FAMILY DAY PALERMO
(Parco “Ninni Cassarà”, Palermo – 22-23/06/2013)
Una due giorni, apartitica ed aconfessionale, per manifestare pacificamente in favore della famiglia naturale fondata sul matrimonio, cioè sull’unione legittima tra un uomo ed una donna, aperta alla procreazione, alla generazione ed all’educazione della prole,
e per tentare di far comprendere alle persone che interverranno – ma anche di smascherare -, in tutta la sua profondità, tutta quanta la gravità e la pericolosità dell’ideologia di genere che verrà sdoganata, invece, come “normalità” dai militanti omossesualisti durante il Gay Pride Nazionale a Palermo, che si terrà dal 14 al 22 giugno, e che culminerà con la manifestazione nazionale di sabato 22 giugno
di Filippo Campo (*)
Cari amici,
come è ben evidente a tutti, da qualche tempo è stata avviata una colossale campagna mediatica a livello planetario – che è anche politica e legislativa – nel tentativo di scardinare il concetto di natura umana: non si è più maschio o femmina, ma si può scegliere cosa essere.
A determinare il genere maschile o femminile di ogni essere umano, non sarebbe più il corpo sessuato, con cui ognuno di noi è nato, ma una scelta puramente personale, alla quale concorrono anche le condizioni della società in cui si vive.
Maschio o femmina, insomma, non si nasce, ma si diventa.
Negando una natura originariamente differenziata in due identità sessuate, si approda inevitabilmente alla distruzione della relazionalità costitutiva dell’uomo, della complementarietà tra maschio e femmina, e della famiglia naturale fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna.
La negazione di questa originaria e strutturale diversità rende impossibile la prosecuzione dei rapporti sociali, che delineano i tratti caratteristici della società umana, sulla base di una intrinseca complementarietà ed apertura alla vita.
In molte nazioni, europee e non, questo processo diabolico e rivoluzionario che mira a distruggere l’Ordine naturale creato da Dio, è portato avanti da diverse lobby omosessualiste le quali, con il sostegno delle istituzioni pubbliche, lavorano indefessamente per ottenere un riconoscimento totale dei tanto sbandierati diritti delle persone dello stesso sesso.
Fra questi presunti diritti vi è il cosiddetto “matrimonio omosessuale” e la possibilità di adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso: esattamente quanto accaduto, di recente, in Francia, ultimo paese in ordine di tempo, ad avere legiferato su “matrimonio ed adozioni gay” o come è già purtroppo legge in altre nazioni, quali la Spagna, il Belgio, l’Olanda e l’Inghilterra.
In Italia, regioni come l’Emilia Romagna o la Liguria, hanno già promosso e patrocinato iniziative a sostegno del cosiddetto “matrimonio omosessuale” o di progetti che tendono ad alterare la natura dell’uomo, della famiglia naturale e del concetto di matrimonio tra un uomo ed una donna.
Di recente, anche la nostra Corte Costituzionale è entrata nel novero dei promotori di questi diritti delle coppie omosessuali, la quale, per bocca del suo Presidente, prof. Franco Gallo, ha esortato esplicitamente – ma indebitamente – le Camere, dunque il potere legislativo, a tutelare i presunti diritti civili delle coppie dello stesso sesso, sconfessando così di fatto ed in maniera palese la nostra Carta Costituzionale la quale all’art. 29 precisa che “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”.
L’art. 29 della Costituzione è oltretutto in perfetta sintonia con l’articolo 13, comma 3, della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, che così si esprime: “La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società ed ha diritto ad essere protetta dalla società stessa e dallo Stato”.
Altri tipi di unione, dunque, non possono essere equiparati a questo istituto.
Nessun riconoscimento pubblico alle unioni tra persone dello stesso sesso, invero, è contemplato, proprio perché tale forma di convivenza non è in alcun modo idonea a creare quella “famiglia naturale” cui si riferisce espressamente l’art. 29 Cost.
Di contro, invece, un qualunque riconoscimento legale delle coppie omosessuali andrebbe a contraddire palesemente quel carattere naturale (e quindi eterosessuale) dell’istituto matrimoniale riconosciuto dalla Costituzione stessa ed ammesso anche nel recente passato dalla stessa Consulta con la sentenza n. 138 del 2010, ove si è dichiarata infondata la pretesa equiparabilità fra unioni omosessuali e famiglia legittima, con ciò prendendo atto di una loro oggettiva differenza antropologica.
Difatti, “prendere atto di un’oggettiva differenza non significa discriminare. La natura non discrimina quando ci crea uomini o donne. Il nostro codice civile non discrimina quando esige il requisito di essere uomo o donna per contrarre matrimonio, ma riconosce una realtà naturale. Le situazioni giuridiche di reciproco interesse tra le persone dello stesso sesso possono essere sufficientemente tutelate attraverso il diritto comune. Pertanto, sarebbe una discriminazione ingiusta nei confronti del matrimonio e della famiglia attribuire al fatto privato dell’unione tra persone dello stesso sesso uno status di diritto pubblico” (Cardinale Jorge Mario Bergoglio, ora Papa Francesco).
