L’ultimo a unirsi alla canea di ambientalisti ululanti contro il buon cibo è stato Jim Hagemann Snabe, presidente nientemeno del colosso Siemens che, all’ultima riunione della cupola del World Economic Forum di Davos, ha dichiarato: “Se un miliardo di persone smette di mangiare carne, avrà un grande impatto. Prevedo che avremo proteine che non verranno dalla carne in futuro, probabilmente avranno un sapore ancora migliore. Saranno a zero emissioni di carbonio e molto più sani”. La sua dichiarazione segue quella del famigerato patron del WEF Klaus Schwab, minaccioso guru vaticinante dalla montagna incantata di Davos: “Mentre l’umanità si muove ulteriormente verso un futuro post carbonio, le persone devono accettare che cose come mangiare carne e proprietà privata sono semplicemente insostenibili”. Assai istruttivo quel “le persone devono accettare”.
Questo attacco alla buona tavola parte da lontano e gode della complicità di molti attori. Inizia con la “narrazione” menzognera degli ecologisti secondo cui gli allevamenti sarebbero una delle cause di un presunto “riscaldamento climatico” per una indimostrata “origine antropica” contestata con documenti, studi e petizioni da migliaia di scienziati al mondo (“la bufala del secolo” l’ha definita il premio Nobel Rubbia). Un “assioma totalmente indimostrabile, non falsificabile in base ai dati disponibili” ha recentemente testimoniato il professor Eugenio Capozzi, che già aveva definito l’ambientalismo una dottrina “gnostica e anticattolica”.
Poi l’ONU con la sua fanatica “Agenda 2030”. Poi gli eco-oligarchi di Davos che ci vogliono privati di ogni proprietà, ridotti in miseria e disposti a una mobilità totale per essere al servizio del supercapitalismo finanziario. Braccio armato di questa filosofia antiumana è la solita Unione Europea, ormai una dittatura dominata da una élite, non votata da nessuno, di fanatici burocrati ambientalisti e ultra-liberal, organici al progetto di dominio statunitense, dediti a immaginare e mettere in pratica una serie sistematica di vessazioni, proibizioni, molestie, tassazioni, distruzione dei tradizionali stili di vita e della morale di sempre.
Da questa perversa ideologia, spesso mantenuta semi-occulta per non spaventare l’opinione pubblica, traggono origine gli attacchi al Cristianesimo che giungono al grottesco esito di vietare gli auguri di Natale, l’aggressione alla proprietà della casa e alla proprietà privata in genere, alla identità etnica, civile e culturale dei popoli mediante un’invasione di clandestini per preparare la Grande Sostituzione, la falsificante “transizione ecologica” che giova solo agli oligarchi di Davos e all’isteria ambientalista, il progetto di distruzione dell’industria automobilistica, le sciagurate sanzioni alla Russia, il sostegno al dittatore Zelensky. Ed eccoci agli attacchi contro i cibi e bevande “buone” che sono parte integrante di questa perversa strategia.
Nel silenzio della stampa di regime, l’Unione Europea sta cercando di attuare un programma, denominato Farm to Fork, volto a “rendere più ecologica” l’agricoltura europea. Ciò comporta, tra molte altre nequizie, la riduzione degli allevamenti bovini e suini, responsabili, secondo i falsificatori di Bruxelles – tra l’altro privi di ogni senso del ridicolo – di dannose emissioni (i famigerati “peti delle vacche”). Recentemente, uno studio dell’Università di Oxford ha smentito questa pericolosa menzogna. Ovviamente, questa persecuzione contro gli allevamenti ma soprattutto contro il cibarsi di carne, condizione normale per l’onnivoro essere umano, ha destato l’entusiasmo di animalisti e vegani.
L’Olanda, il cui governo unisce un europeismo fanatico a una altrettanto fanatica sottomissione alle bufale eco-gretine, ha deciso, con trinariciuta obbedienza ai diktat europoidi, di ridurre drasticamente gli allevamenti con disposizioni che, se applicate, condurrebbero, nel breve termine, alla chiusura del 30% degli allevamenti (3.500 stalle sono già state chiuse), al crollo della redditività di tutte le attività agricole e un incremento più che sensibile del prezzo della carne che diverrebbe un prodotto per soli ricchi. Esattamente quello che vogliono gli ecologisti.
Gli agricoltori olandesi si sono ovviamente ribellati, scendendo a decine di migliaia in piazza. La reazione del governo è stata durissima, con centinaia di agricoltori arrestati e con la polizia olandese che, per la prima volta nella sua storia, ha sparato ad altezza d’uomo sui dimostranti. Sfidare gli eco-mondialisti vuol dire farsi sequestrare le fattorie, congelare i conti correnti, farsi sparare dalla polizia.
In ogni caso, se passassero le proposte EU in corso di discussione, in tutta la Unione almeno il 20% degli allevamenti, bovini, suini, avicoli, sarebbe a rischio.
