di Piero Vassallo
Durante il funerale di Pino Rauti si è celebrata, tra lazzi e scomposte urla, la dissoluzione della destra d’impronta almirantiana. Fine ingloriosa del Msi e dei gruppuscoli succedanei. Liquidazione dell’antimoderno fittizio. Congedo degli esibizionisti e passaggio dei vù inizià? al salotto della sinistra adelphiana. Sgombero delle quinte alzate per la rappresentazione di un equivoco incapacitante, grottesco e patetico: la destra dell’et … et.
Incapacitante l’ideologia canterina e stonata dei patriottardi Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri. Grottesca la pretesa avanzata da Fini e compari e comari di raccogliere l’eredità dei caduti di di Bir El Gobi ed El Alamein. Patetica l’invenzione di un fascismo postumo ed intemperante, a misura di giovani ignari, tatuati e gesticolanti intorno a movimenti inchiodati al prefisso telefonico.
Finita la micro storia missina, finite le eroiche illusioni, i comiziali gargarismi, i vanificati sacrifici degli attivisti e le umiliazioni sopportate dagli intellettuali d’area. Forse potrà cominciare una calma e sensata lettura e interpretazione della storia italiana. Forse è iniziata la fine del secolo sterminato.
Il futuro appartiene alla politica che si dimostrerà capace d’interpretare le ragioni eminentemente cattoliche e italiane della resistenza al potere delle banche strozzine e alle suggestioni dell’internazionalismo corruttore.
L’Italia cattolica è stata maestra del diritto naturale e dell’economia secondo giustizia. L’anima dellanazione italiana, in uscita dall’istituto correzionale, che la retorica comiziante definiva casa del centrodestra, può e deve riconoscersi nella grande lezione del Medioevo italiano.
Gli interpreti della tradizione italiana ora devono affrontare i poteri anti-italiani che, avendo per sfondo l’egemonia del defunto marxismo, mettono in scena flatulenze deodorate ossia nobili vizi, furti a fin di bene politico, urla selvagge dall’avanspettacolo predicante e chiacchiere di comari pensionate dal nudismo e/o dall’alcova.
Segnali forti sono emanati dalla gerarchia e dagli studiosi d’area cattolica. La contestazione dell’economia mercantista e il rifiuto della sua fonte illuministica si diffondono in sempre più vaste aree dell’opinione pubblica. Il paese reale si allontana dal pulpito della televisione laicista. Il disprezzo dei giovani si rovescia sul governo dei banchieri.
Purtroppo gli interpreti e i seguaci del pensiero forte costituiscono uno sciame disordinato e litigioso, che è quasi inteso a produrre il benessere della destra liberal-confusionaria.
Nel breve periodo che precede la data delle elezioni occorre che gli autorevoli interpreti del pensiero tradizionale lavorino all’abbattimento delle barriere elevate da meschine gelosie, da futili pettegolezzi e da banali fraintendimenti.
Il vasto e qualificato fronte della cultura tradizionale è in grado di sostenere efficacemente un movimento politico che si dimostri capace di rendere visibile la vitalità del cattolicesimo intransigente.
Esclusa la caccia al potere e alle furtive prebende, si può pensare finalmente alla fondazione di una associazione politica immune dalle frenesie del doppio pensiero, che hanno avvelenato e stremato l’esistenza della destra.