“FUORI MODA”. La posta di Alessandro Gnocchi – rubrica del martedì

… credo che uno degli aspetti del martirio a cui siamo chiamati stia nel prendere atto che, ordinariamente, i pastori lavorano per un’altra chiesa e diffondono un’altra fede. Del resto basta un’onesta considerazione sui dati di fatto: insegnano una nuova dottrina, diffondono una nuova morale, celebrano un nuovo rito, si abbeverano di una nuova filosofia… Che cosa è tutto questo se non una nuova chiesa? Certo, sarebbe molto facile e comodo cadere nella tentazione di andarsene da un’altra parte. Invece noi sappiamo che lì, sotto questa falsa chiesa, arde la brace della vera Chiesa.  

 

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Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it , con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.

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Il successo di questa rubrica è testimoniato dal numero crescente di lettere che arrivano in redazione. A questo proposito preghiamo gli amici lettori di contenere i propri testi entro un massimo di 800 – 1.000 battute. In tal modo sarà più facile rispondere a più lettere nella stessa settimana. Ringraziamo tutti per la gentile attenzione e collaborazione.

PD 

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Martedì 17 marzo 2015

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E’ pervenuta in Redazione:

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Caro Alessandro,

vorrei esternare i miei turbamenti e le mie dolorose perplessità di fronte a una Chiesa che non è più per me il punto di riferimento di un tempo. Mi sento smarrita, mi mancano la determinazione e la sua antica forza difensiva, la sicurezza della verità, la sua consolazione, il suo consiglio; vorrei che mi scusasse meno e mi ammonisse di più e che la sua dottrina che è valsa per quasi un paio di millenni non si sfaldasse adesso in mille rivoli e interpretazioni o in contorsioni misericordiose che di misericordia hanno ben poco e anzi, inducono rovinosamente all’errore. La Chiesa alza oggi la voce sulla moralità dell’ormai finito Berlusconi, ma è muta di fronte alle emergenze educative (aborto, fecondazione artificiale, teoria del gender, matrimonio gay, cosiddetta educazione all’affettività cominciando dall’infanzia, eutanasia, ecc). Mi addolora la liturgia martoriata e con essa il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Nostro Signore; vedo le devozioni passare in secondo piano, compromessa la trasmissione della dottrina e della fede demandata a catechisti spesso non all’altezza. Mi fa male vederla inginocchiata davanti al mondo e penso che sarebbe bene che si occupasse soprattutto della salvezza delle anime, com’era suo antico compito, perché è corpo mistico di Cristo e non comunità di corpi. Ma confido in Gesù Cristo e nelle Sue promesse e nell’aiuto della Sua Santissima Madre, rifugio dei peccatori e consolatrice degli afflitti.

Sia lodato Gesù Cristo

Antonina Sicari

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zrbrpsCara Antonina,

in tempi normali, un doloroso lamento cattolico come questo non sarebbe neanche lontanamente concepibile. E, se anche lo fosse, avrebbe come destinatario un vescovo. Ma quelli in cui viviamo, appunto, non sono tempi normali. Se un povero cristiano disorientato davanti alla furia autodissolutrice che si è impadronita della Chiesa, scrivesse al proprio vescovo, salvo rarissime e sante eccezioni, si sentirebbe dire che “la realtà dell’oggi” è cambiata, che il cristiano “la deve assumere come stimolo per la propria fede”, che i cattolici “devono imparare a essere discepoli e non ergersi a maestri del mondo” e che, naturalmente, tutto viene affidato alla “condivisione della fecondità della Parola”…

Come tutti sanno, l’elenco potrebbe continuare a lungo fino a raggiungere punte di umorismo involontario di rara efficacia, perché questi pastori, dopo l’inchino di rito al primato luterano della Parola con la “P” maiuscola, si dedicano volentieri al primato della loro parola, con la “p” minuscola. Basta pensare ai chilometrici documenti stilati dalle migliaia di uffici che, per ogni diocesi, per ogni conferenza episcopale regionale, nazionale e internazionale, per i dicasteri  vaticani di ogni ordine e grado, si occupano di ogni genere di pastorale: da quella dei migranti a quella per la raccolta differenziata, da quella per le nuove tecnologie a quella per il sovraffollamento del pianeta. L’unica, magra, consolazione sta nel fatto che, dopo aver disboscato qualche ettaro di foresta per la stampa di un documento sul dramma della desertificazione della Terra, nessuno si dà la pena di leggere simili scempiaggini. Forse neanche chi le ha scritte.

