Intervista a Gyula Márfi, arcivescovo di Veszprém – a cura di Andras Kovacs

I cristiani e la speranza, nonostante il terrorismo e le persecuzioni, e un giudizio pacato e chiaro sulla situazione ungherese.

Ringraziamo il nostro amico Andras Kovacs che ci ha inviato la traduzione di un’intervista a Mons. Gyula Márfi, arcivescovo di Veszprém, Ungheria, pubblicata sul sito Pestisracok.hu . L’intervista è stata rilasciata poco prima di Pasqua; in essa il vescovo di Veszprém parla con molta chiarezza dei pericoli del terrorismo islamico, delle persecuzioni contro i cristiani e dei problemi interni dell’Ungheria. Pur nella difficoltà dei tempi che viviamo il vescovo ungherese lancia un messaggio di speranza: “Il messaggio di Pasqua per un cristiano è che la resurrezione vince sopra la morte”.

PD

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Intervista a Gyula Márfi, arcivescovo di Veszprém, pubblicata sul sito Pestisracok.hu. Traduzione di Andras Kovacs

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Pasqua nell’ombra del terrorismo e della paura

Ci accoglie in tempi bui la più grande festa del Cristianesimo sia nel nostro paese che in Europa. Nelle grandi città europee, a Londra e a Parigi colpite da due attacchi terroristici sperano in un po’ di pace. A Roma vigilano con i blindati nelle piazze e militari armati girano nelle vie pedonali e nelle chiese – potrebbe toccare a loro, dato che infilzare il coltello nel cuore del cristianesimo proprio il giorno della resurrezione sarebbe una grande vittoria per i jihadisti estremisti. Secondo Gyula Márfi, il vescovo di Veszprém, la storia si ripete e viviamo di nuovo il periodo della persecuzione contro i cristiani. In Europa gli ultra liberali e gli ultra conservativi insieme attaccano i valori cristiani, e la conseguenza è ciò che vediamo attorno a noi. Europa è in crisi. Ma il messaggio di Pasqua per un cristiano è che la resurrezione vince sopra la morte.

D. Quest’anno la settimana Santa e la Pasqua sono particolari ed e come se tutta l’Europa le aspettasse con paura. Anche alcuni giorni fa hanno fatto un attacco i terroristi islamici. Come è la festa nell’ombra del terrorismo e delle proteste degli estremisti?

R. Siamo di nuovo al punto che Venerdì Santo e Pasqua vanno insieme. Anche la nascita di Gesù non era una gioia immensa, anche loro erano in esilio in quel periodo e dopo dovevano scappare in Egitto. La vera gioia non si collega solo alla comodità e alla sicurezza esterna, quella nel senso civico, ma spesso va insieme alla croce da portare, alla sofferenza e alla persecuzione. In effetti, l’Europa sta vivendo nella paura. Armati custodiscono le piazze e le chiese, anche a Roma. Non a caso, visto che ogni giorno sentiamo nel telegiornale di attacchi terroristici. Ma per noi cristiani Pasqua comunque è Pasqua. Sappiamo che la nostra festa più sacra viene preceduta dal Venerdì Santo, la dolorosa morte di Gesù sulla croce. Ora viviamo queste due cose insieme. Ciò che ci dà speranza è che l’ultima parola è la resurrezione e non la morte.

D. Possiamo dire che attualmente esiste la persecuzione contro i cristiani?

R. Da quando Gesù è nato, in pratica i cristiani sono sempre stati perseguitati da qualche parte del mondo. In Giappone, in Vietnam, in Mexico, attualmente nel Medio Oriente e in Africa. I membri della setta musulmana mulanje negli ultimi 3-4 mesi hanno bruciato più di 500 cristiani. Oggigiorno ogni quattro minuti viene ammazzato un cristiano ed il colpevole, anche se non sempre, ma nella maggior parte dei casi è musulmano. Ma la mattanza dei cristiani esiste anche in India che era famosa per la sua tolleranza. Sono entrati anche nel seminario di un vescovo indiano durante l’adorazione, mentre alcuni preti e sacerdoti stavano pregando. A molti di loro hanno sparato. Ma il seminario non ha cessato di esistere nonostante la speranza dei persecutori, anzi è diventato un posto di pellegrinaggio.

In Europa pare che il cristianesimo sia in una crisi totale. Per questo arrivano i musulmani e gli immigrati, non certo per le guerre e per le catastrofe naturali. Quelle sono solo una causa secondaria. In Europa la fede si è indebolita ed un’ideologia più forte riesce a trovare terreno fertile più facilmente nel vuoto, prende il posto della fede cristiana. Questo si sta svolgendo attorno a noi attualmente su tutto il continente. Nel frattempo in America, in Africa, anzi anche in Asia le probabilità del cristianesimo non diminuiscono ma crescono, il che però vuol dire che c’è speranza e la situazione non è così drammatica.

