feti umani utilizzati per la preparazione di creme antirughe, medicinali e sperimentazioni, con un enorme giro d’affari
di Virginia Lalli (*)
(ringraziamo Don Marcello Stanzione, che ci ha inviato questo articolo)
A 180 dollari si può comprare negli USA su prescrizione medica e via internet in Europa per 90 € , la crema antirughe ottenuta da feti umano abortiti.
I ricercatori dell’Università di Losanna durante le operazioni sui feti nell’utero, si resero conto che i bambini, una volta nati, non avevano alcuna cicatrice. Le virtù di queste cellule di feto si sono allora rese evidenti: queste ultime potevano essere efficaci per trattare le vittime di ustioni. Un male per un bene?
Verificata l’ipotesi, i ricercatori di Losanna hanno deciso di associarsi ad un laboratorio privato, Neocutis, autorizzandolo a commercializzare la prima crema antirughe a base di cellule di pelle di feto.
I responsabili di Neocutis hanno dichiarato al giornale Le Parisien: «In nessun caso, noi incoraggeremo l’aborto».
Molti prodotti di tale casa contengono linee cellulari di origine fetale.
“The Guardian” nel 2004 ha pubblicato un articolo che illustra come una compagnia cinese usi i feti abortiti per la fabbricazione di cosmetici.
In generale, molte ricerche “mediche” sono state effettuate, e lo sono ancora oggi, sui bambini abortiti ancora in vita.
Il dottor Lawrence Lawn del Dipartimento di Medicina Sperimentale di Cambridge negli anni ‘70 compiva esperimenti su bimbi vivi abortiti. La sua giustificazione è stata: “Usiamo semplicemente per il bene dell’umanità qualcosa che è destinato all’inceneritore… non li avrei mai fatti su un bambino vivo. Questo non sarebbe giusto”. Sempre in Inghilterra, la Langhman Street Clinic (specializzata in aborti) vendeva feti vivi tra la 18a e la 22a settimana al Middlesex Hospital. Philip Stanley, portavoce della Clinica, ha dichiarato: “La posizione è chiara. Un feto deve avere 28 settimane di vita perché sia riconosciuto legalmente come essere umano. Prima di questo momento equivale a spazzatura”.
Le cliniche abortive rivendono a industrie farmaceutiche oppure ad istituti di ricerca i feti abortiti. Così nel silenzio felpato di questi “luoghi di morte” si è sviluppato un importante traffico che si stende su scala mondiale, e che nell’anno 2000 fruttava già un miliardo di dollari americani.
Certe cliniche consigliano la donna gravida di ritardare l’aborto. Fanno questo con lo scopo (non espresso) di ricevere bambini ben sviluppati, con organi funzionali, in perfette condizioni. Questi bambini di 18 settimane e più vengono estratti tramite un taglio cesareo. Con questo sistema il medico abortitore è in grado di soddisfare le più rigorose specificazioni dell’acquirente: l’industria farmaceutica, cosmetica o ricercatori universitari. Il cliente, che pagherà il feto abortito tra i 70 e i 150 dollari lo riceverà col certificato che dice: estratto dal seno materno “in stato di vita”.
Secondo la rivista Time Magazine, il commercio degli organi umani è una cruda realtà, ed in certi paesi i bambini della strada vengono catturati per alimentare le “banche clandestine d’organi umani”.
Ecco alcuni esempi denunciati da giornalisti di come alcuni bambini abortiti sono stati sfruttati allo scopo di fornire organi umani.
Certi vaccini contro l’influenza vengono prodotti utilizzando polmoni di bambini abortiti, in sostituzione di uova di anitra.
Il 9 Gennaio 1980, la rivista Chemical Week ha rivelato che alcuni scienziati hanno tentato di produrre un vaccino contro il raffreddore. Per far questo avevano iniettato un virus di questa malattia nel dotto nasale di bambini non nati. Il 26 Luglio 1980, un giornale di Chicago, il Sun Time, ha riportato la notizia di esperienze fatte per verificare l’azione dei pesticidi sugli embrioni umani.
Una ditta farmaceutica si è servita di 14 piccoli abortiti per provare l’efficacia di alcuni prodotti da utilizzare contro l’ipertensione.
