di Roberto Pecchioli
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Narrano le storie che i dotti teologi bizantini amassero discettare del sesso degli angeli. Tale attitudine non cessò, sembra, neppure durante l’assedio di Costantinopoli da parte di Maometto II, che pose fine al millenario impero romano d’Oriente nel 1453. Poi entrò il nemico, celebrò il suo trionfo, consumò le sue vendette e la superba Bisanzio cambiò pelle, ed è ora Istanbul, culla del mondo turco e antica capitale ottomana.
Nulla di insolito, dopotutto: già Tito Livio commentò così la fine e la distruzione di Sagunto, storica alleata dei Romani accerchiata da Annibale: dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur, mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata. Sono gli ultimi giorni di Costantinopoli, la situazione è grave, ma non seria, come direbbe Ennio Flaiano. L’Italia sta per esalare gli ultimi respiri, già rantola, ma tutto prosegue come prima: il governo regala 17 miliardi al sistema bancario, Renzi fa il finto gradasso con le istituzioni europee, Minniti e Gentiloni non sanno che fare dinanzi all’invasione africana. Con acuta intelligenza, anzi, un professorone liberal come Luca Ricolfi nega che si tratti di invasione: siamo noi stessi che li portiamo a riva e li accogliamo sul territorio nazionale, di che cosa stiamo parlando?
Frattanto, Renzi, dopo aver probabilmente accollato all’Italia l’ondata migratoria dalla quale siamo travolti in cambio di qualche indulgenza dei gerarchi europoidi sulle questioni di bilancio, deve per forza dire o fare “qualcosa di sinistra”. A che servono, altrimenti, i film di Nanni Moretti? Ha scelto lo ius soli, ovvero l’offerta della cittadinanza a chiunque nasca in Italia. La nazionalità, come l’abbiamo conosciuta e vissuta da secoli, forse millenni, è finita. Caracalla insegna, la concessione generalizzata della cittadinanza romana determinò la fine dell’Impero Romano, una istituzione ben più seria, potente e strutturata del fragile Stato italiano, figlio gracile dell’Ottocento massonico e liberale. Todos caballeros, come per gli algheresi insigniti in blocco da Carlo V, sul cui impero non tramontava mai il sole.
Costantinopoli cede all’invasione, in tanti si affannano ad aprire le porte, agevolare gli assedianti. Lo ha detto Matteo Renzi: lo ius soli è un gesto di civiltà. Tutte le peggiori porcherie alle quali abbiamo assistito e che- ammettiamolo- non siamo riusciti a contrastare, vengono definite “civiltà”. Una magnifica inversione di significati, degna dei chierici bizantini impegnati a determinare il gender dell’epoca, ovvero il sesso di cherubini e serafini. Diritti e civiltà: paroline magiche credute per coazione a ripetere e svuotamento progressivo dei cervelli. Anche l’aborto fu “civiltà”. Può essere una triste necessità, un male da opporre a situazioni limite, ma uccidere non è mai un gesto di civiltà.
Probabilmente, quest’affermazione verrà contestata da almeno un esponente della Pontificia Accademia per la Vita (sì, per la vita) fresco di nomina, per il quale l’aborto è lecito sino al quarto mese. Tuttavia, comunque la si pensi, gettare via la vita come un rifiuto da smaltire è segno di degrado, non di civiltà. La medesima civiltà da settembre, porterà nelle scuole la sessualità deviata che chiamiamo teoria del gender, un nuovo traguardo che fa impallidire l’egiziana Semiramide, colei che secondo Dante, un italiano del passato remoto, “libito fé lìcito in sua legge”. Nuova confusione, una bomba in più nel cuore di una tardo-modernità giunta ai tempi supplementari. La ruota gira, basta sesso degli angeli, ora trattiamo quello dei bambini, e non osiamo immaginare chi salirà in cattedra. Qualcuno ha già istruito i ragazzini delle medie inferiori su come indossare, o calzare (i verbi sono certo imperfetti) un profilattico, con l’aiuto di una carota. Tombola.
Comunque, amiamo tanto i bambini che non mettiamo al mondo da imporre vaccinazioni a iosa, ben più di nazioni notoriamente arretrate ed insensibili all’infanzia come Germania ed Inghilterra. Un aiutino a Big Pharma insieme con l’attacco sempre più duro alla patria potestà, anzi alla potestà genitoriale, che è il nuovo sintagma politicamente corretto.
