Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo un estratto dell’ultimo saggio di Paolo Gulisano, Malachia, tra storia e misteri (Ancora, pagine 144, 16 euro).
L’ULTIMA PROFEZIA
Per molti fedeli Dio vuole comunicare con gli uomini e pertanto sceglie delle occasioni, dei luoghi, delle persone per farlo.
Ma c’è altro. Ci sono testi misteriosi che sembrano contenere delle ulteriori rivelazioni, dei “messaggi in codice” che devono essere decifrati.
Uno dei più famosi è il libro delle Profezie di Nostradamus.
Michel de Nostredame, più noto come Nostradamus, fu un astrologo, scrittore e farmacista nato nella Provenza del Sedicesimo secolo. Il libro consiste di quartine in rima, raccolte in gruppi di cento, dove l’astronomo francese ipotizza scenari e fatti futuri.
Le indicazioni di Nostradamus danno in realtà indicazioni così vaghe che potrebbero riferirsi a qualunque evento. Queste predizioni altro non sarebbero che esempi di chiaroveggenza retroattiva. In altri termini, le quartine sono scritte in un modo così ambiguo che chiunque, a posteriori, può leggere o interpretare in esse ciò che meglio crede.
I sostenitori dell’attendibilità di queste profezie invece attribuiscono a Nostradamus la capacità di aver predetto un incredibile numero di eventi nella storia del mondo, tra cui la rivoluzione francese, la bomba atomica, l’ascesa al potere di Adolf Hitler.
Ancora oggi le cosiddette profezie di Nostradamus sembrano incontrare un certo interesse e vengono periodicamente riproposte.
Il libro dello studioso provenzale era stato pubblicato nel 1555. Esattamente quarant’anni dopo apparve un altro libro, pubblicato a Venezia a cura di un monaco benedettino proveniente dalle Fiandre, Arnold de Wyon, dal titolo Lignum vitae, ornamentum et decus Ecclesiae.
Si trattava di una monumentale storia in più volumi dell’Ordine di san Benedetto. Nel primo volume, Arnold presentava ai lettori uno scritto, per secoli inedito e sconosciuto, attribuito ad un santo monaco e vescovo irlandese vissuto nel XII secolo, Malachia di Armagh. Riformatore del monachesimo irlandese, amico di una delle più straordinarie figure dell’Europa medievale, San Bernardo di Chiaravalle, che ne fu il primo biografo e la principale e autorevole fonte di informazioni sulla sua vita; stimato dai pontefici, omonimo del profeta Malachia con cui si chiude l’Antico Testamento, deve la sua celebrità soprattutto alle profezie sui papi che gli vengono attribuite. Si tratta come noto di una serie di brevi oracoli che descrivono le caratteristiche dei papi e la successione dei pontificati da quello di Celestino II –eletto nel 1143- fino a Pietro II, l’ultimo papa.
Le profezie sarebbero la conseguenza di una visione avuta da Malachia a Roma nel corso del pellegrinaggio che aveva compiuto al soglio di san Pietro.
Si tratta di 111 descrizioni sintetiche di altrettanti pontefici, fatte con brevi frasi latine.
Dopo le 111 frasi, ecco che l’autore del testo conclude la sua esplorazione del futuro con questa ulteriore ed ultima profezia: e parole: “In persecutione extrema Sanctae Romanae Ecclesiae sedebit Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibus transactis, civitas septicollis diruetur, et Judex tremendus iudicabit populum suum. Finis”.
Tradotto dal latino significa che durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro Romano, che pascerà il suo gregge fra molte tribolazioni; quando queste saranno passate, la città dai sette colli sarà distrutta e il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine.
Scorrendo l’elenco dei papi descritti da Malachia, ci accorgiamo che i 111 papi da lui descritti sono trascorsi. Benedetto XVI corrisponde all’ultimo, contrassegnato come De gloria olivae. La gloria dell’ulivo, che richiama un simbolo benedettino.
Siamo dunque arrivati a “Petrus Romanus”? E’ papa Francesco, il vescovo arrivato dalla “fine del mondo”, come ebbe egli a definirsi la sera dell’elezione parlando alla folla di piazza San Pietro, l’ultimo vicario di Cristo? E ora cosa succederà? La fine del mondo e dei tempi, o forse “soltanto” la fine della Chiesa?
