Di Alberto Rosselli
Siamo alle solite,
era infatti prevedibile. In uno Stato come il nostro, retto da un sistema ‘demagogico’ , non da una vera ‘democrazia’, il prepotente (straniero o italiano che sia, non importa) – iperprotetto dalle cosiddette menti ‘progressiste’, ‘relativiste’ e ‘laiciste’– si può permettere di minacciare (perché di minaccia velata, non di avvertimento si tratta) una strage per il solo fatto che una parte, non irrilevante, di cittadini italiani si oppone (non con le armi, ma con una normale protesta di piazza) alla costruzione di una moschea (ricordiamo, a questo proposito – e non è un dettaglio da poco – che in quasi tutti i Paesi musulmani è proibito edificare chiese cristiane). Calare le braghe – come sicuramente faranno i nostri politici, tutti o quasi – diverrà, nei prossimi giorni, la parola d’ordine.
Per il ‘bene comune’, naturalmente.
Grazie per la cortese attenzione
Per ascoltare l’intervista a M’Hamed Lekroune clicca qui
«L’odio contro la moschea può far nascere i kamikaze»
27 gennaio 2010
Di Daniele Grillo
«È difficile spiegare ai ragazzi, soprattutto ai più giovani, ai nuovi arrivati, perché non ci permettono di costruire la moschea. Questo clima di odio nei nostri confronti, questa guerra tra poveri generata dalla Lega, ci hanno portato a non riuscire più a controllare la rabbia dei ragazzi. Che è arrivata al massimo, tanto che potrebbero compiere gesti di ogni tipo, anche farsi saltare in aria».
A Genova, dunque, esplode la rabbia dei musulmani, alle prese da anni con il tentativo sempre arenatosi contro proteste dei cittadini, tentennamenti della giunta comunale e iniziative della Lega Nord di edificare un proprio luogo di culto. A elevare i toni oltre il consentito è questa volta un movimento politico nato nel 2005 e recentemente tornato a far sentire la propria voce. A levare la voce, con tanto di velata minaccia, è M’Hamed Lekroune, presidente di Italia Colorata, «movimento che si occupa dell’integrazione degli immigrati in Italia». Una realtà a sé stante, a volte scomoda anche per la stessa comunità islamica genovese. Comunità che, però, pur condannando i toni accesi dello sfogo, si dichiara in sintonia con la sostanza.
«Lekroune ha usato toni molto forti, conoscendolo non credo intenda parlare di una minaccia seria – commenta Hussein Salah, portavoce della comunità islamica di Genova – Il senso del discorso è evidentemente che si fa sempre più fatica a fronteggiare il clima di diffidenza e di odio che circonda questa vicenda. C’è indubbiamente, nella comunità, un profondo disagio. Che aumenta».