di Giovanni Lugaresi
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Correva l’anno 1988 e, ignari probabilmente di quanto stesse maturando nei paesi dell’Est Europeo, quelli del “Socialismo reale” (nei quali al potere c’era il Popolo!!!), i nostri compagni proseguivano imperterriti nell’esaltazione di quei regimi, al punto che la signora Nilde Iotti firmava una prefazione al libro di Nicolae Ceausescu tradotto in italiano e pubblicato dall’editore Carlo Longo-Settegiorni col titolo “Romania socialismo collaborazione pace”. Altro che collaborazione, altro che pace! Da lì a un anno, infatti, il regime sarebbe crollato e il dittatore comunista tradito addirittura dai suoi più stretti collaboratori, quindi… giustiziato.
Sembra una storia lontana, ma non sono trascorsi neppure trent’anni. E’ invece lontana, ma degna di essere raccontata, anche per una riflessione che non conosce limiti di tempo e confini geografici, la vicenda, pure emblematica di un uomo, di un sacerdote, di un vescovo che proprio nella Romania di Ceausescu venne perseguitato.
Dobbiamo alla cura di Marco Dalla Torre, e alla traduzione di Giuseppe Munarini (autore pure delle note all’edizione italiana), Cristian Florin Sabau, Ioan Marginean-Cocis, le pagine illuminanti per coraggio, perseveranza, capacità di sofferenza, di “La nostra fede è la nostra vita” di Iuliu Hossu (Edizioni Dehoniane; pagine 519; Euro 36,00).
Sembra una storia d’altri tempi, come lo è, certamente, dal momento che i regimi comunisti nell’Europa dell’Est costituiscono un ricordo, eppure, nel mondo, la condizione dei cristiani, e dei cattolici in particolare, presenta veri e propri drammi, quando non tragedie: il terrorismo islamico da una parte, il comunismo dove ancora esiste (Cina in primis) dall’altra. E sempre, dei testimoni che non cedono, non scendono a compromessi con “chiese nazionali” (che riconoscono più di tutti “Cesare”, a scapito di Dio), i quali restano saldi nella fede: usque ad effusionem sanguinis, usque ad mortem…
Il vescovo greco-cattolico Iuliu Hossu, fatto cardinale (in pectore, per questioni di opportunità – primo della chiesa greco-cattolica romena) da Paolo VI, rappresenta uno di questi emblematici casi. Nacque nel 1885, morì nel 1970 e la causa di beatificazione è in fase avanzata.
Praticò le virtù cristiane in grado eroico, come provato da queste pagine testimonianti la sua condizione di prigioniero (spesso in assoluto isolamento) del regime comunista. La detenzione durò dal 1948 al 1970, ma nel 1961 Iuliu Hossu riuscì a scrivere queste memorie, dopo che il fratello Traian gli aveva fatto pervenire tre quaderni e alcune boccette di inchiostro – la penna stilografica non gli era stata sequestrata.
Annotazioni della e sulla realtà carceraria, riflessioni spirituali, dichiarazioni di fede e di amore per il suo popolo costituiscono la sostanza di queste pagine tenute nascoste alla terribile Securitate e fatte uscire (clandestinamente, come è ovvio) il 29 novembre 1961, quando il cardinale affidò i tre quaderni al fratello Traian perché trovassero custodia in rifugio sicuro e vedessero la luce in tempi successivi. Il che è avvenuto, in Romania nel 2003, nel 150. anniversario della fondazione dell’eparchia (diocesi) di Cluj-Gherla, in Transilvania, della quale Hossu era stato titolare.
Nelle pagine che scorrono in scioltezza (ancorché rivelatrici di una condizione drammatica, specialmente nel carcere di sterminio di Sighet), per una prosa semplice, immediata, colloquiale, Hossu tratta della sua condizione con realismo, senza alzare i toni, senza ricorrere ad enfasi retorica ed è proprio per questo, probabilmente, che risalta ancor di più la sua sofferenza. Le perquisizione notturne, il cibo scarso e cattivo, l’isolamento assoluto per lunghi periodi, non fiaccarono il suo spirito. Il regime comunista voleva colpire il corpo per obnubilare la mente, annullare la volontà, fiaccare lo spirito. Non ci riuscì. La solitudine per l’eparca non fu foriera di disperazione, ma ne ravvivò la fede e con la fede la speranza. Letture, meditazioni, preghiera, adorazione di Dio, devozione alla Madonna, e nessuna espressione di odio verso i persecutori, che, come coloro che crocifissero Gesù, “non sanno quello che fanno”…
Isolamento ma non di disperazione, si è detto, anzi, al punto che l’eparca scrive di essere “prigioniero del Signore”, come non dimentica per nulla il suo ministero di quando era libero.
