Dalla minigonna “sconsigliata”, alla donna considerata come un oggetto, allo sgozzamento degli animali, e ad altro, accettiamo tutto ciò che viene imposto dai musulmani perché è la loro “cultura”. Avendo noi tradito la nostra, eleviamo a modello quella degli altri. Paura o vigliaccheria? O tutte e due le cose insieme?
di Giovanni Lugaresi
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Ma come: non eravamo noi i retrogradi, reazionari, che osteggiavamo a suo tempo l’uso della minigonna?
E non erano loro, le femmine-femministe ad avanzare il diritto a vestirsi col medesimo indumento? E non erano, ancora, quelle, a urlare contro i falsi moralisti, liberticidi nei confronti dei diritti delle femmine medesime? Che avevano diritti e non soltanto doveri, compreso quello (diritto) di realizzarsi come volevano, anche nell’abbigliamento, oltre che nelle professioni?
Senza contare che nell’affermazione di tali diritti, per quel che riguarda la minigonna, venivano tralasciate ragioni di ordine non diciamo morale, ma riguardanti lo stile, l’estetica… Sissignore! L’estetica, che vuole la sua parte, almeno in chi e per chi il buongusto ce l’ha.
Infatti, a proposito di mode nell’abbigliamento spesso accadeva (e accade) che una signora o signorina di non eccelso acume si vesta in un certo modo perché è… secondo la moda, appunto, che lo dice, lo indica, lo prescrive. Si dava il caso di vedere, allora, signore o signorine mostrare quella parte scoperta dal ginocchio in su somigliante a prosciutti piuttosto che a gambe-cosce.
Nessun dubbio del tipo: ma questa minigonna me la posso permettere? Mi sta bene? Valorizza il mio corpo o no? O non mette piuttosto in evidenza qualcosa di non bello, o di decisamente brutto?
Non scomodiamo la morale, la decenza, limitiamoci allo stile. E la risposta è scontata. Però… Contente loro!
Chi invece la morale la scomoda (eccome se la scomoda!) sono altri. I musulmani con i loro divieti e obblighi, riguardanti le donne, naturalmente. E nel silenzio assordante delle femmine-femministe nostrane, dalle quali non abbiamo sentito lamentele, proteste, sit-in, cortei, nei confronti di chi la donna considera ben poco, anche perché della donna ha un concetto assai diverso dal nostro. Se per noi la donna è infatti “una persona”, per loro è molto molto di meno.
C’è chi dice che non è un precetto del Corano. C’è chi dice che è una usanza, un costume più recenti. Come che sia, è un dato di fatto. I signori maschi musulmani considerano la donna un essere inferiore. Noi, no.
Punto.
E allora ci cascano le braccia nell’apprendere notizie, ascoltare discorsi, leggere testi, vedere scene, in cui il mondo occidentale, evoluto, moderno, avanguardista, raccomanda alle nostre donne di non usare più la minigonna, e se escono di sera stare ben lontane da un maschio, perché non si sa mai che sia un maschio musulmano, per cui, non avendo la nostra cultura, ma essendo cresciuto in un’altra, affatto diversa, potrebbe apparire una “provocazione” essere in giro da sole di sera, e magari indossando una minigonna!!!
Il tanto decantato progressismo, dunque, va a farsi… fottere (direttore, scusa, quando ci vuole, ci vuole!), e in nome di che cosa? Rispetto dell’altrui cultura, che non si sposa certamente con i nostri concetti di dignità, di libertà, di libere scelte?
Le notizie provenienti da Germania e Olanda, riguardo ai comportamenti femminili e alle raccomandazioni che alle donne vengono fatte, non sono certamente in base alla morale di noi vecchi tradizionalisti, o allo stile di noi vecchi esteti, o alla dignità-decoro che noi ancora vorremmo, a tutti i livelli. Ma… in base alla morale dei musulmani, ai loro usi e costumi, alla loro cultura.
Certo: avendo noi tradito la nostra, dobbiamo elevare a modello quella degli altri.
E visto che ci siamo, che dire degli appelli alla vigilia di Pasqua delle varie Brambilla e compagnia animalista (con l’aggiunta di qualche prete!) in pro della incolumità degli agnelli? Ma nei confronti dei musulmani che gli animali li sgozzano (peraltro, sgozzano anche i cristiani, ma questo è un altro discorso e molto più importante, ovviamente) senza alcun problema di recar loro dolore, neanche una parola?