Il tutto, naturalmente, se prendiamo in considerazione che le profezie di Malachia siano attendibili.
Si è molto discusso sull’autenticità di questo testo, e molti sono i misteri che lo circondano.
Fu davvero scritto da Malachia di Armagh? E quando?
Una delle ipotesi che sono state fatte è che le profezie siano state la conseguenza di una visione avuta dal vescovo irlandese nel corso di un suo pellegrinaggio a Roma avvenuto nel 1140. Avrebbe riportato per iscritto le visioni e consegnato il manoscritto al papa del tempo, Innocenzo II, e il testo sarebbe poi stato dimenticato per 450 anni.
Come viene tra le mani del benedettino fiammingo?
Non è dato di sapere, e lo stesso Arnold non dice nulla a riguardo.
Di queste profezie non fa alcun cenno nemmeno san Bernardo di Chiaravalle, questo autentico gigante della storia della Chiesa che di Malachia fu grande amico, e del quale ci ha lasciato la prima, fondamentale biografia.
Il padre dell’Ordine Cistercense aveva accolto una prima volta Malachia nel suo convento di Clairvaux nel corso del pellegrinaggio che avrebbe portato alle profezie.
In seguito Bernardo avrebbe ospitato ancora Malachia, e nel corso della sua ultima visita, il vescovo irlandese si ammalò gravemente e spirò tra le braccia dell’amico il 2 novembre 1148.
Tale era la stima e l’affetto per Malachia che il futuro Dottore della Chiesa chiese in seguito di essere sepolto con indosso le vesti che erano state di Malachia e di avere la tomba accanto a quella dell’amico irlandese. Bernardo spirò nel 1153, cinque anni dopo di lui. Nel 1149, pochi mesi dopo la sua morte, aveva scritto la Vita di San Malachia Vescovo, attingendo direttamente all’esperienza personale, alle testimonianze raccolte e ai racconti personali di Malachia. (…)
Bernardo, pur preso da innumerevoli impegni, che andavano ben oltre le attività monastiche di Clairvaux, visto che era la più influente figura della Cristianità del tempo, scrisse dunque la biografia di un uomo in cui riconosceva una straordinaria statura umana e spirituale: un asceta, un riformatore, un santo. Tuttavia nell’opera di Bernardo non c’è alcun cenno alle sedicenti profezie. Si potrebbe obiettare che si trattava di un testo molto delicato, la cui divulgazione poteva essere stata giudicata inopportuna dal Dottore della Chiesa, che era un grande uomo di Dio, un mistico, ma anche un politico.
Aveva dato la Regola all’Ordine dei Cavalieri Templari, il più grande ordine cavalleresco del Medioevo, potenti e influenti, che tuttavia sarebbero stati spazzati via con inusitata violenza agli inizi del XIV secolo per volere del Re di Francia e con l’assenso della Chiesa; aveva inoltre predicato la seconda Crociata, un anno prima della morte di Malachia. Era intervenuto a dirimere le più scottanti questioni ecclesiali del suo tempo, tra le quali nientemeno che uno scisma, che aveva visto contrapporsi un papa e un antipapa che si erano scomunicati a vicenda e avevano spaccato la Chiesa. Fu lui, Bernardo, a ricomporre e a sanare la ferita. E infine, attraverso il suo esempio, la sua predicazione, i suoi scritti teologici, e attraverso il suo Ordine Cistercense che aveva riformato nel senso di una profonda radicalità evangelica lo spirito benedettino, aveva cambiato il volto della Chiesa.
Una Chiesa che attraversava un periodo difficile della sua storia. Difficoltà che spesso nascevano al vertice.
Nel corso della sua storia, la Chiesa ha conosciuto ben 33 antipapi; per trentatre volte la cattolicità si è vista divisa, ha conosciuto la contrapposizione tra chi rivendicava la posizione di successore dell’Apostolo Pietro, di Vicario di Cristo: il più grande onore e onere per un cristiano.
Di questi 33 antipapi ben nove appartengono al XII secolo, il secolo di Bernardo e Malachia.
Si comprende quale potesse essere l’importanza al tempo di una profezia sui papi.
Se dunque Bernardo non dice nulla sui sedicenti oracoli sui papi di Malachia, allo stesso tempo nella biografia dell’amico ci dice chiaramente che Malachia possedeva il dono della profezia.
