LA BELLA ADDORMENTATA: IL NUOVO LIBRO DI ALESSANDRO GNOCCHI E MARIO PALMARO, NELLA RECENSIONE DI ALFIO KRANCIC

di Alfio Krancic

 

Se questo libro ha un pregio, è quello della chiarezza. Addentrarsi nella non semplice interpretazione delle questioni teologico-dottrinali che sottendono il Concilio Vaticano II°, per un profano, non è cosa semplice, ma Gnocchi e Palmaro riescono a condurre il lettore, con perizia, conoscenza dei temi e con quel filo di ironia che è la loro cifra letteraria, alla comprensione delle ragioni storico-politico-filosofiche che sono alla base della “rivoluzione” conciliare.

La loro disanima del modernismo quale motore del cambiamento è esemplare; la denuncia del ruolo degli intellettuali e dei teologi, quali Maritain, Dossetti, Kung, Von Balthasar tesi a “umanizzare” e a destrutturare la millenaria architettura della Chiesa è puntuale e precisa. Non solo. I due autori scavano anche alle radici di tale pensiero, scovandovi Kant e la sua teoria del noumeno e del fenomeno, e Marx con la sua “Teoria della Prassi”. Un mix di idee e propositi che messi assieme hanno concorso a quel processo di “democratizzazione” della Chiesa che ebbe il suo momento culminante nella costituzione delle Conferenze Episcopali nazionali, nei Consigli Pastorali e in tutti quegli organismi assembleari provenienti dal basso e di matrice sessantottesca e marxista.

Organismi che ebbero una loro autonomia “pastorale” e che servirono nel tempo alla “deregulation” della liturgia tridentina.

A questo punto, se mi è permesso, vorrei raccontarvi di un episodio, estremamente esemplificativo dello “spirito” di quei tempi e di cui, ragazzino, fui testimone. Avevo (anzi ho, essendo ancora vivo) un cugino (ex)sacerdote che insegnava Teologia nel Seminario di Zagabria.In una famiglia numerosa e cattolicissima qual era quella di mia madre , questo parente era il fiore all’occhiello di tutta la famiglia.Talvolta, durante i suoi frequenti viaggi a Roma, capitava che si fermasse presso di noi a Firenze, dove veniva accolto con deferenza e venerazione. Accadde un giorno (era il 1962 o il 1963) che fosse capitato da noi, come in altre occasioni, ma questa volta insieme ad un altro sacerdote: don Bruno Borghi. Di quest’ultimo mi colpì l’abbigliamento: maglione blu a collo alto, giacca e pantaloni neri. Ci fu presentato come prete-operaio.bella addormentata

Inutile dire che la presenza di don Borghi incuriosì i miei che iniziarono a porgli delle domande. La discussione che ne seguì fu estremamente vivace. Entrambi parlarono, intervallandosi, di “necessità di cambiamento”; di “aggiornamento della Chiesa”; di “spirito nuovo che aleggiava sulla Chiesa” etc. Conclusi i sermoni, mi ricordo una frase pronunciata da mio cugino e che mi è sempre rimasta impressa nella mente. Disse: “La Chiesa deve guardare a Nord. All’Olanda!” Allora non colsi il senso di questa affermazione. Dell’Olanda conoscevo solo i tulipani e i mulini a vento. Ignoravo del tutto i fermenti modernisti che agitavano quelle terre. Compresi solo, dagli sguardi stupiti dei miei genitori, che c’era stato nelle parole degli ospiti qualcosa che li aveva profondamente turbati. Passò qualche anno e compresi. Seppi che mio cugino si era spretato ed era andato a convivere con una studentessa di teologia che frequentava il suo corso. Poco dopo anche don Borghi avrebbe lasciato la tonaca e si sarebbe accasato. Anche questi sono i frutti del Concilio. Don Borghi parlava di occupazione delle fabbriche e mio cugino additava il Nord come una specie di “terra promessa”. Entrambi aspiravano ad una Chiesa affrancata dalla gerarchia e dalla verticalità; una Chiesa orizzontale ed “umanizzata”; una Chiesa aperta al mondo, assembleare, dialogante, per usare un termine in voga oggi, inclusiva e non esclusiva. I risultati sono gli occhi di tutti: seminari vuoti e chiese vuote. E’ evidente che il “profetismo” che pervadeva il Concilio di profetico non aveva niente.

Oggi la situazione non è cambiata. Forse è peggiorata. Un’antica locuzione latina recita:” Errare humanum est, perseverare autem diabolicum”. “Diabolicum”, appunto!

Termino queste brevi note con un invito pressante. Se volete capire cosa accadde in quegli anni, leggete “La Bella Addormentata”. Un libro che vi aprirà gli occhi.

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