I reni di bambini non nati sono utilizzati per coltivare dei virus nelle ricerche sull’immunologia e la biochimica.
Gli intestini di bambini non nati sono utilizzati copiosamente nella preparazione del vaccino Salk, contro la Poliomielite.
Il 17 marzo 1996, una domenica, la televisione francese ha diffuso in rete nazionale un’emissione intitolata: “Gli embrioni umani sono utilizzati nel mondo”. Tra l’altro, la rete nazionale ha divulgato una tecnica nuova chiamata “nascita parziale”. Il medico prepara il corpo del bambino in modo che si presenti con le gambe e non con la testa. La testa deve rimanere bloccata all’interno dell’utero materno, la faccia in giù. Trovandosi in questa posizione il bambino non può gridare. Allora, mentre il bambino si agita disperatamente, il medico gli perfora il cranio presso la nuca, vi introduce un tubo e gli aspira il cervello. Un momento prima che il cranio sia vuotato del suo contenuto, il corpicino smette di agitarsi. Finito di succhiare, il medico tira fuori il corpicino e lo smembra. Separa le parti negoziabili, specialmente il cervello, e le confeziona non dimenticando di menzionare la garanzia: “In stato di vita”.
Ancora oggi, bambini abortiti sono usati come cavie di laboratorio. In particolare, per la preparazione di alcuni tipi di vaccino. È quanto riporta, nel 2005, la Pontificia Accademia per la Vita nella dichiarazione “Riflessioni morali circa i vaccini preparati a partire da cellule provenienti da feti umani abortiti”: “Dal punto di vista della prevenzione di malattie virali come la rosolia, la parotite, il morbillo, la varicella, l’epatite A, è chiaro che la messa a punto di vaccini efficaci contro tali malattie, e il loro impiego nella lotta contro queste infezioni fino alla loro eradicazione, mediante una immunizzazione obbligatoria di tutte le popolazioni interessate, rappresenta indubbiamente una “pietra miliare” nella lotta secolare dell’uomo contro le malattie infettive e contagiose.
Tuttavia, questi stessi vaccini, poiché sono preparati a partire dai virus raccolti nei tessuti di feti infettati e volontariamente abortiti, e successivamente attenuati e coltivati mediante ceppi di cellule umane ugualmente provenienti da aborti volontari, non mancano di porre importanti problemi etici”.
La produzione prosegue, nonostante in molti casi esistano alternative moralmente lecite con cellule ottenute da linee animali. Certo è che vi è una coincidenza temporale tra la scoperta di tali vaccini a fine anni ’60 – inizio anni ’70 e la concomitante ‘esplosione’ di leggi abortiste nei paesi cosiddetti “democratici”. Secondo le parole di Marshall McLuhan alla “meccanicizzazione della morte” e al “sonnambulismo collettivo” di fronte a simili trattamenti della vita ricordiamo ciò che Giovanni Paolo II scrisse nell’Evangelium vitae (1995): “Ritroviamo l’umiltà e il coraggio di pregare e digiunare, per ottenere che la forza che viene dall’Alto faccia crollare i muri di inganni e di menzogne, che nascondono agli occhi di tanti nostri fratelli e sorelle la natura perversa di comportamenti e di leggi ostili alla vita, e apra i loro cuori a propositi e intenti ispirati alla civiltà della vita e dell’amore”.
(*) Virginia Lalli è avvocato, consigliere dell’Associazione “Avvocatura in Missione” e responsabile del settore donne per “Nuove Frontiere” onlus. Collabora con diversi enti umanitari, relatrice e curatrice di convegni sul tema dell’aborto e della L.194/78. Si occupa di attività formative ed educative ai Diritti umani.
Curatrice, con Alessia Affinito, del libro “L’aborto e i suoi retroscena. Vite e maternità spezzate” (Ed. IF Press 2010, pp. 246, euro 18,00)
Vedi anche i seguenti link:
http://www.marieclaire.fr/,neocutis-la-creme-antirides-qui-fait-scandale,20117,46734.asp.
Neocutis Technology: http://www.neocutis.com/modules.php?modid=2
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