Fratello Bergoglio e la vittoria della massoneria – di Elisabetta Frezza e Roberto Dal Bosco

 

A Bergoglio piace tanto la fraternità. «Fraternità tra persone di ogni nazione e cultura. Fraternità tra persone di idee diverse, ma capaci di rispettarsi e di ascoltare l’altro. Fraternità tra persone di diverse religioni» perché «la salvezza passa attraverso l’amore, l’accoglienza, il rispetto per questa nostra povera umanità che tutti condividiamo in una grande varietà di etnie, di lingue, di culture, ma tutti fratelli in umanità». Questo diceva lo scorso Natale 2018 ai pellegrini.

Ma la stessa zuppa la serviva il mese prima agli studenti: «non vendete identità e fraternità!». Due mesi prima, agli estoni: «scommettiamo sulla fraternità!». Tre anni fa a georgiani ed azeri: «il popolo caucasico cammini verso la pace e la fraternità». 

E così, potremmo continuare la collezione a ritroso, fino a risalire alle origini, ovvero al manifesto programmatico squadernato dalla Loggia pontificia il 13 marzo 2013, dopo l’habemus papam del protodiacono Jean-Louis Pierre Tauran, capo dicastero per il dialogo interreligioso (e anche questo, nella zuppa, ci sta).

La minestra è stata infine condita aggiustata e riscaldata, poche settimane or sono, per la presentazione in pompa magna alla tavola del fratello Maometto, e ha assunto la forma di Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune siglato con il grande imam di Al-Azhar, Ahamad Al-Tayyeb negli Emirati Arabi. Era il 4 febbraio 2019. Arrivato ad Abu Dhabi, Bergoglio onora il padrone di casa sceicco Mohamed bin Zayed al-Nahyan dicendogli che «siamo fratelli pur essendo differenti. Sono felice di poter visitare gli Emirati Arabi Uniti, terra che cerca di essere un modello di convivenza, di fratellanza umana e d’incontro tra diverse civiltà e culture». Il controverso principe wahabita, grande falconiere, sa rispondere al richiamo, definendo l’interlocutore «simbolo di pace, tolleranza e promozione della fratellanza».

La fraternità, o fratellanza, insomma, è da sempre in cima ai pensieri del signore di Santa Marta. Dicevamo che nel suo discorso di affaccio, quel drammatico 13 marzo 2013, subito dopo aver indossato l’anello piscatorio (ma niente mozzetta né rocchetto) auspicava «un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi: l’uno per l’altro» ed esortava i fedeli a pregare, repetita iuvant, per una grande fratellanza.

«E adesso incominciamo questo cammino, vescovo e popolo, un cammino di fratellanza. Preghiamo per tutto il mondo perché ci sia una fratellanza. Mi auguro che questo cammino di Chiesa che oggi iniziamo sia fruttuoso per la evangelizzazione di questa città. Vi chiedo una preghiera perché il Signore benedica il vostro vescovo. Grazie per l’accoglienza, pregate per me. Domani andrò a pregare la Madonna. Buona notte e buon riposo».

FRATELLANZA = FRATERNITÉ

Non è molto difficile da capire cosa sia la fraternità o fratellanza secondo Bergoglio. Basta scorrere la vecchia apologetica per comprendere come essa non ha nulla di cristiano, anzi, è agli antipodi del Cristianesimo perché è parte integrante del sistema concepito per demolire la Civiltà Cristiana. Coincide con la terza voce della triade rivoluzionaria, con quella fraternité che suggella e conchiude il binomio inscindibile di liberté ed egalité. 

Chi conosce un po’ di letteratura del settore, del resto, sa bene qual è la regione dove la parola risuona più spesso. L’articolo 2 della Costituzione del Grand’Oriente recita: «La framassoneria ha il dovere di estendere a tutti i membri dell’umanità i vincoli fraterni che uniscono i framassoni su tutta la superficie del globo».

Ma è l’opera magistrale di monsignor Henri Delassus, Il problema dell’ora presente. Antagonismo tra due civiltà (Effedieffe, 2015, vol. I) a chiarire l’orizzonte nel quale ci stiamo muovendo (e quanto emerge dovrebbe bastare per chiamarsene fuori). Il canonico francese – che ha esercitato la maggior parte del proprio ministero sotto Leone XIII e Pio X – traccia la storia dei movimenti sovversivi – leggi: massoneria – che hanno mosso guerra alla Civiltà Cristiana a partire dagli albori del processo rivoluzionario; e offre la chiave storica, teologica, concettuale, per comprendere a fondo le molteplici strategie di penetrazione del proteiforme tarlo massonico contro la religione rivelata, il diritto naturale e l’ordine sociale.

