La senatrice PD, nello spazio democraticamente messo a disposizione dalla Curia di Vicenza, mischia le carte e spiega al popolo che lei non sa neanche cosa sia il “gender”. Lei è paladina della “educazione di genere”, che serve per liberare la donna dall’orrenda oppressione in cui tuttora vive. Ma tra il pubblico c’è chi fiuta l’imbroglio…
di Patrizia Fermani
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La parola “genere” come sostituzione graziosa del termine “sesso” compare già ossessivamente negli atti della conferenza di Pechino sulle donne, per esprimere il concetto che noi diventiamo quello che possiamo scegliere di essere, indipendentemente dai dati biologici. Ed educare al genere significa far prendere coscienza dello spettro delle relative possibilità. La trovata che vantava anche qualche quarto di nobiltà freudiana, ed era stata portata in auge dai teorici della indistinzione sessuale in seno ai movimenti omosessualisti, diventa già dagli anni ottanta il cavallo di battaglia del femminismo radicale che se ne appropria. Da allora i due filoni corrono insieme sebbene su due binari paralleli. Al femminismo serve per staccare la donna dai ruoli famigliari legati soprattutto alla maternità, e andare a fondare la nuova mistica dei “ diritti riproduttivi”, cioè la micidiale macchina abortiva allestita su scala internazionale per assicurarle libertà e valorizzazione sociale. Ai movimenti omosessualisti fornisce la base ideale perché l’omosessualità, intesa come libera scelta sessuale, esca dal recinto della anormalità psicofisica e acquisti rispettabilità e adepti, ripagando vecchie frustrazioni ed esaltando la diversità. Una diversità che rivendicata come valore, peraltro diventa anche un inciampo sulla via della agognata uguaglianza per la insoluta contraddizione tra diversità da onorare e uguaglianza da reclamare. In ogni caso l’agenda di genere assicura il sostrato ideologico del mondo nuovo libero da condizionamenti culturali religiosi e morali quindi libero dal passato e artefice solo del futuro, e si tratta di un presupposto concettuale immediatamente funzionale alle politiche di destrutturazione degli istituti famigliari adottate dai poteri sovranazionali. Infatti viene subito messa al suo servizio la poderosa macchina organizzativa dell’Onu profondamente infiltrato dai rappresentanti di entrambe la categorie sindacali, e teso ad assicurarne il successo planetario attraverso le manipolate conferenze internazionali, in perfetta sintonia con la Unione Europea.
Il metodo di lavoro e le categorie operative sono quelli del marxismo che uscito vincitore dalla seconda guerra mondiale si coordina felicemente con i programmi di controllo planetario dei potentati economici dell’occidente.
Sta di fatto che tra femminismo ed omosessismo si stabilisce una stretta alleanza e le femministe in perenne lotta con il sesso avverso si proclamano tendenzialmente anche lesbiche.
E ovviamente entrambi i fronti convergono verso la decostruzione della famiglia. Lo sradicamento della donna predicato dalla agenda di genere mina direttamente la famiglia, mentre la promozione omosessista ne offusca l’essenza attraverso modelli alternativi. Nel primo caso l’effetto è diretto e intenzionale. Nel secondo è indotto per contrasto mediato. Tuttavia c’è da dire che col tempo l’attacco alla famiglia è stato affidato soprattutto all’omosessismo, senza nulla togliere alla demolizione diretta da parte delle leggi dello stato. Infatti le femministe avevano fondato il rifiuto del modello familiare dal presupposto di fatto di un supposto stato di oppressione, vessazione e disuguaglianza sociale che non era credibile trent’anni fa e ora appare solo ridicolo. Se poi le formule vengono ripetute senza pudore è perché l’agenda di genere entra in uno schema predefinito di lotta politica irrinunciabile per l’eterno ritorno della religione marxista leninista, e fino ad un certo punto non ci si è curati neppure della plausibilità di quei presupposti di fatto creati secondo lo schema della lotta di classe.
In ogni caso per portare a buon fine questa opera di stravolgimento di un intero assetto socio culturale e per lo sradicamento dalla natura, occorre un’opera capillare di adeguato ed efficace indottrinamento, ed ecco che questo viene prontamente apprestato dallo Stato, il Demiurgo che non lascia ai propri sudditi alcuna via di scampo. Soprattutto perché dietro a quello di cartapesta agisce lo Stato inafferrabile e senza volto che come una terribile divinità onnipresente e onnisciente si impossessa anche delle coscienze.