“Da tredici anni mi reco spiritualmente di villaggio in villaggio, di rettoria in rettoria, sulle strade e i sentieri che sono rimasti cari e nitidi nel mio animo. Iniziando dalla cattedrale, attraversando, paese per paese così come dirò, l’intera eparchia, per tornare nuovamente alla mia cara cattedrale, in cui vi detti di persona, nell’autunno 1948, l’ultimo abbraccio d’amore. E poi ancora e ancora, anno dopo anno fino ad ora, percorrendo tutta l’eparchia, entrando nei vostri villaggi cari al mio cuore, nelle vostre chiese, lasciando la benedizione del Signore per i vivi e per i morti, e poi accorrendo spiritualmente nel villaggio vicino; e così fino a terminare la visita di tutta la diocesi, rivivendo con gioia i giorni in cui, libero, ho vissuto con voi. Questo amore vi lascio, nel nome del Signore: il suo amore, tesoro prezioso del suo Cuore santissimo insieme all’amore della Madre immacolata sua e nostra.
“Questo è il tesoro santo, guadagnato dalle vostre anime fedeli e amanti: non ho guadagnato né accumulato altri beni: ma questo ha reso felice il mio cuore; questo mi ha donato il Signore Gesù per voi e attraverso di voi. Questo io lascio in eredità a voi e ai vostri figli, che molto ho amato e che ricordo con affetto e nostalgia nelle mie preghiere al Signore e alla sua Madre purissima. Nessuno ha potuto togliermi questo tesoro. E’ rimasto intatto anche quando mi hanno strappato dalla mia residenza; lascio questo tesoro, trasmessomi dai miei predecessori e che ho cercato di incrementare secondo le mie possibilità, con il sacrificio personale […] Non hanno potuto, o Signore, toglierci il tuo amore; esso mi basta…”.
E’ uno spaccato della pastorale di Iuliu Hossu, l’esempio di un pastore autentico, che guarda all’essenziale e che nell’essenziale pensa e agisce.
Ecco, allora, che queste pagine di memoria, di testimonianza, vengono a costituire un testamento di alto spessore e una eredità che può arricchire spiritualmente anche i cristiani del nostro tempo, a incominciare da certi confratelli nell’episcopato di Hossu, così lontani dal sentire, dal credere, dal modo di comunicare, di questo eroico pastore. Un pastore di provata fede, che al primo posto metteva Dio, e non l’io!
10 commenti su “Iuliu Hossu. Le memorie di un vescovo perseguitato, un luminoso esempio di Fede – di Giovanni Lugaresi”
Credo che Hossu sia un esempio emblematico di sacerdozio eroico, un vero “alter Christus”; oggi invece (come ha recentemente scritto Socci) abbiamo come guida un “anticristo” oppure un “povero cristo”!
E’ così confortante leggere queste testimonianze; si torna a sperare di poter trovare ancora una condizione di vita semplice, con un pastore che guida il suo gregge con amore, perchè ama il Signore, Lo conosce e conosce tutte le sue pecore. Volesse Iddio, Padre, Figlio e Spirito Santo, che fosse possibile anche per noi incontrare ancora una guida certa!
Quanta gente ha fatto soffrire e fa soffrire tutt’ora l’abominio del comunismo.
Eppure in Italia ci sono ancora tanti sostenitori di questa ideologia.
Ho l’impressione che stiano compiendo l’unico peccato che non può essere perdonato: quello contro lo Spirito Santo.
Forse è perfino inutile pregare per loro, perché si incalliscono di fronte all’evidenza.
Allora preghiamo perché il Signore ponga fine alle sofferenze dei cristiani in Cina, in Corea del Nord, a Cuba, ecc.
