Il conforto della carezza di un sacerdote – di Alessandro Gnocchi – Mario Palmaro

… esistono ancora quei sacerdoti che il saggio Peppone elogiava dicendo a don Camillo “Voi siete un prete, ma non un prete clericale”

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dncmllNon siamo abituati a intervenire nei dibattiti che ci riguardano, se non nei casi speciali di insulti speciali. Consenso e condivisione, di questi tempi, sono così rari che ce li gustiamo senza dir niente a nessuno, come fanno i bambini con i dolcetti e i regali inaspettati. Un po’ per pudore e un po’ per giudizioso realismo da infanti, siamo più versati a convivere con il rabbuffo che con il complimento.

Ma quanto ci dicono monsignor Livi e don Ariel, oltre il commento di don Giovanni Ferrara che non conosciamo, ci induce a rompere brevemente l’abitudine. Nessuno può avere l’idea di quanto conforti la carezza di un sacerdote quando ci trova ricoperti dal livore malizioso e, sia permesso, maligno di chi ti accredita un’anima canagliesca a prescindere. Parole e gesti come quelli di cui stiamo parlano mostrano come l’essenza del sacerdozio e l’intelligenza della fede siano ancora vive. E mostrano anche come si traducano inevitabilmente in una vera comprensione del ruolo e della modalità del laicato. Quando monsignor Livi dice  che noi scriviamo da laici con il linguaggio dei media quello che lui va dicendo da sacerdote e con il linguaggio accademico, ci dà grande conforto. Ci mostra che esistono ancora quei sacerdoti che il saggio Peppone elogiava dicendo a don Camillo “Voi siete un prete, ma non un prete clericale”.

Dopo decenni di fatua apertura al mondo, lo standard pretesco che ne è sortito è fatto da un “clero clericale” che vorrebbe imporre al laico linguaggio e comportamenti da sacrestia anche quando agisce in società. Da pusillanimi, gli permettono di inventarsi le peggiori nefandezza in chiesa con le preghiere dei fedeli e le invocazioni più diverse e poi, da prepotenti, gli impongono improbabili comportamenti quando sta a casa, al lavoro o allo stadio. Ma nessuno di questi preti clericali si prende più la briga di insegnare ciò che monsignor Livi e don Ariel ribadiscono: “è la verità che salva”.

Grazie davvero monsignor Livi e don Ariel. E grazie anche a lei don Giovanni. E’ consolante essere viri christiani quando si vedono sacerdoti come voi.

Un caro saluto

Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro

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L’articolo a cui fanno riferimento i nostri Autori è :”Anche per oggi, niente happy end“. Tra i diversi commenti all’articolo, riportiamo quelli dei tre sacerdoti citati:

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don Giovanni Ferrara scrive:

11 dicembre 2013 alle 23:00

Grazie perché ancora trovo conforto dalle vostre riflessioni coraggiose e sincere, che mi aiutano a tenere desta la speranza nella preghiera.

 

 

Antonio Livi scrive:

12 dicembre 2013 alle 17:37

Carissimi Gnocchi e Palmaro, voi dite sapientemente, da laici e con il linguaggio dei media, quello che io vado dicendo da sacerdote e con il linguaggio accademico. Ma tutti con la medesima sincera fede nella Chiesa di Cristo e con la medesima sofferenza nel vedere il dogma deprezzato e disprezzato sistematicamente, come se non fosse “la verità che salva”.

Rispondi

 

 

Ariel S. Levi di Gualdo scrive:

12 dicembre 2013 alle 19:44

Carissimi Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro.

Sono molto felice che il mio confratello sacerdote e stimato maestro teologo mi abbia preceduto: Antonio Livi.
Peraltro, oltre a essere entrambi toscani audaci e mordaci (insomma “gente cattiva”), siamo entrambi impegnati nel mondo dell’editoria, lui con le Edizioni Leonardo da Vinci, io con la collana teologica “fides quaerens intellectum” delle Edizioni Bonanno, a portare avanti e a pubblicare non solo i nostri lavori ma anche e soprattutto quelli di autori principalmente giovani. Entrambi, come sacerdoti e teologi, lungi dal vivere sulle nuvole dei massimi sistemi teologico-modernisti del Novecento e lungi dal vivere tra il the e i pasticcini dei salotti di curia, viviamo nel concreto pronto soccorso della “Chiesa ospedale da campo”, dove giorno dietro giorno, come chirurghi in prima linea (per inciso il George Cloney della situazione è naturalmente il bellissimo pratese Antonio Livi) raccogliamo non pochi autentici e fedeli cattolici che in numero sempre maggiore vivono situazioni di grande crisi e di grande disagio.
A volte, parlando tra di noi, ci manifestiamo reciproca amarezza perché come ha scritto poco fa Antonio Livi nel suo messaggio per esprimervi la sua vicinanza, noi tutti siamo uniti “… con la medesima sofferenza nel vedere il dogma deprezzato e disprezzato sistematicamente, come se non fosse la verità che salva”.
E con lui ed attraverso il suo stesso sentimento umano, sacerdotale e teologico vi sono vicino anch’io.

4 commenti su “Il conforto della carezza di un sacerdote – di Alessandro Gnocchi – Mario Palmaro”

  1. don Giovanni Ferrara

    Grazia ancora cari amici Mario e Alessandro! Questo incontrarci sul web attorno allo splendore intramontabile della s. Tradizione viva della Chiesa ci riempie di gioia profonda nella fede. Si dimostra ancora una volta quanto bello e vero sia quello che ci ripete Benedetto XVI: “Chi crede non è mai solo”. Saluti cordiali da Padova.
    don Giovanni Ferrara

  2. Oltre ab Sacerdoti e Giornalisti coraggiosi con la Maiuscola, CATTOLICI veri e non liquefatti o adulterati, esistono anche persone normali che vi amano e vi ringraziano per la gioia e la forza che i vostri scritti e il vostro agire riesce a infonderci. Noi pochi, sparuti, derisi e spesso umiliati quando non epurati o ghettizzati, troviamo in Voi e nella VERITA’ CHE SALVA quel coraggio e quella speranza che non delude. Grazie con tutto il cuore e che DIO vi renda merito di tutto il bene che fate.

  3. Sacerdoti con la S maiuscola…. vero dono di Dio dato a noi.

    Grazie per questa carezza che la sento in parte anche mia, non perchè mi voglia mettere sullo stesso piano dei stimatissimi Gnocchi e Palmaro, ma perchè da cattolica, mi sono sentita accarezzata dalle parole di conforto di veri Sacerdoti, anche se non erano a me rivolte.

    Così devono essere i Sacerdoti cattolici apostolici romani …. dimostrare sia l’amore paterno che materno…. riconoscibili lontano un miglio da quei protestanti e protestantizzati…che sono freddi, burocrati a cui piaccioni i posti di comando e comandare .. insomma….un po’ come le prime donne…..

  4. Forse ho finito con il violare il copiright(mi pare che si scriva così)sui vostri articoli pubblicati sul Foglio;ho pensato di rilegarli e farne dono ai miei amici,come me “resistenti”,per Natale. Grazie.

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