Anche sul piano del progetto “ rieducativo” il filone femminista e quello omosessualista sono destinati ad intrecciarsi e potenziarsi reciprocamente. Si tratta di inoculare le cellule maligne “dello indifferentismo e della banalizzazione del sesso ridotto a funzione ricreativa, nella forma della educazione sessuale e in quella della educazione all’affettività, che significa fornire giustificazione in via emozionale ad ogni scelta sessuale (va dove ti porta il cuore). Mentre l’educazione al genere riporta tutto nella sfera della liberazione assoluta dai limiti della natura, fornisce cioè il tessuto connettivo di tutta l’operazione “educativa”.
L’omosessualismo punta direttamente alla caduta dei tabù sessuali e ci pensa l’Oms a stilare lo Standard per l’educazione sessuale in Europa del 2009, un manuale completo di destrutturazione della sfera sessuale ridotta a mera funzionalità ricreativa e alla eliminazione di ogni significato di valore morale dalle scelte legate alla sfera sessuale. Diventerà il punto di riferimento delle direttive Fornero e del decreto Carrozza sulla scuola. Per riproporre le categorie del femminismo omosessualista e della relativa agenda di genere occorre invece fare prima piazza pulita degli stereotipi preesistenti. Ed ecco che la senatrice Valeria Fedeli (PD) presenta mesi fa un disegno di legge volto tutto alla cancellazione degli “stereotipi di genere”, che si concentra cioè sulla parte destruens del progetto di indottrinamento generale. Bisogna abbattere a scuola quegli stereotipi su cui si regge la famiglia: far capire alla bambina che sua madre dedicandosi tutta a lei è una donna non realizzata, piuttosto inutile e sicuramente infelice. Poi si potrà anche aggiungere che invece suo padre, fuggito col tabaccaio di fronte, è un brav’uomo sensibile agli impulsi del cuore. Il progetto parte in via sperimentale in qualche scuola con bambini usati come cavie all’insaputa dei genitori. Anche questo fa parte della democrazia cattocomunista. .
Ora bisogna osservare come l’agenda di genere, vero e proprio fenomeno politico che aveva preso le mosse, come dicevamo da presunto stato di oppressione, svantaggio e minorata difesa, oggettivamente irreale, e divenuto insostenibile, abbia dovuto cercare una giustificazione più credibile nella meno verificabile situazione di diffusa violenza famigliare. E si è voluto avvalorare questa idea con la paradossale legge sul femminicidio, frutto sfatto di una cultura giuridica in totale disarmo. Qui figura surrettiziamente proprio il riferimento ad un indottrinamento obbligatorio all’idea del genere. Infatti la legge contiene le direttive per l’indottrinamento sulla idea del genere che dovrebbe assicurare alle donne oppresse quanto agli omosessuali l’inebriante paradiso culturale del futuro prossimo venturo. il femminismo reinverdito ad uso delle politiche sovranazionali, e l’omosessualismo libertario, entrambi al servizio del mondo nuovo, si incontrino pragmaticamente. Tutto questo sarà fatto proprio per rinvio anche dalla legge della “buona scuola” renziana con una destrezza pari solo all’impudenza dei promotori e alla dabbenaggine dei figuranti della c.d. opposizione.
Così, con questa pirateria di piccolo cabotaggio , in qualche modo emerge concretamente come anche la storia cervellotica e insana del genere, figlia di un deserto morale, abbia potuto fare una brillante carriera e sopra le teste di un elettorato che ha lo stesso potere contrattuale di un gregge sul ciglio di un dirupo.