E Matteo Renzi, assediato da più parti, deve dire e fare compulsivamente qualcosa di sinistra. Per questo, mentre Costantinopoli soccombe sotto mille colpi, ecco pronta una legge che inasprirà le pene per la “propaganda fascista”. Sarà reato possedere gadget del deprecato ventennio, forse dovremo autodenunciarci e fare pubblica autocritica se possediamo un busto del Duce in salotto, e guai se, salutando un amico, alzeremo troppo il braccio destro. E’ in agguato la psicopolizia guidata dalla signora Boldrini. Anzi, per lei dovrebbero essere abbattuti monumenti e manufatti attribuiti al fosco regime del trapassato remoto. Addio camionale Genova Serravalle, ruspa sull’altare della patria, su ponti, edifici pubblici ed intere città. Distruggiamo Fertilia e Torviscosa, Sabaudia e l’Eur. Aboliamo, incidentalmente, anche l’INPS ed espungiamo dai codici ogni legge promulgata dal 1922 al 1945. Ci salveranno, a differenza delle vecchie zie democristiane di Longanesi, i bagnini di Chioggia, nei cui stabilimenti verranno organizzate sacche di resistenza (ohibò!) alla legge in nome dell’ordine, della disciplina e dei produttori di zippi e portachiavi con l’effigie del defunto dittatore.
Magnifica e quasi commovente è stata una coraggiosa dichiarazione di uno dei fautori della nuova legge: il fascismo non è un’idea, è un crimine! Oplà, neppure Norberto Bobbio aveva osato tanto, ed è comunque tragico che le idee – anche le peggiori – vengano giudicate con tali criteri. Va da sé che l’islamismo più radicale ha diritto a valutazioni più serene e riflessive. Colpire chi è debole o non esiste è sempre più facile che opporsi a chi è forte ed arrogante. Una bella battaglia contro il fascismo che non c’è non è diversa dalle infinite discussioni del Senato romano su Sagunto. Intanto, Annibale avanzava e distruggeva la città sull’Ebro.
Divisione più diversione, il tutto approfittando della calura estiva e della propensione di quel che resta del nostro popolo alla vita di spiaggia. Del tutto casualmente – il Fato è un visitatore molto frequente dello Stivale- gli incendi estivi che flagellano varie zone d’Italia potrebbero essere opera della criminalità organizzata, la quale, evidentemente, dell’educazione alla legalità e delle dispute romane se ne stropiccia. Per di più, a Palermo vengono sfregiate e distrutte statue ed immagini di uno degli ultimi eroi civili italiani, Giovanni Falcone. Non importa, le urgenze italiane sono due: lo ius soli e nuove leggi contro i simpatizzanti postumi, veri o presunti, di un governo caduto irrimediabilmente 72 anni fa. Madama Boldrini dice che i partigiani sono infastiditi dai monumenti di quell’epoca. Strano davvero che non se ne siano accorti quando erano giovani, vigorosi e numerosi: adesso i più giovani tra loro hanno almeno 90 anni e non crediamo che la loro priorità sia Piazza della Vittoria a Genova o la Stazione Centrale di Milano.
Ogni tanto, fastidiosi segnali richiamerebbero alla realtà: la disoccupazione non scende, anzi c’è chi dice che sia ben più grave delle statistiche, le banche italiane sono quello che sappiamo, gli ergastolani evadono non dal carcere, ma dai permessi premio loro attribuiti, e tanto altro ancora. In questi giorni un conoscente, pensionato di 66 anni, ex impiegato di una banca che gli ha sottratto il fondo di previdenza (il super manager Passera fecit), ha effettuato la prenotazione per una colonscopia, che gli verrà praticata nel maggio 2018. La stessa persona, il cui reddito è di 1.500 euro mensili, è preoccupata per l’affitto di casa, pagare il quale lo rende praticamente povero, e sa che è del tutto vano fare domanda per un alloggio popolare. Non è straniero, non è abbastanza povero, non è neppure un ex detenuto in difficoltà o un tossicodipendente.
In compenso, potrà denunciare i possessori di calendari con il faccione di Mussolini e impedire che la suoneria di qualche telefonino diffonda canzonacce d’epoca. Quanto al merito, perseguitare le idee non è l’anticamera della dittatura, è già dittatura, per cui, usando il loro vocabolario, fascisti sono quelli del governo. Anche in questo ebbe ragione Longanesi in tempi non sospetti, quando affermò che esistevano due tipi di fascisti: quelli propriamente detti, e gli antifascisti. Il dramma è che il polemista romagnolo osservava l’Italia dei primi anni Cinquanta del secolo scorso. Il passato non passa, evidentemente. La querelle sul sesso degli angeli era in fondo più interessante, mentre i voucher adesso si chiameranno libretto famiglia e gli stranieri saranno concittadini.