Attingiamo a questo immane lavoro di raccolta delle fonti originali sul tema, per leggere l’ora presente alla luce delle trame del passato, ordite nel segreto e rese pubbliche proprio nel tentativo di sventarle. Tutto quanto tra virgolette è un piccolo florilegio tratto dal primo volume dell’opera di monsignor Delassus.

LA FRATERNITÀ UNIVERSALE COME RELIGIONE UMANITARIA

«I discepoli di G. G. Rousseau, i Convenzionali del 1792, diedero per fondamento del nuovo edificio questo principio che l’uomo è buono per natura: sopra di esso innalzarono la trilogia massonica: libertà, eguaglianza, fraternità. Libertà a tutti e per tutti, poiché non vi sono nell’uomo che istinti buoni; eguaglianza, perché egualmente buoni, gli uomini hanno eguali diritti in tutto; fraternità, o distruzione di tutte le barriere tra individui, famiglie, nazioni per lasciare il genere umano abbracciarsi in una Repubblica universale».

Monsignor Delassus ci svela anche un particolare lessicografico: «È da osservare che le due voci onde è composto il nome che si diedero i framassoni indicano, la prima, ciò che sono, o almeno ciò che vogliono essere, e con loro tutto il genere umano, cioè liberi o franchi, nel senso segnato d’indipendenza; e la seconda, ciò che vogliono fare: maçonner, costruire il tempio. Diremo più sotto ciò che vuol essere questo tempio. La parola fraternità ha più tardi completato la trilogia. Non era necessario, perché essa dice la stessa cosa che eguaglianza. Nelle loro logge, essi si vantano d’essere tutti fratelli ed eguali senza distinzione di principi e di sudditi, di nobili e di plebei. La parola fraternità servì di maschera alla società per farla comparire come una istituzione di beneficenza».

L’idea di fraternità, dice monsignor Delassus, è con ogni evidenza intrinsecamente anticristiana. Nulla ha a che fare con la fraternità degli uomini in Gesù Cristo, che si è fatto loro fratello e che ha dato loro per padre il sovrano Signore che è nei cieli. Essa non è altro che uno degli artifizi creati dai rivoluzionari per dissolvere lo spirito cristiano e diffondere al suo posto «una religione umanitaria per il fine che si propone, che è di sostituire l’uomo a Dio»: compito dei framassoni, infatti, è «quello di introdurre nel cattolicesimo e in ciò che resta di stabile nelle altre religioni, elementi di dissoluzione, che le condurranno tutte a confondersi in una vaga religiosità umanitaria. Del resto, gli ordini della massoneria erano chiari. Bisognava rovesciare tutte le frontiere […], abolire tutte le nazionalità, cominciando dalle piccole, per farne un solo Stato; cancellare ogni idea di patria; rendere comune a tutti la terra intera che appartiene a tutti; tutto preparare per una vasta democrazia […]».

Come scrive Jule Lemaitre sull’Echo de Paris il 10 febbraio 1904: «Il suo grande odio [della massoneria] è il cattolicesimo, il suo sogno è l’universale fraternità, la realizzazione del paradiso sopra la terra, con l’abolizione delle patrie e delle religioni». E continua: «Quello che è certo si è che la frammassoneria ha contribuito largamente alla Rivoluzione… Quello che è certo si è che la frammassoneria è singolarmente capace di plasmare i suoi iniziati, di creare in essi per la disciplina, la suggestione, l’orgoglio di far parte di una grande potenza misteriosa, per i riti ed esercizi liturgici, uno stato d’animo durevole e quasi indistruttibile; di formare, contro le religioni, spiriti propriamente religiosi e anche feticisti, e di rendere gl’imbecilli stessi formidabili, rendendoli fanatici…».

