di Corrado Gnerre
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Sull’Esortazione post-sinodale “Amoris Laetitia” molto è stato scritto. Sono state fatte analisi accurate per cui non mi sembra opportuno scrivere qualcosa di analitico. Ciò che ritenevo importante dire sul Documento l’ho affermato nel comunicato de Il Cammino dei Tre Sentieri e in un intervento per la Confederazione Civiltà Cristiana.
Detto ciò, mi sembra però che siano mancate nei commenti finora scritti alcune considerazioni relative a questioni indirettamente legate al punto che ha attirato l’attenzione, ovvero quello riguardante i cosiddetti “divorziati-risposati” e la loro eventuale possibilità di accostarsi all’Eucaristia.
Ma a quali questioni alludo? A quelle che riguardano la sostanza della Fede. Lo so che ciò che sto dicendo è molto grave, “grave” nel senso che è legato a questioni fondamentali (cosa c’è di più fondamentale della Fede?), ma sento che anche su questo versante non si possa tacere. Chiedo però la carità di venir adeguatamente ripreso se le brevi osservazioni che mi accingo a fare siano del tutto fuori luogo.
Vengo al dunque. Le questioni che riguardano la sostanza della Fede legate a come l’Esortazione affronta lo stato dei “divorziati-risposati” sono tre:
- La Fede da esercitare nella prova
- La Fede da esercitare nella fedeltà
- La Fede da esercitare nell’educazione
La Fede da esercitare nella prova
Nell’Esortazione, precisamente alla nota n.329, si fa riferimento alla questione della continenza che secondo la “Familiaris Consortio” di Giovanni Paolo II è assolutamente necessaria per quei “divorziati-risposati” che dovessero continuare a vivere insieme ma nello stesso tempo volessero conformarsi pienamente alla Legge di Dio.
Ebbene, tutti sanno che nell’Esortazione è detto che in questi casi una continenza completa potrebbe pregiudicare il mantenimento della fedeltà. Ora, un’affermazione di questo tipo fa specie per due motivi.
Primo: perché ci si preoccupa che si conservi la fedeltà all’interno di un rapporto illegittimo e concubinario trascurando del tutto il rispetto alla vera fedeltà che è invece quella all’interno del legittimo matrimonio. Come la mettiamo con tutti quei casi (e non sono pochi) in cui coniugi abbandonati rimangono fedeli al legittimo matrimonio continuando a pregare per l’altra metà di se stessi che si è perso?
Secondo: perché si trascura completamente un dato consolidato e pregiudiziale della Teologia Spirituale che è quello della fedeltà a Dio e della fedeltà di Dio. Paradossalmente, nella nota 329 per pensare alla fedeltà posticcia in un rapporto illegittimo non si pensa alla fedeltà che si deve a Dio e alla fedeltà di Dio che mai viene meno nei nostri confronti. Mi spiego. Può Dio chiedere cose impossibili? Assolutamente no. Dio non può mai permettere delle prove al di sopra delle possibilità degli uomini. Dio, quando permette delle prove dure, offre anche la grazia necessaria e sufficiente per viverle cristianamente. Sant’Alfonso soleva dire: “Chi prega si salva, chi non prega non si salva!” …a significare che Dio mai viene meno alle sue promesse e se si chiede il suo aiuto qualsiasi difficoltà della vita può essere cristianamente affrontata.
Inoltre, affermare che la continenza completa potrebbe pregiudicare la fedeltà significa alla fine permettere tutto. Infatti, come la mettiamo quando in un matrimonio uno dei due coniugi dovesse ammalarsi a tal punto da essere impedito ai rapporti coniugali? Si potrebbe in questo caso derogare e “sostituire” il coniuge con qualcun altro? Darebbe nausea solo il pensarlo!