E già. Anche qui: è la loro cultura. Come fa parte della loro cultura colpire gli omosessuali, e come colpirli, nei loro paesi!
Il fronte cattolico antiomosex non si preoccupi per le unioni, i futuri matrimoni fra persone dello stesso sesso.
Ci penseranno loro, a invasione completata, e con i loro usi e costumi imperanti a mettere a posto femministe, omosessuali, animalisti, eccetera. E femministe, omosessuali, animalisti, dovranno subire, raccogliendo i frutti di quel che hanno seminato. Già stanno subendo, tremebondi, e non profferiscono parola – paura o vigliaccheria? O tutte e due le cose insieme?
E se ci sarà qualcuno ad alzare la voce per difendere le loro vite, saremo noi, vecchi tradizionalisti, credenti nella Verità e nella libertà, contrari alle unioni fra omosessuali, ma del pari contrari a chi gli omosessuali perseguita, così come a chi considera le donne (in minigonna o meno) cose e non persone, esseri inferiori sui quali esercitare un dominio.
5 commenti su “La cultura tradita – di Giovanni Lugaresi”
Mi vesto normalmente, con la gonna al ginocchio e le maniche lunghe, in estate uso vestiti di cotone e lino, lunghi
al ginocchio e con le maniche corte, non ho attrattive fisiche e non sono più una ragazzina, ma ugualmente per la
strada spesso sento commenti pesanti sulla mia corporeità dai negri!
Per l’odio che abbiamo di noi stessi e per la volontà di non piu vivere alla luce della fede, stravolgendo di conseguenza tutto, dagli usi familiari alle mode divenute sfacciate e provocatorie, siamo arrivati a un punto morto per cui, intrappolati in una situazione da cui è quasi impossibile tornare indietro, ecco che l’avanzata islamica non solo ci ammutolisce, ma ci sopraffara’ in virtù proprio della nostra debolezza. Avete mai sentito una Bonino inorridirsi per la condizione della donna islamica? Certo che no, visto che costoro li si attende a braccia spalancate. Caduti nella trappola del rinnegamento di noi stessi, altro non ci resta che un profondo mea culpa.
Dubbio: siamo proprio sicuri che i musulmani di “offendano” come qualcuno vuol farci credere? Non sarà l’ennesimo attacco relativista al Cattolicesimo da parte di chi usa (inutilmente) a suo favore ogni occasione per farci fuori? In altre parole chi non vuole minigonne, presepi, crocifissi,ecc. professa un credo che risale ai tempi di lucifero e caino.
In ogni caso, ai muslims che si offendono davvero (e ce ne sono) dico: ci avete rotto i testicoli! Come osate venire a casa nostra e imporci la vostra visione demenziale della società? Se avete qualche problema la soluzione c’é: tornatevene al vostro paese. Se qui non vi piace, che ci state a fare? E, già che ci siete, portatevi dietro i vostri benefattori cattocomunisti, preti e laici, ai quali sono sicuro che riserverete un trattamento di favore.
Bello lucido e tragicamente realistico l’articolo di Lugaresi.cosa puo’aspettarsi chi rinnega se stesso,la propria storia,la propria gloria piu’grande che e’il Cristianesimo?volutamente escluso dall’identita’europea?non parlano le femministe ed il loro silenzio e’eloquente nel senso che nonsolo tradisce il loro disagio ma anche la totale incapacita’e la codarda sottomissione di fronte ad una visione dellavita che pure e’agli antipodi rispetto alla loro.coraggiose e violente sono state invece verso la vis
ione cristiana della vita che accetta la modernita’ma ne condanna gli eccessi hanno gridato con passione contro chiunque sostenesse che un eccesso di corporeita’ offendeva la donna ,non ne esaltava il valore.alla violenza islamica pero’ si cede silenzuosamente.colpa del plitically correct o solo codardia?Dio mio vieni presto a salvarci!
Lugaresi si conferma ancora una volta una mente veramente libera da stereotipi e con raro acume. Bravo Giovanni, a volte mi verrebbe da chiamarti Giovannino…