A proposito del “Pain-Capable Unborn Child Protection Act”, il disegno di legge che proibisce l’aborto dopo la 20esima settimana negli USA.
di Clemente Sparaco
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Il 3 ottobre la Camera dei Rappresentanti USA ha approvato il “Pain-Capable Unborn Child Protection Act“, il disegno di legge che proibisce gli aborti praticati dopo la 20esima settimana di gestazione, con la sola eccezione di casi di stupro, incesto o rischio per la vita della madre. Il provvedimento passa, quindi, all’esame del Senato, dove, tuttavia, l’iter si preannuncia più difficile.
Negli USA il dibattito sugli aborti tardivi è vivacissimo. Esso è stato riproposto dai pro-life all’insegna dello slogan: “Proteggiamo i feti da inutili sofferenze!”, dietro cui si fa strada un concetto nuovo e una nuova strategia di lotta contro l’aborto.
Nel 1973, affermando il diritto all’aborto, la Corte Suprema aveva fatto leva sul concetto di vitalità, sulla possibilità cioè del bambino di sopravvivere al di fuori del ventre materno. L’aveva situata “a circa sette mesi (28 settimane)”, pur ammettendo che potesse “avvenire prima, anche a 24 settimane”. Ma oggi i pro-life obiettano che i progressi della ricerca medica rendono quell’indicazione temporale inadeguata. Il sistema neurologico del bambino è già pienamente formato alla 20esima settimana, cosicché egli è “capace di sentire dolore” – sostengono. Ciò implicherebbe nell’aborto praticato oltre quella settimana di gestazione elementi di crudeltà assoluta, del tutto ingiustificabili a fronte della civiltà giuridica del Paese.
La sofferenza dei feti abortiti non può più essere derubricata a “danno collaterale della libertà riproduttiva” – ha scritto padre Frank Pavone, dei Sacerdoti per la vita (Priests for life), in un articolo comparso il 27 settembre sul Washington Examiner. Si continua oggi ad utilizzare una definizione desueta del dolore come “costrutto psicologico con contenuti emotivi“, piuttosto che considerarlo una risposta neurologica – ha fatto ancora notare.
Stando a quanto riportato da AbortionProcedures.com, alcuni aborti tardivi sono eseguiti con il metodo della “dilatazione ed evacuazione” (D&E), consistente nell’apertura della cervice della donna, nel drenaggio del liquido amniotico dall’utero e nello smembramento del feto. “La parte più difficile della procedura è di solito trovare, afferrare e schiacciare la testa del bambino” – ha spiegato AbortionProcedures.com. Quindi, ha concluso: “Noi … andiamo letteralmente a prendere e tirare fuori pezzi“. Per evitarlo, in alternativa, si inietta la diossina nell’utero così da causare l’arresto cardiaco, ma accade che a volte i neonati nascono vivi. In tal caso, sono destinati a sopravvivere per breve tempo.
“Non possiamo invocare l’ignoranza, il loro dolore non è più invisibile” (“We cannot claim ignorance. Their pain is no longer invisible to us”), ha dichiarato lo speaker della Camera, Paul Ryan, prima del voto in aula. “Non possiamo come società con buona e retta coscienza ignorarlo” (“We cannot as a society, with good and upright conscience ignore it”).
Non minore impressione hanno suscitato nell’opinione pubblica le storie di bambini nati prematuri e sopravvissuti: in particolare quella di Micah Pickering (richiamato anche in sede di discussione alla Camera), nato alla 22esima settimana nel 2012, che oggi è un bimbo sano di 5 anni. “Micah è veramente il vero volto di questo problema” – ha dichiarato Marjorie Dannenfelser, presidente di Susan B. Anthony List, organizzazione pro-life, a MRC Culture. “Non si tratta del fatto che sono sopravvissuti, che hanno sfidato tutte le probabilità e hanno vissuto”, quanto del fatto che “ogni vita nascente”, indipendentemente se sarà soppressa prima o meno, è importante. “Quindi la vitalità come argomento è priva di compassione”, quando si constata che Micah avrebbe potuto legalmente essere abortito, secondo la normativa attuale – ha concluso la Dannenfelser.
Nel dibattito in aula la deputata repubblicana Mia Love ha richiamato l’aberrazione normativa per cui l’uccisione di una donna incinta è considerata (negli USA) doppio omicidio, mentre l’aborto no. E Ann Wagner, collega repubblicana del Missouri, mostrando un poster dell’ecografia del nipote alla 17esima settimana, ha spiegato che il battito cardiaco inizia tre settimane dopo il concepimento e che a 7 settimane il bambino comincia già a scalciare nel ventre materno.
