentimentali” e “razionali”. Direi piuttosto che vediamo all’opera, una per una, le tentazioni che de Henri Lubac ha megistralmente elencato nelle sue “Meditazioni sulla Chiesa”. La tentazione “efficientistica, che inclina a valutare la santità della Chiesa secondo parametri efficientistici; le tentazione elitistica delle “menti elette”, la classica temtazione di “color che sanno”, convinti che la misrua della fede ecclesiale siano le proprie “teorie”. Po c’è la tentazione del “nazionalismo religioso” tipica di chi identifica, anche in buona fede, le proprie cause culturali, politiche o sociali con quelle della Chiesa. Infine c’è la tentazione della “critica”, della polemica infinita e distruttiva, originata in fondo da una sostanziale incomprensione del significato autentico della fedeltà e dell’obbedienza cattoliche.
Mi è piaciuto molto il riferimento a Maria in chiusura dell’articolo. Non nascondo comunque il mio senso di “dilaniamento” interiore in questa storia. Peraltro sono una persona tornata alla Fede con Benedetto XVI, con il quale ho subito trovato una profonda e spontanea sintonia sotto tutti i punti di vista, e Dio sa quanto ho sofferto e quanto soffro nel sentire ancora dalla gente (anche credente) paragoni del tipo “ma con Benedetto XVI Piazza San Pietro era vuota …”. Ma lasciamo stare, la “perdita” di Benedetto XVI mi fa ancora male, basta così. Nella mia riflessione, nel mio contatto con gli altri (fedeli e non, “progressisti” e “conservatori”) io stesso oscillo: ci sono momenti in cui mi sento più .. “razionale” e momenti in cui mi sento più.. “sentimentale” (anche se non mi piace l’espressione “sentimentale”). A differenza di Tonietta poi, a me il Confessionale non ha chiarito granchè… anzi. Ma non oso imputare questa “non chiarezza” al Confessionale stesso, ci mancherebbe, e ringrazio Tonietta di aver condiviso nel blog la sua esperienza personale, che mi è servita. Credo piuttosto, prendendo le mosse dal più che opportuno riferimento alla Madonna, della quale sono figlio, della quale siamo figli, che le uniche due cose da fare sono: (a) pregare pregare pregare per il Pontefice e per la Chiesa (b) chiedere la Grazia di poter meditare queste cose nel cuore, proprio come ha fatto Lei, di fronte al disegno di Dio, che la sovrastava in quanto creatura. Non riesco ad aggiungere altro.
il primo novembre ho ascoltato il commento del predicatore al testo dell’Apocalisse: un’esaltazione del Paradiso e un totale silenzio sull’inferno. influsso della teologia di Karl Rahner? i dannati (che Dio conosce e noi non conosciamo) diventano cristiani anonimi? l’inferno è vuoto? il timor di Dio non è più necessario? il dio dei preti modernizzanti è un padre indulgente, al punto da rendere inutile il decalogo? perché dovremmo confessare le nostre colpe? il Vangelo secondo San Luca non escludeva l’eventualità della fede eclissata. l’eclissi della fede ecco la causa dell’angoscia dei credenti.mi chiedo: i preti credono? i vescovi credono? i cardinali, ad esempio Ravasi, credono? i novissimi sono ristretti a morte e paradiso? sento ripetere il ritornello “Dio è buono e non giudica”. il buonismo è un’infezione o una splendida virtù? ho l’impressione di camminare sul filo di un rasoio. la direzione di un teatro di proprietà della Santa Sede rifiuta l’ospitalità a una compagnia che vuole rappresentare una pièce di Franca Rame. il Nobel Dario Fo insorge contro la censura. durerà il rifiuto? e se Dario Fo chiedesse di rappresentare Mistero buffo nella sala Nervi? Eugenio Scalfari sì, Dario Fo perché no? quanto durerà la resistenza al mistero buffo? ogni giorno sono assalito da nuovi e angoscianti problemi. un amico mi dice che il papa ha invitato i mariti ad andare a casa a compiere il loro dovere (avere rapporti onesti e non escludere la procreazione, oso pensare) ma intanto avvia un’indagine sul pensiero dei fedeli in materia di etica sessuale. l’enciclica di Paolo VI è superata “democraticamente” o sta per esserlo? il sesto comandamento sarà in vigore domani?
Visto che si trattava di un’omelia per la Messa di Ognissanti, sembra logico che il sacerdote abbia parlato esclusivamente del Paradiso. Il tema della lettura era la visione dei Santi e Beati in Cielo: tutto sta a vedere come lo ha presentato.
Se è vero che spesso si dimentica la realtà dell’Inferno nelle prediche, quando si parla al popolo sarebbe bene precisare meglio anche la natura della beatitudine celeste . Ormai anche le caratteristiche di quest’ultima sono quasi sconosciute tra tanti cattolici, essendosi trasformata in un generico “stare nella luce di Dio”. E’ un fatto che i preti, oltre che l’Inferno, non sanno neanche più bene cosa sia il Paradiso (anzi, forse dell’ Inferno riescono a dire qualcosa di più, anche se sovente evitano il discorso), e non sanno più in che termini presentarlo ai fedeli. E’ l’ormai antico tema del silenzio sui Novissimi da parte della Chiesa.
