Proponiamo all’attenzione dei nostri lettori una riflessione di Mons. Marcel Lefebvre, tratta dal libro “LO HANNO DETRONIZZATO – Dal liberalismo all’apostasia. La tragedia conciliare“, edito da Amicizia Cristiana.
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Il dialogo
Il dialogo non è una scoperta conciliare, ne è autore Paolo VI in Ecclesiam suam (192): dialogo con il mondo, dialogo con le altre religioni; ma bisogna riconoscere che il Concilio ne ha particolarmente aggravato la tendenza liberale. Ecco:
«La verità […] va cercata […] per mezzo della comunicazione e del dialogo, con cui, allo scopo di aiutarsi vicendevolmente nella ricerca della verità, gli uni rivelano agli altri la verità che hanno scoperta o che ritengono di avere scoperta …» (DH 3).
Quindi, proprio come il non credente, il credente dovrebbe essere sempre alla ricerca! San Paolo però ha ben punzecchiato i falsi dottori «che sempre imparano, senza giungere mai alla conoscenza della verità» (2 Tm 3, 7)! Da parte sua, il non credente potrebbe recare al credente elementi di verità che mancherebbero a quest’ultimo! Il Sant’Uffizio, nella sua istruzione del 20 dicembre 1949 sull’ecumenismo, escludeva però quest’errore e, parlando del ritorno dei cristiani separati alla Chiesa cattolica, scriveva: «Si eviterà tuttavia di parlare su questo punto in maniera tale che, ritornando alla Chiesa, essi immaginino di recare a quest’ultima un elemento essenziale che le sarebbe mancato sino ad ora» (193). Ciò che il contatto con non cattolici può recarci, è esperienza umana, ma non elementi dottrinari!
Per di più, il Concilio ha modificato considerevolmente l’atteggiamento della Chiesa nei confronti delle altre religioni, di quelle non cristiane in particolare. Durante un colloquio che ho avuto il 13 settembre 1975 con il segretario di Monsignor Nestor Adam, all’epoca Vescovo di Sion, questo segretario si trovò d’accordo con me: sì, c’era qualcosa di cambiato nell’orientamento missionario della Chiesa. Ma aggiunse: «ed era necessario che cambiasse». «Per esempio, mi disse, adesso, in coloro che non sono cristiani, in coloro che sono separati dalla Chiesa, si guarda a quel che c’è di bene, di positivo in essi, si cerca di discernere nei loro valori i germi della loro salvezza».
Certamente, ogni errore ha degli aspetti veri, positivi; non c’è errore alla stato puro, come non esiste il male assoluto. Il male è la corruzione di un bene, l’errore è la corruzione del vero, in un soggetto che mantiene tuttavia la sua natura, certe qualità naturali, certe verità. Ma è un pericolo enorme basarsi sul residuo di verità che l’errore conserva. Cosa pensare di un medico che, chiamato al capezzale di un malato, dichiarasse: «Oh, ma gli resta ancora qualcosa a questo malato; non sta poi così male!». Quanto alla malattia, avrete un bel dire a questo dottore: «Ma insomma, badate alla malattia, non vedete che è malato? Bisogna curarlo, altrimenti morirà!». Vi risponderà: «Oh, dopotutto non sta poi così male. Del resto il mio metodo è non badare al male che è nei miei pazienti, questo è negativo, ma al residuo di salute che si trova in essi». Allora, io direi, lasciamo morire i malati di morte naturale! Il risultato è che, a forza di dire ai non cattolici o ai non cristiani: «dopo tutto voi avete una coscienza retta, avete dei mezzi di salvezza», questi finiscono per credere di non essere malati. E allora, come convertirli dopo?
Questo spirito non è mai stato quello della Chiesa. Al contrario, lo spirito missionario è sempre stato quello di mostrare apertamente ai malati le loro piaghe, al fine di guarirli, di recare loro i rimedi dei quali hanno bisogno. Trovarsi dinanzi a dei non cristiani, senza dir loro che hanno bisogno della religione cristiana, che possono salvarsi soltanto grazie a Nostro Signore Gesù Cristo, è una crudeltà inumana. Senza dubbio, è perfettamente legittimo, agli inizi di una conversione privata, che si attui una captatio benevolentiae lodando quel che c’è di onesto nella loro religione; ma ergere ciò a principio dottrinale è un errore, è ingannare le anime! I «valori di salvezza delle altre religioni», è un’eresia! Farne una base dell’apostolato missionario è voler mantenere le anime nell’errore! Questo «dialogo» è quanto mai antimissionario! Nostro Signore non ha mandato i suoi Apostoli a dialogare, ma a predicare! Ora, giacché è questo spirito di dialogo liberale che è stato inculcato dopo il Concilio ai sacerdoti e ai missionari, si capisce come la Chiesa conciliare abbia perduto completamente lo zelo missionario, lo spirito stesso della Chiesa!