D. Nell’Unione Europea vorrebbero obbligare gli stati membri ad accettare una legge che permette di far entrare i nostri nemici, quelli che hanno l’intento di distruggere la nostra religione del nome della loro.

R. Solo i V4, che sarebbero i paesi dell’Est Europa, sono rimasti luoghi in cui si potrebbe festeggiare in pace. Che il pensiero ultra liberale è così dannoso, ce lo fa vedere il fatto che alla fine si unisce con quello ultra conservatore. Ultra liberalisti ed ultra conservativi attaccano adesso insieme il Cristianesimo. È incomprensibile che quelli che parlano continuamente della libertà, nel frattempo propagano l’immigrazione. Noi veniamo criticati perché non facciamo entrare tutti nel nostro paese. Ma l’ideologia musulmana è assolutamente incompatibile con la nostra. Se io oso alzare lo sguardo su una donna musulmana mi danno un ceffone, o magari mi accoltellano pure. Mentre loro possono violentare una donna kafir, quindi non musulmana, e non sentono nessun rimorso. Perché secondo la loro percezione questo è un atto che piace ad Allah. Come si fa ad appoggiare questo? Una persona liberale non si spaventa di ciò? E dove è la libertà di religione a questo punto? Dove è l’uguaglianza e la parità tra uomini e donne nell’islam? I liberali che lottano per questa uguaglianza, come fanno ad appoggiare un’ideologia e la sua colonizzazione che non riconosce assolutamente questo? Io ci provo in tutti i modi, ma non riesco a capirlo.

Gesù ci insegnava di voler bene ai nostri nemici. Ma chi ama i suoi nemici? Chi è che riesce a ripetere le parole di Gesù dicendo “Padre, perdonali perché non sanno cosa fanno”. Anche oggi è difficilmente sopportabile ed accettabile questo comandamento. Va bene che vogliamo bene ai lupi, ma non li facciamo entrare tra le pecore. È evidente che dobbiamo proteggerci. Dobbiamo prendere queste misure di precauzione senza alcun odio.

D. Anche se non ci sono immigrati e terroristi, la situazione non è troppo pacifica neanche in Ungheria attorno alle feste. Giorno dopo giorno decine di migliaia di persone manifestano per un’università straniera, contro una legislazione che richiede solo il rispetto delle normative locali, solo perché questo non è compatibile con la loro ideologia liberale. Quasi non sappiamo più contro che cosa manifestano, ma pare che continueranno ad andare avanti anche a Pasqua, quando milioni di persone vorrebbero festeggiare. Che atmosfera ha la festa in questo modo in Ungheria?

R. Nei miei occhi loro non sono liberali, e neanche “illiberali” come il primo ministro dice. Il liberale è un ordine normale, e lo sono anche io perché non vorrei vivere in nessuna dittatura, né in quella comunista e né in quella musulmana. Queste persone sono ormai ultraliberali. La parola “Liberte” di per sé è un concetto positivo. Ma la chiave è che anche ciò che è buono, dobbiamo permettercelo con misura. Ci vuole la libertà ma non così tanta come quella che si permettono i manifestanti. Prima manifestavano anche perché le normative non permettevano agli studenti universitari di lasciare subito il paese. Non ci pensano a quanto possano costare allo Stato ungherese. Dovrebbe essere considerato come una questione di onore che per un certo periodo di tempo capitalizzo le conoscenze acquisite a casa: insegno ai bambini ungheresi, curo i pazienti ungheresi, costruisco strade ungheresi e lavoro nelle fabbriche ungheresi. Sarebbe il caso di spiegare a questo ragazzi che non è che si manifesta contro tutto. Bisogna ragionare sul senso delle singole leggi. Questo tipo di libertà che vogliono loro, in cui tutto è permesso, è chiaramente un’ideologia distruttiva. Di un’università dove insegnano questo, dove promuovono questo, non si può dire che è buona, che crea dei valori. La libertà ed il libertinaggio sono due cose diverse. Anche la concezione comunale va bene finché non diventa kolchoz. Né il kolchoz né la libertà ultra liberale vanno bene. Confondere la libertà con il libertinaggio, la comunità con il kolchoz è una tragedia. Ma nonostante ciò ribadisco che una persona cristiana deve sopportare tutto ciò e non possiamo adottare i loro mezzi. Dobbiamo credere e sperare che dopo tutto questo male succederà qualcosa e finalmente arriverà il momento di ragionevolezza.

1 commento su “Intervista a Gyula Márfi, arcivescovo di Veszprém – a cura di Andras Kovacs”

  1. «Ultra liberalisti ed ultra conservativi attaccano adesso insieme il Cristianesimo» UNITAMENTE a popolari, socialisti comunisti. In pratica ultra liberalisti ed ultra conservativi, alleati a comunisti, socialisti e popolari sono dominati da quell’alta Finanza che li telecomanda uccidendo i popoli.

    Un Abbraccio Fraterno ad Andras Kovacs

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