“FUORI MODA” – la posta di Alessandro Gnocchi

… la mania moderna per l’efficienza fisica… Un corpo senza anima o quasi, senza destino eterno o quasi, può solo desiderare di essere bello ed efficiente qui e ora. Se il paradiso deve essere quaggiù in terra, che sia veramente un luogo di piaceri e di delizie. Ma Padre Pio…

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Ogni settimana Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti possono scrivere, indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it , con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni settimana sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.

 PD

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Giovedì 28 luglio 2016

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È pervenuta in Redazione:

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Caro Alessandro Gnocchi,

la mia riflessione le sembrerà magari poco rilevante, visto tutto quanto sta accadendo, ma a mio avviso il decadere dei tempi si vede anche dai dettagli. Mi riferisco all’increscioso spettacolo che si vede in città e in campagna di tutta quella gente che a ogni ora del giorno corre sui marciapiedi o per i viottoli bardata come gli atleti olimpici con tanto di cuffietta per ascoltare la musica. Ma dove corrono? Mi chiedo io. Non certo in cerca di qualcosa che dia un senso alla loro vita. E poi c’è ancora chi pensa che questa società, non dico civiltà, possa reagire all’aggressione dell’islam.

Grazie per l’attenzione

Giulio Volta

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zrbrpsCaro Giulio,

la sua notazione è tutt’altro che fuori luogo. Anch’io penso che i dettagli forniscano il senso compiuto di una tragedia. E quello che lei vede così acutamente è perfetto per definire quello in cui è immersa questa inciviltà occidentale.

Per toccare con mano la vertiginosa insipienza a cui è arrivata la mania moderna per l’efficienza fisica, in queste serate estive basta inginocchiarsi a pregare lungo la scala santa di qualche santuario. A patto che la sacra teoria di gradini sia abbastanza lunga e ripida, si avrà presto l’ebbrezza di vedersi sfrecciare attorno signore e signorine, uomini maturi e giovanotti in perfetta tenuta atletica e felici di aver trovato il giusto percorso per mantenersi in forma.

Proprio lì, dove chi ha ancora un po’ di fede si inginocchia a invocare la guarigione dei corpi e delle anime affidandoli a un santo, alla Vergine, al Signore, l’uomo moderno di ultima generazione proclama che al proprio corpo ci pensa lui solo e dell’anima non se ne parla neanche.

In una sorta di beffarda eterogenesi dei fini, il profano culto di un corpo ignaro dell’anima viene celebrato là dove si dovrebbe insegnare che è la salute dell’anima a tenere nell’opportuna forma il corpo. È il fio pagato da un cattolicesimo che, per decenni, ha predicato la venerazione della bruta materialità come via alla liberazione. Come sempre, quando il pensiero cattolico si fa scimmia del mondo, riesce ad assemblare dei mostri fatti di idee alla moda e rimasugli di vecchia dottrina. Un po’ di materialismo storico e dialettico e qualche vaga reminiscenza penitenziale e si è giunti a un amore malato per i corpi abbruttiti dalla povertà e dal dolore intesi come fine invece che mezzo di santificazione.

z.vcnzNiente di strano dunque, caro Giulio, se l’uomo moderno, davanti a tale predicazione, abbia rigettato la parte urticante per tenersi quella più comoda. Un corpo senza anima o quasi, senza destino eterno o quasi, può solo desiderare di essere bello ed efficiente qui e ora. Se il paradiso deve essere quaggiù in terra, che sia veramente un luogo di piaceri e di delizie.

“Mens sana in corpore sano” proclama l’uomo del terzo millennio, citando a vanvera Giovenale. E non uno straccio di cattolico, magari anche lui in tuta e cuffiette con la playlist del cuore, capace di spiegare che il vero senso di quel dettato è il perfetto contrario di quanto si intende oggi. Nel primo secolo dopo Cristo, il retore conterraneo del futuro San Tommaso d’Aquino invitava i romani a pregare gli dei per avere in grazia una mente sana e poi un corpo sano. Invece, i cattolici da jogging abbozzano contemplando i propri muscoli. Come dire che secoli di santità da cui Dio ha tratto anime belle e levigate da corpi martoriati sono stati inutili.