SELEZIONE E ARRUOLAMENTI DELL’ALTA VENDITA

Ne avevamo parlato già nel nostro articolo Dal Rotary alla Loggia: ecco l’élite delle camicie rosse e vale qui la pena di brevemente tornarci. Inni e decaloghi su fratelli e fratellanze che si odono tutt’oggi nei vari circoli rotariani e lionistici hanno una origine ben precisa. L’Alta Vendita – vertice del carbonarismo – sollecitava molto il coinvolgimento di questo tipo di fratelli. Recitavano infatti le Istruzioni: «Non ne mancano in Italia ed altrove che aspirino agli onori, molto modesti, del grembiule e della cazzuola simbolica. Ve ne sono altri diseredati o proscritti. Accarezzate tutti questi ambiziosi di popolarità; arruolateli nella framassoneria: l’Alta Vendita vedrà poi quello che se ne potrà fare per la causa del progresso […]. Intanto essi serviranno di vischio per gl’imbecilli, gl’intriganti, i borghesi e gli spiantati. Essi faranno gli affari nostri credendo di fare i propri. Serviranno d’insegna alla bottega […]. È sulle logge che noi facciamo assegnamento per raddoppiare le nostre file; esse sono, senza che lo sappiano, il nostro noviziato preparatorio. Esse discorrono sempre dei pericoli del fanatismo, della felicità dell’uguaglianza sociale e dei grandi princìpi della libertà religiosa. Esse hanno, tra due banchetti, delle scomuniche fulminanti contro l’intolleranza e la persecuzione […]. Vi è qui tutto il necessario per formare degli adepti. Un uomo imbevuto di queste belle cose non è lontano dalle nostre idee; altro non occorre che irregimentarlo […] Nelle circostanze presenti non bisogna ancora levarsi la maschera. Contentatevi di girare attorno all’ovile cattolico; ma, da buoni lupi, afferrate al passaggio il primo agnello che vi si offrirà nelle condizioni volute».

Ecco qui perfettamente descritte, a cavallo tra Ottocento e Novecento, le varie figure archetipiche che a tutt’oggi si stagliano, immutate, sulla scena sociale, dalle parti di certi club esclusivi che, con l’attrattiva di garantire un certo tono di promozione sociale, propagano l’ideale massonico della fratellanza e fungono da vivaio per le logge esoteriche. Cementando tra gli adepti un sentimento di amicizia filantropica, di convivio in convivio, le accolite di Rotary, Lions e rami affiliati coltivano ad ampio raggio e con particolare zelo il verbo mondialista declinato secondo le esigenze del momento. 

«UN PAPA SECONDO I NOSTRI BISOGNI», CIOÈ UN PAPA FRATELLO

Ma torniamo all’ossessione per la fratellanza di Bergoglio, il quale – sia detto per inciso – nel 1999 è stato nominato membro onorario del Rotary Club di Buenos Aires, la città ad altissimo tasso di massoneria di cui era arcivescovo. Per soprammercato, nel 2005 il Rotary lo ha premiato come “uomo dell’anno” con il Laurel de Plata, cioè l’Alloro d’argento.

Secondo l’Istruzione segreta permanente data ai membri dell’Alta Vendita, «Dopo che ci siamo costituiti in corpo di azione e che l’ordine ricomincia a regnare così nella Vendita più remota come in quella più prossima al centro, vi ha un pensiero che ha sempre preoccupato gli uomini che aspirano alla rigenerazione universale. Il pensiero è quello della liberazione dell’Italia, da cui deve uscire, in un dato giorno, la liberazione del mondo intero, la Repubblica fraterna e l’armonia dell’umanità».

L’Italia, in quanto sede di Pietro, ha evidentemente un ruolo chiave nella realizzazione del piano della massoneria. Roma caput mundi. Il 3 aprile 1824, due mesi dopo aver preso in mano il timone dell’Alta Vendita, Nubius così scriveva al fratello tripuntato Volpe: «Si è posto sulle nostre spalle un pesante fardello, caro Volpe. Noi dobbiamo giungere con piccoli mezzi graduati, sebbene mal definiti, al trionfo dell’idea rivoluzionaria per mezzo di un Papa» ed aggiunge «questo progetto mi è sembrato sempre una cosa che ha del sovrumano».