La Chiesa, cara Antonina, salvo un piccolo resto oggi è tutta qui, in questo gran parlare che sa di mondo ed è certamente più gradito al suo principe che a Gesù Cristo. Un po’, forse troppo, per convinzione. E un po’, di sicuro molto, per comodità, perché il mondo non chiede la fatica della fede, ma si accontenta della semplice attestazione di conformità in cogitatione, verbo et opere, non chiede impegno ma adesione e, in cambio, offre un vita quieta, comoda e persino felice. Così adesso, molti di coloro che continuano a dirsi cristiani si prostrano davanti al nuovo vitello d’oro e ossequiano il mondo come principio, mezzo e fine: divinità una e trina, scimmia dell’unico vero Dio uno e trino.

Qui si tocca veramente il nucleo originario del disastro: non più il mondo convertito a Cristo ma Cristo convertito al mondo. Questa è la Chiesa di oggi che, nella sua componente umana, ha ormai cessato di voler essere cattolica. E dico “cessato di voler essere cattolica” e non solo “cessato di essere” perché evidentemente una buona quota di chi ha preso la via mondana non lo ha fatto in buona fede. E coloro che seguono i pifferai conquistati al mondo sono magari in “buona fede”, ma non sono certo in “fede buona”, tant’è vero che si stanno avviando verso il baratro.

zzgttMa con  misericordia, che è divenuto il mantra dei tempi nuovi. Un urlo che nulla ha di soave, poiché diventa la giustificazione di ogni sopruso. Uno sberleffo che ha come effetto più devastante quello di destituire l’autorità dal suo fondamento. Ormai ci troviamo davanti a un padre, sia il Papa, il vescovo, il parroco o qualsiasi altra figura religiosa, che, davanti all’accusa di essere ingiusto lanciata da un figlio risponde che, però, lui è buono. Ma questa, cara Antonina, è la parodia scimmiesca del padre che è chiamato a fare esattamente il contrario: davanti all’accusa di non essere buono, dovrebbe essere in condizione di poter almeno replicare che, però, è giusto. Da questo punto di vista è istruttivo riflettere sulla nefasta mitologia del “Papa Buono” inventata da monsignor Loris Capovilla per costruire l’immagine di Giovanni XXIII ad uso del mondo e dei suoi derivati.

In questa chiave, si spiega la persecuzione di ogni dissidenza che, sotto la Chiesa della misericordia, si mostra più dura e inflessibile che in ogni altro frangente. La voce critica che intende rimettere nella giusta sequenza giustizia e misericordia viene riconosciuta con un corpo estraneo da eliminare poiché appartiene a un mondo avverso, è una cellula residuale della “terribile Chiesa del passato”, cancellata una volta per tutte dall’annuncio della Nuova Pentecoste. Il dissidente può essere tollerato solo se parla in nome del cuore, se ammette di far sentire la sua voce in virtù di un sentimento soggettivo, tutto suo. Ma non può farlo se dice di parlare in nome della giustizia, della ragione, di un principio oggettivo, immutabile e universale: si può criticare in nome della bontà, ma non in nome dell’intelligenza.

Per questo, oggi, è davvero fortunato chi abbia la grazia di trovare un curato, un parroco o un vescovo in grado di comprendere il turbamento e il dolore dei cattolici che vedono la Chiesa sgretolarsi in queste briciole di alimento mondano. Cara Antonina, credo che uno degli aspetti del martirio a cui siamo chiamati stia nel prendere atto che, ordinariamente, i pastori lavorano per un’altra chiesa e diffondono un’altra fede. Del resto basta un’onesta considerazione sui dati di fatto: insegnano una nuova dottrina, diffondono una nuova morale, celebrano un nuovo rito, si abbeverano di una nuova filosofia… Che cosa è tutto questo se non una nuova chiesa?