Caro Giulio, se è vero che ogni tempo ha in dono da Dio i santi che più lo contraddicono, padre Pio ne è la prova. Lui che ha portato scandalosamente nel suo corpo i segni dolorosi della conformazione a Cristo. La fede pura e inalterata che si mostra nella carne è quanto di più odiosamente incomprensibile possa esserci per la gnosi che avvelena il mondo moderno.

z.padrepioeofsMa sbaglierebbe chi collocasse la storia di questo santo in una concezione tragica del corpo e del suo destino. L’orizzonte eterno della Gloria comprende un presente in cui il martirio si accompagna alla placida gioia di essere creature terrene, fatte di spirito e di materia. Nel frate delle stigmate, così come nei martiri di ogni secolo, non c’è traccia di odio per il proprio corpo, altrimenti non potrebbero farne un’offerta gradita a Dio.

Il vero seguace di Cristo è paradossale perché sa tenere insieme aspetti della vita che altri non sono nemmeno in grado di cogliere. Gli ordini religiosi, le confraternite, le associazioni caritative che costellano da sempre la vita della Chiesa assistendo il prossimo sono frutto della stessa fede di coloro che sono andati incontro al martirio. Anzi, trovano proprio lì la propria ragione di esistere e il proprio alimento. Tutto va curato, tutto va amato, tutto va protetto perché, come scrive Gilbert Keith Chesterton in quel capolavoro che è “Ortodossia”, tutto è dono di Dio: avrebbe potuto non essere e invece c’è, come se fosse stato salvato da un naufragio. “Tutte le cose” dice il vecchio GKC “sono sfuggite per un capello alla perdizione: tutto è stato salvato da un naufragio. Ogni uomo ha avuto un’orribile avventura: è sfuggito alla sorte di essere un parto misterioso e prematuro come quegli infanti che non vedono la luce. Sentivo parlare, quand’ero ragazzo, di uomini di genio mancati o rientrati; sentivo spesso dire che più d’uno era un grande: ‘Avrebbe-potuto-essere’. Per me, un fatto più solido e sensazionale è che il primo che passa è un grande: ‘Avrebbe-potuto-non-essere’”.

Una visione come questa porta a parlare del “cristianesimo gioioso”. Ma, caro Giulio, non vi è definizione più stupidamente tautologica, se non si tiene conto che il cristianesimo è gioioso solo perché si trova perennemente al cospetto della Croce, non perché la oscura. Padre Pio era tutt’altro che triste per il semplice motivo che la vita è bella perché è stata creata da Dio. Faticosa a causa del peccato e dell’azione del demonio, ma bella. Bella perché in cima al mondo è piantata la Croce. Proprio come le scalinate dei santuari: che sono fatte per inginocchiarsi e ascoltare i palpiti della propria anima e non per correre e misurare le pulsazioni del cuore.

Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo

15 commenti su ““FUORI MODA” – la posta di Alessandro Gnocchi”

  1. Mi colpisce quel chestertoniano “avrebbe-potuto-non-essere”. Mi è successo più di una volta di pensare al perché della mia esistenza e in questi frangenti ho sempre considerato che potevo non esserci e invece ci sono, così come anche potevo nascere da un’altra parte dove probabilmente non avrei mai sentito parlare di Gesù Cristo,invece son qui, così come sono. Deduco sia il mistero della creazione, dei progetti imperscrutabili di Dio, di Lui che ha voluto me, proprio me, così come ha voluto tutto il creato, tutte le bontà del creato, un creato caduto sì nel peccato, ma poi redento da Cristo, sempre ed esclusivamente per amore. Dunque, sì, la vita è bella, nelle gioie e nei dolori, ma guardiamo sempre in alto, lassù dove ci aspetta la vera gioia. Allora sì che anche una corsetta, un WhatsApp, o qualsiasi altra stramberia, se bene usata e vissuta, non ci faranno male. E’ tutta questione di prospettiva. In questo P. Pio era eccezionale, l’emblema della santità nonostante le perenni sofferenze, sempre gioioso, persino scherzoso, tanto da raccontare spesso argute barzellette. Un santo meraviglioso. Ce lo illustra magnificamente ogni settimana P. Manelli sul “Settimanale di P.Pio”.