Peggio per loro: non potranno beneficiare degli aiuti previsti da Confindustria, delle corsie preferenziali alle ASL, dovranno pagare per intero i trasporti pubblici e avranno l’opportunità di partecipare a concorsi per duecento posti di infermiere con decine di migliaia di partecipanti. L’alternativa è fare i portapizza con motorino proprio, i portalettere privati e, per i più fortunati, un posto da commesso o cassiere in qualche centro commerciale, con orari incredibili e paghe che la generazione precedente avrebbe rifiutato con tumulti di piazza. Chissà come fu la vita quotidiana nella Costantinopoli dei tempi ultimi. Probabilmente, non pochi avranno accolto con sollievo l’arrivo di un potere straniero e violento, ma almeno deciso a mettere ordine. Vedete, signori dello ius soli, dei regali miliardari alle banche, del favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, dell’incapacità di gestire l’ordine pubblico e di dare lavoro e giustizia alla propria gente: comunque vada, avete perduto.
Se, come è assai probabile, Costantinopoli sarà conquistata, verrete spazzati via. Se invece i vostri mandanti, a Francoforte, Bruxelles, Washington o Vattelapesca, ne avranno abbastanza di voi – i segnali ci sono tutti – verrete sostituiti senza troppi complimenti. La terza eventualità è la più remota, e riguarda un soprassalto di orgoglio e dignità del popolo italiano. E’ assai improbabile, hanno lavorato bene alla distruzione i vostri padroni, e voi stessi siete stati abili a togliere carne, sangue e cervello alla nostra gente. Tuttavia, la storia, a differenza della natura, talora fa il salto e ribalta il tavolo.
A noi resta una sola via: cavalcare la tigre, lavorare affinché questa lunga decadenza giunta all’agonia termini il più presto possibile. Costantinopoli non può durare, non sappiamo se entrerà un nuovo Maometto II o qualcun altro, ma certamente qualcuno interromperà il dibattito sul sesso degli angeli, sui decimali del fiscal compact, sui saluti romani e sulle magnifiche sorti e progressive della società aperta, multiculturale, quella delle nozze invertite, dei genitori multipli, delle madri surrogate , delle igieniche iniezioni letali per i malati , la stessa che insegna ai bambini l’uso del preservativo e li mette in guardia dall’essere maschi o femmine. Magari qualcuno un giorno, probabilmente di pelle più scura degli antichi italiani, saprà anche fermare i barconi, gli scafisti e i loro armatori.
Che Dio ci perdoni, ma, ad occhio e croce, nell’anno di grazia 2017, sembra più seria e “nomale” Istanbul rispetto alle mille Costantinopoli del degrado ribattezzato società aperta, libertà, democrazia, diritti. E’ lunga la notte degli esperti del sesso degli angeli. Eppure, in un modo o nell’altro, avrà fine, tornerà un’alba: la civilizzazione della morte si spegnerà inevitabilmente, e come gli ultimi uomini di Nietzsche, anche i pazzi si avvieranno al manicomio spontaneamente.
11 commenti su “Gli ultimi giorni di Costantinopoli – di Roberto Pecchioli”
allora, a detta di Longanesi, Fiano è della peggior specie di fascista, quella della antifascisti: perché ipocrita! Che prima di piangere sulle sofferenza subite dagli anti-semiti, farebbe bene a pensare alle sofferenze che la prepotenza giudaica, col suo strumento finanziario, ha causato al mondo intero! Amen.
Come sorridere, leggendo di un disastro in atto. Sarà durissima, per intere generazioni cresciute nella recita quotidiana, ma sarà ancora più dura per chi non ha recitato. Questi vedranno i fatui trasformarsi sotto i loro occhi; lo spettacolo sarà terribile. Il Signore ci aiuti tutti a far penitenza con dignità. Nessuna giustizia verrà ristabilita, nessuna libertà ci affrancherà, fino al momento in cui le parole non ritroveranno il loro corposo, vero significato.