I democratici hanno bollato il disegno di legge come un “altro attacco vergognoso” (“another shameful attack”) ai diritti delle donne e hanno ripetuto a più riprese: “dobbiamo fermare i divieti” sull’aborto. In particolare, il deputato Brad Schneider ha raccontato, in sede di discussione della legge alla Camera dei Rappresentanti, la storia di Jessica, il cui “bambino aveva una rara patologia alla nascita”, concludendo che “avere un aborto era la scelta più pietosa”. Ha, quindi, riportato le parole della mamma: “mia figlia meritava pietà!”. Si tenga presente che il disegno di legge non contempera la possibilità di abortire oltre la 20esima settimana neanche in questi casi (in Italia invece la legge lo prevede!).
In risposta il deputato repubblicano Trent Franks, promotore della legge, ha citato Thomas Jefferson: “La cura della vita umana e della felicità, e non la loro distruzione, è il primo e unico obiettivo del buon governo”. Ha, quindi, affermato che l’aborto è la “più grande e più insidiosa lesione dei diritti umani negli Stati Uniti oggi“. Per la legge federale, gli animali da allevamento hanno più protezione, dei nascituri – ha ancora sostenuto. Li ha definiti, con una frase ad effetto: “piccoli figli di Dio capaci di sentire dolore”.
7 commenti su “I feti sono “capaci di sentire il dolore” – di Clemente Sparaco”
In Italia i cattolici sono troppo impegnati con lo jus soli per pensare ai problemi legati alla difesa della vita e poi come dicono alcuni alti prelati la nascita e’ importante ma c’è poi tutto uno sviluppo della vita di cui bisogna tenere conto.
Non ci sono mai stati dubbi in merito. Il bambino ha un cuore ed un’anima, quindi soffre o gioisce. L’unico a non sentire dolore né rimorso è un cuore di pietra; una mente ottenebrata che rifiuta ogni speranza. Non sempre e non solo la madre. Assenti la famiglia, un padre (…), una guida morale. Un’anima buona. Quanto agli “animali da allevamento – che avrebbero – più protezione”, ciò non corrisponde al vero. Stanno massacrando anche quelli con le modalità più vergognose. Ma è proprio questo il punto : è possibile, o solo plausibile, ritenere di “rispettare” il Creato e gli esseri viventi se in primis non si ha cura della vita umana nascente? Ma che razza di umanità è questa? “Cerco l’uomo” disse il filosofo. Se l’opinione personale diviene legge, l’Assoluto diventa inaccessibile. E impossibile quella fedeltà alla Legge vera, che sovrasta e legittima tutte le altre : la Legge di Dio.
1, 2, 10, 20 settimane…E’ l’intera Legge 194 un abominio al cospetto di Dio!
Si parla senza vergogna di “diritti della donna” e non si tiene conto del diritto a nascere del feto.
Una sola formazione politica prevede, nel suo programma, l’abolizione di quell’abominio e, guarda un po’, è una formazione “fascista”: Forza Nuova.
Se è vero che chi si accontenta gode, riformare la bruttura della 194, adottando la regola della 20a settimana, comporterebbe un po’ meno di bambini assassinati. Non è l’ottimo, ma meglio che niente.
Replico ad Alessandro che dice che “riformare la legge 194 adottando la regola della 20^ settimana comporterebbe un po’ meno di bambini assassinati, e questo è meglio che niente”. Teniamo bene presente che questo “accontentarsi” può essere solo del politico che, davanti alla legge ingiusta, è costretto a battersi per il ‘male minore’ trovandosi un parlamento in gran parte ostile alla verità. Ma il male minore è sempre male. Nel campo culturale non dobbiamo stancarci di difendere la verità tutta intera e la verità intera è che, avvenuto il concepimento ossia la fecondazione dell’ovocita, siamo in presenza di una persona, la cui soppressione in tutte le fasi della gestazione è omicidio. Omicidio dell’innocente, ossia peccato abominevole contro il 5° comandamento.
E’ una questione così orrenda e schifosa che non riesco a mettere insieme un vero commento. Ci sono stati nella storia molti casi di bambini sacrificati. Il sacrificio avveniva per avere una discendenza sana e robusta per affrontare le frequenti guerre, oppure per motivi religiosi. Tutte motivazioni che oggi rigettiamo con sdegno mentre accettiamo che il sacrificio sia fatto in nome della suprema libertà delle donne o del diritto a godere sino in fondo per entrambi i sessi il piacere del sesso. Come minimo lo stato dovrebbe vietare ogni forma di aborto e accollarsi le spese per allevare i figli rifiutati dalle loro madri, mentre dovrebbe accollarsi le spese di mantenimento dei figli che nascono nelle famiglie povere. Invece lo stato, moderno e progressista, distribuisce ricche prebende a chi ha il compito di mascherare gli infiniti delitti e soprusi commessi dai politici per loro iniziativa o su commissione.
Morte atroce in utero per i bambini italiani, porte spalancate per quelli islamici nordafricani, nostri futuri padroni.