Tuttavia già prima di questo ultimo glorioso traguardo, ad un certo punto ci si deve essere resi conto che la corda era stata tirata un po’ troppo anche sul fronte della applicazione del gender al fenomeno omosessuali. L’identità di genere cervellotica e pretestuosa applicata alle donne, è del tutto surreale applicata all’omosessualità. La fuga in avanti del giudice di Messina che aveva dichiarato in nome del popolo italiano la legittimità di individuare il “sesso”, in base alla percezione personale del diretto interessato, qualche perplessità l’aveva suscitata persino nelle menti meglio predisposte. E poiché l’obiettivo da raggiungere a tutti i costi è quello dello indottrinamento precoce, è bene non rischiare di mettere in allarme le famiglie. La via di educare apertamente a scuola alla scelta omosessuale sul presupposto della libertà della scelta del genere, deve essere sembrata improvvisamente un po’ prematura. Dunque meglio procedere con maggiore cautela, ripiegare su una proposta più commestibile, dare l’idea di un addolcimento della guerra e attaccare su un fianco più vulnerabile. Mettere da parte il gender e tornare ad un autarchico genere, dall’aria inoffensiva come gli esercizi grammaticali da cui è stato tratto. Senza contare che di qui a qualche tempo insegnare la bellezza della scelta omosessualista in scuole con alto tasso di allievi islamici potrebbe creare qualche problema agli accorti educatori del progressismo ad ampio spettro. Comincia a circolare la voce che il gender non esiste e che dunque la grande manifestazione di Roma, che pure aveva ridotto i propri obiettivi alla interdizione della teoria gender dai programmi scolastici, è stata fatta contro il nulla. Un caso di annullamento retroattivo di manifestazione. Infatti la legge sulla scuola buona postcomunista e post cattolica con indottrinamento de quo incorporato, viene approvata l’indomani, ma il gender non figura nel testo. Si limita, guarda caso, a rimandare, come dicevamo sopra, alla educazione di genere prevista nella legge sul femminicidio. Così è tutto sistemato.
L’importante è che l’ex boy scout presidente del consiglio promette per la fine dell’estate la consacrazione giuridica delle relazioni omosessuali. Infatti un altro pericolo è ormai felicemente sventato, quello del matrimonio omosessuale che, per accordo raggiunto davanti ad un piatto di pasta e broccoli in sugo di arzilla, tra la Chiesa calabrese, lo stato toscano e la diplomazia sabauda, si chiamerà convivenza omosessuale giuridicizzata. Un risultato che farà dormire sonni tranquilli a tutti mentre la direzione di Avvenire stappa un est est est d’annata. Così i bambini saranno indottrinati a scuola sulla bellezza di tali relazioni, a casa dalla tv, e sul pianerottolo di casa dall’esempio accattivante dei gentili vicini omogenei in luna di miele e in attesa di gingillo umano comprato all’estero.
Di questa pièce teatrale di inenarrabile ricchezza morale, civile e religiosa, una parafrasi riassuntiva è andata in scena la sera di lunedì 13 luglio in un incontro organizzato dalla curia vicentina nientemeno che con la stessa straordinaria signora Fedeli. Quella curia che ha proposto a suo tempo come star del festival biblico in veste di filosofa Michela Marzano e che ha patrocinato mesi fa la pubblicazione del libro sul bello della omosessualità.
Dunque, la Signora Fedeli è stata invitata a parlare della bellezza della educazione di genere. La signora, vicepresidente del Senato, ci dice che il suo ddl non vedrà la luce perché è stato interamente incorporato nella buona scuola di Renzi. Parla in modo commosso e accorato della condizione di sudditanza e di oppressione della donna italiana, del fatto che essa è oggetto di discriminazione e di ingiustizia sociale, che subisce violenze di ogni genere, domestiche e professionali. Un destino crudele quello della donna italiana al quale è sfuggita miracolosamente lei stessa (non lo dice ma dobbiamo immaginare che lo pensi) e ancora più miracolosamente, a nostro avviso, la presidente della Camera. In questo quadro desolante equanimamente condiviso dai tre pensosi correlatori rigorosamente cattolici, ca va sans dire, finalmente lo Stato, provvido e oculato sente il dovere morale di istruire i fanciulli alla parità di genere, perché con questa nuova cultura che non lega le donne e gli uomini agli stereotipi familiari e sociali, si realizzi il mondo nuovo della indistinzione nella diversità e della diversità nella omologazione: le donne possano vivere felici senza fare cose da donne e gli uomini si dedichino con profitto ai lavori domestici. Uno dei relatori, adduce audacemente come caso esemplare di un nuovo orizzonte educativo quello della prestigiosa scuola finlandese che prevede come materia di studio per i maschietti l’economia domestica: carico della lavastoviglie, ostensione corretta del bucato. Della educazione al genere in chiave omosessualista non si parla.