Persino Bergoglio, sempre più convertito alla religione settaria degli ecologisti, ai quali ha persino dedicato l’enciclica Laudato si’ – da molti ritenuta antiscientifica -e che ha fatto collocare sugli altari di Roma la statuetta della tellurica, sanguinaria divinità india Pachamama, ha inveito con fanatismo ambientalista: “mangiate meno carne, fermate l’autodistruzione”.
En passant, esiste una direttiva europea che vieta l’immissione, nelle acque interne italiane, di trote, salmerini e coregoni perché, secondo costoro, “non autoctone”, quando da secoli queste specie vengono allevate e pescate in Italia. Anche la pesca lacustre è sotto attacco, dopo che l’UE già da anni cerca di distruggere la pesca marina con fermi biologici insensati, divieti, limitazioni che colpiscono la nostra flotta peschereccia, un tempo settore fiorente. Persino la pescicoltura è sottoposta alle più ottuse normative dei burocrati di Bruxelles.
Nel frattempo, le élite hanno da tempo attivato un processo (è un caso di scuola della “Finestra di Overton”) di ingegneria sociale e di cambio di mentalità collettiva per rendere accettabile, e forse domani obbligatorio, il consumo di insetti sotto varie forme in sostituzione di costate e salumi. Nell’epoca pre-covid alla festa dell’Unità di Milano venne attrezzato un bacchetto di cooking show per divulgare il nuovo verbo entomofagico, con vari assaggi di insetti. In Gran Bretagna in un programma televisivo di cucina già si è usata la farina di grilli.
La solita Unione Europea aumenta la lista di insetti ammessi al consumo alimentare (e altri 13 insetti sono in lista d’attesa, tra cui le mosche) anche sotto forma, non individuabile, di “farina.” Eh sì, persino ciò che mangiamo è sottoposto al controllo e ai diktat dell’Unione Europea. Non solo: da qui al 2025 ci saranno circa 3 miliardi di stanziamenti per la promozione e l’incentivazione della produzione d’insetti. Sul web circolano orripilanti foto di attrici hollywoodiane (le stesse del famigerato “Me too”?) che stanno per addentare cavallette fritte.
Vogliono convincerci che gli insetti sono buoni e che mangiarli salva il pianeta. Forse convinceranno qualche fighetto progressista, ma non crediamo che la grandissima maggioranza delle famiglie italiane, che ancora santifica i pranzi domenicali e la frequentazione di buone trattorie e ristoranti, si converta al nuovo orrore gastronomico imposto dagli ecologisti. Sarà il disgusto a salvare il piacere della buona cucina tradizionale e della buona tavola? In ogni caso, nelle minacciose intenzioni europoidi c’è anche l’autorizzazione della della carne sintetica, con grande gioia delle lobby degli oligarchi alla Bill Gates che la producono.
Di pari passo prosegue l’attacco dell’Unione europea al vino. L’Irlanda, che non è certo un paese di astemi, è già stata autorizzata dall’Unione, nonostante la forte resistenza di Italia, Francia e Spagna, ad apporre sulle bottiglie di vino falsificanti e terroristici avvisi sulla “cancerogenicità” del liquido di Bacco. Sono già in corso manovre a livello di Commissione europea per estendere questo insensato obbligo di warning su tutte le bottiglie di vino destinate al consumo europeo. Su questa situazione di costante aggressione alla buona agricoltura, ai buoni prodotti, alla buona tavola valga per tutti il commento di Ettore Prandini, presidente di Coldiretti: “A Bruxelles comandano le lobby della multinazionali della nutrizione, in collegamento con Big Pharma”. È recente la notizia che un’azienda vicino a Torino ha già iniziato la produzione, e sembra anche la commercializzazione, di “spaghetti” con farina di grilli.
L’attacco al buon cibo dell’UE non si limita al vino, alla carne, alla pesca. I burocrati di Bruxelles favoriscono, per motivi di politica internazionale, l’importazione di olio a basso prezzo dalla Tunisia, dalla Turchia, dal Cile. Ormai più di metà dell’olio consumato in Italia è di produzione estera.
In compenso, l’Unione volutamente non difende il made in Italy alimentare dalla contraffazione. In un recente accordo con il Canada, ad esempio, si legittima l’uso di denominazioni protette, come Grana Padano e Parmigiano Reggiano, per produzioni locali di scarsissima qualità. Un falso alimentare legalizzato da Bruxelles.
La buona tavola è una componente essenziale della nostra cultura, della nostra società e della nostra civiltà. Innumerevoli sono le citazioni, nell’Antico e nel Nuovo Testamento, riferite al buon vino, ai pascoli, agli armenti. Il primo miracolo di Gesù, le nozze di Cana, e l’ultimo, l’istituzione dell’Eucarestia e del Santo Sacrificio nella Santa Messa, avvengono a tavola. La buona tavola è comunità, desco familiare, amicizia e, sì, anche bellezza, come ricorda il filosofo Roger Scruton: “La tavola è una esperienza di bellezza”.