  2. Ogni mattina dedico un’ora ad una passeggiata nei boschi con il mio cane, non saprei ma forse per qualcuno rappresentiamo uno spettacolo increscioso. Credo che in ogni caso sia sbagliato generalizzare. Durante la passeggiata sento concretamente che la misericordia di Dio verso di noi si manifesta nel creato che gratuitamente ci è stato dato.

  3. luciano pranzetti

    Hai ragione, Alessandro. L’uomo del terzo millennio, anzi la società somatolatrica di questo millennio cita veramente a vanvera il detto di Giovenale perché fa comodo, per i cultori della prestanza fisica e per l’informazione di specie, parlare di “mens sana in corpore sano”, quasi che la salute fisica sia garanzia di salute mentale. L’esperienza ci dice che si dànno persone di fisico perfetto ma di mente imperfetta – vedi taluni giovani autistici – o altre di fisico contorto e decadente ma di cervello fulgido – vedi il fisico Hawking. La vera composizione del detto di Giovenale (Sat. 10, 356) recita così: “Orandum est ut sit mens sana in corpore sano” – dobbiamo pregare per avere una mente sana in un corpo sano. Altro che automatismo buon fisico=buona mente! Anche il pagano Giovenale aveva capito che soltanto con la preghiera è possibile smuovere la divinità a concedere quanto si chiede.

  4. Vero:
    il concetto “mens sana in corpore sano” viene inteso completamente capovolto. Non si tratta solo di estetismo o idolatria del corpo.
    Molte persone, contaminate da filosofie orientali, ritengono che mantenere un corpo efficiente contribuisca a migliorare le capacità intellettuali e a preservarsi dalle malattie. Beata ingenuità!
    Recita bene il motto antico: “tutto muscoli e niente cervello”.

  5. Il “problema del culto del corpo”nasce da un concetto più profondo:l’uomo nasce e vive solo per se stesso e per questo mondo,il fine dell’ uomo non è più per servire DIO per poi goderlo per l’eternità,ma solo per godersi la vita in questa terra.Questa vecchia teoria portata avanti da tutto il mondo ateo e consumista ha bisogno fondamentalmente di una base solida;infatti non avrebbe senso visto che comunque vada l’uomo dovrebbe morire a meno che…non sia salutista,cioè non fumi,non mangi cibi grassi,tenga sotto controllo il colesterolo,faccia attività sportiva,,poca carne, molta frutta e verdura,si vaccini ogni anno,abbia rapporti sessuali protetti, controlli la pressione,vada dall’osteopata, dall’omeopata,dallo psicologo,sia ecologista e doni un euro per curare tutte le malattie di questo mondo.Così l’uomo non muore ma improvvisamente scompare o viene a mancare…quindi,fiaccolata in memoria e tanta venerazione sul profillo facebook.Tutte teorie portate avanti anche dalla chiesa bergogliana.

  6. Mah, tutto vero, ma mi chiedo se il problema di una massa umana diciamo ” nediocre” che corre dietro a mode e ideologie cretine sia solo un problema di oggi.
    Quanti sono gli esseri umani che si pongono domande profonde, che crrcano veramente la verità, che sono capaci di ragionare, di affrontare la vita in modo serio e consapevole? Oggi il culto del corpo, ieri qualche altro idolo, domani un altro ancora.
    In passato forse gli uomino erano più consapevoli e intelligenti? Mah!

    1. jb Mirabile-caruso

      Luce: “Quanti sono gli esseri umani che si pongono domande
      ………..profonde, che cercano veramente la verità, che sono
      ………..capaci di ragionare, di affrontare la vita in modo serio e
      ………..ragionevole?……………………………………………………………

      Pochissimi, gentile signora Luce. Oggi e nel passato. Per la semplice ragione che NON interessa a nessun Potere e a nessuna Istituzione l’elevazione intellettuale delle grandi masse. Queste sono sempre state intese come produttrici di ricchezze destinate unicamente alle elites parassitarie del mondo. Insegnare a pensare e a ragionare è stato sempre correttamente percepito da queste ultime come l’inizio della loro fine. Ma c’è una domanda imperiosa che si pone alla nostra attenzione e che non possiamo evitare: si è mai, di fatto, dissociata da questo storico andazzo parassitario mondano la Chiesa Cattolica Romana? Cordialmente.

