Ascoltando mio figlio alla vigilia di una interrogazione di filosofia, ho riscoperto un passo, tratto dalle prime pagine del commento di Sant’Agostino d’Ippona al Vangelo secondo Giovanni, che gli era assegnato da mandare a memoria (sì, esistono ancora insegnanti così, e in genere non sono “cattolici”). 

È dedicato al legno della croce e riprende, sublimandola alla luce della fede, l’immagine della navigazione già evocata nel Fedone platonico. Dice parole che restano incise nel cuore di chi le legge perché chiunque, leggendole, le può sentire disegnate su se stesso e ne può trarre conforto e incoraggiamento per affrontare la propria personale traversata nel mare della vita, nella certezza che – sia che uno la veda di lontano, sia che non la veda perché i suoi occhi sono malati – la meta c’è. E, se ci si aggrappa a quel legno, è raggiungibile.

«È come se uno vedesse da lontano la patria, e ci fosse di mezzo il mare: egli vede dove arrivare, ma non ha come arrivarvi. Così è di noi, che vogliamo giungere a quella stabilità dove ciò che è è, perché esso solo è sempre così com’è. E anche se già scorgiamo la meta da raggiungere, tuttavia c’è di mezzo il mare di questo secolo. Ed è già qualcosa conoscere la meta, poiché molti neppure riescono a vedere dove debbono andare. Ora, affinché avessimo anche il mezzo per andare, è venuto di là colui al quale noi si voleva andare. E che ha fatto? Ci ha procurato il legno con cui attraversare il mare. Nessuno, infatti, può attraversare il mare di questo secolo, se non è portato dalla croce di Cristo. Anche se uno ha gli occhi malati, può attaccarsi al legno della croce. E chi non riesce a vedere da lontano la meta del suo cammino, non abbandoni la croce, e la croce lo porterà». 

6 commenti su “Il legno della croce”

  1. Scopro in ritardo (tante sono le cure per la mia famiglia in questi tempi pieni di affanni) questa riflessione della sempre attenta dottoressa Frezza.
    Il Legno della Croce! Quasi una zattera, che più sicura non ce n’è, su cui sorreggersi attimo per attimo nell’oceano di questa vita che ha senso solo se sappiamo almeno percepirne la meta. Se quel terribile legno sostenne Lui e tutti i suoi dolori, Lui, per mezzo del quale tutto è stato creato e che si è incarnato non solo per redimerci, ma per dare maggior gloria a Dio, tanto più sosterrà noi così piccoli che in Lui speriamo.
    Santo Natale a tutti.

  2. FRANCESCA MARCELLINO

    GRAZIE CARISSIMA ELISABETTA FREZZA DI ESSERTI INTERESSATA AL GRANDE FILOSOFO D’IPPONA, UN GIGANTE CHE COMMUOVE SEMPRE LE NOSTRE ANIME E RENDE SOAVE I NOSTRI CUORI

  3. Grazie Elisabetta per tutte le tue parole, a volte dolci, come queste, ma spesso anche forti e taglienti, come in questo difficile periodo è necessario che siano.

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