di Giovanni Lugaresi
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Era l’estate del 2013 quando al Laboratorio di restauro del Libro antico dell’abbazia benedettina di Praglia, ai piedi dei Colli Euganei (Padova) pervenne una inaspettata richiesta. Sì, inaspettata, perché pur avendo un’esperienza ultrasessantennale (la struttura era stata fondata nel 1951 da padre Giuseppe Tamburrino) con lavori di notevole impegno ad opere di elevata caratura per biblioteche, archivi, musei, pubblici e privati, religiosi e laici, non ci si aspettava una richiesta del genere.
Si trattava di restaurare tredici dei diciannove codici francescani (XIII e XIV secolo) conservati nel Sacro Convento di Assisi, che nel novembre dell’anno successivo sarebbero stati esposti in una mostra straordinaria, nientemeno che nel Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite a New York con il titolo “Friar Francis: words, traces, images”.
Come è noto, la biblioteca dei frati minori conventuali della cittadina umbra è fra le più prestigiose del mondo, e non soltanto in àmbito francescano, conservando, fra gli altri, manoscritti liturgici e per la formazione dei predicatori soprattutto, a partire dal 1230, ma poi testi di teologia patristica e scolastica, nonché il famoso codice 338 contenente fra l’altro una copia (forse la più antica) di alcuni scritti di frate Francesco, databile agli ultimi anni Quaranta del tredicesimo secolo.
Sono due i testi più importanti: la Regula frarum Minorum e il Cantico delle creature (o Cantico di frate Sole). Ancora: la Legenda Maior e la Legenda Minor di Bonaventura da Bagnoregio: materiali facente parte dei pezzi restaurati a Praglia.
Come riferito dalle cronache, a incominciare dal New York Times, primo giornale a dare la notizia della esposizione nella metropoli americana (primo quotidiano italiano Il Gazzettino), i diciannove pezzi erano partiti da Assisi l’11 novembre 2014, quindi rimasti in America sino a metà gennaio 2015, dal momento che dopo quella al Palazzo di vetro, c’è stata una seconda esposizione: nel municipio di Brooklyn; infine, il ritorno in Italia, in mostra ad Assisi, mentre nell’abbazia di Praglia si sono svolti un convegno e la presentazione di un volume dall’emblematico titolo: “Renovantur iussa Regis per Franciscum tradita” – sottotitolo “Il restauro a Praglia di tredici manoscritti del Sacro Convento di San Francesco in Assisi” (Edizioni Scritti Monastici Abbazia di Praglia – a cura del Laboratorio di restauro del libro; pagine 206; Euro 10,00).
Il titolo deriva dalla Sequenza propria della messa di San Francesco attribuita a Tommaso da Celano: “I decreti del Re si rinnovano e vengono trasmessi attraverso la figura e l’opera di San Francesco stesso. Un’associazione, insomma, fra il restaurare la Chiesa del Poverello d’Assisi, e il restauro degli scritti francescani eseguito a Praglia: rimessi a nuovo quegli scritti, come sottolineato da uno degli operatori del Laboratorio, don Cristiano Ballan.
Allora, ecco fra testi e immagini (oltre duecento fotografie), tutta la storia non soltanto dei singoli pezzi restaurati sotto la guida del direttore del laboratorio padre Pierangelo Massetti, ma di tutta la realtà della biblioteca del Sacro Convento, dove sono conservati 428 codici antichi, come sottolineato dal direttore fra’ Carlo Bottero, che insieme a padre Pierangelo Massetti, ha firmato i due contributi più importanti del volume.
Gli altri scritti sono di Irene Maturi, progettista restauratrice qualificata della Fondazione per la conservazione ed il restauro dei Beni Librari di Spoleto, di Sergio Fatti, della Soprintendenza ai Beni librari della Regione Umbria, e dei restauratori padovani don Cristiano Ballan, Alberto Benato, Gloria Biasin.
Nella Presentazione, l’abate di Praglia Norberto Villa sottolinea: “Renovantur iussa Regis per Franciscum tradita: gli ordini del Gran re sono stati riportati a nuova vita per l’opera umilissima di frate Francesco che li ha ricevuti, ne ha fatto sintesi con la sua vita – non tam orans quam oratio factus (‘Francesco non era tanto uno che prega quanto un uomo diventato preghiera’, secondo Tommaso da Celano) non erano“ – e li ha ridonati alla Chiesa e al mondo intero. Gli scritti del Poverello ne sono la testimonianza consegnata alla storia, insieme alla tradizione vivente che i suoi figli ormai da otto secoli incarnano.
”Da loro il nostro monastero benedettino di Praglia ha avuto la gioia e la responsabilità di ricevere i tredici manoscritti del fondo antico della Biblioteca del Sacro Convento di Assisi, e con passione ne ha portato a termine l’importante incarico di restauro per le mani pazienti dell’équipe guidata da padre Pierangelo Massetti…” Mani pazienti e – aggiungiamo noi – cuori entusiasti… alla fine esultanti.
Grazie alla tradizione benedettina, dunque, ecco questi antichi documenti rimessi a nuovo, portati a nuova vita, apprezzatissimi dai venticinquemila visitatori (una sorta di numero chiuso) delle mostre americane e presentati adesso in un questo prezioso volume.