Divorzio, aborto, femminismo… ed ora, perchè no?, famiglie omosessuali.
Di Federico Gatti
Famiglia: secondo il dizionario, il nucleo formato dal padre, dalla madre e dai figli, che costituisce l’istituzione di base della società. Famiglia come nucleo base della società quindi, il sole da cui si irradia la Nazione, per quanto una visione individualista ed edonista voglia distruggere tutto questo in nome del “progresso”. È la società del consumo, del take away, una società paranoica privata della propria identità. Atomi fuori controllo. Coppie che si sfaldano, divorzi che arrivano ai primi problemi. Ma perché? L’emancipazione femminile, sacrosanta per quanto riguarda diritti troppo spesso dimenticati, perversa quando sfocia nel femminismo, ha avuto un ruolo chiave nella disgregazione della famiglia tradizionale e di riflesso della società.
A partire dagli anni ’60 del secolo appena trascorso, sulla scia del boom economico e sotto la spinta del vento del ’68 e delle seguenti lotte “progressiste”, la donna ricerca un nuovo spazio nella società attraverso la propria emancipazione economica e sociale nel lavoro. Una scelta talora determinata da necessità, ma molte volte frutto del desiderio di svincolarsi dal tradizionale ruolo “casalingo” di moglie e di madre.
E’ su questa strada che le istanze della sinistra culturale e politica si incrociano con gli interessi di una società in cui l’economia detta legge alla politica, dove l’incessante incremento del PIL diventa il nuovo dio-feticcio a cui fare sacrifici, e dove, necessariamente, il superfluo diventa necessario.
Non sempre il lavoro della donna è (solo) strumento di auto-realizzazione ed emancipazione, talora diventa la ruota dell’ingranaggio: lavoro, produzione, consumo.
A costo di sobbarcarsi l’onere di attendere ad entrambi gli impegni: in casa ed in ufficio o in fabbrica.
La famiglia, perciò, viene vista dalle giovani coppie come un’ impedimento alla propria realizzazione professionale, un progetto il cui orizzonte viene sempre posticipato. Siamo nel paradosso; viviamo nell’era dell’abbondanza, del comfort. Ci sarebbero tutti i presupposti per allevare bene i figli e invece no, ci ritroviamo con mutui per una casa che pesano come macigni, uno stipendio che da solo non basta più. Assurdo.
Il vecchio modello della famiglia patriarcale, legato ad una civiltà contadina ormai scomparsa, è stato travolto dall’onda dell’industrializzazione, dell’urbanizzazione. Ciò nonostante, sia pur nel nuovo contesto sociale, la famiglia aveva a lungo conservato una struttura tradizionale con il padre che lavorava per sostenere economicamente la famiglia, la madre che accudiva i figli e si occupava della gestione domestica ed i figli che crescevano nel rispetto dei genitori preparandosi, sul loro esempio, a creare, a loro volta, una nuova famiglia.
L’aver nutrito e coccolato per decenni un individualismo esasperato ha prodotto una progressiva atomizzazione della società che ha via via fatto perdere il senso della famiglia tradizionale (o meglio dovremmo dire naturale) a favore di nuovi aggregati.
Le carte sono state mescolate, i ruoli sono stati snaturati.
Così incontriamo le famiglie allargate, dove si rischia di perdere l’orientamento nell’intreccio di coniugi, ex coniugi, nuovi coniugi, figli di lei, figli di lui, figli dell’ex. Ma non basta, è ancora troppo poco. E’ necessario procedere oltre: e allora perché non riconoscere le “famiglie” omosessuali. E se, per definizione, queste non sono fertili allora bisogna trovare delle soluzioni. Accettare l’adozione per le coppie omosessuali, e perché no, magari commissionare un figlio attraverso l’ingegneria medica della fecondazione artificiale.
Da ciò emerge comunque prepotentemente, e nonostante il “limite” della condizione omosessuale, il fattore psicologico della volontà di creare una famiglia, esplicativo di come la natura umana tenda in modo spontaneo alla formazione di un nucleo familiare.
Vi è in tutto ciò una volontà nichiliszta che ha in odio la realtà concreta, e che vuole crearne una nuova, scimmia di quella vera.