La Fede da esercitare nella fedeltà
L’Esortazione, trattando dei “divorziati-risposati”, è preoccupata di scorgere bagliori di bene soggettivi anche in mali oggettivi. Per la serie: non esiste il peccato come atto intrinsecamente cattivo, bensì ogni peccato è di fatto una sorta di bene dimezzato. Qui però c’è un equivoco di fondo ed è questo: un conto sono le disposizioni singole che possono essere giudicate solo da Dio in foro interno, altro è scorgere comportamenti individuali oggettivamente buoni in situazioni di oggettività del male. Faccio un esempio. Due terroristi stanno per recarsi in un luogo affollato per farsi esplodere. Ad un tratto uno dei due distrattamente sta per essere investito da un auto, ma l’incidente è evitato perché l’altro “generosamente” si getta sulla strada per fargli evitare l’impatto rischiando anch’egli di essere investito. In sé il gesto del compagno sembrerebbe essere generoso e positivo, ma in quella situazione non lo è, anzi è perfino negativo. Evitando che l’altro venga investito, viene salvato il progetto terroristico. Se invece l’incidente fosse avvenuto, l’azione terroristica sarebbe stata scongiurata.
Torno a ripetere: un conto sono le disposizioni soggettive, altro i comportamenti individuali oggettivamente buoni, ma che in un contesto cattivo diventano anch’essi oggettivamente tali. Ciò perché i gesti si giudicano dal loro fine. Un conto è se aiuto un amico a non farsi del male, altro è se l’aiuto affinché insieme possiamo andare ad uccidere degli innocenti.
La Fede da esercitare nell’educazione
Dire che bisogna sforzarsi di salvaguardare la pace all’interno di un’unione illegittima affinché non si possa pregiudicare la crescita armonica dei figli è di per sé un’affermazione condivisibile, ma sul piano solamente umano. Si tratta del “quieto vivere”. Ma se si passa al piano soprannaturale le cose cambiano. L’educazione non sempre deve perseguire la pura e semplice conservazione della tranquillità che molte volte è solo codarda conservazione di una comodità. L’educazione è testimoniare, fino al martirio, la fedeltà al Vero. Un coniuge “divorziato-risposato” che decidesse di vivere la continenza completa insegnerebbe moltissimo ai figli, perlomeno farebbe capire loro di non fare lo stesso errore che ha fatto lui. Viceversa il messaggio sarebbe completamente diverso.
Conclusione
Quale educazione allora ci accingiamo a dare ai nostri figli con messaggi di questo tipo? Li prepariamo a volare alti, oppure a conformarsi sempre più ad un mondo che offre come unica prospettiva la riduzione bestiale della tirannia degli istinti?
12 commenti su “L’ “Amoris Laetitia” e la dimenticanza della Fede – di Corrado Gnerre”
professor gnerre,a mio avviso (penso soprattutto alla sua prima domanda),è tutto facilmente spiegabile con il modernismo,per cui i sacramenti sono solo simboli ,buoni esempi cui ispirarsi,per cui “la sostanza”la dà l’uomo.per cui apparentemente sono sempre gli stessi sacramenti,ma svuotati dall’interno.per cui,non potendo apparire come sacramento,lo stesso peccato contro la purezza che io (attirato dalle donne come chi tradisce il coniuge…)compirei se facessi il play -boy lo può compiere con l’avvallo del modernismo il coniuge adultero,ma il peccato è sempre il sesto!quindi,i modernisti possono indisturbati minare la chiesa…..
Molto banalmente.. questa generazione di prelati è abbagliata dalla liberazione sessuale (battaglia tipica degli uomini in età bergogliana). Gli è scappato il treno allora e sperano di salirci su adesso. Che tristezza..
Splendido articolo, condivisibile al 100%!
Per quanto riguarda la richiesta dell’autore: “Chiedo però la carità di venir adeguatamente ripreso se le brevi osservazioni che mi accingo a fare siano del tutto fuori luogo.” la mia opinione è che non solo non ci sia NIENTE di fuori luogo, ma che si sia stati fin troppo moderati sul terzo punto, quello della Fede da esercitare nell’educazione: la nota 329 ignora completamente il concetto di SCANDALO, anzi, sembra essere un’invito esplicito ad esso: la salute dell’anima dei figli è completamente ignorata (oltre a quella dei genitori, che all’adulterio aggiungerebbero un gravissimo peccato contro il 5° Comandamento)!
