Francesco Fuschini, il prete-scrittore. Una memoria che resta viva  –  di Giovanni Lugaresi

Fresco di stampa, il libro A domanda rispondo… – Conversazioni con i miei lettori propone una raccolta di lettere e risposte pubblicate nella rubrica di colloquio con i lettori tenuta per un decennio dal sacerdote romagnolo sul Resto del Carlino.

di Giovanni Lugaresi

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z.a-domanda-rispondoQuello della corrispondenza coi lettori è sempre stato un modo opportuno per mantenere la fedeltà dei medesimi al “loro” giornale. Dato per scontato che in certi casi si favoriscono i grafomani, la validità della “formula” è indubbia.

Non è stato il caso, peraltro, quello dei grafomani, del prete-scrittore Francesco Fuschini (San Biagio d’Argenta 1914 – Ravenna 2006) nella rubrica di colloquio coi lettori tenuta per un decennio (1984-1993) sulle colonne del “Resto del Carlino”, il quotidiano sul quale erano apparsi i suoi elzeviri, i racconti, e parte delle memorie di un semplice sacerdote in cura d’anime a Santa Maria in Porto Fuori (Ravenna), che dopo la vocazione religiosa aveva quella alla letteratura, appunto.

Già dai tempi del seminario, Fuschini aveva esordito sul “Frontespizio” di Bargellini, Betocchi, Lisi, con una recensione apprezzata al punto che Bargellini e Lisi erano andati in trasferta a Ravenna per conoscere quel giovanissimo autore.

Dal tempo del “Frontespizio”, le prose del Nostro si erano via via diffuse in àmbiti vari: dalla “Festa” di don Carlo Rossi all’ “Avvenire d’Italia” diretto da Raimondo Manzini, poi dal settimanale cattolico ravennate “L’Argine” (di cui era stato direttore) all’ “Osservatore Romano”, infine, dal “Romagnolo” all’ “Osservatore della Domenica” diretto da Enrico Zuppi.

Narrativa, critica letteraria (famoso lo scritto sul “Male oscuro” che suscitò l’entusiasmo di Giuseppe Berto) e del costume, memorialistica, i campi che la penna di don Fuschini percorse. Per concludere con le risposte ai lettori del “Carlino”, appunto, che si rivolgevano al prete, penna di punta di un quotidiano laico, ma non laicista, il cui collaboratore Numero Uno, Giuseppe Prezzolini aveva avuto modo di dire tutto il bene possibile del collega, definendolo il miglior scrittore cattolico vivente!!!

Don Fuschini moriva dieci anni or sono e nel 2011 usciva una ampia, acuta biografia opera dello studioso Franco Gabici, ma non era (evidentemente) finita, per così dire, perché, ecco, proprio nel decennale della scomparsa una raccolta che è tutta nel titolo e nel sottotitolo: “A domanda rispondo… – Conversazioni con i miei lettori” (Società editrice il Ponte Vecchio Cesena; pagine 143, Euro 13,00). Un’operazione culturale del “tradizionale” curatore dei libri fuschiniani Walter Della Monica, un omaggio alla memoria, nel mentre si attende l’intitolazione di una via di Ravenna al prete-scrittore che ha onorato la città.

Della Monica ha scelto una serie emblematica di lettere e risposte riguardanti casi personali (amore, irriconoscenza familiare, fede) ed eventi di carattere politico-sociale, dalle quali e nelle quali emergono ad un tempo i chiari, fermi, punti di riferimento del sacerdote di Dio, che pone al primo posto Nostro Signore, appunto, il resto… a seguire.

E le risposte a lume di Vangelo, si avvalgono di riferimenti, citazioni, ai Profeti e quindi ai “campioni” della fede: Paolo e Agostino, poi a scrittori della formazione personale fuschiniana: Dante, Manzoni, Bernanos, don Cesare Angelini, per fare qualche nome; e quindi in un modo tutto particolare di rispondere al lettore in questione, citando ricordi e casi personali, incontri della quotidianità di un parroco di campagna che anche dopo l’andata in pensione alla campagna non rinunciò cambiando soltanto luogo: da Santa Maria in Porto Fuori a San Michele – sempre nel Ravennate, condendo i suoi testi con sprazzi di ironia e/o di melanconia, a seconda dei casi, e con l’immancabile citazione del fido Pirro, il pointer lasciatogli in eredità dal padre Giovanni, prima fiocinino (cioè pescatore di frodo nelle valli), poi addestratore di cani da ferma.

A questi chiari di luna che mettono in evidenza “nuovi preti” allergici a citare Gesù Cristo e i santi, il peccato e la grazia, le espressioni di don Fuschini ci riconciliano con la vita, perché in lui la comprensione non viene mai dopo l’indicazione della Verità, e non si bruciano incensi a quell’orizzontalismo deteriore che pervade oggi uomini di Chiesa a tutti i livelli.

 Si legga, per fare soltanto un esempio, un passaggio sull’aborto, definito “omicidio con le aggravanti”. Infatti “Spegne la vita a un esserino che non godrà mai la felicità dell’incontro con la luce e con gli occhi della mamma. Poteva diventare Dante Alighieri ed è un sogno strozzato”…

La qualità stilistica dimostrata anche in queste note è sottolineata da Della Monica nella “Presentazione” e da Roberto Casalini in una originale “Cicalata per don Fuschini”, che introducono domande e risposte al e del prete-scrittore.

1 commento su “Francesco Fuschini, il prete-scrittore. Una memoria che resta viva  –  di Giovanni Lugaresi”

  1. FRANCESCO C ASADIO

    RIMPIANGO I PRETI DI UNA VOLTA ED ANCOR DI PIU’ I VESCOVI CHE NON IMPONEVANO CELEBRANTI “LORO GRADITI” AD ESERCITARE FUNZIONI IN MEMORIA DI QUALCHE DEFUNTO E SE NON CONDIVISO MONIFESTANDO POI PUBBLICAMENTE IL PROPRIO DISSENSO

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