  7. Annalisa Peracchio

    La faccenda del culto del corpo è affascinante se vista sotto la prospettiva della resurrezione dei corpi. Nel fare catechismo ai bambini ho sempre spiegato questo aspetto della vita eterna perchè si capisce ancor meglio perchè dobbiamo avere massima cura della nostra anima e non certo del corpo. Se ne parla nel Catechismo Maggiore di san Pio X al Capo XII – Undecimo articolo (del Credo): “tutti gli uomini risusciteranno, ripigliando ogni anima il corpo che ebbe in questa Vita” e che “Dio vuole la risurrezione dei corpi, perché, avendo l’anima operato il bene o il male unita al corpo, sia ancora insieme con esso premiata o punita”. Ma il bello viene quando si elencano le doti che adorneranno i corpi gloriosi: l’ impassibilità, la chiarezza, l’agilità e la sottigliezza. Immaginiamo l’orribile marchio dei corpi dannati! Una corsetta di prima mattina al confessionale e saremo in perfetta forma una volta per sempre!

  8. jb Mirabile-caruso

    A. Gnocchi: “[…] il retore conterraneo del futuro San Tommaso d’Aquino invitava
    …………………i romani a pregare gli dei per avere in grazia una mente sana e poi
    …………………un corpo sano”……………………………………………………………………….

    Si, dr. Gnocchi, per il fatto evidente che la Mente – sola Entità decisionale – è l’iniziatrice di ogni azione che va inesorabilmente ad impattare sulle Leggi biologiche del Corpo. Va tuttavia osservato che ogni qualsivoglia azione che va a violare queste Leggi si ritorce contro di essa, aggravandone l’equilibrio decisionale. Non per nulla, nella Storia, si è sempre ricorso all’esercizio del digiuno – chiamato in Russia “la cura del sonno” – come strategia di prolungata disattivazione della Mente onde evitare che facesse ulteriori danni a Corpo e gli consentisse, a contempo, l’opportunità di guarirsi dalle violazioni subite. Continua…..

  9. jb Mirabile-caruso

    Continuazione:….Pur ammettendo, quindi, la correttezza originaria di “mens sana in corpore sano” dove la Mente viene riconosciuta, nel bene e nel male, la sola responsabile di quanto avviene nell’Uomo, va al contempo riconosciuta la correttezza della posizione “pro corpore” dei nostri tempi dove si comincia ad intendere – fra una nutrita varietà di confusioni – le due cruciali necessità e di prevenire la Mente ‘fuori equiibrio’ dall’arrecare ulteriori danni al Corpo, e di sostenere, al contempo, il Corpo nel processo di autoguarigione dalle ingiurie infittegli dalla Mente. Mi sembra di potere riassumere la questione in discussione come segue: sin dai tempi dell’Eden e del peccato originale, solo ai nostri tempi la Mente accenna ad emettere una auto-diagnosi ‘critica’ della sua distruttiva perversione: un inizio di acquisizione di una ancora non cristallina consapevolezza, questa, che tuttavia apre le porte della speranza! Cordialmente, e grazie dell’attenzione.

  10. L’elevazione ad assoluto della funzionalità e dell’estetica del corpo è certamente figlia di una povera cultura che ha perso l’anima, e più specificamente l’anima cristiana. Detto questo, non confondiamo una sana e ragionevole cura anche fisica di se stessi (che in un certo senso è anche un dovere, proprio perché ultimamente neppure il corpo è “nostro”) con la moderna cultura massimalista del “fitness” a tutti i costi e fine a se stesso. La prima non toglie e soprattutto non rifiuta che la malattia e la sofferenza possano essere strada di santificazione, se vissute come la croce di Cristo e offerte a Lui; la seconda vorrebbe invece, diabolicamente, farle dimenticare ed escluderle.
    Nel mio piccolo, nelle mie frequenti passeggiate di salute (chiamiamole così) cerco sempre di metterci un S.Rosario e, se sono panoramiche, di ringraziare Iddio per il panorama che mi fa godere: proprio per non perdere di vista che la questione “vera” è un’altra, e che l’anima è più importante per l’eterno.

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