Certo, sarebbe molto facile e comodo cadere nella tentazione di andarsene da un’altra parte. Invece noi sappiamo che lì, sotto questa falsa chiesa, arde la brace della vera Chiesa. Ci troviamo come Maria e Giovanni davanti a Cristo crocifisso: morto come uomo e vivo come Dio, anche se noi fatichiamo a comprenderlo. Siamo come Maria dopo la deposizione di Gesù dalla croce, che tiene suo Figlio morto tra le braccia eppure sa di potergli parlare perché Lui la ascolta. Ma tutto questo, appunto, è dolorosamente nascosto. Peggio ancora, è colpevolmente offuscato da chi dovrebbe invece metterlo in luce.

Cara Antonina, perché il Signore permetta tutto questo non lo so, ma so che è per il nostro bene e che siamo chiamati a mantenere la fede nonostante tutto. Per questo avremo, anzi abbiamo, speciali grazie che noi stessi fatichiamo a vedere e comprendere, ma questo dipende dalle nostre infedeltà e dai nostri peccati. Dobbiamo pregare per meritare queste grazie, per mondarci dai nostri peccati e per sostenere quel piccolo resto che si sta battendo con armi che sembrano impari solo a chi si fa conquistare dalla logica del mondo. Non a noi.

Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo

24 commenti su ““FUORI MODA”. La posta di Alessandro Gnocchi – rubrica del martedì”

  1. Non sapevo che la vergognosa formula “il Papa Buono” fosse stata inventata da mons. Capovilla (attuale Cardinale quasi centenario).
    Essa significava, e significa, “Pio XII e i Predecessori non erano buoni: erano rigidi, lontani dal Popolo”.

    Viene spontaneo l’accostamento con il tentativo attuale di trasformare la Parabola del Figliol Prodigo (termine addolcito: in realtà “del figlio stravolto, ingrato, gozzovigliatore” in “Parabola del Padre Misericordioso”, nel senso che gli andava bene tutto ciò che il figlio faceva.
    In realtà quel Padre ASPETTA, non insegue il figlio nelle “periferie”; e quando l’altro figlio gli dice “Perché tanta festa per questo ingrato?”, non gli risponde “Sei cattivo”, bensì “Tutto quello che è mio è tuo; ma qui la festa dev’essere grande, perché tuo fratello ERA MORTO ED È TORNATO IN VITA” (tornando a Me pentito e umile)

    1. Ha detto benissimo, caro Raffaele: il Figliol Prodigo è stato riaccolto ma si è già “mangiato” la sua parte di eredità.
      In questa parabola abbondano sia la misericordia che la giustizia: tutto ciò che resta al padre appartiene ora al Figlio Maggiore!
      Peccato che questo non lo si senta dire nelle prediche, anzi mi è stato riferito di un “teologo” modernista (G.S.) che nel mio paese ha tenuto degli incontri in cui ha messo parecchia confusione in testa ad adolescenti e giovani e, fra le altre idiozie, ha detto che chi parla dell’Inferno “è come il Fratello Maggiore della parabola del Figliol Prodigo”!

      1. Grazie. Proprio questo è l’andazzo.
        Il Padre avrebbe dovuto, per gli eretici à la page, scappare di casa per andare dietro al figlio, dicendogli continuamente – nei postriboli e nelle feste- “Sono dalla tua parte! “. E al fratello maggiore, salutandolo, una maledizione: “Tu che ti senti a posto, marcisci in questa casa dove non succede nulla di interessante ! “

      2. io invece ho sentito più volte commentare questa parabola dicendo che il figlio minore in realtà non si pente ma va dal Padre solo perchè ha capito che gli conviene e il Padre non aspetta il suo pentimento ma gli corre incontro e lo perdona…e quindi il succo è che Dio non vuole il nostro pentimento ma ci perdona sempre e comunque!!!! l’ho sentita con le mie orecchie spiegare così da due persone diverse, un prete e una suora

  2. La stupenda immagine della brace della vera Chiesa che arde sotto la falsa Chiesa e di Maria e Giovanni davanti a Cristo crocifisso, morto come uomo ma vivo come Dio; di Cristo morto tra le braccia di Sua Madre che sa di poterGli parlare perché Lui La ascolta, caro Alessandro, ha la magnifica maestosità delle ultime pagine de “Il padrone del mondo”. Compreso il senso del mistero che avvolge quello stato di trepida attesa in cui, più che il timore e lo spavento per ciò che accadrà domina la speranza. Se non altro nella certezza del trionfo dell’eterna Verità. Ed è questo che basta a consolarci. E a te grazie perché di quella brace sei uno sfavillante carbone ardente.