Inoltre, “il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali. Il bene comune, invero, esige che le leggi riconoscano, favoriscano e proteggano l’unione matrimoniale come base della famiglia, cellula primaria della società. Riconoscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell’umanità”. (Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 28/03/2003)
Il rifiuto di legalizzare la cosiddetta “famiglia omosessuale”, pertanto, non costituisce affatto un’ingiusta discriminazione.
Percio`, “non si può chiedere alla società di riconoscere la condizione del comportamento omosessuale come una modalità dell’essere umano paragonabile, per esempio, alle differenze naturali di razza o di sesso. Denunciamo come ingannevole il tentativo di far credere all’opinione pubblica che determinate restrizioni legali, come la proibizione di contrarre matrimonio o di adottare bambini, rappresentino ingiuste discriminazioni nei confronti degli omosessuali. Gli omosessuali, in quanto persone, hanno gli stessi diritti di tutte le altre persone. Questi diritti però appartengono loro in quanto persone e non in virtù della loro tendenza sessuale” (Conferenza Episcopale Spagnola, Matrimonio, famiglia ed unioni omosessuali, n.5).
Ma il rifiuto di legalizzare il cosiddetto “matrimonio omosessuale” va, secondo la retta ragione, inoltre, contro il benessere comune.
Infatti, “qualunque equiparazione giuridica di dette unioni al matrimonio conferirebbe loro il valore di istituzione sociale che non corrisponde in alcun modo alla loro realtà antropologica. I coniugi, generando ed educando figli, contribuiscono in modo insostituibile alla crescita ed alla stabilità della società; per questo meritano il riconoscimento ed il sostegno legale dello Stato. Per contro, non si può riconoscere una dimensione sociale analoga a quella del matrimonio e della famiglia alla convivenza di omosessuali, che non può mai avere tali caratteristiche…Il bene comune esige che le leggi riconoscano, promuovano e tutelino l’unione matrimoniale, che è eterosessuale, come fondamento imprescindibile della famiglia. Per questo non è accettabile la legislazione che equipara in qualche modo al matrimonio le cosiddette unioni omosessuali. Le leggi non sono tenute a sanzionare lo stato di fatto convertendo il fatto in diritto…Il legislatore, lungi dal piegarsi ai fatti sociali, deve provvedere affinchè la legge civile venga regolata dalle norme fondamentali della legge morale…Se non lo farà egli si renderà responsabile dei gravi effetti negativi prodotti nella società dalla legittimazione di un male morale, come il comportamento omosessuale istituzionalizzato” (Conferenza Episcopale Spagnola, Matrimonio, famiglia ed unioni omosessuali, nn.8-13-19).
Ma che la parificazione dell’unione omosessuale al matrimonio sia palesemente contro l’ordine naturale si manifesta ancor di più qualora si permettesse l’adozione di bambini agli omosessuali. E ciò perché costituirebbe una vera e propria ingiustizia verso i bambini, tanto che “…sarebbe proprio il bambino eventualmente adottato in simili circostanze ad essere trattato ingiustamente. Ciò a maggior ragione se consideriamo che in questo momento sono molti i coniugi idonei disposti ad adottare che, per un motivo o per un altro, non riescono a realizzare questo loro desiderio. I bambini che sfortunatamente siano stati privati di una famiglia propria, non devono essere sottoposti ad una nuova prova. Essi hanno il diritto di crescere in un ambiente che si avvicini il più possibile a quello della famiglia naturale che non hanno” (Conferenza Episcopale Spagnola, Matrimonio, famiglia ed unioni omosessuali, nn.8-13-19).
In definitiva, legittimando le unioni omosessuali e la possibilità di adozione da parte delle stesse non si farebbe altro che falsificare l’essenza stessa della famiglia, che per sua natura è costituita da un uomo ed una donna, aperta alla vita.
Nonostante tutto quanto detto risulti peraltro conforme anche al buon senso ed alla retta ragione, è in corso in Italia una diabolica strategia per arrivare a legittimare i cosiddetti “matrimoni fra persone dello stesso sesso” secondo una logica luciferina: dapprima introduzione del reato di “omofobia” per bloccare qualsiasi voce “dissidente”, poi approvazione di una legge sulle “unioni civili” e, quindi, ricoscimento giuridico al cosiddetto “matrimonio omosessuale”, con la conseguente possibilità di adozione di bambini.
E’ questo un progetto che, nel nostro Paese, lo si cerca di attuare sensibilizzando il Sud, ed in particolar modo la Sicilia, perché ancora troppo legata alla visione della famiglia naturale e troppo ben poco attenta al tema dell’omosessualità.
E la battaglia per la legittimazione delle unioni contro natura in questo preciso momento storico sta per essere combattuta – purtroppo senza quasi nessuna resistenza, anche da parte di chi si professa cristiano – dalle lobby omosessualiste in Sicilia, sia nelle aule parlamentari, dove si punta all’approvazione di una legge contro l’omofobia (da qualche mese sono stati presentati ben due DDL contro l’omofobia, che mirano anche a propagandare la cultura di genere soprattutto nelle scuole, fin dalla prima infanzia), sia nelle strade del capoluogo siciliano, ove tra il 14 ed il 23 giugno, con il patrocinio della Regione Siciliana e del Comune di Palermo, si svolgerà il Gay Pride Nazionale, che culminerà con la manifestazione nazionale di sabato 22 giugno.