Per incoraggiare l’opera titanica di far trionfare l’idea rivoluzionaria per mezzo di un Papa, le istruzioni segrete così illustravano il potere pontificio: «Per mezzo del braccio, della voce, della penna, del cuore e dei suoi innumerevoli vescovi, sacerdoti, frati, religiosi e fedeli di tutte le latitudini, il Papato trova atti di personale abnegazione sempre pronti al martirio e all’entusiasmo. Dovunque gli piace di evocarne, trova delle anime che muoiono, altre che si sacrificano per lui. È una leva immensa di cui alcuni papi solamente apprezzarono tutta la potenza». E in pagine e pagine, non facendo altro del resto che riepilogare la storia, narravano la fede dei cristiani nella Chiesa, istituzione del divino Maestro, la loro cieca fiducia in colui che Egli fece suo vicario e che parla loro in suo nome, la loro sottomissione assoluta al Pontefice, che tiene il posto di Cristo in mezzo a loro.

«Indicare ai membri dell’Alta Vendita la potenza della leva pontificia era poco per il Consiglio supremo delle Società segrete; l’importante e il difficile era di far loro credere davvero di poter giungere ad impadronirsi di questa leva e metterla in azione a vantaggio del fine ultimo della setta, che è quello di Voltaire e della Rivoluzione francese: la distruzione per sempre del cattolicesimo e della stessa idea cristiana».

Tuttavia, ciò che la setta desiderava e a cui ambiva non era un Papa framassone; quello che l’Alta Vendita era incaricata di procurarle non era nemmeno un Papa devoto alla setta; cosa voleva allora, la setta? Le Istruzioni lo spiegano: «Quello che noi dobbiamo domandare, quello che dobbiamo cercare e aspettare, come gli ebrei aspettano il Messia, è un Papa secondo i nostri bisogni».

FRATELLI CHE APPLAUDONO

«Non dubitiamo di arrivare a questo termine supremo dei nostri sforzi. Niente deve scostarci dal piano tracciato: all’opposto tutto deve tendervi. L’opera è appena abbozzata: ma fin d’oggi dobbiamo lavorarvi col medesimo ardore che se il successo dovesse coronarla domani». «Or dunque per assicurarci un Papa fornito delle qualità richieste, trattasi di formare a questo Papa una generazione degna del regno che noi desideriamo». Seguono tutte le istruzioni per corrompere i costumi e le idee nella gioventù laica e, soprattutto, nella gioventù clericale. 

«In alcuni anni questo giovine clero [corrotto], per la forza delle cose, avrà occupato tutti gli uffici, esso governerà, amministrerà, giudicherà, formerà il consiglio del sommo gerarca, sarà chiamato a scegliere il Pontefice che deve regnare, e questo Pontefice, come la maggior parte dei suoi contemporanei, sarà necessariamente imbevuto più o meno dei princìpi italiani ed umanitari che abbiamo cominciato a mettere in circolazione».

«Nella via che noi tracciamo ai nostri fratelli si debbono vincere grandi ostacoli e superare molteplici difficoltà. Si trionferà con l’esperienza e con la perspicacia. Ma il fine è sì bello che vale la pena di spiegare tutte le vele al vento per raggiungerlo. Cercate il Papa del quale abbiamo fatto il ritratto. Gettate le vostre reti nel fondo delle sacristie, dei seminari e dei conventi. Il pescatore di pesci diventa pescatore di uomini, voi porrete degli amici nostri intorno alla cattedra apostolica. Avrete predicato una rivoluzione in tiara e cappa, camminando con la croce e la bandiera, una rivoluzione che non avrà bisogno che d’essere un po’ spronata per mettere il fuoco ai quattro lati del mondo. Ogni atto adunque della vostra vita tenda a scoprire questa pietra filosofale».

Ci stupiamo dunque che i fratelli della Gran Loggia di Spagna applaudano Bergoglio sino a spellarsi le mani? «Tutti i massoni del mondo si uniscono alla richiesta del Papa per la fraternità tra persone di diverse religioni». Questa mano, Nubius l’ha vinta.

12 commenti su “Fratello Bergoglio e la vittoria della massoneria – di Elisabetta Frezza e Roberto Dal Bosco”

    1. jb Mirabile-caruso

      Gemens&flens: “…non credo che [Nubius]
      ……………………vinca la mano successiva.
      ……………………Il Padreterno è pieno di
      ……………………sorprese”.