Ma la sala non è apparsa totalmente convinta del quadro idilliaco che si andava disegnando. Qualcuno ha ricordato anzitutto che è lo stato totalitario quello interessato ad impossessarsi della educazione. Poiché non erano ammessi interventi dal pubblico, il pubblico rumoreggiava e subodorando l’inganno altri hanno insistito ricordando che il gender significa libertà della scelta sessuale e che questa nefandezza non può essere insegnata ai bambini. La Signora ha replicato con sufficienza che l’omosessualità non c’entra nulla con la buona scuola di Renzi e che il genere di Renzi e suo non è il gender, perché lei questo gender non sa neppure cosa sia, anzi sarebbe contenta se qualcuno glielo spiegasse. Insomma il suo è solo un mussoliniano autarchico “genere” . Che veramente qualcuno le abbia raccontato le tristi imprese del feroce saladino? O più semplicemente conosce benissimo le lezioni marxiste sulla relatività della verità e sulla efficacia di propagandare qualunque menzogna purché ripetuta ossessivamente e con convinzione.
Dunque lasciato il gender scopertamente omofiliaco alla lingua inglese, noi ci dobbiamo concentrare di nuovo, secondo la signora, sulla urgenza di far scegliere alla donne la propria identità di genere. I genitori possono stare tranquilli. L’importante è finirla definitivamente con la famiglia che sia eventualmente sopravvissuta al legislatore e che è luogo di infelicità e di violenza, come dice perentoria la signora Fedeli, del resto in sintonia con un pensiero espresso in proposito persino dal vescovo di Roma che però, come sappiamo, tiene in scarsa considerazione sia l’esprit de geometrie che l’esprit de finesse.
Dunque alla fine è emerso che ora lo Stato si occuperà solo di decostruire qualunque malsana idea di famiglia sopravvissuta alla falce del legislatore catto progressista, attraverso il riscatto della oppressa donna italiana. Tanto i bambini si fanno e si disfano ormai nel ciclo produttivo e della loro sorte umana ci si può disinteressare, come ci si disinteressa dei pensieri dei graziosi polletti sfornati dall’industria avicola nazionale, in attesa che una legge a firma Brambilla, sul vegetarianesimo di stato obbligatorio, li liberi da una atroce schiavitù .
12 commenti su “Il nuovo corso del gender/genere secondo Valeria Fedeli – di Patrizia Fermani”
Articolo ineccepibile: siamo alla follia collettiva, chi DOVREBBE parlare tace o parla a sproposito e quasi tutti gli altri sono utili idioti!
Basti vedere l’esempio finale: ci sono più persone che si scandalizzano per l’uccisione di un pollo di quelle che si scandalizzano per un aborto: una simile massa di decerebrati è facilmente conducibile da qualunque parte lo stato laicista decida di condurla!
Una volta abbandonato Dio se ne vanno anche la Sapienza, l’Intelletto, la Scienza, la Pietà e la Carità (oltre ad altre fondamentali caratteristiche dell’essere umano degno di questo nome)!
Bravo Diego, sono verità inoppugnabili queste. Sfido chiunque a dimostrare il contrario. Dio ci salvi da questa generazione perversa.
La struttura sessantottesca della martellante propaganda su questo punto è:
1- la donna è stata liberata dalla propria fecondità, e quindi dall’avere bisogno di un uomo/marito stabile e positivo, dalla Pillola
2- così liberata, essa DEVE lanciarsi nelle avventure sessuali, come ha classicamente fatto il giovanotto “di mondo”
3- il maschio, che ha una struttura psicofisica “autorevole” -a differenza della donna, che la ha “confortatrice”. è per natura un “mostro”: violento e ottuso
4- il figlio si “fa”, quando si decide di provare l’emozione di “farlo”, e non si “ha” (da Dio). C’è diritto di vita e di morte sul figlio, essenzialmente da parte della donna, che lo FA, e non lo DA’ al marito/padre
5- alla fine, visto che il rapporto con l’altro sesso è un esercizio ludico molto stressante, si scopre come più sensata l’omosessualità: nessun DONO, nessun LEGAME (re-ligio), solo ricerca del Sé
Possibile mai che molti ancora si illudano a proposito del dialogo con il PCI-PDS-DS-PD? Possibile mai che non abbiano capito? Con loro mai nessun rapporto che vada oltre il puro e semplice saluto di cortesia, vale a dire buongiorno oppure buonasera. Mai, mai ed ancora mai fidarsi di tutto ciò che è sinistra, punto e basta.
