15 febbraio 2018
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QUATTRO IDIOZIE
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di Fabio Trevisan
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“Ho appena letto un paragrafo di un giornale, che mi sembra penetrare piuttosto bene in quell’abisso di insensatezza che suole definirsi mentalità moderna”
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Ai nostri giorni, quando si sente parlare delle cosiddette “fake news” che appaiono sui giornali, sui blog o su altri media, si pensa all’abuso di queste false notizie strumentalizzate per scopi politici, ideologici o commerciali. Chesterton, quando leggeva il giornale, considerava molto più acutamente l’insensatezza della mentalità moderna e ne rilevava l’inconsistenza culturale confutandole attraverso argomentazioni serrate, oggettive e inoppugnabili. Nel caso della polemica insorta ai suoi tempi sul varo di una nave da guerra, se fosse stato preferibile usare una bottiglia d’acqua piuttosto che una di champagne da infrangere contro la nave stessa, egli rilevò almeno quattro idiozie che andavano smantellate, smascherate per riportare la discussione nel senso corretto della questione (la polemica si può leggere nella raccolta di brevi saggi: “La serietà non è una virtù”).
Credo che l’analisi di questo esempio di critica giornalistica, al di là della specificità del fatto stesso evocato, sia modello di un pensiero profondo, attento ai fatti ed ancora sorprendentemente efficace. La prima idiozia che annotava Chesterton era questa: “Si noti il concetto secondo cui una bevanda inebriante è così immorale dal punto di vista sostanziale e soprannaturale che un individuo puro e astemio non la tocca perfino quando non può inebriare nessuno”. Se da una parte va considerata la riforma sociale dell’epoca (inizio ‘900), certo puritanesimo e la piaga dell’alcolismo, dall’altra va considerata la questione dell’anima di chi beve che, a differenza degli animali, può gustare e temperarne l’uso; per questo motivo Chesterton parla evidenziando il punto di vista soprannaturale oltre che quello sostanziale della bevanda alcolica. Questo nobile attaccamento atavico alla bottiglia di vino, di birra o di liquore, retaggio di una tradizione antica, non doveva essere impedito dal bigotto moralismo di alcuno ed era equiparabile, secondo il grande scrittore inglese, all’attacco contro la religiosità popolare: “Non capisco che diritti hanno queste persone nel prendersi gioco del timore degli uomini primitivi nei confronti di un feticcio e ancora meno della venerazione di un contadino per la reliquia di un santo. Esiste sicuramente l’acqua santa se si è così certi che esista l’acqua empia”.
La seconda idiozia che egli sottolineava era questa: “La straordinaria confusa convinzione secondo cui non soltanto è moralmente deplorevole possedere del vino, ma è riprovevole anche distruggerlo”. Risultava evidente, nella mente del grande pensatore londinese, la follia materialistica soggiacente, che oltrepassava persino il fanatismo della signora Carrie Nation (1846-1911), membro del movimento antialcolista, la quale irrompeva nei locali dove si consumavano bevande alcoliche e distruggeva i banchi con un’accetta. Questi “Nuovi Astemi”, secondo Chesterton l’avrebbero condannata a sua volta per essersi avvicinata abbastanza a una bottiglia da toccarla, anche se con un’accetta.
La terza idiozia consisteva nel rifiutare la tradizione modificando una cosa (la bottiglia di champagne) come se non avesse alcun significato, dando sfoggio di assoluta austerità, noncuranza dei simboli, cogliendo solo una certa dignità nel tetro utilitarismo. Additava ad esempio la conversione del vecchio taccagno Scrooge del racconto natalizio di Dickens: “Posso comprendere Scrooge che, prima della conversione, si faceva portare una scodella di brodaglia; e mi piace il convertito Scrooge con la sua ciotola di punch. Ma se egli avesse insistito che per ogni Natale venisse preparata una ciotola di punch senza punch dentro, non lo avrei proprio capito”.
La quarta idiozia manifestava, oltre all’intorpidimento generale, uno strano intorpidimento particolare dei sentimenti umani al punto tale da non comprendere l’antico sentimento del sacrificio: “Si può sacrificare di tutto: del vino, come per la nave da guerra; dell’oro, come quando il Doge gettava il suo anello nel mare; un bue o una pecora, come gli antichi pagani…ma deve essere qualcosa di prezioso”. Tutto dipendeva dal valore e quella deplorevole categoria dei “Nuovi Astemi”, come l’apostrofava ironicamente Chesterton, non capiva niente quando proponeva di riempire d’acqua la bottiglia al posto dello champagne.
Una sterile polemica? Tutt’altro. Mi ha fatto ricordare una strana analogia con il Novus Ordo della S.Messa, a cui Chesterton non poté assistere, essendo morto nel 1936. Vi propongo, per stimolare l’intelligenza, di sostituire l’esempio della bottiglia di champagne con il Vetus Ordo, conservando le argomentazioni chestertoniane ed adattandole al caso. Magari i “Nuovi Astemi” potrebbero essere i cosiddetti “Novatori” del Sacro rito.
2 commenti su “L’angolo di Gilbert K. Chesterton – Grandezza e attualità di uno scrittore cattolico – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan”
Ottimo e raffinato accostamento quest”ultimo. Non bisogna mai trascurare il valore e la preziosità che racchiude ogni nobile tradizione, si può anche cadere nel ridicolo.
In questi primissimi giorni di quaresima sta girando su Whats App una specie di promemoria per coloro che in questo periodo usano fare “fioretti” del tipo non mangiare dolci, non bere alcool, caffè ecc. Tutto accompagnato da una (neanche tanto) malcelata derisione. Ché i fioretti sono ben altri, vi si dice (e come dice dal pulpito la maggior parte dei preti). È la lezione di papa Francesco, mica di uno qualsiasi: un elenco allucinante che contempla anche pulire ciò che si e sporcato a casa… Ora, a parte la improbabile(si spera) veridicità della lezione papale, mi domando: perché deridere questa forma di religiosità popolare legata a un determinato tempo liturgico che in fondo sottolinea il rispetto per un periodo che deve essere di.penitenza? Perché sostituire tutto ciò con pratiche di normale quotidianità? Scompariranno così anche i fioretti della quaresima e pian piano scomparirà tutto e sull’orizzonte, chissà, comparirà trionfante lo spettro terribile di Lutero.
Nota editoriale: è uscito per la NovaEuropa POLITICA che raccoglie inediti di GKC in relazione alla politica, alla società e alle ideologie. Particolarmente consigliati i capitoli dedicati al bolscevismo, all’americanismo, al liberalismo e al conservatorismo. Conosciamo il genio insuperabile in ambito narrativo e religioso, poca attenzione diamo alle fulminanti e profonde riflessioni in relazione alla politica del grande GKC. Questo libro esaurisce un’esigenza sentita e lo fa anche attraverso la pubblicazione di inediti. Un picco “manuale di guerra”, vera spada in mano a chi si è lasciato (e si lascia) affascinare dalle farlocche critiche e rivolte contro il mondo moderno e il tradizionalismo spurio che nasce dalla gnosi, vera essenza della modernità e della rivoluzione.