  3. Caro Gnocchi, se non sapessi che lo scoraggiamento non viene da Dio, direi che sono abbastanza
    prossima a cedere…
    Però sono in effetti d’accordo pienamente sul commento che fa Tonietta, e anche sul finale del
    suo bellissimo articolo: “….abbiamo speciali grazie ….”.
    Quindi, sempre in unione con Lui, coraggio e avanti!!!

    1. Cara Paola, NON ceda per nessun motivo, non si scoraggi mai e non abbandoni la prima fila, qualunque cosa accada: c’è bisogno anche di Lei!
      Se si sente depressa o scoraggiata, cerchi (con l’aiuto della preghiera) di trasformare tutto ciò in una santa indignazione che Le darà la forza di diventare ancora più combattiva…forza e coraggio, cara Amica, con gli occhi sempre fissi a Lui e al PREMIO che aspetta chi avrà perseverato fino alla fine!!!

  4. Caro Alessandro
    Grazie per l’ennesima volta … veramente i cattolici oggi sono martiri non solo fisicamente (vedi le zone di guerra) ma anche spiritualmente. Grazie ancora per consolarci sapendo che non siamo soli, ma parte di un piccolo resto che, spero, continuerà ad aumentare.
    Che il Signore e Maria ti benedicano, preghiamo per te.
    Anselmo

  5. Marina Alberghini

    Io sono laica ma posso dire che oggi per me è una bella giornata perché,leggendo il suo articolo, ho visto lei, che non è un sacerdote, parlare come dovrebbe parlare un prete vero, di quelli di una volta, preti come don Camillo che distingueva benissimo il Bene dal Male e se no glielo ricordava il Cristo che parlava alla sua coscienza o come quello che Chesterton aveva sicuramente conosciuto, padre Brown.Un prete come quello che la nonna chiamò per l’olio santo,quando seppe giunta l’ora, in tutta serenità…chi chiamerebbe, oggi?La fine della Chiesa è la fine di una Civiltà e non importa essere cattolici per saperlo.
    Spero soltanto, caro Gnocchi, che Lei non sia solo a pensarla così e che molti preti VERI la seguano.Grazie.Inoltrerò la Sua ,sapesse quanti cattolici e non la pensano come Lei!Non dico niente sul “Papa buono”…una contraddizione in termini!

  6. “perché il Signore permetta tutto questo non lo so, ma so che è per il nostro bene e che siamo chiamati a mantenere la fede nonostante tutto”.
    Più’ di questo, che dire? E’ una magnifica chiusura per la sua bellissima risposta, Alessandro. Ed è un’avventura meravigliosa poter condividere e meditare tutto questo con voi.

  7. Si deve andare avanti così. Fede Speranza Carità sono virtù teologali vengono direttamente da Dio. La Chiesa, sposa di Cristo, è per gli uomini non di proprietà umana.

  8. La brace. Hai ragione, Alessandro.
    Quante volte la Madonna ha detto, nei messaggi dati a Don Stefano Gobbi: “ed è quando satana si sarà seduto come vincitore incontrastato che Io gli strapperò la vittoria, per umiliarlo maggiormente. E glie la strapperò per mezzo di voi, piccoli figli consacrati al mio Cuore Immacolato!”
    Grazie Alessandro! Viva Cristo Re!!!
    Bruno

  9. Caro Alessandro, grazie anche solo per una frase che è un autentico atto di fede, generoso, totale, assoluto:”Perché il Signore permetta tutto questo non lo so, ma so che è per il nostro bene”. Grazie! Questo è il nostro martirio bianco. Diverso da quello di cristiani perseguitati ed uccisi, ma struggente e doloroso. Perseguitati nell’anima, nelle fibre più profonde del cuore, nelle pieghe più intime del nostro essere e voler continuare ad essere e dirci cristiani senza se e senza ma in mezzo a tutti gli artifici diabolici che stanno portando altrove la Chiesa. Ma, nel nostro piccolo, con atti di coraggiosa fedeltà a Cristo, ripetiamo il Suo Nome, come i 21 copti prima di essere decapitati. E il nostro ripetere quel Nome è il nostro aderire Colui che sa tutto, che “ha fatto bene ogni cosa”. Non importa se non lo comprendiamo. A noi importa solo fidarci di Lui. Perché ci ama e fa ogni cosa per il nostro bene. E questa certezza è parte della nostra fede. Che non venga mai meno! Grazie!