E’ vero che l’ottimo estensore dell’articolo ha scritto “Viceversa il messaggio sarebbe completamente diverso.” , tuttavia io ritengo che sia opportuno, riferendosi alla nota 329, definirla ESPLICITAMENTE una “NOTA SCANDALOSA”, perché depenalizza lo scandalo (o addirittura invita ad esso)!
…e umilia e fa sentire dei perfetti idioti coloro che, con sforzo e sacrificio continuo, sono rimasti fedeli alla sacra promessa fatta davanti a Dio. Grazie, “Franciscus”!!!
hai detto proprio quello che penso io dopo 30 anni di solitudine per mantener fede al mio matrimonio!
Gentile Professore, ha spiegato tutto perfettamente e nulla è fuori luogo, tranne che le scandalose “aperture” dell’Amoris Laetitia. Che Dio illumini la mente del suo autore.
1. Ecco due citazioni bibliche utili a comprendere la fedeltà di Dio impegnato a sostenerci nella prova: a) “… Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze…” (1Cor 10,13); b) Alla Chiesa di Sardi: “Poiché hai osservato con costanza la mia parola, anch’io ti preserverò nell’ora della tentazione che sta sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra” (Ap 3,10).
2. L’esortazione post sinodale Amoris Laetitia è l’avvio al Far West ermeneutico/opinionistico/soggettivistico/protestantico: il massacro dei Sacramenti! Maranà thà! Lorenzo Ventrudo, diacono
Attenzione! La nota 329 non è che permetta il cosiddetto “adulterio” del 2° matrimonio in seguito alla concordata astinenza dai rapporti sessuali nel suo interno. Semplicemente osserva che “molti….dicono” che si incorre in questo pericolo. Osservazione comunque inutile, per mio conto, poiché il pericolo di cadere nel peccato di adulterio esiste per qualunque altro matrimonio, anche per quelli validi, se non si è vigilanti e ben disposti verso l’altro coniuge.
Caro Senior, quel “molti dicono” perché mai sarà stato scritto? Secondo me, per introdurre un concetto che non avendo il coraggio di sostenere in prima persona, viene messo sulla bocca di “molti” . Inoltre la citazione del punto 51 della Gaudium et Spes parla di eventuali interruzioni di intimità fra coniugi legittimi e non fra conviventi o divorziati risposati. E’ chiaro che invece qui l’intento è proprio quello di riferirsi alle coppie irregolari (senza virgolette) a cui si suggerisce con la massima leggerezza di praticare espressioni di intimità per non mettere in pericolo la fedeltà, senza neppure prendere in considerazione che questa auspicata fedeltà avviene comunque nell’ambito di una condizione di precedente infedeltà. Assurdo.
Ottimo articolo. Oggi troviamo mille scusanti dimenticando che c’è la grazia di Dio. L’unico rilievo che si può fare (ma credo che l’autore ne sia ben consapevole) riguarda la complessità della situazione attuale nella quale anche chi frequenta la Chiesa non è adeguatamente formato nè le coppie di sposi (sempre più in calo) vengono preparate come si dovrebbe. Quelle verità che perciò sono da lei affermate vanno fatte entrare nel cuore delle persone con attenzione, delicatezza, accoglienza ed ascolto di tutti i problemi che emergono. Essere in sostanza misericordiosi nella verità, senza cedere a compromessi.
Come considerare il primo matrimonio? E’ sempre valido? Ed è ugualmente “legittima” la seconda unione? Possono coesistere? Valido uno e riconosciuto l’altro? Come già più volte osservato non sembra sia stata data risposta a questi problemi, essenziali nella vita dei Credenti. Centrali per la Fede.
Non vedo in tutte queste parole un sincero amore per Dio, Uno e Trino, e per l’uomo. No, non lo vedo. Vedo solo uno smodato amore di sè.