Articolo folgorante e tristissimo. Anch’io, essendo alla viglia delle sospirate vacanze marittime, non posso che guardare un po’ sconsolato a quest’Italia svuotata, fiaccata, distrutta. E pregare perché tornino lo slancio l’ordine, la vita insieme alla Verità. E sappiamo Chi è Via, Verità e Vita. No, non sarò più sereno in riva al mare com’ero nell’Italia di trent’anni fa.
Grazie per questa testimonianza….. purtroppo è tutto vero ! Io continuo a chiedermi : ma Dio che fa? se ne sta ” alla finestra” a guardare e basta lasciando questa sua Creazione in mano ai barbari e al degrado? Certamente ha in mente qualcosa! ma cosa?! Scusate.
“Dio che fa”? Dio fa quello che ha detto, ed è scritto nei secoli: infedeli a Dio e ribelli ai suoi comandi, non solo spregiatori della conoscenza Sua ma empi al punto di avere rivoltato la Sua verità con la menzogna, e di farcene un vanto, Dio ci sterminerà dal paese che ci ha concesso, ripudierà i nostri templi, una volta consacrati al Suo nome, e ci renderà la favola e lo scherno di tutte le genti… (cfr. Tobia, Cronache e Romani ).
Infatti, ” Il Signore sarà con voi, se voi sarete con lui; se lo ricercherete, si lascerà trovare da voi, ma se lo abbandonerete, vi abbandonerà” ( Cronache 2,15).
Tutta la storia, dice sant’Agostino, è storia sacra…
In sintesi:
Dio li ha abbandonati ai desideri dei loro cuori. E i loro desideri essendo di morte, perché alla morte conducono i desideri della carne, morte avranno, non solo come individui, ma come comunità, essendo i desideri di morte vanto e legge della comunità intera..
Come terapia d’urgenza (senza alcuna garanzia di successo, purtroppo) da trasmettere subito a reti unificate e in tempo reale sui social questo articolo declamato da qualcuno con eloquio brillante e con appropriate immagini di sotto fondo!
gli ultimi giorni di Costantinopoli si ripetono alla lettera per noi: come allora le mura inespugnabili della cità furono vinte per il tradimento di coloro che all’interno di esse si erano stufati della croce di Cristo, e accordatisi con le orde sanguinarie dellla mezzaluna, avevano a queste aperte le porte della città, così ora l’Europa, un volta protetta dai bastioni insuperabili della fede cristiana, ora è diventata terra di conquista dalla stessa tipologia di assalitori di quelli contro Costantinopoli, davanti ai quali, per rendere più facile la loro conquista, ci siamo affrettati addirittura ad abbatter ogni muro che ci separava da loro. Ezechiele 7 si ripete, a testimonianza contro la nostra apostasia.
Ci si stupisce di essere ancora in piedi. Come sarà questo nostro collasso, così tenacemente voluto nel seno stesso della nostra società – oggi anche, evidentemente, da gran parte della gerarchia cattolica? Sarà una caduta improvvisa o graduale? Sarà avvertito come doloroso o liberatorio? Quanti morti ammazzati? Gli scricchiolii sinistri aumentano spaventosamente in intensità e numero, inimmaginabile che il Titanic non coli a picco.
L’impianto generale dell’articolo tiene ed è pienamente condivisibile però, per amor di chiarezza, consiglio la lettura di BISANZIO, di John Julius Norwich, forse il maggior esperto contemporaneo di storia bizantina. Bisanzio non cadde in modo così semplicistico. Intanto non è vero che mentre incombeva la catastrofe i dotti bizantini discutessero del sesso degli angeli (sono semplificazioni errate, basti pensare alla ricchezza filologica e filosofica che esportarono nelle corti italiane con la loro fuga dopo la catastrofe) e quanto a coloro che avevano flirtato col nemico, per quanto ci siano degli interessanti agganci con la nostra situazione attuale, bisogna anche riconoscere che il potere imperiale aveva fatto proprio di tutto per sfruttare, esasperare e inimicarsi minoranze laboriose che spesso collaborarono col nemico proprio per disperazione. Ad esempio la minoranza ebraica…al netto da certi insostenibili commenti antisemiti. La storia è sempre molto più complessa di come la si racconta e bisogna maneggiarla con prudenza.
che significa: “al netto da certi insostenibili commenti antisemiti”? E’ insostenibile anche solo accennare a possibili responsabilità ebraiche nello sviluppo delle tragedie che hanno segnato il corso della storia? Appunto, perché la storia è complessa, nessuno si può ritagliare per se la parte esclusiva del buono in campo, o della povera vittima ….