  10. massimo trevia

    Caro Gnocchi,cari amici,non voglio dire molto.solo questo:è vero,ormai molti,nella Chiesa,parlano con l'”ecclesialese”,soprattutto quelli che fanno carriera! ma è anche il linguaggio della preghiera dei fedeli che si legge la domenica,è anche il linguaggio di molte pubblicazioni!ebbene,a me personalmente fa proprio schifo,questo modo di parlare:è malato,è poco virile…ecc. vedete voi che cosa aggiungere.ma come si fa?a me questo linguaggio falso fa quasi vomitare!!!!!!!!a voi lo studio delle sue origini(anche a me).che pena!e che pena molta musica liturgica che mi tocca suonare da organista la domenica.molto meglio i canti popolari dell’800:certo,sono pressoché para-operistici….ma almeno sono più sani!

  11. Qualche anno fa fu esposto nelle bacheche parrocchiali un dipinto, mi pare di Rembrandt, rappresentante l’abbraccio fra il “padre misericordioso” e il “figlio prodigo”. Da qualche parte lessi che una delle mani del padre, mi pare la destra, vi era stata raffigurata quasi come una mano femminile. Allora interpretai il commento unicamente come delicato riferimento a qualche cosa di materno, nel gesto dell’accoglienza. Oggi, col senno del poi, credo fossero avvisaglie del nuovo che avanza.
    Non manca mai, poi, in ogni omelia sulla parabola, una contrapposizione netta tra il figlio maggiore, gretto e meschino, irrimediabilmente negativo, e il prodigo, positivo pur sbagliando perché “si mette in discussione”, tant’è che il “padre misericordioso” lo accoglierebbe a prescindere, senza bisogno né di ammenda né di perdono. Per cui, come chiosava nella parrocchia di mia figlia un laico catechista ai genitori dei bambini comunicandi, se non c’è bisogno di perdono probabilmente l’inferno neanche esiste. Va da sé che il figlio maggiore rappresenta, nelle omelie, il prototipo dei fedeli criptolefebvristi, quelli senza misericordia.

    1. Esatto, cara signora.
      L’Inferno sarebbe stata la condizione eterna di quel figlio fuoriuscito “con la sua libertà e i soldi del Padre”, se fosse morto nei postriboli o fra i maiali del pascolo: per sempre alienato dalla propria dignità e dalla propria famiglia, essendo finito il tempo di una possibile decisione di umiliato ritorno.

      Invece per gli attuali eretici i postriboli e i luoghi di vita dei maiali sono validi altrettanto quanto la Casa del Padre; anzi quest’ultima è peggio, perché vi si aggira il fratello “pelagiano”.

  12. PAOLO GRAFFIGNA

    Gentile signor Gnocchi, ho appena letto che il direttore di Repubblica, il famoso ateo Eugenio Scalfari amico del Papa, ha scritto che Bergoglio gli avrebbe detto che molte anime muoiono assieme al corpo e quindi non vanno alla vita eterna. Se davvero il Papa avesse detto una cosa simile, si tratterebbe di un’eresia senza precedenti (detta da un Papa) poiché sappiamo che TUTTE le anime sono immortali, senza alcuna eccezione.Si direbbe che Bergoglio, per accontentare gli atei “buoni”, anziché destinarli all’inferno, li destini all’annullamento totale dopo la morte corporale, proprio come in fondo gli atei credono già che avverrà. Cosa ne pensa di tutto ciò? Cordiali saluti. Paolo Graffigna di Genova

    1. Anch’io ho letto questo, ho letto che secondo Bergoglio, che riprende un pensiero che fu del Cardinal Martini, queste esistenze sbagliate, senza amore, probabilmente si annullano, queste anime non sarebbero eterne….una specie di nirvana cattolico. Ovviamente un’eresia totale che nega gli intoccabili dogmi della Chiesa sulle anime immortali e i Novissimi. Ormai è chiaro che per questi modernisti cammuffati l’inferno non esiste!

