di Federico Gatti
Holodomor è una parola sconosciuta ai più. Holodomor ha però un peso specifico pari a sette milioni di vittime. Il suo significato, derivante dalla parola ucraina moryty holodom, è “ infliggere morte attraverso la fame”. Quello di cui sto parlando è lo sconosciuto genocidio ucraino per mezzo di una carestia artificiale.
Tutto ebbe inizio nel 1929 quando l’opposizione dei contadini ucraini alla collettivizzazione e all’industrializzazione forzata voluta fortemente da Stalin fece infuriare il dittatore sovietico. Il tessuto sociale ucraino aveva una forte tradizione di piccola imprenditoria agricola, fu naturale dunque la reazione della popolazione alla volontà stalinista.
La repressione non tardò ad arrivare. Fra il 1932 e il 1933 furono varate leggi ad hoc quali la requisizione di tutti i generi alimentari e l’obbligo di cedere allo Stato quantità così elevate di grano da non lasciare ai produttori nemmeno il minimo indispensabile per il proprio fabbisogno. Fu altresì imposta la pena di morte per furto ai danni dello Stato e della proprietà collettiva, illecito nel quale rientrava anche l’appropriazione di grano per uso personale; per questo reato 4.880 persone furono giustiziate, mentre 26.086 furono condannate a dieci anni di prigione.
I contadini ucraini anche se solo in possesso di pochi capi di bestiame vennero etichettati come kulaki, (categoria sociale che nacque dopo la interessantissima riforma agraria voluta da Peter Stolypin nel 1906) quindi nemici del regime.
Molotov fu inviato in Ucraina per controllare il processo di requisizione e inasprire la repressione. Furono varate di seguito altre sanzioni come il divieto di conservare nei villaggi alcun bene o cibo, pena la requisizione immediata, e fu emanato il divieto di commercio e confisca di tutte le risorse finanziarie.
La sistematica censura di ciò che stava accadendo era l’arma con la quale il governo centrale teneva nascosto anche ai giornalisti stranieri ciò che stava accadendo. Molotov e Stalin firmarono inoltre una direttiva secondo la quale venivano negati i cosiddetti “viaggi del pane” verso la Russia settentrionale dalla regione del Don, dall’Ucraina, dal Caucaso settentrionale e dal Kuban, additando come fomentatori e nemici dell’Unione Sovietica quelli che nella realtà erano solo disperati contadini ridotti alla fame.
Questo è quello che inevitabilmente succede all’interno di una logica materialista che vuole piegare la realtà alla teoria, è quello che per esempio successe anche nella Cina di Mao con la follia del cosiddetto “grande balzo in avanti” nel vano tentativo di traghettare il Paese dal socialismo al comunismo con conseguenze ancora più spaventose,se possibile, di quelle sino a qui elencate.
Ogni quarto sabato di novembre a Kiev si commemora questa tragedia che il parlamento europeo ha riconosciuto come crimine contro l’umanità solo nel 2008. Un crimine compiuto da chi venne appellato dal comunismo nostrano come “l’uomo che più di tutti ha fatto per la liberazione e per il progresso dell’umanità”.
Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.