Pazzi.Semplicemente pazzi.Non mi meraviglia che un personaggio del calibro della senatrice Fideli sia stata capace di concepire assieme a tutta l’associazione a delinquere parlamentare,di dare adito ad un “progressismo in salsa” comunistoide”definito come teoria gender.Se andiamo poi a vedere la carriera di questo elemento c’è da mettersi le mani nei capelli…e tale carriera giustifica l’ipotesi della malattia psichiatrica,fermo restando,meravigla ancora di più che qualcuno non sia intervenuto con un sano TSO obbligatorio nei confronti di questa sinistroide da 4 soldi foriera di innovazioni.E’ progressismo il confondere i bambini fin dalla più tenera età coinvolgendoli in attività e pratiche che nulla hanno a che fare con la loro personalità ancora in fase di formazione?Lasciamo che i bambini scoprano la loro sessualità,e il loro corpo in maniera naturale e senza forzature.Occorreva proprio un’altra cialtrona sinistroide a sbandierare teorie vuote,inconsistenti ed irrisorie?Usare il cervello..No?
Bellissimo articolo. Grazie !!!!!!!!!!!!!
Se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridere!
Avendo figli in età scolare, ancora alle elementari, potete forse immaginare come mi sento.
Ogni tanto mi domando se chi fa queste leggi e fa finta di cadere dal pero c’è o ci fa. D’altra parte se anche certi uomini di Chiesa ci danno certi esempi, non c’è più nulla di cui stupirci. Oh scusate, sono troppo superba. D’altra parte…. “Chi sono io per giudicare?” 🙂
“Insomma il suo è solo un mussoliniano autarchico “genere” . Che veramente qualcuno le abbia raccontato le tristi imprese del feroce saladino?”
Non ho capito per niente quest frasi: Mussolini era per gli omosessuali?
Può, gentile Patrizia Fermani, spiegarmi?
Oppure qualche gentile lettore?
Resto in attesa, abbastanza speranzosa, e ringrazio.
Cara Signora, è soltanto una battuta per indicare che, ovviamente “genere” è la traduzione italiana dell’ inglese “gender”, e che il passaggio da una lingua all’altra non cambia la sostanza del piano eversivo patrocinato dalla Fedeli. Mussolini come Ella sa, perseguendo il proprio disegno nazionalistico aveva interdetto l’uso di parole straniere che dovevano essere tutte sostituite dagli equivalenti italiani, ma naturalmente questo cambiava solo il nome dato alle cose e non le cose stesse.
Inoltre, come avevo indicato precedentemente, da un po’ di tempo a questa parte, proprio quelli che sono stati i propagandisti della teoria gender, che è anche uno strumento al servizio dell’omosessualismo, hanno cominciato a dire che si tratta di una teoria inventata da altri e anzi non esiste proprio. e c’è da pensare che questo cambio di rotta (formale) sia dovuto al timore di suscitare qualche inquietudine anche nella nutrita comunità islamica che manda i figli nelle nostre scuole. Dunque, c’è da chiedersi se per caso, quando la signora Fedeli dice di non sapere neppure cosa sia il gender che ella stessa sta propagandando, non sia preoccupata delle reazioni islamiche e col gioco della traduzione del gender in genere pensi di nascondere la faccenda sotto il tappeto. Il feroce Saladino insomma suggerisce un atteggiamento prudente.
GRAZIE per le sue gentili ed esaurienti spiegazioni!
PS.
Non sapevo che Mussolini non voleva termini stranieri nella lingua italiana.
Chissà cosa farebbe se fosse vivo ora…..
La teoria gender non ha a che fare con il marxismo leninismo, che la sinistra italiana ha da tempo dimenticato o tradito. Tant’è che la sua origine è tutta anglosassone. La distruzione della famiglia è funzionale al disegno del capitalismo iperliberista e globalista, che mira a distruggere i corpi intermedi della società civile, non solo la famiglia, ma anche le comunità locali e i sindacati, nonchè lo stato sociale e lo stesso stato nazionale. Il suo scopo è formare individui atomizzati sfruttabili a piacere dalle multinazionali. La teoria gender, però, è talmente folle e ridicola che non può trovare credito in un paese come il nostro, dotato ancora di un po’ di tempra morale. Consiglierei di divulgare il documento della commissione australiana per i diritti umani, che nel 2013 elencava ben 23 generi sessuali oggetto di libera scelta!