Uno dei saggi storici più affascinanti che personalmente mi sia mai capitato di leggere è Quell’antica festa crudele, di Franco Cardini. Un libro che approfondiva il vasto tema della guerra non solo dal punto di vista dell’evoluzione tecnica e strategica, ma anche e soprattutto da quello dell’ideologia e della mentalità: insomma della sua “cultura”. Com’era la guerra nell’antichità, quale posto aveva nella vita delle società, come la vivevano gli uomini che la facevano e la subivano. Spaziando in un lunghissimo arco di tempo dall’alto medioevo alle soglie dell’età contemporanea, il professore fiorentino presentava una ricca e pittoresca galleria di testimonianze, non solo letterarie, raccontando di un mondo in cui la guerra era una presenza consueta eppure, in fondo, molto meno devastante di quanto saranno le guerre di un’epoca più “umanitaria” e pacifista qual è la nostra.
Un’opera altrettanto folgorante di quella di Cardini è quella da poco pubblicata dall’editore Jimenez, La fatale alleanza. Un secolo di guerre al cinema. (Pagine 488, € 24). L’autore è l’inglese David Thomson, uno dei più grandi critici cinematografici viventi, che dà uno sguardo lucido e magistrale su un secolo di battaglie, con incursioni in un passato anche più antico, rappresentate sul grande schermo e una meditazione sul rapporto spinoso tra guerra e cinema.
Personalmente sono stato fin da giovane un fruitore appassionato dei “film di guerra”, con un particolare interesse per la Seconda guerra mondiale e per gli scontri aerei. La Battaglia d’Inghilterra, combattuta nei cieli britannici nell’estate e nell’autunno del 1940 aveva riempito il mio immaginario di Spitfires, di Hurricanes, ma anche del tipo umano dei piloti della Raf e della Luftwaffe, autentici cavalieri dell’aria. In quei film, come in molte delle pellicole di cui parla il libro di Thomson, emergeva fortemente l’aspetto dell’eroismo, delle qualità umane di coraggio e spirito di sacrificio che emergono nell’uomo posto in condizioni spesso al limite. Il cinema ha raccontato anche il volto sporco e abietto della guerra, e in questo campo la guerra del Vietnam è stato un terreno molto florido.
I film hanno cominciato a essere realizzati solo all’inizio del XX secolo, iniziando a raccontare quasi in diretta la Prima guerra mondiale, e da quel momento nello spazio di un secolo hanno trasformato l’esperienza civile della guerra – e la storia stessa – per milioni di persone in tutto il mondo.
La fatale alleanza, opera ricchissima di citazioni e documentata con accuratezza, non è una semplice cronologia o un’indagine standard sui film di guerra, anche se David Thomson rivolge il suo sguardo a molti classici del genere e ad alcuni dei suoi film preferiti, da “Niente di nuovo sul fronte occidentale” a “Il ponte sul fiume Kwai” fino a “Salvate il soldato Ryan”. Il libro fa molto di più, mostrando come la guerra e il cinema nel XX secolo siano inestricabilmente legati. Questa realtà è l’enigma morale al centro del libro di Thomson.
I film di guerra, che danno prestigio e sono spesso campioni di incassi, hanno visto impegnati fior di registi che si sono cimentati con questi temi. Non sono solo opere in cui è rappresentata la violenza e il male, come in “Apocalypse Now”, “Black Hawk Down” o l’orrendo “Bastardi senza gloria” di Tarantino, ma sono anche lavori in cui si manifestano virtù antiche e mai morte come il senso dell’onore.
Da questo punto di vista a Thomson va reso merito per aver inserito film come “Braveheart” di Mel Gibson, anche se si è dimenticato di un film straordinario degli anni ’80 come “Taps squilli di rivolta”, la storia di un gruppo di cadetti di un’accademia militare americana che si ribella alla burocrazia dell’apparato statale in nome di valori morali elevati. Nulla, tuttavia, può essere rimproverato a questo libro, un vero viaggio nella storia della guerra, che è storia dell’umanità stessa. In fondo, la prima grande epica, L’Iliade, è proprio il racconto di un conflitto. Le storie di guerra ci raccontano la condizione umana, la nostra cultura, i nostri ideali, le nostre paure.