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192) Del 6 agosto 1964.
193) Istruzione «de motione œcumenica».
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6 commenti su “Il dialogo – morte dello spirito Missionario – di Mons. Marcel Lefebvre”
Come vediamo bene noi ora, questo metodo del dialogo si è diffuso ovunque. Nei rapporti di qualsiasi tipo e in modo eccessivo, senza che nessuno alla fine abbia imparato più nulla. Unitamente al vedere positivo, essere positivo, pensare positivo. Si è persa la misura: è giusto guardare a quello che è ben fatto ma, è giusto guardare a quello che è sbagliato. Soltanto guardando quello che è sbagliato possiamo migliorare e migliorando noi stessi, miglioriamo il mondo.Non è solo nell’eccesso opposto che siamo caduti ma per giunta con ‘ossessione;esce fuori un’intolleranza viscerale se metti il prossimo, con il dovuto rispetto, davanti ai suoi errori o se lo metti davanti agli aspetti negativi che una scelta comporta. Questo eccesso, questa ossessione è diventata ideologica e intollerante. Non so per quali motivi accadano questi fenomeni, li vedo però intorno a me ogni giorno. Bisogna riconoscere inoltre che quando sbagliano gli uomini di Chiesa l’errore si propaga ovunque. E così è stato.
E’ dal 1958 che sbagliano imponendo i loro errori a tutto il popolo di Dio; è iniziato da Roncalli : l’aggiornamento al mondo (ai suoi errori), il rifiuto di condannare i peccati (ma non di condannare i “profeti di sventura”…), il rifiuto di convertire tutte le genti (cfr Nostra Aetate), il filocomunismo sempre più marcato (fino allo spudorato sessantottismo bergogliano). Il tutto imposto con le buone o con le cattive. A questo punto bisogna diventare anticlericali duri e puri, ma solo per restaurare la sola, vera Chiesa di Cristo, Santa Romana Chiesa, quella che hanno iniziato a distruggere da Roncalli in poi (essendosene impossessati con l’imbroglio e la violenza) e che ora il dittatore argentino (finto midsericordioso, in realtà egocentrico e intollerante) vuole distruggere completamente. Abbasso i modernisti, tutti quanti, dal primo all’ultimo. Christus Vincit !
Che disagio entrare in certe chiese e vedere accanto all’immagine di padre Pio quella di Nikita Roncalli, come lo definisce un noto blog.
Mons. Marcel Lefebvre: “…ma ergere ciò [la ‘captatio benevolentiae’] a principio
…………………………………..dottrinale è un errore, è ingannare le anime!”…………….
Ma la corruzione del pensiero – quando non imbrigliata a tempo e, quindi, lasciata correre – arriva al punto in cui confonde Religione per Politica, ovverosia Verità per ipocrisia! Questo, mi sembra, essere il punto estremo a cui siamo giunti in questi nostri tempi che – per nulla stranamente – richiamano alla memoria quelli delle profezie bibliche della ‘fine dei tempi’.
Mons. Marcel Lefebvre aveva ragione. Ma ai modernisti la ragione non importava, e non importa tuttora.
Pensierino della sera …
La strada è lunga /
ma er de ppiù l’ho fatto /
ciò ‘r core ‘n pace e l’anema serena /
der savio che s’ammaschera da matto. /
Se me pija ‘n pensiero che me scoccia /
me fermo e chiedo aiuto ar vino, / (*)
Poi ripijo er camino /
Cor destino ‘n saccoccia
(Carlo Alberto Maria Salustri, in arte Trilussa)
Se sostituiamo la frase (*) con “chiedo aiuto al Divino” il gioco è fatto, non c’è Kasper, Scola o Bergoglio che possano imbrogliarci od ingannarci.