La prof.ssa e musicista Cinzia Di Chiara ha dedicato questa sua ampia ed interessante ricerca – Voi che sapete (Libreria Musicale Italiana, Lucca, 2017), famosa aria del melodramma – al padre ed ha fatto bene perché il genitore lo merita ampiamente. Esso si avvale non solo di una bella Premessa dell’Autrice, ma anche di un’acuta, seppure breve, Introduzione di Philip Gosset il quale, tracciandone i contorni critici afferma quanto segue.
Innanzitutto, che il libro è “frutto di un paziente lavoro di ricerca e di rifinitura” e, in secondo luogo, che esso “dà un resoconto convincente” nel dimostrare la centralità del paggio nello studio, visti, inoltre, i numerosi riferimenti del lavoro alla commedia ‘Il matrimonio di Figaro’ di Beaumarchais, autore, tra l’altro, della trilogia ‘Il barbiere di Siviglia’, ‘Le nozze di Figaro’ e ‘La madre colpevole’.
‘Le nozze di Figaro’, una delle più famose produzioni di Wolfgang Amadeus Mozart, rimane la prima di una felice intesa fra il musicista austriaco e il poeta italiano Lorenzo Da Ponte il quale la tradusse in italiano – lingua ufficiale dell’opera lirica in quel periodo – adeguandola al libretto in appena un mese e una decina di giorni.
Essa che ha come trama la continuazione dell’intreccio ‘Il barbiere di Siviglia’ del nostro Gioacchino Rossini e fu messa in scena al ‘Burgtheater’ di Vienna il primo maggio del 1786; – in quattro atti, la stessa espone le vicissitudini del Conte d’Almaviva dirette a sedurre Susanna, domestica della Contessa, e volte ad imporle lo ‘ius primae noctis’.
I fatti, molto intricati, con eventi sia comici che drammatici, mettono in rilievo episodi nei quali i ‘servi’ agiscono più correttamente dei presunti ‘signori’ il cui ceto sarà travolto dalla Rivoluzione francese. Il Conte d’Almaviva cerca di contrastare il matrimonio dei due promessi sposi, Figaro e Susanna, e, al riguardo, Lorenzo Da Ponte, nel tratteggiarne gli eventi, si dimostra, come nota Cinzia Di Chiara, “librettista accorto e sagace” con Cherubino, è sempre l’Autrice che parla, quale “figura davvero fantasmagorica”.
Lorenzo Da Ponte – letterato, sacerdote, libertino e autore di libretti – giunge nella capitale absburgica nel 1785 dove la sua notorietà – in particolare per l’opera ‘Le nozze di Figaro’ – è talmente rinomata che Mozart, in una lettera del 1785 ad un amico, scrive testualmente: “Non si recita, non si suona, non si canta e non si fischia altro che Figaro”.
Il librettista di Conegliano riduce, come abbiamo accennato, la commedia di Beaumarchais in quattro atti, ma come osserva il critico musicale Stefan Kunze, Mozart conduce un discorso leggero, spiritoso e vivace dato che il suo Cherubino è diverso da quello dello scrittore francese perché maggiormente ampio pur rimanendo più ingenuo e più impertinente.
L’opera buffa settecentesca diventa nelle ‘Nozze di Figaro’ sempre più seria man mano che l’ordito cresce e, per fare un raffronto – considerato che la commedia italiana del Settecento è molto presente in Francia e in altri paesi europei – le figure di Figaro e Susanna, rispetto ad Arlecchino e a Colombina, sono meglio delineati dal punto di vista psicologico. Tornando, adesso, ai personaggi principali del capolavoro mozartiano, occorre aggiungere, ad esempio, che il Conte d’Almaviva, grande di Spagna, è un soggetto irrequieto e nervoso e un uomo senza scrupoli visto che egli vuole sempre prevalere non senza rischiare il ridicolo quantunque, alla fine, riacquisti una certa dignità.
Da qui, nasce il confronto fra il Conte d’Almaviva e don Giovanni entrambi accomunati dal desiderio della conquista femminile rispettivamente, nella fattispecie, Susanna e Zerlina; afferma, in proposito, l’Autrice che il Conte e don Giovanni sono spregiudicati, ma pur essendo due gentiluomini, alla fine vengono travolti dal loro ‘cinismo’ col secondo condannato alla dannazione e col primo che riesce un po’ a redimersi.
Per quanto riguarda la Contessa, Cinzia Di Chiara così la descrive: “Donna profonda e remissiva” e in possesso di una certa malinconia, mentre per quel che attiene a Figaro e a Susanna essi, sulla falsariga della commedia dell’arte italiana, restano due personaggi scaltri, estroversi, ottimisti, simpatici e fiduciosi. Susanna, infatti sa affrontare ogni situazione e lo stesso Figaro riesce a cavarsela in molte circostanze.
Ancora. Quest’ultimo, è una figura astuta ed umana che recita un ruolo di primo piano mentre Susanna, da parte sua, rimane una buona amica del paggio; lo protegge, difatti, nutre simpatia per lui, gli elargisce saggi consigli e gli infonde fiducia. Per tale motivo Figaro si fida di lei ed anche Cherubino le si abbandona senza timore. Altri personaggi dell’opera rispondono ai nomi di Marcellina, don Basilio, don Bartolo, Barbarina etc.
La prima sempre pronta all’inganno, è una comare intrigante e pettegola compresi i difetti della domestica ambiziosa, don Basilio, al contrario, si sente superiore a Figaro in quanto quest’ultimo è un semplice barbiere. Arido e interessato, don Bartolo è, viceversa, una persona cattiva oltre che un imbroglione, un ipocrita e un vigliacco specialmente quando si spaccia per esperto avvocato.
Barbarina, dal suo canto, è una donna alquanto spregiudicata tant’è vero ha l’ardire di chiedere in sposo Cherubino il quale rimane sempre il personaggio principale dell’opera; ora è vero che egli è un paggio del Conte d’Almaviva, ma è pur sempre una figura nobile ed altolocata; per Beaumarchais ha tredici anni, per Mozart, invece, è un adolescente imprecisato con maniere, nel contempo, serie e comiche.
Il musicista conserva, opportunamente, tale ambivalenza conferendo ad un’attrice il ruolo maschile come avveniva nel teatro italiano ed europeo del tempo; prova ne è che l’immagine di questo fanciullo – appunto Cherubino – potrebbe riferirsi allo stesso giovane Mozart. Il libro di Cinzia Di Chiara si prospetta, in definitiva, come un’analisi condotta non solo ‘ex professo’, ma anche come un lavoro scritto bene e con cognizione di causa.
Completa la positività della ricerca un’amplissima bibliografia – libri ed articoli specifici – che copre l’intera letteratura relativa ad uno dei massimi geni musicali che la storia ricordi.
1 commento su “Il cherubino di Mozart – di Lino Di Stefano”
Conosco quest’opera a memoria e potrei cantarla tutta dal principio alla fine. E ho detto tutto. Rimpiango solo che i registi e gli scenografi moderni umilino l’Opera Lirica con regie e scenografie assurde e purtroppo neppure quest’opera meravigliosa è sfuggita a questo triste destino. E’ anche questo un segno dei tempi in cui viviamo, dominati dall’ignoranza e dal cattivo gusto.