Dunque le previsioni sui papi sono plausibili? Possono essere più di un clamoroso falso redatto nel 1595? A questa domanda proveremo a rispondere, ripercorrendo innanzitutto la vita e le opere di questa figura straordinaria, di quest’uomo che veniva dagli estremi confini del mondo allora conosciuto, dall’affascinante Irlanda: Máel Máedóc Ua Morgair, meglio noto come Malachia.
7 commenti su “LA BIBLIOTECA DI RISCOSSA CRISTIANA Malachia, tra storia e misteri”
Speriamo. Speriamo che la fine dei tempi sia giunta.
Ci sono alcuni messaggi di Gesù dati a una veggente irlandese dal 2010 al 2015 in cui dice che Benedetto XVI e’ l’ultimo papa, che colui che viene dopo e’ un impostore (antipapa) e che dopo l’ultimo papa (Benedetto) la Chiesa sarà guidata nei sui ultimi giorni durante la persecuzione anticristica direttamente da S.Pietro…suppongo in senso spirituale. Questo coincide in modo singolare con la profezia di Malachia, cioè Petrus Romanus sarebbe proprio S. Pietro
falsa profetessa maria divina misericordia Irlanda, manager fallita che ha recuperato con le endite di libri della verità e medaglie orribili
Direi che la prova che sono attendibili deriva dalla verità delle varie profezie, puntualmente avverate, anche nel pasticcio della seconda metà del XX secolo comunque lo si interpreti torna realistica. Cita papi e pure gli antipapi infatti, il nome Pietro Romano lascia a pensare, dato che il primo Pietro fu cristiano, l’ultimo pietro potrebbe essere romano ovvero pagano. Anche la visione di Fatima (non il testo mai pubblicato) del terzo segreto ci fa vedere la morte del papato e dei cristiani davanti ad una croce di sughero, cioè fittizia direi. Si arriva al pietro pagano antipapa o papa pagano? Papa pagano papa non est, quindi antipapa direi. Per avere un antipapa valutiamo che è eretico, quindi non facente parte del corpo della Chiesa, idem Ratzinger che sarebbe anche antipapa per lo stesso motivo. Però se , come pare vero,nel 1958 ci fu l’elezione di Papa ed antipapa con pure 2 fumate bianche, allora la linea papale si è estinta nel 1989 alla morte di quel che si afferma essere stato eletto il 26 ottobre. Invece antipapi sarebbero i successori della fumata bianca del…
continuo. Invece antipapi sarebbero i successori della fumata bianca del 28 ottobre 1958, quindi tutti antipapi della lista san Malachia. E sapenti di esserlo, tanto che presero il nome dei 2 primi antipapi come a segnalare il fatto, Giovanni e Paolo (i 2 pederasti), ed avemmo il primo subito eliminato dopo una discussione col card.Villot massone, e con attentato il secondo, attentato superato. Poi abbiamo il duetto attuale, invenzione balsfema di 2 pietri, tra benedetto e francesco. Notisi che anche in questa tesi la profezia regge, meglio ancora: pastor et nauta fu anche, e meglio, il card.Siri di Genova. Quindi Papa ed antipapa con lo stessa frase profetica.
Come è possibile pensare che un Santo come Malachia abbia inlcuso nella sua profezia anche gli antipapi? No, amici miei. Quelli c’erano ma non erano voluti e stabiliti dallo Spirito Santo, quindi non contano nel suo conteggio. Ripercorrete la profezia levando i nomi degli antipapi, e vedrete che mancano ancora 11 Papi prima di arrivare all’ultimo, Petrus Secundus. Nessuna fine del mondo imminente, dunque, anzi, così a occhio e croce… Manca ancora circa un secolo direi… Abbiamo ancora tempo per convertirci, speriamo! Piuttosto, è vera secondo voi la voce che si preparerebbero le dimissioni di papa Francesco per il 30 ottobre 2019? A proposito, secondo Malachia Bergoglio è “Lumen de coelo” mentre il prossimo Papa sarà “Ignis ardens” e quello dopo ancora “Religio Depopulata”. Ci aspettano tempi duri, fratelli.
scintillazione veda allora di fornire una nuova lettura, non basta dire ciò che dice senza provarlo, gli esempi ce pone quadrano x nulla