Con questa nuova opera di don Marcello Stanzione, “Gli Angeli di Santa Ildegarda”, l’editrice Segno di Udine, che ha già stampato diversi testi sulla figura di santa Ildegarda di Bingen, completa la sua collana con un pregevole testo sull’angelologia della famosa monaca benedettina tedesca.
di Anna Maria Maraffa
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In questo testo vedremo come gli spiriti celesti abbiano avuto un ruolo importante sia nella sua esperienza personale che nella sua cosmologia e teologia. Ildegarda considera il fuoco come la fonte degli angeli, nel senso che questi esseri di luce vennero creati nello stesso momento in cui fu data forma alla prima creazione: la Luce ( Genesi1). Per l’abbadessa gli angeli non solo sono creati, ma bruciano e vivono nel fuoco di Dio che è il loro fuoco originario ed infatti Ildegarda dichiara che gli angeli non hanno veramente le ali come gli uccelli ma sono più simili a fiamme che si librano nel potere di Dio. La benedettina tedesca poi scrive che gli angeli non sono solamente specchi o riverberi, ma la luce divina scorre attraverso essi ed esce e le sfere di luce, cioè le stelle e i pianeti, ne dipendono. Gli angeli quindi sono sia specchi semiriflettenti – nel senso che riflettono a Dio la sua immagine, sia intermediari, perché trasmettono la luce di Dio nel cosmo e sulla Terra.
Secondo Ildegarda una differenza tra gli angeli e gli umani è che i primi compiono la scelta eterna di pregare cioè lodare Dio, mentre i secondi invece devono compierla ogni giorno. Secondo la santa tedesca la preghiera è più ampia dell’azione, perché nella preghiera gli angeli operano. Ma la creatura umana deve scegliere di agire, essa deve lottare quotidianamente per mettere insieme al meglio le opere e la consapevolezza della preghiera. Come Dionigi anche la profetessa teutonica riconosce nove ordini angelici disposti in cerchi concentrici e afferma che “ Dio è una ruota” nel senso che gli angeli sono disposti in una gerarchia nidificata, ovvero olarchia e tale gerarchia angelica nidificata è essenziale perché lo è l’interdipendenza; infatti ogni ordine ha bisogno dell’altro, proprio come in ogni struttura, la parte ha bisogno del tutto e il tutto della parte. In tal modo questa struttura porta gli angeli in una sfera naturale, infatti non li rende esseri separati, che seguono una legge che riposa solo in loro stessi; anzi gli angeli sembrano seguire gli stessi schemi di interconnessione che regolano il resto della natura.
Ildegarda poi afferma che la comunicazione tra Dio e Adamo avveniva nella lingua degli angeli e che quindi Adamo prima della caduta, era in comunione totale con il regno degli angeli. Non solo il primo essere umano creato era connesso con gli spiriti angelici e comprendeva il loro modo di comunicare ma ha giocato pure un ruolo chiave nell’origine del linguaggio umano. Adamo parlava il prototipo di tutte le lingue umane, la lingua primordiale che si è evoluta in altre successive lingue. Il libro biblico della Genesi narra che Adamo venne invitato da Dio a dare un nome proprio tutte le creature viventi. La prima lingua umana emerse dunque nella piena consapevolezza della lingua degli angeli e di come questa implicasse tutte le lingue umane successive. Parlando poi degli angeli custodi, il cui ruolo è proteggere ed aiutare le persone singolarmente e comunitariamente, Ildegarda ritiene che tale celeste aiuto è condizionato, nel senso che gli angeli custodi non sembrano intenzionati a proteggere chi non è aperto all’amore di Dio. Sono le nostre preghiere e le nostre invocazioni ad attirare gli angeli nella nostra sfera terrestre e in tal modo essi possono svolgere il loro ruolo di custodi e protettori. Le parole di Ildegarda sugli angeli custodi riguardano principalmente la dimensione morale, e non sembrano avere alcuna relazione con i racconti contemporanei in cui compaiono angeli che aiutano persone in difficoltà e si manifestano spesso in forma umana.
Nella nostra cultura occidentale secolarizzata e ateizzata spesso pensiamo che la cosa peggiore che possa accaderci è la morte o un danno fisico. La tradizione spirituale cristiana afferma invece che la realtà peggiore per noi è la morte morale e la corruzione spirituale. Ildegarda ci sfida quindi a pensare il nutrimento spirituale per una società che altrimenti andrà in totale decadenza e poi in completa rovina. Sono questi secondo Ildegarda gli aspetti reali di una sopravvivenza morale e spirituale che stanno a cuore agli angeli custodi, molto più della sopravvivenza fisica individuale. Ildegarda non è vissuta in una società secolarizzata dominata da scientisti atei. La sua esistenza ha attraversato un’epoca caratterizzata da un’enorme fede. Il potere invisibile di Dio, degli angeli e dei santi canonizzati facevano parte della realtà condivisa dalla maggioranza. Ovviamente non tutti erano veramente e sinceramente aperti alla dimensione spirituale della vita, ma la sua realtà oggettiva non era messa in discussione. Oggi invece l’esistenza stessa di una dimensione spirituale come quella dell’esistenza e dell’azione degli angeli viene messa in discussione anche in circoli di persone credenti… Probabilmente oggi gli angeli con manifestazioni pratiche e fisiche possono risvegliarci spiritualmente e farci percepire la realtà di intelligenze oltreumane.
Ildegarda scrive che gli angeli guardano con ammirazione gli umani che compiono opere sante sulla Terra; inoltre la mistica tedesca, afferma che l’angelo è semplicemente preghiera ma l’essere umano è glorificazione. Ecco un altro motivo per il quale gli angeli lodano le opere umane. Noi umani siamo una specie insolita e troppo spesso vediamo solo il nostro lato ombra, ma Ildegarda esalta questo particolare esperimento di Dio, il nostro essere corpo e spirito insieme. Ildegarda afferma che siamo incantevoli e degni della lode degli angeli, anzi che l’umanità rappresenta un nuovo canto per gli angeli. Questo pensiero di Ildegarda è ottimistico e pieno di speranza: se gli uomini sapessero di essere guardati da esseri personali belli, buoni e potenti come gli angeli, forse si alzerebbero in piedi più dritti e sarebbero pure loro più belli, perché sarebbero più motivati a vivere all’altezza della loro dignità fatta ad immagine e somiglianza di Dio.
2 commenti su ““Gli Angeli di Santa Ildegarda”, di Don Marcello Stanzione – recensione di Anna Maria Maraffa”
Grazie, meraviglioso!
Sugli Angeli:
deh per carità ,non dimenticate mai questo invisibile compagno, sempre presente, sempre pronto ad ascoltarci; più pronto ancora a consolarci.
Obbedienza,intimità, oh beata compagnia che l’è questa, se sapessimo comprenderla!
A Lui rivolgiti nelle ore di suprema angoscia e ne sperimenterai i di Lui benefici effetti.( dagli scritti di P.Pio alla usa figlia spirituale Annita Rodota)