IL FILOSOFO PIERO VASSALLO E GLI ANGELI – di Don Marcello Stanzione

di Don Marcello Stanzione

san luigi

Guercino. La vocazione di San Luigi Gonzaga

 

Il pensatore cristiano Piero Vassallo, nato a Genova nel 1933, esponente di primo piano della destra cattolica italiana, si è formato alla scuola di Giano Accame. Primo Siena e  don Gianni Baget Bozzo. Laureato in filosofia è stato docente nella facoltà di teologia e nei corsi di giornalismo, e collaboratore della rivista “Renovatio”, fondata dal cardinale Siri. Fra le sue numerose opere: Dal mondo nuovo alla libertà Solzenicyn profeta dell’età postmoderna (Palermo 1976), Giambattista Vico (Roma 1977), Risorgimento italiano e risorgimento liberale (Genova 1978), La reazione pagana al Cristianesimo, tra naturalismo e vangelo alternativo (Palermo 1981), Pietro Mignosi e La Tradizione (ISSPE, Palermo, 1989), Introduzione allo studio di Vico (Palermo 1992), Ritratto di una cultura di morte. I pensatori neognostici (Napoli 1996), Pensieri proibiti (Lungro di Cosenza 2000), Le culture della destra italiana (Milano 2002), A destra della città proibita (in collaborazione con Sergio Pessot, Milano 2003), Gentile l’italiano (Roma 2005), La restaurazione del pensiero forte. Appunti per la revisione della storiografia filosofica (Genova 2006), La cultura della libertà (Genova 2008), Memoria e progresso. Le risposte cattoliche al moderno (Verona 2009).

Negli anni settanta le edizioni Thule di Palermo stamparono la “ Meditazione sui santi angeli” di san Luigi Gonzaga ed lo scrittore cattolico Vassallo curò una acutissima introduzione dove ebbe a scrivere con la sua enorme lucidità:

“Verso il dottore angelico san Luigi ebbe una particolare devozione. Questo spiega lo stile, per così dire, tomista della sua attività contemplativa: le materie sue dilette nel meditare erano gli Attributi divini, la Passione di Gesù, il Sacramento eucaristico, le grandezze della sua cara Madre Maria Santissima e l’eccellenza de’ santi Angeli, de’ quali ad istigazione del p. Vincenzo Bruno scrisse una bellissima meditazione”.

E’ un testo attualissimo, ché il culto degli Angeli è oggetto di un’offensiva violenta da parte dei teologi maturati alle idee moderne per mezzo del fumo di Satana. La teologia che dialoga con i luterani (e in special modo con il teologo ateo Bultmann) negli Angeli altro non vede se non il simbolo delle forze cosmiche, dei poteri impersonali, ostili, da cui sono generate le leggi che dividono l’uomo dall’uomo. La  teoria viene provata mediante una citazione, parziale e fraudolenta, della lettera ai Galati: “la legge fu promulgata per mezzo degli Angeli, tramite un mediatore”. E poiché essi interpretano in chiave libertaria l’affermazione paolina che riguarda il giudizio e la crocifissione della legge (Col. 2,14) e la spogliazione e derisione dei principati e delle potestà angeliche (id.). Se non che San Paolo ha scritto: “Cristo ha patito affinché ci fosse data la capacità di adempiere la legge” (Rom 8,3). E questo priva di ogni argomento la teoria che definisce gli Angeli alla stregua di forze oscure, custodi di una legge che ostacola l’amore senza legge, cioè il cristianesimo libertario, “promozionale”, paramarxiano.

La Chiesa non è il luogo del pensiero utopico e della rivoluzione, ma il Corpo mistico del Signore. Per mezzo della Grazia l’umanità è fatta non capace di imitare il tragico e vano ribellismo di Camillo Toores, ma di adempiere la legge promulgata per mezzo degli Angeli e, così, di anticipare, sulla terra, la vita angelica, promessa dal Signore come premio dei meriti (Mt. 22,30). L’avversione contro gli Angeli è dunque la maschera della avversione contro il Cristo e la beatitudine celeste da Lui profetizzata. La “spogliazione” degli Angeli è un’empia idiozia, un male strisciante, ereditato dalla collera che devastò Lutero quando, a Roma, vide la diffusione del culto di san Michele. Ed è una ipotesi del tutto priva di rapporti con i testi paolini, ingiustamente cari ai progressisti, testi in cui si tratta unicamente della abolizione di un culto indebito (perché esagerato) diffusosi nelle prima comunità cristiane, insieme con l’eresia gnostica.

La verità è che l’utopismo pseudo cristiano ha mutato il divieto di un culto erroneo in erronea giustificazione dell’odio verso la legge, cui, mediante la grazia, è possibile e però doveroso obbedire. La dottrina che riguarda gli Angeli ed il culto che ad essi è dovuto [Catechismo magg. Di s. Pio X, 11,2] è contestata perché, in essa, è possibile contrabbandare tesi che mettono nel dubbio la dottrina che riguarda la trascendenza del regno di Gesù Cristo e il compimento cristiano della legge (Mt., 5,17-18). La fede negli Angeli è parte integrante della vera fede cattolica. Sulla base delle innumerevoli testimonianze della Sacra Scrittura il Concilio lateranense IV, nell’anno 1215, formulò solennemente un Credo che esplicita, con un riferimento agli Angeli, il Credo niceno: “Firmiter credimus et simpliciter confitemur quod unus solus est verus Deus… Creator omnium visibilium et invisibilium , spiritualium et corporalium, qui sua omnipotenti virtute simul ab intio temporis utramque de nihilo condidit creaturam spiritualem et corporalem, angelicam vidi licet et mundanam…” (Denziger 428). Si deve inoltre credere che gli Angeli non hanno corpo: “in resurrectione enim neque nubet neque nubentur, sed erunt sicut Angeli Dei in coelo” (Mt 22,30). Analoga la testimonianza in Tobia 12,19: l’Angelo custode del giovane Tobia, rivelando la sua natura afferma di non aver mangiato né bevuto e che i suoi amici videro solo una finzione. Dionigi l’Areopagita non è uno stravagante neoplatonico ma un interprete fedele della Scrittura. E con lui sono nella più vera tradizione cattolica i dottori sommi dell’angelologia: Eusebio di Cesarea, Gregorio di Nissa, Gregorio Nazianzeno, Giovanni Crisostomo, Bernardo di Clairvaux e san Tommaso d’Aquino, cioè gli autori di Luigi Gonzaga.

Ancora si deve credere che gli Angeli sono persone: la teoria secondo cui gli Angeli sono impersonali forze cosmiche introduce infatti agli errori evoluzionistici, che predicano un Cristo impersonale, la beatitudine, per mezzo della grazia: “dicendum est quod gratiam habuit Angelis antequam esset beatus, per quam beatitudinem meruit” (Summa thelo., 1°, q.62, a.4). Queste considerazioni devono avvicinare il nostro cuore alla vita degli Angeli che è “a misura di uomo” (Apoc. 21) Gli Angeli non sono astrazioni, ma persone beate dalla contemplazione e dalla amicizia con Dio e, tuttavia, sollecite del bene degli uomini,che governano e muovono al bene. Fratelli maggiori, che agiscono mossi da un purissimo amore, affinché un giorno gli uomini siano innalzati alla loro gloria. Chi comprende la virtù e la benevolenza degli Angeli può gustare i pensieri profondi e i moti di sentimento che dominano queste pagine del giovane e sapiente Luigi”.

 

 

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