di Giovanni Lugaresi
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Lo scrittore italiano più anticomunista ha fatto il bis, per così dire, nella Russia postcomunista! E lo ha fatto per la sensibilità, la cultura e la passione di una giovane studiosa di letteratura italiana. Lo scrittore è Giovannino Guareschi, lei, Olga Gurevich, docente nell’Università di Mosca.
Dopo avere tradotto “Don Camillo”, ha compiuto il bis, appunto, con “La favola di Natale”, il classico scritto da Guareschi in un lager nazista alla vigilia del Natale 1944. In entrambi i casi, Olga si è avvalsa dell’incoraggiamento e della collaborazione, in primis dei figli di Giovannino, Alberto e Carlotta, poi, del direttore dell’Istituto italiano di cultura di Mosca Dell’Asta. La Favola (editrice Albus Crovus) è stata presentata con successo alla Fiera del Libro di Mosca e, per un caso singolare, presente anche l’assessore alla cultura del Comune di Busseto, Stefano Carosino.
Come è noto, “La favola di Natale” appartiene a quella serie di pagine che Guareschi scrisse nel lungo periodo di internamento nei lager di Polonia e di Germania, per darsi forza, resistere, infondere coraggio ai commilitoni; e furono ispirate da tre Muse, come avvertì lui stesso: Freddo, Fame, Nostalgia. Ma furono sostanziate, per così dire, da profonda fede, da un senso di libertà insopprimibile, e caratterizziate da una fantasia originalissima, da un altrettanto originale umorismo, nonché da un soffio di poesia.
E’ una storia che commosse i commilitoni internati alla lettura che lo stesso autore ne fece passando baracca per baracca quel 25 dicembre 1944 – lettura accompagnata dalle musiche di Arturo Coppola.
Il Dio della pace e il dio della guerra costituiscono in sostanza i due aspetti di un viaggio che il piccolo Albertino, primogenito dello scrittore, compie con la nonnina e il cane Flik alla ricerca del genitore. Il quale, a sua volta, intraprende un percorso allo stesso fine: incontrare i suoi.
La nostalgia di Guareschi è emblematica della nostalgia di tutti gli internati, che si avverte maggiormente proprio alla vigilia di un Natale fra i reticolati: nostalgia intima, struggente, bisognosa di un’”espressione”, come nel caso dello scrittore…
Nell’immediato dopoguerra, “La favola di Natale” venne rappresentata a Milano, con un teatro gremito di reduci e di loro familiari. Poi il testo venne stampato, quindi, nel tempo, ci furono incisioni su disco, audiocassetta, cd, con la voce recitante di un altro IMI amico di Giovannino, l’attore Gianrico Tedeschi.
Ora, è annunciata una edizione particolare (Rizzoli) delle pagine scritte allora. Si tratterà di un volume intitolato “Giovannino nei lager”, comprensivo della “Favola”, quindi del “Diario clandestino” e di “Ritorno alla base”.
Ma torniamo ad Olga Gurevich, che conobbe l’opera di Guareschi nelle sue “scorribande” nella letteratura italiana della quale è appassionata. Nella postfazione alla “Favola”, molto stringata ma altrettanto profonda, la studiosa sottolinea l’importanza del sogno, della memoria, del colloquio che si può svolgere tra i vivi e le ombre dei morti, che a noi è sempre piaciuto ravvisare (e indicare) nella “comunione dei Santi”.
Sentiamola, Olga. “…Verso la fine della notte miracolosa che ha reso possibile l’incontro del papà prigioniero con Albertino per condividere il panettone del Natale noi vediamo attraverso i loro occhi tante croci e le ombre di quelli che cercano i loro cari già partiti per sempre che non torneranno più nel paese del sole. Li cercano per poter star loro vicini, magari solo nel sogno, oppure lì dove passa la frontiera tra il sogno e la realtà, nell’attesa di quell’ultimo incontro nell’eterno che riunisce la realtà e il sogno”, appunto.
Delicatissima, toccante osservazione di una’anima sensibile quale quella della giovane studiosa russa. Alla quale non è poi sfuggito il senso di un’altra emblematica scena: “… Forse l’autore manda l’Albertino in questo pericoloso viaggio anche per fargli vedere (e con lui a tutti noi, lettori) quel crocevia nel bel mezzo del bosco. Da lì si può prendere o una via o l’altra, bisogna solo scegliere. La strada della pace o la strada della guerra. Prima o poi ognuno di noi si trova su questo crocicchio e fa la sua scelta: pace o guerra, asinello o carro armato, dare la morte o sacrificarsi, nutrirsi del dolore altrui o patire la fame…”. Una Favola per tutti e per ciascuno di noi, insomma, come dimostra Olga, e per tutti i tempi.
5 commenti su “La “Favola di Natale” di Giovannino Guareschi alla Fiera del libro di Mosca – di Giovanni Lugaresi”
Il bivio: “pace o guerra, asinello o carro armato, dare la morte o sacrificarsi” sembra mal posto. Il giusto (singolo o nazione) che voglia restare tale, quand’anche sia disposto a subire (ma è lecito subire fino a un certo punto), provocherà il nemico, che non tollera la Verità, a fargli guerra.
Caro Signor Lugaresi,
prima di tutto devo dire che anch’io,come pure tantissimi miei connazionali, siamo grandi ammiratori dell’opera guareschiana .E soprattutto il suo Don Camillo, tanto umano e commovente, ci intenerisce immensamente.Però,nel suo bell’articolo su” La favola di Natale”-un altro libro del coraggioso scrittore,si sono trovate le parole contro le quali vorrei protestare: “…nei lager in Polonia e Germania”… . Sarebbe storicamente più giusto dire : “nei lager tedeschi (nazzisti) in Polonia e Germania”… .Mi sento triste e , non lo nascondo,offesa.
Joanna dalla Polonia
Gentile Amica,
Le rispondo in qualità di direttore del sito, ma naturalmente potrà farlo anche l’amico Lugaresi. La specifica che Lei dice “nei lager tedeschi (nazisti)” non è stata scritta semplicemente perchè era inutile, essendo cosa nota che Guareschi era stato deportato dai tedeschi, che avevano lager nei diversi Paesi che avevano occupato. Nessuna offesa alla Polonia, quindi. Anzi, proprio in ricordo della Polonia, Nazione da sempre amica dell’Italia, e dei valorosi soldati polacchi che versarono il loro sangue in Italia, per la nostra libertà, La invito a leggere l’articolo che trova cliccando su http://www.riscossacristiana.it/lepopea-dei-polacchi-che-versarono-il-loro-sangue-litalia-grande-evento-culturale-bergamo-di-michele-majno/.
un cordiale saluto
Paolo Deotto
Caro Direttore,
grazie mille per la sua risposta esauriente e più che soddisfacente ed anche (per alcuni) educativa,mi creda.Tantissimi cari auguri da parte dei suoi fan
polacchi.Joanna
Dovremmo vergognarci noi italiani per il silenzio che volutamente è caduto sul grande Giovannino Guareschi, sui suoi scritti colmi del suo cuore di cristiano vero e dovremmo domandarci come mai il suo elogio avvenga proprio in questa incredibile Russia che in questi ultimi tempi non fa altro che sorprenderci. Mi viene da pensare che forse quando la Madonna chiese la consacrazione di quella Terra al Suo Cuore Immacolato voleva dirci: -Consacratemi la Russia e poi al resto penserò io!…-