L’autista delle barche umanitarie, bianca, ricca e tedesca, dotata di vasti orizzonti, ha incassato la meritata ovazione dell’assemblea di Bruxelles. D’altra parte, oggi, a ogni autista che si rispetti tocca la propria audizione: chi va all’ONU e chi, più modestamente, al Parlamento Europeo. La signora si è giustamente scagliata contro l’Italia che ancora non si decide a far posto a un miliardo e mezzo di africani. Come sappiamo, ella da tempo si prodiga nell’impresa con i modesti mezzi messi a disposizione dal signor Soros, ma non si è ancora resa conto che è come tirare fuori l’acqua del mare col cucchiaino e che sarebbe molto più pratico dotarsi di una portaerei.
Noi ne abbiamo varata una fresca fresca, che tuttavia, chiamandosi Trieste, potrebbe suscitare qualche imbarazzo per sospetto revanscismo: meglio chiedere agli americani una Enterprise o una Saratoga, con le quali basterebbe qualche viaggetto in andata a scopo di importazione e qualche corrispondente viaggetto di ritorno con cui scaricare un po’ di italiani al largo delle Azzorre, giusto per fare spazio.
Questa titanica impresa sostitutiva, come sappiamo, già si avvale dell’apparato morale e materiale della neochiesa e della proverbiale intelligenza degli intellettuali indigeni, in tutto un brulichio di Franceschi e Franceschini schierati sul fronte marittimo. Infatti, dopo la barca carica di “Angeli Inconsapevoli” approdata – un po’ come la santa casa lauretana – in piazza San Pietro, in un eroico corpo a corpo col Bernini, anche gli Uffizi hanno detto la loro. E per celebrare la Giornata Nazionale in Memoria delle Vittime dell’Immigrazione (maiuscole originali) la dirigenza museale ha esposto un’incolpevole tela di un ignaro Giovanni Fattori affidandone l’interpretazione alle poetiche ali dorate di un ispirato e vibrante Erri De Luca (vedi in calce).
In questa esaltante gara per guadagnare per primi il regno dei cieli grazie alla povertà di spirito – che qualche irriducibile fazioso chiama anche imbecillità – si è distinto anche l’arcivescovo di Bologna novello cardinale, che ha indetto il tortellino egualitario di pollo. Così come grande impegno agonistico ha profuso il pure novello ministro Fioramonti, auspicando la sostituzione del crocefisso appeso nelle aule scolastiche con una cartina del mondo abbinata a un elenco degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile. Sempre per restare in tema di autismo, che pare non risparmiare più nessuno.
Noi, che siamo più terra terra, ci permettiamo di suggerire a tante anime belle e commosse come l’obiettivo di fare spazio in Italia all’Africa, dopo l’estinzione degli italiani, potrebbe essere raggiunto allargando la penisola attraverso il prosciugamento del Mare Adriatico. In ogni caso riconosciamo la straordinaria coerenza, consonanza di intenti, e convergenza di vedute tra tutte le forze morali e intellettuali in campo, impegnate assieme nel conseguimento di quell’ambizioso obiettivo attraverso l’abbattimento di inutili orpelli come la religione, l’arte e la ragione.
E così tutti questi signori, Franceschi, Franceschini e altri illuminati, realizzano perfettamente quell’ormai famoso art. 580 c.p., ovvero l’istigazione e l’aiuto al (nostro) suicidio, che non per nulla la Corte Costituzionale ha ordinato al Parlamento di rapidamente depenalizzare.
P.S. Per chi volesse, per masochismo personale, abbeverarsi alla elevazione poetica del De Luca, ecco il componimento pubblicato sulla pagina Instagram ufficiale della Galleria degli Uffizi, sotto la “Libecciata” del povero Giovanni Fattori.
#Mare nostro che non sei nei cieli
sia benedetto il tuo sale
accogli le gremite imbarcazioni
senza una strada sopra le tue onde
i pescatori usciti nella notte
le loro reti tra le tue creature
che tornano al mattino
con la pesca dei naufraghi salvati
Mare nostro che non sei nei cieli
all’alba sei colore del frumento
al tramonto dell’uva di vendemmia,
Ti abbiamo seminato di annegati
più di qualunque età delle tempeste
tu sei più giusto della terra ferma
pure quando sollevi onde a muraglia
poi le abbassi a tappeto
Custodisci le vite, le visite cadute
come foglie sul viale
Fai da autunno per loro
da carezza, da abbraccio, da bacio in fronte
di padre e madre prima di partire.
3 commenti su “Franceschi & Franceschini (e altri illuminati)”
Mamma mia che articolo, carissime Elisabetta e Patrizia!!!!!!
Avete fatto un’analisi talmente perfetta, da sembrare quasi incredibile!!!!!!!
Non so se ridere o piangere…..
Farò una fotocopia del suddetto articolo, e lo farò leggere ad altre persone!!!!!!!
GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE !!!!!!!
Paola
Sempre ottime le due dottoresse! Ma cara Paola, è inutile piangere. Ci siamo in mezzo a questa bufera, anzi a questo uragano che spazza tutto. Ma cerchiamo di resistere, altrimenti, con le novità giornaliere che, impensabili, giungono da ogni dove non si vive più. Dopo la barca di naufraghi sostitutiva della barca di Pietro, ecco ancora e sempre in zona, gli sciamani freschi freschi dall’Amazzonia in mistico girotondo attorno a una piccola innocente statuina che tutto dice. Satanicamente soddisfatta la corte pontificia ringrazia e sorride agli astanti, fra profumi di gigli,.di rose e di viole. Un vero paradiso!
Come possa uno scrittore bravo e per certi versi anche raffinato come De Luca scrivere versi così brutti è un mistero della letteratura. Ma mi solleva pensare che tante frasi scorticate gli sono uscite quando ha lo scrittore ha deciso di non essere vergin di servo encomio e si è adattato alle narrazioni dominanti.
Sull’Amazzonia: mi porrei in atteggiamento di ascolto attento e critico; non sarà un Sinodo da cui usciranno banalità.E il diffuso negazionismo verso il disastro ambientale prossimo venturo ( se non vi si pone rimedio adesso) è davvero stucchevole.