Il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ed il Presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, stanno spingendo a fondo e con forza verso il riconoscimento delle unioni omosessuali patrocinando e finanziando economicamente il Gay Pride Nazionale.
Ed è evidente che tale manifestazione ha lo scopo di creare nell’isola quell’humus favorevole all’omosessualità che poi possa permettere ai parlamentari dell’ARS di legiferare, in tempi rapidi e senza alcuna opposizione, contro l’omofobia.
Ma se ciò avverrà, allora, le lobby omosessualiste avranno le porte aperte anche a livello nazionale, sopratutto dopo le recenti dichiarazioni in materia dell’On.le Cicchitto (PDL).
E che si miri a ciò è testimoniato dallo stesso responsabile del Gay Pride Nazionale, Titti De Simone, il quale, in una recente intervista, ha ammesso senza troppi giri di parole che tutte le loro sfilate hanno lo scopo di cambiare il quadro legislativo vigente in tema di diritto di famiglia.
Ad ogni modo, Palermo, fra pochi giorni, spiace dirlo, sarà letteralmente invasa da decine di migliaia di militanti omosessualisti che, dai loro famigerati carri allegorici, in abiti più o meno succinti ed indecorosi, ed al ritmo di musiche ad alto volume, propagheranno la normalità del comportamento omosessuale, non mancando di dare scandalo a tutta la cittadinanza e di corrompere ancor di più le menti dei minori più di quanto non lo siano gia`.
La posta in gioco è davvero alta.
E’ in gioco l’uomo, ma è in gioco, soprattutto, la gloria di Dio.
“E’ in gioco il rifiuto totale della legge di Dio, incisa anche nei nostri cuori. […] Non siamo ingenui: questa non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo distruttivo del disegno di Dio” (Lettera del Card. Bergoglio, ora Papa Francesco, del 22 giugno 2010, ai quattro monasteri di Buenos Aires in occasione del voto al Senato della Repubblica Argentina sula proposta di legge intesa a legalizzare il matrimonio e le adozioni omosessuali).
E noi tutti non possiamo più permetterci in alcun modo di tacere o di rimanere inerti o indifferenti.
E’ arrivato il momento di scendere tutti quanti in piazza, sull’esempio francese, per testimoniare innanzi l’opinione pubblica la Verità sull’uomo, che per sua natura è costituito maschio e femmina.
Proprio per questo un gruppo di associazioni e singoli cittadini, che non si vuol piegare in alcun modo alla logica del politicamente corretto, ha deciso di formare un Comitato per dare vita al Family Day – Palermo 2013, per smascherare e far comprendere in tutta la sua profondita`, tutta quanta la gravita` e la pericolosita` dell’ideologia di genere, oltre che, naturalmente, per testimoniare in maniera pubblica e chiara, ma in modo non violento e pacifico, che l’unica vera famiglia da tutelare è quella descritta dalla Costituzione e che essa non può che essere formata da un uomo e una donna.
La due giorni di Palermo, che si svolgerà tra sabato 22 giugno (dalle ore 16:30 alle 20,00) e domenica 23 giugno (dalle 10:00 alle 20:00), prevede spettacoli, musica, tavole rotonde, conferenze, presentazioni di libri e riviste.
Molti saranno coloro che porteranno la loro testimonianza sulla bellezza del matrimonio e della vita.
Ma vi sarà anche chi, come Luca Di Tolve, ex omosessuale, ora sposato e convertito al cattolicesimo, testimonierà che dalla tendenza disordinata dell’omosessualità è possibile guarire.
Ciò detto, Vi invito ad aderire e a partecipare in massa all’iniziativa.
Chiunque volesse, potra` contattare “Family Day Palermo” su Facebook e Twitter oppure scrivendo un email a familydaypalermo@yahoo.it
Vi invito, inoltre, a pregare Dio perchè ci elargisca tutte quelle benedizioni necessarie per la riuscita della manifestazione, e perché porti alla guarigione, alla conversione ed alla salvezza le anime dei militanti omosessualisti e di tutti coloro che, ad ogni livello, appoggiano, anche implicitamente, i fautori di questa grave tendenza disordinata.
Sarà, infatti, grazie alle vostre generose donazioni, anche se minime, che il Family Day Palermo potrà fare la differenza e contribuire a smascherare il tentativo che è in atto di distruggere l’ordine naturale creato da Dio .
Fare la propria donazione e` semplice. Basta andare dal tabaccaio più vicino e fornire i seguenti dati:
Numero carta post pay 402 360 064 740 6000
Intestata al Presidente Filippo Campo
Codice Fiscale CMP FPP 73D 15 G 273F
Scadenza della Carta 02/19
Sperando in una vostra fattiva collaborazione e di incontravi personalmente al Family Day Palermo, porgo i più sinceri saluti.
(*) Avvocato, Presidente del Comitato del Family Day Palermo, Responsabile della campagna SOS Ragazzi