Lo scrittore cattolico inglese Hilaire Belloc che, come il suo amico G. K. Chesterton, amava i piaceri della buona cucina ricorda: “Laddove splende il sole cattolico, c’è sempre allegria e buon vino rosso”. Il cattolico J.R.R. Tolkien ci descrive gli Hobbit come cultori del buon cibo, della buona birra e del buon tabacco. Anche nei momenti più critici delle loro avventure: per Samvise Gangee nella cupa oscurità di Mordor è motivo di conforto pensare al buon cibo. Il malvagio stregone Saruman che occupa, alla fine del Signore degli Anelli, la Contea degli Hobbit compie, come primo atto per l’instaurazione di un regime totalitario, la chiusura di tutte le osterie.
L’indifferenza per la bontà dei cibi e una visione “penitenziale” del cibarsi è semmai tipico della cultura protestante-calvinista del Nord Europa, i cui stati vogliono imporci, infatti, questa “dittatura alimentare” eco-salutista e punitiva. Narrava il grande antropologo Fosco Maraini che una zia britannica e protestante che badò a lui bambino durante un’assenza dei genitori, richiesta da Fosco di migliorare una noiosa, insapore dieta fatta di carne stracotta, scondita e patate disfatte, rispondesse: “ma il cibo non deve essere buono”.
Inoltre, i paesi del nord Europa, e con loro le multinazionali, guardano con astio il fatto che l’Italia sia una sorta di “grande potenza alimentare” e il Made in Italy di qualità sottragga loro quote importanti di fatturato a livello internazionale. Questo è un altro motivo dell’aggressione ai nostri prodotti, anche per mezzo di strumenti falsificanti come l’etichetta Nutriscore che premiano le bevande dietetiche rispetto all’olio d’oliva.
Ma il motivo principale dell’aggressione alla buona tavola è probabilmente più profondo e da ricercarsi in ideologie antiumane. Infatti, se il cibo è civiltà, identità, cultura, bellezza, tradizione, condivisione familiare e comunitaria, ecco che si spiega meglio l’attacco degli eco-mondialisti: costoro sono portatori di un odio infero per tutto ciò che è buono e bello, nobile e civile: lo dimostra il loro perverso desiderio di rovinare i bei paesaggi del nostro Paese, i suoi campi ben coltivati, i crinali delle colline con orrende pale eoliche e distese infinite di pannelli solari.
Non è casuale che gli eco-vandali cerchino di lordare e danneggiare le opere d’arte dei nostri musei, i palazzi storici che la nostra storia ci ha tramandato. Le multinazionali del cibo vogliono una “dieta universale” con i cibi artificiali creati nei loro laboratori infernali, uguali in tutto il mondo, privati di ogni identità (gli eco-mondialisti odiano le identità), di ogni tradizione, di ogni cultura “locale”. Insomma, non solo uno stato etico ma anche, come dice il giornalista Carlo Cambi, uno “stato dietetico”.
Non dimentichiamo poi che questi stati di pensiero, con i loro fanatismi parareligiosi, traggono la loro origine anche da un oscuro brodo di coltura emerso, o riemerso da lontane eresie, nella California degli anni ‘60 e ‘70 con la neo-barbarie del mondo hippy, il satanismo assassino di sette come The Family di Charles Manson che massacrò l’attrice Sharon Tate e altre persone come “sacrificio magico”, lo gnosticismo volgarizzato e in versione americana della New Age, il misticismo allucinato e invertito dei consumatori di nuove droghe sintetiche come l’LSD, le credenze nativiste, tribaliste e sciamanico-ecologiste che anticiparono l’apostasia vaticana della venerazione di Pachamama e delle teologie “amazzoniche”.
Da questo torbido, tellurico mondo nacque l’idea di una “Giornata della Terra” proposta dall’Università della California e che si celebrò per la prima volta il 22 aprile 1970 e che poi fu fatta propria dall’ONU nella stessa data. Certo è che le sette ecologiste, con il loro odio per l’uomo, vertice del Creato, considerato il “cancro della Terra”, con i minacciosi inviti a ridurre drasticamente la popolazione mondiale anche mediante l’aborto, il suicidio e la sodomia, sono le dirette eredi dell’eterna eresia gnostica.
Torniamo al cibo: verrà dunque un tempo in cui, in quella nuova, grande Mordor che è l’Unione Europea, dovremo sognare clandestinamente bruschette con buon olio italiano extravergine d’oliva e poi costine alla brace, fiorentine gustose, costolette ben croccanti, una buona bottiglia vino? O dovremo alimentarci con carne sintetica uscita dagli infernali laboratori degli oligarchi di Davos, farine di larve e cavallette fritte?
In tempi lontani, un grande gastronomo italiano, Pellegrino Artusi, così diceva dei cattivi cibi: “Amo il bello e il buono ovunque si trovino e mi ripugna di veder straziata la grazia di Dio.”