Un momento di lettura distesa, magari impegnativa, ma ristoratrice. Un’idea per trovare un’occasione di svago tra le incombenze della settimana, che quasi mai sono piacevoli per chi abbia a cuore la fede in Cristo e la salvezza delle anime. È quanto Riscossa Cristiana intende offrire ai suoi lettori ogni domenica. Per quanto è possibile, ci piacerebbe richiamare alla memoria di chi l’ha vissuta e far conoscere a chi non ne ha mai avuto neppure il sentore l’atmosfera di quelle belle domeniche in famiglia in cui si andava a Messa, ci si metteva a tavola per il pranzo della festa e poi si leggevano quegli articoli così ben scritti che i giornali ora non pubblicano quasi più. Poi, sarà nuovamente lunedì, ma, come accadeva nelle belle famiglia di una volta, lo guarderemo con occhi diversi. Buona lettura.
LA PENTECOSTE DI ALESSANDRO MANZONI
di Andrea Maccabiani
Ricorrendo oggi la solennità liturgica della Pentecoste, propongo la lettura dell’Inno Sacro di Alessandro Manzoni dedicato a questo grande mistero. Viene composta tra il 1817 e il 1822, anno della sua pubblicazione.
Il testo è diviso in tre grandi sezioni tematiche. Nella prima il Manzoni tratteggia la storia della Chiesa dal sacrificio di Cristo sulla croce sino alla discesa dello Spirito Santo, che fa parlare i discepoli le lingue del mondo, amplificando la loro predicazione. Nella seconda sezione descrive quindi l’universalità del messaggio cristiano, rivolto a tutti gli uomini di qualsiasi nazionalità e condizione sociale. Le ultime strofe sono un’invocazione a Dio perchè lo Spirito Santo illumini l’umanità affinchè riscopra la Fede non solo come valore individuale ma anche sociale.
Madre de’ Santi, immagine
della città superna,
del sangue incorruttibile
conservatrice eterna;
tu che, da tanti secoli,
soffri, combatti e preghi,
che le tue tende spieghi
dall’uno all’altro mar;
Campo di quei che sperano;
Chiesa del Dio vivente,
dov’eri mai? qual angolo
ti raccogliea nascente,
quando il tuo Re, dai perfidi
tratto a morir sul colle,
imporporò le zolle
del suo sublime altar?
E allor che dalle tenebre
la diva spoglia uscita,
mise il potente anelito
della seconda vita;
e quando, in man recandosi
il prezzo del perdono,
da questa polve al trono
del Genitor salì;
Compagna del suo gemito,
conscia de’ suoi misteri,
tu, della sua vittoria
figlia immortal, dov’eri?
In tuo terror sol vigile,
sol nell’obblio secura,
stavi in riposte mura,
fino a quel sacro dì,
Quando su te lo Spirito
rinnovator discese,
e l’inconsunta fiaccola
nella tua destra accese;
quando, segnal de’ popoli,
ti collocò sul monte,
e ne’ tuoi labbri il fonte
della parola aprì.
Come la luce rapida
piove di cosa in cosa,
e i color vari suscita
dovunque si riposa;
tal risonò moltiplice
la voce dello Spiro:
l’Arabo, il Parto, il Siro
in suo sermon l’udì.
Adorator degl’idoli,
sparso per ogni lido,
volgi lo sguardo a Solima,
odi quel santo grido:
stanca del vile ossequio,
la terra a LUI ritorni:
e voi che aprite i giorni
di più felice età,
Spose, che desta il subito
balzar del pondo ascoso;
voi già vicine a sciogliere
il grembo doloroso;
alla bugiarda pronuba
non sollevate il canto:
cresce serbato al Santo
quel che nel sen vi sta.
Perché, baciando i pargoli,
la schiava ancor sospira?
e il sen che nutre i liberi
invidïando mira?
Non sa che al regno i miseri
seco il Signor solleva?
Che a tutti i figli d’Eva
nel suo dolor pensò?
Nova franchigia annunziano
i cieli, e genti nove;
nove conquiste, e gloria
vinta in più belle prove;
nova, ai terrori immobile
e alle lusinghe infide,
pace, che il mondo irride,
ma che rapir non può.
O Spirto! supplichevoli
a’ tuoi solenni altari;
soli per selve inospite;
vaghi in deserti mari;
dall’Ande algenti al Libano,
d’Erina all’irta Haiti,
sparsi per tutti i liti,
uni per Te di cor,
Noi T’imploriam! Placabile
Spirto, discendi ancora,
a’ tuoi cultor propizio,
propizio a chi T’ignora;
scendi e ricrea; rianima
i cor nel dubbio estinti;
e sia divina ai vinti
mercede il vincitor.
Discendi Amor; negli animi
l’ire superbe attuta:
dona i pensier che il memore
ultimo dì non muta;
i doni tuoi benefica
nutra la tua virtude;
siccome il sol che schiude
dal pigro germe il fior;
Che lento poi sull’umili
erbe morrà non colto,
né sorgerà coi fulgidi
color del lembo sciolto,
se fuso a lui nell’etere
non tornerà quel mite
lume, dator di vite,
e infaticato altor.
Noi T’imploriam! Ne’ languidi
pensier dell’infelice
scendi piacevol alito,
aura consolatrice:
scendi bufera ai tumidi
pensier del violento:
vi spira uno sgomento
che insegni la pietà.
Per Te sollevi il povero
al ciel, ch’è suo, le ciglia,
volga i lamenti in giubilo,
pensando a Cui somiglia:
cui fu donato in copia,
doni con volto amico,
con quel tacer pudico,
che accetto il don ti fa.
Spira de’ nostri bamboli
nell’ineffabil riso;
spargi la casta porpora
alle donzelle in viso;
manda alle ascose vergini
le pure gioie ascose;
consacra delle spose
il verecondo amor.
Tempra de’ baldi giovani
il confidente ingegno;
reggi il viril proposito
ad infallibil segno;
adorna le canizie
di liete voglie sante;
brilla nel guardo errante
di chi sperando muor.
3 commenti su “La Domenica di Riscossa Cristiana (6)”
Quando Alessandro Manzoni scrisse questo Inno Sacro non esistevano ancora le leggi penali che perseguono coloro che vengono accusati di antisemitismo. Allora si poteva dire la “verità” sulla crocifissione di Gesù Cristo da parte dei Romani su denuncia e richiesta popolare voluta dal Sinedrio di Gerusalemme presieduto dai sommi sacerdoti Anna e Caifa. Quindi il Poeta poteva tranquillamente scrivere la verità storica :”
…. quando il tuo Re, dai perfidi
tratto a morir sul colle,
imporporò le zolle
del suo sublime altar?”
Poi fu eletto nel 1958 un Papa “buono” e la storia divenne storiella e con il Concilio i martiri ebreo-cristiani furono trasferiti nel dimenticatoio per non offendere la memoria dei carnefici. Per questo meritò la canonizzazione. Grazie Papa Francesco.
commovente! grazie!
Sottoscrivo in pieno il commento di Hobbit.