E’ vero che molti sacerdoti danno la salvezza eterna quasi per scontata, una sorta di diritto acquisito solo per il fatto di morire, trascurando lo sforzo grande necessario per guadagnarsi la salvezza dell’anima. Una visione edulcorata e sentimentale, ed è forse proprio questo aspetto che l’ha spinta a criticare il predicatore. Del resto lei era presente e avrà percepito bene i termini con cui il celebrante ha parlato del Cielo e della visione eterna di Dio.
I dannati diventano cristiani anonimi? E chi lo sa su questa terra?
Dio è infinita misericordia, il che non rende affatto inutile il Decalogo ( nessuno lo ha mai detto) . Confessare le nostre colpe non significa forse adire alla Misericordia di cui sopra, evitando così di andare a riempire quell’inferno, forse già sovraffollato? Se continuiamo a prendere gli spini per le punte credendo di essere solo noi i Cristiani D.O.C., altro che guerra, sfacelo diventa!
E allora parliamo, fuori da conventicole clericali, parliamo tutti e mandiamo al Papa amichevoli suggerimenti (V. correzione fraterna) invece di attacchi virulenti. Oggi abbiamo i mezzi per farlo!
è chiaro che papa Bergoglio ha scatenato una guerra civile tra i cattolici, ma l’attrito è sempre esistito tra i tradizionalisti e i progressisti. Oggi è più pubblica la contesa.
Personalmente mi rifugio nel cuore di Cristo che mi avvolge nel suo amore. Quando nella Messa diciamo ” mistero della fede” riconosciamo la nostra inadeguatezza di fronte alle realtà soprannaturali.Così anche nelle nostre piccole vicende umane non tutto possiamo capire. Anche il papa certo può sbagliare, ma il comandamento dice di onorare il proprio padre.
Dobbiamo amare anche i nostri nemici, figuriamoci il papa.
Caro Prof. Vassallo, il mio commento è:
1- molto Clero è ereticale. Come lei sa bene, questo significa che crede a ciò di cui si è innamorato (una parte della Verità), a scapito dell’amore a Dio Rivelante e alla Verità tutta intera (sempre più grande di quanto ci aspettiamo (Gv 12, 13).
Se sia ereticale formalmente, cioè definibile non cattolico, o nelle “tendenze”, è qualcosa che l’Autorità dovrebbe stabilire, e non stabilisce (salvo casi eccezionali)
2- il cuore dell’attuale eresia è certamente il panteismo. Esso si aggancia direttamente all’esplosione massonica e occultistica del XIX secolo: “Dio Padre Buono è un’immagine da bambini (M. Hack): Dio non può essere né Persona, né Padre, né Buono”.
Ma perché ci troviamo a perdere il nostro tempo combattendo contro i cascami dell’Ottocento? Perché i cascami dell’Ottocento (USA e URSS) hanno vinto la guerra, e in quel momento hanno realizzato l’arma atomica. Il terrore degli uomini anziché il Timor di Dio
3- ricordo ancora il grave turbamento che subii per la proiezione di un film chiaramente “non buono” (anche se non particolarmente cupo) da parte dei Salesiani di Alassio, molti anni fa.
Il grimaldello del neomodernismo è stato questo: la “Cultura” è un pianeta con i suoi abitanti, le sue regole, le sue tendenze; la “Chiesa” (nel senso di Clero e persone di sacrestia) deve scoprirlo.
Si tratta della versione post-68 dello schema democristiano dell’immediato dopoguerra: a noi la gestione degli apparati – alla stampa massonica e alle sezioni comuniste la “cultura”. Schema -ovviamente- imposto dai Vincitori, dell’Ovest e dell’Est
4- come nell’Ottocento (“Aeterni Patris”), il miglior modo di non farsi schiavizzare dal panteismo è l’uso della vera Scolastica: San Tommaso d’Aquino.
C’è anche, ad esempio, la Lettera Apostolica “Lumen Ecclesiae” di S.S. Paolo VI (“La Chiesa… ha riconosciuto il valore permanente della dottrina di San Tommaso”: n.14)
5- non per Lei, che è alfiere della civiltà “italica” contro i gallicismi, ma per i lettori, mi permetto di ripetere che non c’è salvezza in una mentalità manualistica di stampo gallico: quella che tende a far prevalere le “buone formulazioni tradizionalmente usate” sulla testimonianza del Reale.
Sia chiaro che non mi riferisco all’aureo Catechismo a domande e risposte di San Pio X (che è un manuale, ma non di estrazione gallica).
