di Don Marcello Stanzione
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Tra gli esponenti della “ scuola francese di spiritualità” Jean-Jacques Olier (1608-1657) fu quello che si dedicò a sviluppare una solida organizzazione per i seminari e una attenta pastorale parrocchiale. Dopo avere studiato teologia presso i gesuiti e aver qui conseguito il baccellierato (1630), venne ordinato sacerdote nel 1633. Olier fu da sempre legato a s. Vincenzo de Paoli, che si servì di lui per una missione popolare in Alvernia , missione che per le sue difficoltà ne segnò profondamente la vita. Olier si sarebbe di lì in poi impegnato nella formazione del clero. Dopo aver tentato di fondare un seminario a Chartres, venne nominato nel 1642 parroco a S. Sulpizio a Parigi. La situazione della parrocchia (150.000 abitanti) era grave da tutti i punti di vista, economico, organizzativo e soprattutto morale. E’ nella veste di parroco che Olier diede il meglio di sé, riorganizzando la parrocchia attraverso una capillare opera di formazione catechista e spirituale. E’ durante l’incarico a S. Sulpizio che Olier diresse il seminario che si era organizzato accanto alla parrocchia. Alcune delle iniziative di Olier sono tutt’oggi alla base della formazione pedagogica dei seminari cattolici: divisione degli studenti per età, convivenza con i superiori, esperienze pastorali che integrano l’aspetto formativo. Ritiratosi dall’ incarico di parroco per una grave malattia nel 1652, morì pochi anni dopo. La sua opera più importante è il Traité des saints Ordres, Paris 1676. Fu durante una missione parrocchiale tenuta a Langeac che Olier incontrò la madre Agnese di Gesù (1602-1634), giovane priora di un monastero di domenicane contemplative. Fu un incontro provvidenziale e decisivo per il suo orientamento spirituale ed apostolico. Madre Agnese non soltanto lo orientò verso l’oratoriano Charles de Condren come suo direttore spirituale, ma gli rivelò che Dio l’aveva destinato a porre le fondamenta dei seminari del Regno di Francia.
La madre Agnese di Gesù, religiosa di clausura dell’ordine di San Domenico, beatificata da san Giovanni Paolo II il 20 novembre 1994, non ricevette solamente per lei l’assistenza visibile e miracolosa del suo angelo custode; ella ottenne anche, con le sue ferventi preghiere, che quella celeste guida prestasse la stessa assistenza al suo figlio spirituale, Olier, il venerato fondatore del seminario di San Sulpicio, che ella dirigeva coi suoi consigli nella via della perfezione. Il gesuita Arnaud Boyre, biografo di Madre Agnese di Gesù – detta anche Agnès de Langeac – , espone minuziosamente le manifestazioni di una straordinaria familiarità. L’angelo custode conduce Madre Agnese alla chiesa, la scorta fino all’Eucaristia, l’avverte dei pericoli, lotta contro gli assalti diabolici, la rialza se ella cade, le ricorda di dire le sue preghiere, l’aiuta a leggere le sue preghiere, le apre e le chiude le porte, fa da mangiare per lei, le annuncia le sofferenze a venire, la mette in guardia, la consola, la veste e la mette a letto… Descrizione strabiliante che riunisce ed esaurisce tutti i motivi propri alla tutela angelica.
Si legge nella vita di madre Agnese che, durante il tempo che Olier trascorse a Pébrac, egli andava sovente a visitare la sua madre spirituale nel monastero di Langeac. Nei santi colloqui, la religiosa lo iniziava ai segreti dell’unione con Dio, e sovente tutti e due, assorti nella preghiera e piombati in una specie di estasi, non si accorgevano che la notte era succeduta al giorno.
Ciò nonostante, Olier doveva ritornare a Pébrac, nell’oscurità attraverso delle strade cattive e bordate da precipizi. Madre Agnese di Gesù lo avvisava allorché essa gli dava come guida il suo santo angelo custode, ed il giovane, pieno di fiducia, partiva senza timore, camminando con sicurezza, attraverso le notti più nere, senza allontanarsi mai dalla strada migliore. Olier ha raccontato lui stesso che, durante le sue corse notturne, egli vedeva il suo celeste custode camminare davanti a lui, dissipando con la sua luce le tenebre circostanti. In mezzo ai più violenti acquazzoni, egli era così ben protetto da quest’angelo, che non riceveva una sola goccia di pioggia.
Madre Agnese che, durante la sua vita, aveva vegliato con una sì tenera sollecitudine su Olier che ella chiamava suo fratello e suo figlio, non lo abbandonò morendo. Ella lo confidò instantemente ancora al suo santo angelo custode e, con le sue preghiere, ella ottenne che egli continuasse la sua assistenza miracolosa. Olier ebbe così la felicità di vedere spesso questo celeste messaggero.
Nella prima apparizione, egli ignorava ancora la morte della sua madre spirituale. Ritornando dalla campagna ed andando a Parigi, egli vide improvvisamente un angelo scendere rapidamente dal cielo, puntare su di lui come un’aquila sulla sua preda e circondarlo con le sue grandi ali. Egli intese allo stesso istante la voce del suo angelo custode che gli rivolse queste parole: “Onora bene l’angelo che è vicino a te e che ti ha dato ora; è uno dei più grandi che siano stati dati ad una creatura sulla terra”.
Questo santo angelo gli apparve molte volte, rendendogli ogni specie di buoni uffici e facendogli sentire, con degli effetti miracolosi, che egli vegliava su di lui e lo circondava incessantemente con le sue cure e la sua potente protezione.
“Gli angeli si impegnavano a preparare i cuori alla santa parola di Dio, e a difenderli contro gli assalti di demoni che la disperdevano”, insegnava spesso dal canto suo Jean-Jacques Olier.
“Preparare i cuori dei fedeli” è uno dei compiti angelici per il fondatore del seminario di Saint-Sulpice. Pochi anni fa una giovane e brillante ricercatrice italiana, Mariel Mazzocco, ha scoperto alcune opere di Olier rimaste nascoste negli archivi e in modo particolare è interessante un trattato sugli angeli scritto da Olier nel 1645, che la Dottoressa Mazzocchi ha stampato nel 2011 per l’editrice francese Seuil con il titolo “ Des Anges. Fragrances divines et odeurs suaves”, in edizione critica con la sua presentazione e le sue annotazioni. Ci auguriamo che un editore italiano possa tradurre al più presto questo importante testo di angelologia di Olier che è stato considerato da Henri Bremond come “ il più limpido, il più completo, il più poetico” tra coloro che egli definì “i maestri berulliani”. Infatti, come ha osservato un commentatore moderno, Raymond Deville, Olier è il miglior divulgatore del Berullismo. Il cardinale Pietro de Berulle (1575-1629), fondatore dell’Oratorio di Francia e capostipite della scuola francese di spiritualità del XVII secolo, aveva dichiarato che i santi sulla terra imitassero “la perfezione degli angeli” seguendo il sentiero dove Dio li chiama e Dio comunica loro”. Olier in questo trattato sugli angeli non si pone nella posizione del filosofo o del teologo a cui sarebbe stato dato il compito di spiegare “l’essere naturale” degli angeli. Il suo compito è quello invece di entrare misticamente nelle “Schiere” che classificano “questa infinita moltitudine celeste” secondo la gerarchizzazione classica dello Pseudodionigi. In questo trattato Olier si prefigge di dare ai cristiani “alcune nozioni” sulla “grandezza” e “maestà” di Dio attraverso le creature angeliche per “mostrare quali sono i compiti a cui Dio applica questi spiriti eccellenti”.