Macron si è dimenticato di mettere a norma Notre Dame. E si capisce, dal momento che era notre e non à lui. Questione di sfere di interesse. Forse l’area è stata già acquistata dai Rothschild o lo sarà a breve, per essere destinata al più grande omosex shop d’Europa, che dal cuore della ville lumière irradierà le luci dell’avvenire sul mondo intero. Del resto ci avevano già provato anche i comunardi. Ma avevano mezzucci ridicoli: avevano ammassato le sedie, che nelle chiese di allora erano ancora di legno, per dare fuoco a tutto, ma un povero cristiano se ne era accorto ed era riuscito a spegnere il focolaio e a mettere in fuga quegli incendiari da quattro soldi, non evoluti. “Intanto, mentre l’attenzione media è per un po’ distratta e spaesata” ha pensato preveggente Napoleone IV “possiamo scacciare ancora a suon di bombe questi ingombranti italiani, più irriducibili di quanto pensassimo, nel continuare a fare gli affari loro anche senza le amazzoni di Gheddafi a guardia della tenda. Poi gli mettiamo in coda una valanga nuova di africani, ed è fatta”.
In perfetta sintonia con il monarca illuminato, la più perspicace delle illuminate nostrane ha già bruciato sul tempo e superato persino la Boldrini, affermando che tutti i nuovi esuli casualmente destinati a prodursi a seguito della nuova necessaria emergenza umanitaria debbano essere dichiarati in anticipo “rifugiati”. Con il conseguente obbligo di coabitazione da parte degli indigeni che nel frattempo non siano stati ancora espropriati della casa di abitazione e di eventuali depositi bancari.
Insomma, una nuova ondata di africani guidata dalla legge fondamentale della competitività quale è stata consacrata al buon vivere comune dai Trattati, che ora vengono chiamati così, senza aggettivi o complementi di specificazione, come il Vangelo si chiamava il Vangelo e basta prima di Ravasi.
In attesa che il caso ci presenti questa nuova necessità, mettiamo a norma ogni abitazione per adattarla alla coabitazione: grazie ai Trattati sappiamo come tutto possa essere messo a norma europea. E guai a quei facinorosi ingrati che pretendessero di ribellarsi a tutte le preziose opportunità che ci vengono offerte.
Per fortuna la guerra umanitaria è a guardia della democrazia moderna. Tutti dobbiamo capire, una volta per tutte, che dobbiamo avere una vita a norma europea, cioè che solo la pace dei sensi, dello spirito e del pensiero può garantire ancora anche la integrità dei corpi. Forse.
1 commento su “Il caso e la necessità – di Patrizia Fermani”
Si anch’io ho pensato che quest’ennesima guerra di Libia è un altro truce espediente per ridurre all’obbedienza l’Italia sui migranti