Storia di un terrorista razzista, dei suoi colleghi, di crudeltà tribali, di legami internazionali, di interessi inconfessabili…
di Roberto Dal Bosco
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il necklacing, il modello di esecuzione per combustione tramite cui Vinnie Mandela intendeva «purificare la nazione».
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La regina-strega e le collane della morte
Lo chiamavano così, aggiungendo il nome Mandela a quello della squadra più amata d’Inghilterra – perché, nonostante tutto, gli africani vanno pazzi per il calcio inglese.
Ma anche se in teoria il Mandela United Football Club (MUFC) era una squadra, non giocava a pallone: era il gruppo deputato alla sicurezza di Vinnie Mandela, la seconda moglie di Nelson. In pratica, le SS della famiglia Mandela.
Nel 1989 Vinnie ordinò al MUFC di rapire quattro bambini neri che erano ospitati a casa di un pastore protestante bianco, Paul Verryn. In presenza di Vinnie, i quattro furono picchiati sino a che non “confessarono” che erano stati abusati sessualmente dal reverendo. Al processo, molti anni dopo, Vinnie disse infatti che non li aveva rapiti, ma solo portati via temendo che il pastore fosse pedofilo. Peccato che uno dei quattro bimbi, il quattordicenne Stompe Moeketsi, fu trovato poi semisepolto con la gola squarciata: era, qualcuno aveva detto, un informatore.
Il dott. Abu-Baker Asvat, un medico di famiglia che visitò il bambino a casa di Vinnie, venne poi trovato ucciso da una pistolettata poco dopo.
Tutto sommato al bambino e al dottore era andata bene: non avevano subito la morte per tortura che era toccata ai tanti neri sospettati di collaborare con i bianchi, o – più semplicemente – non facenti parte dell’ANC il partito nero filocomunista che è tutt’ora al potere.
Vinnie la chiamava necklace, la collana. … VOLETE CONTINUARE LA LETTURA? Cliccate su http://www.fedecultura.com/libro/terrore-mandela/