La Chiesa dei primi secoli fu caratterizzata in primo luogo dai testimoni della Fede, e tra essi i più
efficaci furono i martiri. Tra di essi ci furono figure particolarmente amate, e oggi purtroppo
dimenticate. Tra queste una delle più importanti fu senza dubbio quella di San Pantaleone, che
godette fin dall’antichità di un vasto culto in Oriente e in Occidente, al pari di celebri Cosma e
Damiano o Ciro e Giovanni, coi quali divise nella rappresentazione agiografica il modello martiriale
e taumaturgico di santi medici “anargiri” e molti tratti leggendari al pari di altri santi intercessori.
La sua popolarità è testimoniata dalla Passio giuntaci in varie redazioni in greco, armeno,
georgiano, copto, arabo. Pantaleone nacque intorno all’anno 280 a Nicomedia, in Bitinia, regione
dell’Asia Minore, da Eustorgio, pagano senatore dello Stato, e da Eubula, cristiana, appartenente ad
una famiglia aristocratica.
La madre lo educò cristianamente, ma non lo fece battezzare. Alla sua morte Pantaleone venne
affidato ad un istitutore che gli insegnò le lettere greche, la grammatica e la retorica. Il padre quindi
decise di avviarlo agli studi di medicina, mettendolo alla scuola di un grande medico, Eufrosino,
curante dell’imperatore Massimiano. Il giovane apprese la medicina tanto perfettamente da
meritarsi l’ammirazione e l’affetto dell’imperatore stesso. In quel periodo Pantaleone ebbe modo di
avvicinarsi alla fede cristiana, colpito dall’esempio e dalla testimonianza di Ermolao, un presbitero
cristiano che operava nella clandestinità a causa delle ricorrenti persecuzioni.
Attraverso di lui, le sue opere di carità, i suoi miracoli, tra i quali il risuscitare alla sola invocazione
dei Cristo un bambino morto per il morso di una vipera, Pantaleone abbandonò definitivamente il
culto pagano del dio della medicina Asclepio, e abbracciò la fede cristiana. Ciò cambiò
radicalmente anche il suo modo di essere medico, consegnando il suo talento e la sua capacità di
curare le malattie al salvifico potere di Cristo.
La guarigione di un cieco, che si era rivolto a lui dopo aver consumato tutte le sostanze appresso ad
altri medici, provoca la guarigione spirituale e la conversione sia del cieco che del padre ancora
pagano del santo medico. Pantaleone, distribuito il patrimonio ai servi e ai poveri, diventò il medico
di tutti, e come Cosma e Damiano venne annoverato tra i medici anargiri, perché esercitò la propria
arte medica disinteressatamente, per spirito di carità, senza accettare alcuna ricompensa per l’opera
prestata. La fama delle prodigiose guarigioni da lui operate non tardò a estendersi a tutta la regione
e i malati, sempre più numerosi, accorrevano a lui invocando le sue cure.
La sua popolarità non manca di destare gelosie ed invidie tra i suoi colleghi e vi fu chi lo denunciò
all’imperatore, accusandolo di prestare la propria opera professionale al di fuori del palazzo
imperiale e persino nelle carceri dove si trovano rinchiusi i cristiani. Comparso dinanzi
all’imperatore, che tentò di mettere alla prova le sue doti di taumaturgo, Pantaleone manifestò
apertamente la propria fede cristiana.
L’imperatore allora tentò con lusinghe di dissuadere il giovane talentuoso medico dal preferire
Cristo ad Asclepio. Pantaleone allora propose ai sacerdoti pagani di mettere alla prova le rispettive
capacità nei confronti di un malato: venne condotto allora un paralitico, e i sacerdoti, invocando tra
gli dei anche Asclepio, Galeno e Ippocrate, si affaccendarono inutilmente. Il medico cristiano
invece dopo aver invocato il nome di Cristo guarì l’ammalato. Il miracolo suscitò immediatamente
la conversione di molti dei presenti, ma anche la rabbia furiosa dei sacerdoti e dell’imperatore, che
alle lusinghe fece seguire l’arresto e una serie di tremendi supplizi, fisici ma anche psicologici: il
tiranno infatti fece portare al cospetto del prigioniero il suo vecchio maestro Ermolao, e altri due
amici cristiani, e li fece uccidere davanti a lui.
Pantaleone infine andò incontro alla morte per decapitazione, mentre – come racconta la narrazione
della sua passione- una voce dall’alto lo definiva come rifugio degli afflitti, protettore degli
oppressi, medico dei malati e nemico dei demoni.
Dopo il suo martirio, il culto di questo medico santo si diffuse rapidamente sia in Oriente che in
Occidente e in suo onore vennero edificate numerose chiese. Nel IV secolo a Costantinopoli gli
venne dedicata una chiesa da Giustiniano; nello stesso periodo a lui vengono intitolati un monastero
a Gerusalemme e un altro nel deserto del Giordano.
I suoi resti vennero in seguito trasportati a Lione in Francia. Alcune delle reliquie sono custodite a
Lucca, a Benevento, a Roma nella Chiesa degli Scolopi, a Venezia in S. Marco, a Bari, a Crema, a
Genova, a Colonia, a Tolosa, a Madrid e ad Oporto. Nella Cattedrale di Ravello si può ammirare
un’ampolla contenente il suo sangue che, come quello di S. Gennaro a Napoli, si liquefa il 27 luglio,
giorno nel quale la Chiesa celebra la sua festa.
Al pari di san Luca e di Santi Cosma e Damiano, Pantaleone è considerato patrono dei medici.
Ancora oggi a Roma, nella chiesa a lui dedicata, san Pantaleo a Pasquino, fino a qualche anno fa
sede dell’Associazione Italiana Medici Cattolici, si distribuisce un’acqua benedetta con le reliquie
del santo.
1 commento su “Il Santo del mese: San Pantaleone, 27 luglio”
Sono nato il 27 Luglio e non sapevo la storia di questo mio santo patrono nel quale il Signore ha voluto così mirabilmente far rifulgere la luce di Cristo e la Sua opera di salvezza.
Grazie.