Rivendicazioni figlie di un egualitarismo portato all’assurdo, imposto culturalmente dalle sinistre libertarie che non sanno accettare i limiti, (ed in questo caso il limite è la condizione omosessuale), come se l’uguaglianza fosse un dogma da anteporre all’ordine naturale, di per sè organico e, quindi, antiegualitario.
Una deriva che ha dei precisi burattinai, i think thank del nuovo ordine mondiale. Un nome per tutti: David Rockefeller, che con la fondazione omonima ha partecipato, finanziando lautamente, il progetto di pianificazione familiare altrimenti detto birth control .
Strumento primario di questa operazione è certamente la diffusione dell’aborto, pratica fatta passare come importante passo verso l’evoluzione sociale, come difesa dei diritti della donna sotto il delirante slogan “il corpo è mio e lo gestisco io”. Pura esaltazione dell’ego, primo passo verso la disintegrazione comunitaria.
Con la fecondazione in provetta e la commercializzazione della pillola abortiva fai-da-te Ru486 si è giunti poi all’apogeo dell’individualismo, la vita e la morte come fosse un gioco, il piccolo alchimista in azione.
Da tutto ciò emerge una constatazione: la disgregazione della famiglia non è che un aspetto, sia pur basilare, di un più vasto attacco alla società cristiana portato da chi vuole distruggere la realtà, in nome di un “cupio dissolvi” nichilista che affonda le proprie radici nel pensiero gnostico, irrazionalista, anticristiano.
Ed è anche abbastanza facile individuarne gli artefici. Se andiamo indietro nel tempo fino alla Rivoluzione Francese ed alla sua base ideologica, costituita dall’illuminismo e dal razionalismo massonico, ne incontriamo i registi.
In un documento del 1819 della Alta Vendita della Carboneria, noto come “Istruzione Permanente”, si legge: ”Il nostro scopo finale è quello di Voltaire e della Rivoluzione Francese, cioè l’annichilimento completo del cattolicesimo e perfino dell’idea cristiana. L’essenziale è isolare l’uomo dalla famiglia, è fargliene perdere le abitudini”.
Ma isolare l’uomo dalla famiglia non basta. Per distruggere la società cristiana bisogna corrompere la donna. Così scrive nel 1838 un noto massone sotto lo pseudonimo di Vindice: “…per abbattere il cattolicesimo bisogna cominciare dall’eliminazione delle donne…ma visto che non possiamo sopprimere le donne corrompiamole insieme alla chiesa”.
Si comprende allora che il vero obiettivo delle cosiddette “conquiste” del femminismo poco hanno a che fare con le rivendicazioni di pari diritti o opportunità nel mondo del lavoro e nella società, ma non sono altro che il pretesto per veicolare una strategia globale della quale, probabilmente, ne sono pienamente coscienti solo alcuni circolo ristretti.
Iniziando con il voler basare il matrimonio solo sul sentimento e sulla passione eliminando, quindi, la responsabilità verso i figli e verso la società, per non parlare dell’impegno assunto nei confronti di Dio, ecco che il divorzio diventa comprensibile, giustificabile, anzi auspicabile. Fino a far ritenere il matrimonio un inutile orpello. Non a caso vediamo un sempre più massiccio incremento delle convivenze.
Il “libero amore”, tanto sbandierato negli happening del ’68, così come l’idea abortista urlata nei cortei femministi: “l’utero è mio e lo gestisco io” non hanno condotto alla “liberazione della donna” ma, molto più prosaicamente, si sono rivelati lo strumento di un sua riduzione ad oggetto sessuale.
Le cronache contemporanee, la diffusione della pornografia, gli attuali stili di vita di molti giovani (non tutti) non hanno bisogno di commenti.
Dobbiamo forse concludere che la lucida strategia di corruzione messa in opera da ben identificati soggetti è risultata vincente?
Se di vittoria si tratta è solo temporanea, noi sappiamo che la vittoria finale ci è stata promessa da Chi non mente e non tradisce.
A noi il compito di perseverare e resistere con l’esempio, la preghiera e l’azione forti della certezza che “non praevalebunt”.
1 commento su “La famiglia tradizionale: minacce di dissoluzione”
Il f.smo non c’entra nulla col voto. E’ la demolizione della madre, della sposa, della moglie, della donna.
Sparge odio e separazione. Ha trasformato la donna in una lussuriosa poliandrica, ha reso il nostro grembo una tomba. Il f.smo è un veleno.
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