Vieni Signore Gesù a liberare i prigionieri. Vieni Signore Gesù con potenza: spezza le catene, spalanca le porte e libera il tuo popolo!
Ma se prima non si liberano le sedi della Chiesa di Cristo occupate da falsi prelati, in realtà agenti della massoneria, comunisti incalliti pure loro, falsi pauperisti, ecumenisti suicidi, manca chi opponga al dilagare del diavolo e dei suoi sicari sulla faccia della terra; la sconfitta materiale e politica del potere delle tenebre richiede un preventivo forte impegno della Chiesa e dei fedeli tutti per sconfiggere dapprima il diavolo a livello spirituale : il potere esorcistico della Chiesa preconciliare, azzerato dai papi modernisti, in particolare da Montini, che abolì il latino, il giuramento antimodernista, la preghiera a S. Michele Arcangelo, il rito dell’esorcismo, sostituendo il VOM col NOM, e diffondendo la concelebrazione (=riduzione drastica del numero delle messe), la comunione sulle mani, le confessioni comunitarie, abolendo gli inginocchiatoi, nascondendo il tabernacolo. Ne vogliamo ancora ? satana non trova più ostacoli, anzi è aiutato nella sua opera da un clero traditore… (che ordina preti omosessuali,)
solo nel leggere i pochi stralci di queste memorie riportati nel Suo articolo Mi sono commosso Sig. Lugaresi. Grazie di cuore per aver voluto condividere con noi questo gioiello.
Me lo regalerò e che lo regalerò ai miei cari!
Oggi (fonte: Wikipedia Chiesa cattolica in Romania) i cattolici sono circa 2 milioni su una popolazione di poco più di 20,5 milioni (ossia un decimo circa). Si tratta di una delle chiese più fiorenti nell’Est Europa. Aveva ragione Lattanzio (IV sec.): per quanto possano essere forti, i persecutori di Gesù e della sua santa Chiesa sono destinati a perire tra i tormenti e la vergogna.
Al primo posto Dio. Volevo condividere con voi la gioia che ho provato ieri al partecipare per la prima volta alla messa in latino. Ne sono ancora commossa: al primo posto Dio. Grazie a tutti i sacerdoti e ai fedeli che resistono, se tutti sapessero e provassero. Altro che rito vuoto e da persone con problemi mentali! Purtroppo ho dovuto fare un centinaio di chilometri e non so quando potrò riandarci, nel frattempo dovro sorbirmi le chitarre, i battimano e tutto il resto …
Provi a scegliere la migliore tra quelle ha vicino e poi, se gli orari non combaciano, su internet può seguire la S.Messa in diretta dal sito della FSSPX, alle ore 10.30.
Oggi il nuovo lider maximo dice che i comunisti, in realtà, la pensano come i cristiani!! Ma allora non si capisce il motivo per il quale il vescovo Hossu fu così crudelmente perseguitato da chi avrebbe dovuto seguirlo come proprio Pastore, fedele e coraggioso! E’ una contraddizione lampante. Oppure è il lider maximo che oggi, pur non sentendosi vincolato da alcunché, non ha proprio il coraggio di sostenere apertamente ciò che vorrebbe: i cristiani che la pensino come i comunisti……….ma ciò è impossibile, per la contradizion che nol consente! Viva Cristo Re!
Quante indicibili sofferenze, quanti Martiri nella Chiesa del silenzio. Purtroppo non è storia di “altri tempi”. L’orrido carcere di Sighetu Marmației offre la tragica, perenne testimonianza di quanti, appena pochi anni fa, hanno donato la vita per amore di Gesù, esattamente come i primi Cristiani. Spesso è stata Loro negata persino una tomba. Chi nega, nasconde, minimizza, lo fa in perfetta mala fede, ed è vergognosamente colpevole. Con Iuliu Hossu ricordiamo il Beato Vladimir Ghika, il Beato Jerzy Popieluszko, in Italia Rolando Rivi, nel Laos il Beato Mario Borzaga e tanti, tanti altri. Ci proteggano dal Cielo, ci rendano forti nella sofferenza, perseveranti nella Preghiera e nelle opere buone. Così sia.