  13. Buongiorno. MI permetto di dire che il linguaggio delle parabole è particolare, non è corretto (insegnano gli esegeti, anche i più “cattolici”) cercare il senso di ogni singolo dettaglio, ma solo il messaggio centrale. La Scrittura poi va letta nella Scrittura, non contro di essa. Il padre non va a cercare il figliol prodigo, è vero, ma il pastore va a cercare la pecorella smarrita, e la donna spazza tutta la casa cercando la moneta perduta, per cui non può essere questo il senso vero del brano, che invece, secondo me, è da ricercarsi nella volontà del padre di riaccogliere il figlio una volta pentito e ravveduto. Il figliol prodigo, pentito e tornato nella casa del padre, è tornato ad essere figlio, e l’anello e la veste bianca sono segno di questo. Non ha perso la sua parte di eredità. Gli operai dell’ultima ora hanno uno stipendio identico a chi ha lavorato sin dal mattino. Chi si pente anche in punto di morte dovrà sì espiare in purgatorio, ma non gli è precluso il paradiso.

    1. Ciò che resta è del Fratello Maggiore, non è lecito dubitare delle parole del Padre, che rappresenta Dio e che quindi NON può mentire (se il Padre accumulerà ALTRO patrimonio allora quello sarà equamente diviso fra i due fratelli (il padrone non toglie NIENTE agli operai della prima ora per poter pagare quelli dell’ultima ora)).
      Chi si pente in punto di morte va SICURAMENTE in Paradiso.
      Il fratello minore non HA PERSO la sua parte di eredità, l’HA GIÀ AVUTA e SPESA (ora il fratello meggiore ha lo stesso identico diritto che ha avuto il fratello minore: chiedere la sua parte di eredità (tutto il resto), sperperarla e ritornare, essendo di nuovo accolto come figlio (anche se non credo che lo farà)): quella parabola vuole dirci che Dio è infinitamente misericordioso e infinitamente giusto (per far avere la stessa eredità di prima al figlio minore il Padre dovrebbe togliere TUTTA l’eredità al figlio maggiore: assurdo e in contraddizione con ciò che il Padre dice).

    2. TUTTO ciò che è contenuto nelle parabole è di estrema impertanza: Dio NON parla a caso!
      La donna non ha gettato via le altre monete e il pastore ha rinchiuso AL SICURO le altre 99 pecore…
      Certi modi di fare esegesi hanno creato danni enormi e il Card. Biffi li ha presi in giro nel seguente modo: Il Regno dei cieli è simile a un pastore che avendo cento pecore e avendone perdute novantanove, rimprovera l’ultima pecora per la sua scarsità di iniziativa, la caccia via e, chiuso l’ovile, se ne va all’osteria a discutere di pastorizia!

  14. Caro Alessandro,cari amici SIA LODATO GESU’ CRISTO. Stiamo vivendo tempi duri e difficili soprattutto per i veri figli di DIO quelli di Buona
    volonta’ che ascolltano la Parola di DIO e’ la mettono in pratica. GESU’ diceQUESTO E’ IL BUON PASTORE CHE HA DATO LA SUA VITA PER SALVARE LA NOSTRA ANIMA. OGNI FIGLIO CHE SI PERDE SIA IL CUORE DI MARIA SIA QUELLO DI GESU’ SANGUINA ED E’ UN DOLORE ATROCE. Orbene,se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo
    diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema! Infatti,e’forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di DIO???
    Oppure cerco di piacere agli uomini? se ancora io piacessi agli uomini, non sarei piu’ servitore di CRISTO. Lettera ai galati 1-9-10
    Un umile figlia di GESU’ E MARIA . il piccolo resto. SIA LODATO GESU’ CRISTO. AMEN

  15. Rosalia Friello

    Gentilissimo signor Gnocchi, leggendo il suo articolo in risposta alle perplessità della signora Antonina , mi sono sentita alquanto confortata e sollevata. Tutto il putiferio scatenatosi dopo “i fatti di Napoli”, le povere monache strattonate di qua e di là, prima dal cardinale , poi dalla Littizzetto e per finire da quanti si sentono in diritto di dire la loro, mi aveva procurato una grande tristezza. Davvero è successo che si sono spalancate le porte dell’ovile con la speranza di farne entrare delle altre ma non si è tenuto conto che quelle che stavano dentro stanno tutte scappando. La ringrazio infinitamente per quanto fa e vado a letto più serena sapendo che ci sono tante persone che la pensano come me e che tuttavia non si perdono d’animo ma confidano pienamente nella Santissima Trinità e nell’amorevole assistenza della Santa Vergine Maria.

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