La Chiesa vince guardando non in sacrestia, ma al Creato e alla persona umana (vedi papa Benedetto)
Un grazie di vero cuore per la Sua opera
Nella guerra all’ideologia di morte grandi settori cattolici sono diventati un ostacolo, essendo impregnati di ideologia anticristiana e cattofobica, politicamente corretta.
Divorzio e aborto passano con il voto di tanti cattolici e così ideologia gender, eutanasia, eugenetica. Nella mia visione la colpa è dei pastori che tacciono, facendosi servi del mondo invece che di Cristo. Dall’altra parte però, fra i cattolici trovo molti fra i migliori difensori della Vita, e della Verità. E allora, fino almeno a che il Catechismo resterà quello che è, continuo a credere la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. E credo che verrà il tempo in cui l’aborto sarà cancellato, e l’omosessualità tornerà ad essere riconosciuta per ciò che è, una questione di identità sessuale psichica, e l’ideologia digenere superata come tanti equivoci idelogici della storia.
Uno spunto di riflessione, una bella lettera di un sacerdote ad un giornale “ateo devoto” http://www.ilfoglio.it/soloqui/20443
Il commento firmato da Franco Maestrelli è disarmante. Ma dove vive? Le critiche a certe enormità di cui si sono resi responsabili alcuni pontefici e molti altri uomini di Chiesa, nel periodo post-Vaticano II, sono fondate su fatti oggettivi. Il contenuto ambiguo – quando non apertamente in contraddizione col magistero precedente – di alcuni documenti conciliari (il riferimento è, ovviamente, al Vaticano II) e la mentalità eterodossa dilagata nel mondo cattolico dopo il Vaticano II, sono fatti facilmente constatabili da chiunque. C’è da chiedersi fino a che punto siano in buona fede, certi cattolici difensori ad oltranza di tutte le azioni compiute dai papi del dopo Vaticano II.
Problematiche tremende che agitano per davvero il cuore mio e di molti che vogliono continuare ad essere fedeli cristiani. Forse è per questo che il Papa (o Vescovo di Roma) chiede continuamente a tutti di pregare per lui.
Che ci piaccia o no, da cinquant’anni si confrontano / scontrano due Chiese, non due visioni della Chiesa, ma proprio due Chiese.
Lo scisma è già in atto, ma non dall’elezione di Giorgio Mario Bergoglio al pontificato o, sia chiaro, a quel ruolo ed ufficio che pallidamente ancora lo rappresenta o pretende di farlo, ma da cinquant’anni.
Esiste uno scisma di fatto, non dichiarato canonicamente, non suggellato dal’elezione di un altro papa, ma non per questo meno profondo.
Sono due “vie”, caro Lotario.
Vogliamo essere semplici? c’è la via di quella parte del Clero che trova ovvio essere “rossa” (o “rosa”), e la via dell’altra parte (minoritaria, almeno in molte parti d’Italia), che trova ovvio ritrovare tutti i segni distintivi della cultura di morte proprio negli ambienti rossi o rosa.
Potremmo chiamare la prima via bigotto-femminea (stiamo parlando di Clero, quindi di maschi), la seconda via realistico-virile.
Una nota: oggi sono stato a Messa dai Salesiani. Mi aspettavo un dramma simile a quello che ho descritto ieri (svoltosi in un’altra chiesa). Invece -incredibile ma vero- ,con celebrante giovane, è stata citato uno scritto del card. Bergoglio, che descriveva la priorità dell’iniziativa di Dio nel guardare ciascuno con amore e andare verso di lui rispetto alla nostra risposta, culturale o morale.
Ortodossia 100%, probabilmente usata anche a scopo di pacificazione delle coscienze. Una preziosa boccata di ossigeno
“Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire. Questa voce, che lo chiama sempre ad amare, a fare il bene e a fuggire il male, al momento opportuno risuona nell’intimità del cuore: fa questo, evita quest’altro. L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al cuore; obbedire è la dignità stessa dell’uomo, e secondo questa egli sarà giudicato. La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità” (Concilio Vaticano II, costituzione Gaudium et spes, 1965, paragrafo 16).
A questa idea della coscienza indubbiamente papa Francesco si riferisce quando risponde a Scalfari e non
all’dea relativistica che voi gli accreditate.
In quanto al dibattito sulla continuità del Concilio Vaticano II riguardo alla tradizione magisteriale, Paolo VI, nella seduta di approvazione dei due documenti conciliari sulla Chiesa “Lumen gentium” e sull’ecumenismo “Unitatis Redintegratio” affermò: «Quanto Cristo ha voluto, lo vogliamo anche noi. Quel che era, tale rimane. Quel che la Chiesa ha insegnato nel corso dei secoli, proprio questo insegnamo anche noi» (AS III/8. 911).
Ok l’articolo. Le cose che non condivido sono: 1) la foto con i fanti che attaccano coperti dai carri armati.
2) la definizione di Scempio Liturgico
3 )Indignarci quando Pietro sbaglia
Si rischia di alimentare opposti estremismi che portano solo a spaccature insanabili.