      Veda, signor Gemens&flens, noi cattolici d’oggi abbiamo, in grandissima maggioranza, questa distinta attitudine: declinare la lotta – leggasi ‘milizia’ – e demandare la soluzione dei problemi che affliggono la nostra Chiesa al Padreterno e alla SS. Maria Immacolata in quanto ‘Loro sono sempre piene di sorprese’.

      I frammassoni, di contro, NON declinano la lotta e, di conseguenza, NON demandano a Lucifero la soluzione dei problemi relativi alla loro diabolica missione.

      Non voglio ora tessere le lodi ai frammassoni, tutt’altro! Ma solo dedurre da questo raffronto una semplice constatazione: che noi cattolici, a loro confronto, siamo soltanto delle ‘mezze-tacche’! Se così non fosse, tutto quello che è avvenuto dal Conclave del 1958 sino ai nostri giorni, non sarebbe accaduto.

      Non Le pare?

  1. Tutto torna… se non erro anche al momento dell’elezione la massoneria si complimentò. Il fatto che poi il “papa” sia rotariano non ha precedenti nella storia, dovrebbero tutti gridare allo scandalo, e invece nisba. Qualcuno dovrebbe avere il coraggio di ritirare fuori una lista pecorelli, quella con i nomi dei cardinali massoni, però ci vuole davvero fegato, perché ci ricordiamo tutti come è finito il povero Mino Pecorelli…

    1. Questa è la mia impressione, si parla persino di loggia del pelerin e di loggia ortolani frequentata da Lefebvre… Il progetto mi sa che è stato studiato a destra e sinistra, il gioco delle 3 carte, il gioco della sintesi tra tesi e antitesi. Il card.Pell, altro tipo di tradizionalista non era migliore se il suo avvocato lo ha difeso parlando di “plain vanilla sex”. Come corpo manca la testa ovunque si guardi.

  2. Ma i cattolici e non, quando si parla di massoneria, perché cadono dalle nuvole come se non volessero credere, o come se la massoneria non esistesse?
    Quando si potrà sapere cosa succede nelle logge massoniche? Clotilde Bersone?

    1. jb Mirabile-caruso

      don Eraldo: “Ma i cattolici e non, quando si
      ………………parla di massoneria, perché
      ………………cadono dalle nuvole, o come
      ………………se la massoneria non esistesse?”.

      Verosimilmente, don Eraldo, perché noi cattolici di oggi – unitamente alla grande maggioranza della popolazione non cattolica – siamo tendenzialmente ‘prudenti’ a non esporci troppo onde evitare spiacevoli conseguenze.

      Si direbbe che seguiamo le orme di M. Lefebvre il quale, in privato ed anche in pubblico, non aveva alcuna difficoltà ad ammettere che i papi-conciliari NON erano cattolici, per chiamarli, tuttavia, il giorno dopo “Sua Santità”!

      Da una prospettiva Cattolica, la Verità va seguita a prescindere, ma Essa presenta spesso delle difficoltà di cammino molto ardue ed estremamente costose, per cui spesso accade di fallire la prova.

      Come avviene ai cavalli che di razza pura non sono e che declinano di saltare l’ostacolo, aggirandolo. Non parlò forse Qualcuno di una via larga e di una via stretta?

      Saltare l’ostacolo: questa è la prova che attende ognuno di noi!

  3. Ma allora il VERO PAPA è Benedetto XVI, come dice anche un certo Socci? Ecco spiegato perché Dio lo tiene ancora in vita nonostante l’età avanzata…..perché ci sia almeno un Papa autentico anche se silente e in disparte!

    1. No,CAMERATA, lo mantiene in vita perchè la VERGOGNA sia doppia…A questo ci hanno portato i nostri peccati… Papa uno che è stato un protagonista della Congrega vaticana voluta dalla massoneria, la Grande Impresa di Demolizione della Fede Cattolica, colui che ha scritto e dichiarato che cavolo c’azzecca Cristo Signore con la salvezza di Dio…che le sue dimissioni le ha date in spirito di obbedienza agli ordini della sua fraternità in B’nai B’rith… ( Se fosse diversamente una vittima, sarebbe stato fatto volare chissà in quale sperduto monastero per il mondo… No, invece nel palazzo- monastero vaticano sta, con la servitù, a dilettarsi col suo gatto e il suo Mozart, fratello di Loggia….

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